Home Fisco Internazionale Tassazione di redditi esteri Lavoro in Canada da espatriato: devo pagare tasse in Italia?

Lavoro in Canada da espatriato: devo pagare tasse in Italia?

0

Ti Sei Trasferito A Ottawa? Hai Un Lavoro In Canada E Vuoi Sapere Se Devi Pagare Le Imposte In Italia? Voglio Rispondere Definitivamente A Questa Domanda, Dandoti Gli Strumenti Giusti Per Capire Quando, In Caso Di Redditi Esteri, Sei Tenuto A Pagare Le Imposte Anche In Italia. Tutte Le Informazioni Per I Soggetti Che Percepiscono Redditi Da Lavoro In Canada.

Lavoro in Canada da quando sono espatriato qui anni fa, devo pagare le imposte sul reddito anche in Italia? Questa domanda è sicuramente quella che più di ogni altra mi viene posta da soggetti espatriati, che hanno deciso di andare  a trovare fortuna all’estero. In questo caso in Canada, ove è presente una nutrita presenza di italiani. In questo contributo proverò, grazie al quesito posto da un nostro lettore, a rispondere definitivamente a questa domanda, dandovi gli strumenti per capire quando in caso di redditi esteri, siete tenuti a pagare le imposte anche in Italia. Tutte le informazioni per i redditi percepiti da italiani espatriati all’estero.

Sei un espatriato che ha trovato lavoro in Canada e vuoi sapere se devi dichiarare anche in Italia i tuoi redditi? Hai passato un periodo di lavoro in Canada, e adesso ti chiedi se devi presentare la dichiarazione dei redditi in Italia?

In questo articolo troverai le risposte a queste domande e tutte le informazioni che ti serviranno per capire esattamente la tua posizione fiscale con l’Italia.

La tassazione dei redditi percepiti all’estero è sempre un aspetto che genera molta confusione, in quanto vi sono vari aspetti da tenere in considerazione per capire dove devono essere tassati i redditi percepiti all’estero. La maggior parte delle persone espatriate ignora questi aspetti, confidando sul fatto che i redditi esteri non abbiano niente a che vedere con il Paese dal quale siamo espatriati (nel nostro caso l’Italia), ma non è sempre così, ed il rischio di commettere errori, se non si prestano i dovuti accorgimenti, è elevato.

Spesso le persone che mi chiedono consulenza si sono fidate di informazioni trovate online senza alcuna fonte o riferimento normativo che potesse avvalorare la tesi proposta, con il risultato che, spesso, si trovano in una situazione di irregolarità fiscale. Per questo motivo prima di espatriare sarebbe opportuno pianificare per tempo, con un consulente preparato, la pianificazione fiscale, che riguarderà i redditi esteri, che si andranno a percepire.

In questo contributo mi occuperò di un quesito riguardante i redditi da lavoro in Canada percepiti da un soggetto fiscalmente residente in Italia, che si chiede se e come sia tenuto a dichiarare nel nostro Paese questi redditi.

Ecco il quesito pervenutoci:

“Sono Carla, sono una cittadina italiana che ha deciso di trasferirsi a Ottawa per cambiare vita e trovare un lavoro. Sono qui da circa un anno e attualmente sto lavorando per un’azienda come lavoratore dipendente e sto pagando regolarmente le tasse al governo canadese. Non mi sono mai iscritta all’Aire, non ero a conoscenza di doverlo fare. Sono tenuta a presentare la dichiarazione dei redditi e a pagare le imposte sui redditi in Italia? Dovrei iscrivermi all’Aire? Come iscritto all’Aire dovrei presentare la dichiarazione dei redditi in Italia o sarei tenuto a pagare le tasse solo in Canada?

Lavoro in canada

Sono molti gli italiani ad avere scelto il Canada come Paese ideale per cercare fortuna. Anche se molto lontano dall’Europa, trovare lavoro in Canada non è così difficile, ci sono ancora molte opportunità, soprattutto se si è disposti a ripartire da zero.

Non sono rari i quesiti che mi arrivano da questo Paese, provenienti da lavoratori italiani domiciliati all’estero, ma ancora residenti in Italia, che ignorano di dover pagare le imposte sul reddito anche in Italia. Vediamo, quindi, di dare una risposta chiara a questo argomento.

Siete pronti? Si parte!

Lavoro in Canada e imposte italiane: le regole

Il concetto fondamentale per stabilire ove un soggetto sia tenuto a pagare le imposte sui redditi percepiti è quello di “residenza fiscale“, così come disciplinata dall’articolo 2, comma 2, del DPR n. 917/86. È in base al concetto di residenza fiscale, infatti, che trova applicazione la potestà impositiva, a livello fiscale, di ogni Nazione.

Secondo l’articolo 2 del DPR n. 917/86 un soggetto si considera fiscalmente residente in Italia se è iscritto all’anagrafe della popolazione residente, o alternativamente se ha il proprio domicilio o la propria residenza (ai sensi dell’articolo 43 del codice civile in Italia), per la maggior parte del periodo di imposta.

Il mantenimento della residenza fiscale in Italia, come nel caso della nostra lettrice, che nonostante sia all’estero da oltre 183 giorni nell’anno, non si è mai iscritta all’AIRE, comporta necessariamente l’obbligo di pagare le imposte sui redditi in Italia anche sui redditi prodotti all’estero. Se benissimo che se state leggendo questo articolo e vi trovate nella stessa situazione della nostra lettrice vi state preoccupando, ma vi chiedo di aspettare e continuare a leggere l’articolo perché non tutto è come sembra, ci sono dei meccanismi volti ad evitare la doppia tassazione del vostro reddito percepito all’estero.

Per approfondire: “La residenza fiscale delle persone fisiche

Worldwide taxation principle

Il fatto che i soggetti fiscalmente residenti debbano dichiarare tutti i loro redditi, compresi quelli esteri, nel Paese di residenza è quanto prevede il principio della World Wide Taxation, disciplinato dall’articolo 3 del DPR n. 917/86. Questo principio è uno dei pilastri fondamentali su cui si basa il nostro sistema fiscale, ma anche quello di molti dei sistemi fiscali dei Paesi europei e del mondo.

Il concetto di base di questo principio è molto semplice: un soggetto è tenuto a pagare le imposte (ovunque esse siano prodotte e/o percepite), in un unico Stato, quello di residenza, salvo poi ottenere un credito di imposta per le eventuali altre imposte già pagate nei Paesi ove i redditi sono stati percepiti (tassazione nello Stato della fonte).

Riassumendo, quindi, un lavoratore Italiano che svolge la sua attività lavorativa e ha la sua vita all’estero, ha ugualmente l’obbligo del versamento delle imposte sul reddito anche in Italia in concomitanza di almeno uno dei seguenti requisiti:

  • Essere residente in Italia, per almeno 183 giorni all’anno (la maggior parte dell’anno solare).
  • Essere iscritto nelle anagrafi comunali della popolazione residente in Italia (quindi, non essere iscritto all’AIRE).
  • Avere eletto nel territorio dello Stato italiano il proprio domicilio o la propria residenza , ai sensi dell’articolo 43 del codice civile.

Per approfondire: AIRE: “Anagrafe degli Italiani residenti all’estero

Residenza fiscale e tassazione

I criteri sopra indicati utili per verificare la residenza fiscale sono alternativi tra loro. Quindi, è sufficiente realizzare anche soltanto una di quelle fattispecie per essere considerati fiscalmente residenti in Italia. Tra queste fattispecie vi è una presunzione assoluta: un soggetto iscritto all’anagrafe di un comune italiano per almeno 183 giorni (anche non consecutivi), in un anno, è considerato fiscalmente residente in Italia, indipendentemente dalla prova della sua presenza nel territorio del nostro Paese.

Nella fattispecie della nostra lettrice, non essendosi mai cancellata dall’anagrafe della popolazione residente, per questa presunzione assoluta, è considerata comunque residente fiscalmente in Italia, anche se dovesse fornire prove certe e non confutabili della sua residenza estera. Questo aspetto è fondamentale e dovrebbe essere chiaro a quanti di voi stanno per andare a lavorare all’estero o progettano di andarci. In a quanto previsto dagli articoli 2 e 3 del DPR n. 917/86, i soggetti residenti in Italia che producono redditi all’estero sono tenuti al pagamento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) non soltanto sui redditi prodotti in Italia, ma anche sui redditi prodotti all’estero, anche se questi ultimi hanno già scontato le imposte nel Paese estero in cui il reddito è stato prodotto. Per questo motivo la nostra lettrice è tenuta ogni anno a presentare la dichiarazione dei redditi in Italia e dichiarare i redditi esteri.

Lavorare in Canada per oltre 183 giorni con residenza italiana: le retribuzioni convenzionali

Il lettore nel suo quesito aggiunge che sta svolgendo un’attività di lavoro in Canada. In particolare trattasi di reddito da lavoro dipendente svolto all’estero. Sul punto, l’articolo 51, comma 8, del DPR n. 917/86 prevede quanto segue:

il reddito di lavoro dipendente, prestato all’estero in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto da dipendenti che nell’arco di dodici mesi soggiornano nello Stato estero per un periodo superiore a 183 giorni, è determinato sulla base delle retribuzioni convenzionali definite annualmente con il decreto del ministro del Lavoro e della previdenza sociale”

Si tratta di una prima agevolazione che consente di vedersi tassare non il reddito estero da lavoro dipendente effettivamente percepito, ma quello più favorevole previsto dalle retribuzioni convenzionali.

Tuttavia, per poter applicare concretamente questa normativa, è necessario che il settore economico in cui viene svolta l’attività da parte del lavoratore dipendente sia previsto nel Decreto ministeriale che determina le retribuzioni convenzionali. Si tratta di un Decreto che viene puntualmente pubblicato e aggiornato ogni anno. Tuttavia, per poter applicare concretamente questa normativa, è necessario che il settore economico in cui viene svolta l’attività da parte del lavoratore dipendente sia previsto nel Decreto ministeriale che determina le retribuzioni convenzionali. Si tratta di un Decreto che viene puntualmente pubblicato e aggiornato ogni anno. In concreto, per poter applicare le retribuzioni convenzionali per la tassazione del reddito in Italia è necessario che il lavoratore abbia un contratto di lavoro nel quale è indicato il ruolo e la retribuzione che avrebbe avuto in Italia per quella stessa mansione.

È quindi evidente, che nel nostro caso le retribuzioni convenzionali non possano trovare applicazione, essendo stata firmata il venticinque novembre 2011 la convenzione tra Italia e Canada in materia di doppie imposizioni. In questo caso il lavoratore dovrà tassare il reddito da lavoro dipendente percepito in Canada, anche in Italia. Per evitare la doppia imposizione di questo reddito potrà applicare un credito di imposta, il cui funzionamento sarà analizzato di seguito.

Possibilità di attenuazione della doppia imposizione sul reddito

Come abbiamo visto, il lavoro in Canada, può comportare il pagamento delle imposte sui redditi in Italia. Questo è quanto è dovuto, almeno per la nostra lettrice, che si trova a dover pagare le imposte sia in Canada che in Italia, a fronte di uno stesso reddito percepito.

Al fine di evitare questa doppia imposizione, conseguente al pagamento delle imposte sui redditi nel Paese di residenza del dichiarante oltre che nel Paese di produzione del reddito, sia la convenzione contro le doppie imposizioni stipulata tra Italia e Canada (firmata il ventiquattro marzo 2011), sia il DPR n. 917/86 (Tuir), prevedono un principio generale di divieto della doppia imposizione, per cui la stessa imposta non può essere applicata più volte su uno stesso reddito.

Per potere applicare concretamente questo principio ci viene in aiuto l’articolo 165 del DPR n. 917/86, il quale prevede che le imposte pagate a titolo definitivo sui redditi prodotti all’estero siano ammesse in detrazione dall’imposta netta, scaturente dal conguaglio di fine anno o dalla dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui le imposte estere sono state pagate a titolo definitivo, fino alla concorrenza della quota di imposta italiana corrispondente al rapporto tra redditi prodotti all’estero e reddito complessivo.

Imposte a titolo definitivo

A prima vista può sembrare complicato, ma in pratica l’articolo 165 del DPR n. 917/86 prevede che la nostra lettrice, cittadina Italiana, che sostanzialmente svolge la sua vita all’estero ma continua ad essere iscritto all’anagrafe comunale della popolazione residente abbia l’obbligo di contribuire alle imposte sul reddito in Italia.

Nella sua dichiarazione dei redditi italiana, avrà diritto ad un abbattimento dell’Irpef (l’imposta sui redditi) pari all’ammontare delle imposte pagate in Canada a titolo definitivo (non devono essere presi in considerazione gli acconti). Questo credito, comunque, non potrà mai superare la quota di Irpef relativa al reddito estero.

Ad esempio se per un reddito pari a  €. 1.000 la tassazione in Canada è pari al 20% ed in Italia pari al 23%, la nostra lettrice verserà all’Amministrazione finanziaria canadese il 20% del reddito e all’Amministrazione finanziaria Italiana la sola differenza del 3%. In questo modo è correttamente applicato il principio di divieto di doppia imposizione di uno stesso reddito, previsto dall’articolo 165 del DPR n. 917/86.

Per approfondire: “Credito per imposte pagate all’estero“.

I consigli

Cosa possiamo imparare dall’esperienza della nostra lettrice? Prima di tutto è bene ribadire che in questi casi è fondamentale consultare un Commercialista esperto in fiscalità internazionale, quando si intende trasferirsi all’estero per periodi maggiori di 6 mesi, sia per studio che per lavoro, in modo da pianificare correttamente gli adempimenti fiscali conseguenti.

Non potendo tuttavia generalizzare in quanto ogni situazione personale ha le sue peculiarità, quello che posso dirvi è che se un cittadino Italiano svolge la sua vita (personale e/o lavorativa) all’estero, per evitare il pagamento delle imposte sul reddito anche in Italia dovrebbe trasferire la propria residenza fiscale all’estero, iscrivendosi all’AIRE.

La questione però non si risolve così semplicemente, è necessario che il contribuente che intende trasferirsi all’estero sposti con se il c.d. “centro degli interessi vitali“, intendendo con tale locuzione sia i suoi principali interessi familiari e lavorativi. Un soggetto che vuole trasferirsi all’estero lasciando la sua famiglia in Italia o i suoi principali interessi economici in Italia sarà sicuramente soggetto a controlli ed accertamenti, per questo è bene pianificare con cura ed in anticipo questi aspetti legati alla normativa fiscale.

Questo, anche se potrà sembrarvi poco conveniente, vi consentirà di risparmiarvi in futuro un possibile lungo e costoso contenzioso fiscale con l’Amministrazione finanziaria.

Consulenza fiscale online

Anche tu ti sei trasferito all’estero e vuoi saperne di più sulla tua posizione fiscale?

Hai letto l’articolo, hai un lavoro in Canada e hai capito di trovarti nella stessa situazione della nostra lettrice? Cuoi avere una consulenza personalizzata riguardante la tua situazione personale? 

Utilizza il nostro servizio di consulenza fiscale online dedicato alle modalità di tassazione dei redditi esteri. Sarai ricontattato nel più breve tempo e potrai interagire ed ottenere la consulenza di un professionista preparato ed esperto in fiscalità internazionale.

Nessun Commento

Lascia una Risposta

Exit mobile version