Una modalità di lavoro diffusa è il lavoro a turni: i dipendenti in questo caso lavorano alternativamente in base ai turni prefissati per coprire la stessa mansione, all’interno dell’attività o dell’azienda per cui sono assunti. Il lavoro a turni è molto diffuso in particolare in alcuni settori lavorativi, specialmente nel momento in cui le mansioni si devono svolgere per un arco di tempo piuttosto lungo, anche durante la notte.
Il lavoro a turni funziona grazie ad una programmazione precisa degli orari di lavoro di ciascun dipendente, che si occupa di svolgere la stessa mansione anche in più giornate, a orari concordati. Il datore di lavoro, per esigenze di continuità nella produzione o a causa dello svolgimento di alcuni servizi, può richiedere ai propri dipendenti di lavorare su turni. Il lavoro a turni viene regolamentato sulla base delle esigenze specifiche dell’attività, che può arrivare ad essere svolta anche 24 ore su 24, grazie all’alternanza dei dipendenti.
Si tratta in particolare di attività come quelle medico-sanitarie, ristorative, o connesse al trasporto. Chi lavora a turni ha diritto ad accedere ad un periodo di riposo che consiste in almeno 11 ore di seguito ogni 24. Il lavoro a turni può prevedere anche l’organizzazione di gruppi, ovvero di squadre di lavoro che si alternano in base alla programmazione.
Nel caso in cui l’azienda non consenta al lavoratore il riposo settimanale o giornalieri, il datore di lavoro può incorrere in importanti sanzioni, e ogni sette giorni il lavoratore dipendente ha diritto di accedere al riposo dovuto. Vediamo in questo articolo come viene regolamentato il lavoro a turni, di cosa si tratta e come funziona.
Lavoro a turni: come funziona?
Il lavoro a turni può essere deciso dall’azienda nel momento in cui la stessa mansione deve essere svolta per un tempo superiore alle 8 ore di lavoro standard, oppure per determinate esigenze organizzative. Nel caso di lavoro a turni, i dipendenti ruotano grazie ad una programmazione a orari che consente di coprire tutto l’arco temporale per cui è necessario che il lavoro venga svolto.
La particolarità del lavoro a turni riguarda la mansione svolta dai dipendenti, che è di fatto la stessa. Può accadere che questa modalità organizzativa venga applicata presso ospedali, negozi, ristoranti, attività che necessitano di essere aperte al pubblico anche tutta la giornata, fino a 24 ore. Può accadere ad esempio che un dipendente di un bar apra l’attività al mattino molto presto, per lavorare fino a metà giornata, e un altro dipendente lo sostituisca per la restante parte della giornata, fino a sera.
Il lavoro a turni per esempio si sposa con le necessità dell’azienda di far svolgere una determinata mansione ai dipendenti anche durante un orario notturno. Può accadere che impianti e macchinari presso industrie e fabbriche per esempio siano attivi in modo continuo, e per questo è necessario alternare i lavoratori singoli o intere squadre.
Il lavoro a turni quindi può essere applicato in modo diverso dalle aziende in base alle esigenze, ma per i dipendenti esistono delle regolamentazioni chiare sia per la modalità di svolgimento del lavoro sia per l’accesso ai giorni di riposo.
Lavoro a turni: le normative
Le normative che riguardano il lavoro a turni seguono le indicazioni dei contratti collettivi nazionali, per cui è previsto che i dipendenti lavorino per 40 ore settimanali in base ai contratti full time. Il dipendente quindi, può avvalersi per legge ad un giorno di riposo dopo sei di lavoro, indipendentemente dai turni che all’azienda sono necessari per coprire la necessità di svolgimento di una mansione.
Questo vuol dire che l’azienda deve tenere conto dei giorni liberi dei dipendenti nell’organizzazione del lavoro a turni, e stabilire quali sono gli orari specifici per ciascun lavoratore. Inoltre, in 24 ore il lavoratore deve almeno avere 11 ore libere per il riposo, indipendentemente dalle necessità dell’azienda o dell’attività.
Con il passare del tempo, l’applicazione del lavoro a turni è diventata prassi comune, anche a causa delle nuove esigenze del mercato del lavoro: supermercati aperti 24 ore, studi medici e veterinari disponibili anche di notte, e così via. Per questo motivo il lavoro a turni è scelto da moltissime aziende, ed è regolamentato secondo i contratti collettivi nazionali.
Le normative prevedono che il datore di lavoro tenga conto di tutti i riposi dei dipendenti, e che organizzi una pianificazione settimanale o mensile degli orari per ciascun lavoratore. Tuttavia è possibile che uno o più dipendenti si trovino a svolgere il turno unico, solamente giornaliero o solamente notturno, anche se ci sono in ogni caso delle variazioni contrattuali.
Turno notturno: aumenti nello stipendio
Il lavoro notturno è previsto dai contratti di lavoro nazionali, e son molte le aziende o attività che dispongono i propri dipendenti a questa modalità di lavoro, per garantire la continuità anche di notte di produzione, nel caso di una fabbrica, o l’assistenza sanitaria nel caso di centri medici.
Il lavoro notturno è previsto dalle ore 24 fino alle 5 del mattino del giorno successivo, e ci sono particolari lavori che prevedono quasi solo orario notturno. Per esempio è il caso dei portieri notturni o di chi offre un servizio di vigilanza proprio in queste ore.
L’azienda in ogni caso deve valutare diversi fattori per stabilire chi dovrà svolgere un lavoro notturno: fattori psico fisici possono infatti influenzare il lavoratore nello svolgimento della mansione, e il datore di lavoro è tenuto ad accertarsene tramite visite mediche al dipendente. Inoltre sono esclusi dal lavoro notturno i minorenni, le donne gestanti, o i lavoratori per cui è presente la 104.
In base al contratto collettivo nazionale, la paga del lavoratore notturno, o di chi svolge un lavoro a turni in orario 24-5, aumenta di una certa percentuale. Può aumentare fino al 20% o al 30%, in base al contratto specifico.
Obblighi e sanzioni al datore di lavoro
Il datore di lavoro che applica il lavoro a turni per i propri dipendenti, deve tenere in considerazione una serie di fattori:
- Garantire il riposo giornaliero e quello settimanale ai dipendenti;
- Garantire il riposo giornaliero o settimanale anche nel momento in cui il lavoratore si sposta da una squadra di lavoro ad un’altra;
- Stabilire il riposo giornaliero anche in base ad un giorno diverso dalla domenica;
- Sono possibili turni continui o discontinui;
- Sorveglianza sanitaria per chi svolge attività in orario notturno;
Ai datori di lavoro che non consentono ai lavoratori di accedere al periodo di riposo, sia giornaliero che settimanale, possono essere imposte sanzioni in denaro, che si tratti di un solo dipendente o più dipendenti. Nel caso di un intero gruppo su cui il datore di lavoro non applica il riposo si può incorrere anche a 10.000 euro di sanzione.
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È normale che una struttura privata in una turnazione sulle 24 ore, accordi una successione che in alcuni periodi già stabiliti, non preveda un riposo dal lunedì alla domenica?