PMI e autonomi: in arrivo 20.000 euro a fondo perduto

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  • Contributi fino a 20.000 euro a fondo perduto per cloud e cybersecurity
  • Destinatari: PMI costituite e partite IVA con requisiti specifici
  • Domande aperte fino al 23 aprile 2026

Il Ministero delle Imprese ha stanziato 150 milioni di euro per finanziare la digitalizzazione di piccole imprese e professionisti. Dal 2026 partono ufficialmente i voucher cloud e cybersecurity, con contributi che coprono il 50% delle spese sostenute fino a un massimo di 20.000 euro per beneficiario. L’obiettivo è accelerare la transizione digitale delle realtà produttive italiane attraverso servizi di archiviazione cloud e protezione informatica.

Cosa finanzia il voucher e per quali spese

Il contributo copre esclusivamente l’acquisto di servizi cloud computing e soluzioni di cybersecurity nuovi o migliorativi rispetto alle dotazioni tecnologiche già in uso. Sono ammissibili due tipologie di spesa: gli acquisti diretti di servizi (per una durata massima agevolabile di 12 mesi) e gli abbonamenti a piattaforme digitali, finanziabili per i primi 24 mesi di utilizzo. La spesa minima per accedere al voucher è fissata a 4.000 euro. Rientrano nel perimetro agevolabile, ad esempio, servizi di backup automatico su cloud, piattaforme di gestione documentale sicure, firewall avanzati e sistemi di protezione da attacchi informatici.

Chi può richiedere i 20.000 euro

Possono presentare domanda due categorie di soggetti: le micro, piccole e medie imprese regolarmente costituite, iscritte al Registro Imprese e attive, purché in pieno esercizio dei propri diritti e non sottoposte a liquidazione o procedure concorsuali. Devono inoltre essere in regola con gli obblighi assicurativi per calamità naturali previsti dalla normativa vigente e non aver ricevuto aiuti europei dichiarati illegali. La seconda categoria comprende i lavoratori autonomi titolari di partita IVA, anche iscritti ad albi professionali ove previsto, che rispettano gli stessi requisiti delle imprese per quanto compatibili.

Requisito comune fondamentale: disporre di un contratto di connettività con velocità minima di 30 Mbps. Questo elemento tecnico è indispensabile per garantire l’utilizzo efficace dei servizi cloud finanziati. Sono esclusi i soggetti operanti in settori non ammissibili dal regime “de minimis” europeo.

RequisitoPMILavoratori autonomi
Iscrizione Registro ImpreseObbligatoriaNon richiesta
Partita IVA attiva
Iscrizione albo professionaleNon richiestaSe prevista dalla professione
Connettività minima30 Mbps30 Mbps
Regime de minimis

Quanto si può ottenere: la tabella degli scenari

Spesa totale sostenutaContributo a fondo perduto (50%)Spesa a carico del beneficiario
4.000 € (minimo)2.000 €2.000 €
20.000 €10.000 €10.000 €
40.000 € (massimo ammissibile)20.000 € (tetto massimo)20.000 €

Il voucher viene erogato in regime de minimis, quindi può essere cumulato con altri aiuti pubblici ricevuti, purché si rispettino i massimali europei complessivi. Dei 150 milioni stanziati, 71 milioni sono riservati alle regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Scadenze e modalità operative

Le domande potranno essere presentate fino al 23 aprile 2026 secondo una procedura valutativa a sportello. Questo significa che le richieste verranno esaminate in ordine cronologico di arrivo fino a esaurimento delle risorse disponibili. È quindi strategico non attendere gli ultimi giorni utili per candidarsi, soprattutto se si opera in regioni con elevata densità di PMI.

Prima di presentare domanda, è necessario verificare di possedere tutti i requisiti formali, ottenere preventivi dettagliati dai fornitori di servizi cloud e cybersecurity, e preparare la documentazione attestante la connettività minima richiesta. Il decreto attuativo con le modalità precise di invio delle domande sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito del MIMIT.

L’errore da non fare

Molte imprese rischiano di confondere questo voucher con i tradizionali incentivi per l’acquisto di beni strumentali 4.0. Attenzione: qui vengono finanziati esclusivamente servizi (quindi costi ricorrenti come abbonamenti e licenze), non l’acquisto di hardware come server o computer. Un preventivo che include prevalentemente hardware fisico non sarà ammissibile. Altro errore frequente: pensare che qualsiasi servizio informatico sia finanziabile. La norma copre solo cloud computing e cybersecurity, non ad esempio lo sviluppo di siti web o l’assistenza informatica generica.

Collegamenti utili di approfondimento

Per approfondire la normativa europea sui regimi de minimis che disciplinano questo tipo di aiuti, leggi la guida completa agli aiuti di stato e cumulo agevolazioni. Se sei un professionista che sta valutando l’apertura di partita IVA anche per accedere a queste opportunità, consulta l’analisi sui vantaggi fiscali del regime forfettario 2026. Infine, per chi opera in contesti internazionali, può essere utile l’articolo sulla deducibilità dei costi per servizi digitali transfrontalieri.

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Elisa Migliorini
Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.
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