Quando si apre un conto corrente, se sussistono le condizioni, la banca può concedere un fido. Il fido bancario, infatti, è uno strumento di credito concesso dagli istituti bancari che dà la possibilità ai propri clienti di disporre di una somma aggiuntiva, ovvero di poter usufruire di uno scoperto del conto corrente, senza andare incontro a problematiche.
Il fido del conto corrente è quindi un’opzione conveniente sia per le famiglie sia per le aziende perché possono effettuare spese anche se il conto corrente è in rosso. Anche se il saldo è negativo, si possono effettuare prelievi entro i limiti stabiliti dalla banca: l’importo sarà rimborsato appena possibile. Tuttavia, se l’importo non viene saldato possono esserci spiacevoli conseguenze per il debitore.
Vediamo di seguito cosa sapere sul fido bancario e cosa succede in caso di mancato pagamento del fido bancario.
Cos’è il fido bancario
Quando si parla di fido bancario si fa riferimento a quello strumento, messo a disposizione da un intermediario (solitamente la banca) che consente ai clienti di accedere a una determinata somma di denaro per un periodo di tempo specifico. Si tratta di un prestito flessibile offerto dalla banca al cliente. Il cliente riceve una certa quantità di denaro che può utilizzare in qualsiasi momento, fino a un limite prestabilito.
In sostanza, avere un fido bancario offre al cliente una riserva di denaro a cui può attingere quando ne ha bisogno. Può essere utilizzato in modo flessibile per soddisfare esigenze finanziarie impreviste o per gestire temporaneamente una mancanza di liquidità.
A titolo esemplificativo se una persona ha un fido bancario di 10.000 euro, ha il diritto di accedere a tale somma, fino a quel limite, quando necessario. Tuttavia, non sussiste l’obbligo di utilizzare l’intero importo del fido. Si può prelevare solo la somma necessaria e gli interessi saranno calcolati solo su quella cifra specifica che viene effettivamente utilizzata.
Il fido bancario offre quindi la comodità di avere un’opzione di finanziamento immediata e accessibile, senza la necessità di richiedere un nuovo prestito ogni volta che si ha bisogno di denaro. Inoltre, si tratta di una forma di credito rinnovabile, in cui il capitale rimborsato diventa nuovamente disponibile per essere utilizzato nel futuro, fintanto che si rispettano le condizioni e i limiti stabiliti dalla banca.
Tuttavia, è importante sottolineare che il fido bancario non è un finanziamento gratuito. Ci sono costi associati, come gli interessi, che il cliente dovrà pagare sul capitale utilizzato. Inoltre, è fondamentale gestire il fido bancario in modo responsabile. Questo strumento va utilizzato solo quando necessario e cercando di rimborsare il debito nel minor tempo possibile per evitare di accumulare interessi elevati. Gli interessi in questione verranno addebitati sul conto corrente con diversa cadenza, a seconda del contratto. Solitamente è annuale, semestrale o trimestrale; non è mai però mensile.
Mancato pagamento fido bancario: cosa succede?
Il fido non pagato rappresenta a tutti gli effetti l’inadempimento di un debito nei confronti della banca. In questo caso si rischia l’esproprio dei beni e il pignoramento nella misura utile al soddisfacimento del credito. Prima di passare all’esproprio forzato vi sono però delle azioni che precedono questa fase.
Il fido non pagato genera le conseguenze dell’inadempimento, che ha come ultima fase il pignoramento dei beni. Prima però vi sono altri gradi di giudizio che la banca può attuare nei confronti del debitore, e questi sono:
- Messa in mora del debitore: la banca applica gli interessi legali ed eventuali sanzioni al debitore per il danno subito. Ciò è causato dal ritardo nel pagamento, e la messa in mora rappresenta la prima conseguenza in caso di fido non pagato.
- Azione esecutiva: se il debitore persiste a non adempiere ai suoi debiti, la banca avvia la procedura per il recupero delle somme. Tuttavia, si deve essere in possesso di un titolo esecutivo, ovvero un atto che autorizzi l’esproprio forzato dei beni.
- Atto di precetto: se il debitore, nonostante i solleciti, la messa in mora e l’azione esecutiva continua a non adempiere, la banca può mettere in atto le procedure per il pignoramento dei beni, che inizia con la notifica al debitore del titolo esecutivo. Questa notifica è l’atto di precetto, in cui si intima il debitore al pagamento delle somme pena l’esproprio dei beni.
Il mancato pagamento del fido comporta anche l’iscrizione come cattivo pagatore al CRIF, comportando una serie di penalizzazioni:
- Impossibilità nel ricevere ulteriori prestiti o mutui;
- Impossibilità nel ricevere e utilizzare una carta di credito;
- Impossibilità nel ricevere e utilizzare un libretto di assegni.
Con l’iscrizione al CRIF inizia un periodo di sofferenza bancaria, che certifica l’insolvenza del debitore nei confronti del creditore. La sofferenza bancaria avviene quando la banca che ha concesso il credito ritiene che il suo debitore non sia in grado di estinguere il debito, nemmeno in futuro.
Va poi anche tenuto presente che da Gennaio 2021, secondo il regolamento Eba, entrano in gioco regole più stringenti e si corre il rischio di essere segnalati con più facilità come cattivi pagatori.
In pratica, la nuova normativa dice che gli istituti di credito devono classificare il valore di default del cliente che non paga le obbligazioni creditizie concesse da oltre tre mesi: basta che queste siano superiori a 100 euro o all’1% del totale delle obbligazioni. Molte banche, quindi, potrebbero eliminare il fido bancario che, è necessario ricordare, non è un diritto del correntista, ma bensì una concessione che viene offerta quando sussistono le condizioni a discrezionalità dell’istituto di credito.
Alcune banche, visto il cambiamento della normativa, hanno previsto una soluzione morbida e provvedono al saldo delle bollette e delle scadenze, ma invitano il debitore a pagare quanto dovuto per evitare la segnalazione come cattivo pagatore. Questo avviene perché la definizione di “sofferenze” economiche non viene modificata dal nuovo regolamento europeo sul default. La segnalazione di cattivo pagatore, quindi, avviene solo quando il debitore abbia comprovate difficoltà nel saldare quanto dovuto: la banca provvede quindi prima a valutare la situazione finanziaria complessiva del cliente.
Se ti dovesse essere revocato il fido bancario, potrai rivolgerti a dei consulenti legali specializzati in diritto bancario.
Conclusioni
Il fido bancario può rivelarsi un’importante soluzione concessa dalle banche ai propri clienti. Prima di essere concesso però ogni istituto di credito compie le dovute verifiche di affidabilità.
In caso di mancato pagamento il cliente assume lo status di ‘debitore’, con tutte le conseguenze del caso, dalla messa in mora, all’azione esecutiva all’atto di precetto. Oltre alla segnalazione dello stesso come cattivo pagatore.