La dichiarazione di falsa residenza viene considerato un vero e proprio reato che rientra nella categoria del falso ideologico.

Si tratta di dichiarare il falso tramite il documento di residenza che si porge all’anagrafe, il quale è considerato un atto pubblico che prova una verità di fatto, di conseguenza obbliga ad affermare il vero.

Le motivazioni che spingono i cittadini a dichiarare una residenza fittizia possono essere molte: per non pagare l’Imu, multe, cartelle esattoriali, per ricevere il reddito di cittadinanza… è infatti con quest’ultimo che le conseguenze potrebbe essere ancora più gravose per chi decide di svincolare la legge.

Di genere è prevista una detenzione dai 2 mesi ai 2 anni, ma con l’introduzione del reddito di cittadinanza le sanzioni portano ad una carcerazione dai 2 ai 6 anni.

La normativa infatti così dichiara:

“chiunque, al fine di ottenere illecitamente il beneficio rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette delle informazioni dovute, è punito con la reclusione da 2 a 6 anni. Pene detentive anche per chi non comunica tempestivamente delle variazioni di reddito o di patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari (in nero, per capirci) che comportano la perdita del diritto al reddito di cittadinanza.”


Residenza vs Domicilio

Per la Giurisprudenza italiana, il tema di residenza e domicilio fa parte del diritto della persona.

Come stabilito dall’art.43 del Codice civile, la residenza è un luogo dove una persona ha la sua dimora abituale. Con dimora abituale si intende la permanenza stabile del soggetto in un determinato luogo.

La residenza diverge dal domicilio nel momento in cui l’abitazione viene considerata temporanea.

Molti studenti o persone che lavorano si trasferiscono per un determinato periodo in un’altra città, per questo possono usufruire del domicilio, poiché si tratta di una situazione circostanziale e non abituale delimitata da fattori esterni non costanti nel lungo termine.

In breve, la residenza è quel luogo dove si svolgono tutte le attività della vita privata della persona, specialmente se si tratta di una coppia sposata, il domicilio invece è il luogo dove hanno sede gli affari e gli interessi del cittadino.

Dove va fissata la residenza?

Diversamente da quel che si possa pensare, la residenza non può essere scelta in un luogo a caso. Questo perché la persona deve poter sempre essere reperibile non solo al corriere Amazon ma anche alle autorità, le quali devono riuscire a trovare il cittadino senza alcun problema qualora se ne presentasse il bisogno.

Ovviamente per casi di viaggi di vacanze, spostamenti nelle case al mare o in montagna per un determinato periodo, non c’è bisogno di usufruire del cambio di residenza. Essa, infatti, dovrà essere cambiata solo nel momento in cui la situazione diventa permanente.

La legge afferma:

“Ogni cittadino deve chiedere per sé e per le persone sulle quali esercita la patria potestà o la tutela, la iscrizione nell’anagrafe del Comune di dimora abituale e di dichiarare alla stessa i fatti determinanti mutazione di posizioni anagrafiche, a norma del regolamento, fermo restando l’obbligo di denuncia del trasferimento anche all’anagrafe del Comune di precedente residenza.”

Cos’è la falsa residenza

Chiamata anche residenza fittizia, si tratta della dichiarazione di residenza in un luogo dove non si vive in modo abituale e stabile.

Molti cittadini dichiarano di avere la propria residenza presso altri luoghi per sentir meno il peso fiscale sulle spalle, andando così a svincolare diversi pagamenti che potrebbero sembrare eccessivi.

Perché si dichiara una residenza fittizia

Più persone di quel che si possa pensare prendono la decisione di avere la residenza in un luogo diverso da dove vivono la loro vita quotidiana.

Il più delle volte si tratta di abbassare il proprio reddito, andando così ad avere la possibilità di ottenere bonus governativi oppure di evitare gli oneri contributivi come il pagamento:

I motivi sono fra i più disparati e la maggior parte delle volte dichiarano di vivere con la propria madre o in una casa per le vacanze.

Dichiarazione di falsa residenza è reato: le conseguenze

Si tratta di un reato poiché si va a dichiarare il falso davanti ad un ufficiale dell’anagrafe in un atto pubblico, andando così a cadere nel reato ideologico che incorre in sanzioni a livello penale.

Con la sentenza n del 27 giugno 2018, la Cassazione penale ha trattato il tema del reato di dichiarazione di falsa residenza, dove nello specifico l’art. 483 del Codice penale recita:

“Chiunque attesta falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, è punito con la reclusione fino a due anni. Se si tratta di false attestazioni in atti dello stato civile, la reclusione non può essere inferiore a tre mesi.”

Da questa sentenza viene quindi stabilito l’illecito penale quando:

  • la falsa dichiarazione è contenuta in un atto pubblico;
  • si presenta un’autocertificazione presso i registri dell’anagrafe comunale poiché viene considerata un atto pubblico.
  • la dichiarazione di falsa residenza non viene registrata.

Falsa residenza e reddito di cittadinanza: le sanzioni

Recentemente sono stati revisionati alcuni punti riguardanti le sanzioni per la dichiarazione del falso dovuto all’introduzione nel ben conosciuto reddito di cittadinanza.

È infatti prevista una detenzione che può variare dai 2 ai 6 anni, in base alla gravità ed entro quanto viene scoperto il reato di falsa residenza.

Come funzionano i controlli

Nel momento della presentazione dei moduli per cambiare la propria residenza, l’ufficiale dell’anagrafe ha il dovere di verificare se quanto dichiarato rispetta la realtà e la verità dei fatti.

Gli accertamenti avvengono tramite i controlli della polizia municipale, la quale può avvalersi della facoltà di richiedere informazioni:

  • ad altri cittadini del comune;
  • al datore di lavoro;
  • alle amministrazioni ed enti pubblici e privati.

Qualora venisse trovato il reato di falsa residenza, l’ufficiale dell’anagrafe deve comunicare alla Procura della Repubblica l’eventuale falsità del cittadino e di conseguenza parte la procedura penale.

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