Al giorno d’oggi si parla tantissimo e sempre più spesso di tecnologia Blockchain e di come tutelare il patrimonio – inteso come asset intangibile – di un’azienda, ovvero come riuscire a fornire la giusta protezione ad esempio ad un marchio, al know-how dell’impresa, tramite questa tecnologia innovativa.
Imprese e professionisti infatti, al fine di garantire una tutela ai propri segni distintivi, alle proprie idee o più semplicemente a documenti di rilievo, ricorrono di frequente all’utilizzo di detta tecnologia decentralizzata, meglio conosciuta appunto come blockchain.
In effetti la blockchain sembrerebbe offrire un buon grado protezione contro i cosiddetti cybercrimini che, come ben sappiamo, stanno sempre più interessando il settore della proprietà industriale, ma per capire meglio come (e se) detta tecnologia può davvero garantire la giusta ed opportuna tutela anche ad un marchio, dobbiamo innanzitutto spiegare meglio cos’è e in cosa consiste la blockchain, analizzando poi le criticità che ad oggi questa tecnologia mostra in proposito alla registrazione del marchio.
Indice degli Argomenti
- La Blockchain: definizione e vantaggi per le attività economiche/produttive
- Le principali caratteristiche della tecnologia blockchain
- Smart contracts e crittografia della chiave pubblica attraverso l’utilizzo della tecnologia blockchain
- L’utilizzo della blockchain nella registrazione del marchio: criticità
La Blockchain: definizione e vantaggi per le attività economiche/produttive
La tecnologia blockchain permette la condivisione trasparente di informazioni all’interno di una rete. Si tratta quindi di un registro condiviso (un libro mastro distribuito) e immutabile che facilita i processi di registrazione non solo delle transazioni ma anche di monitoraggio di asset che possono essere concreti (case, automobili, denaro contante, terreni) o astratti (proprietà intellettuale, brevetti, diritti d’autore, branding).
Qualsiasi cosa di valore può essere monitorata e scambiata in una rete blockchain, riducendo così i rischi per tutte le parti coinvolte; questo perché il database, proprio per come è concepito e strutturato, archivia i dati in blocchi collegati tra loro in una catena che non potrà essere eliminata o modificata senza il consenso dell’intera rete.
Il libro mastro distribuito è il database condiviso nella rete blockchain che archivia le transazioni, come un file condiviso che può essere modificato da tutti i membri del team. Le tecnologie a libro mastro distribuito presentano però delle regole rigide riguardo chi può eseguire le modifiche e attraverso quale modalità e anche quest’ultime vengono registrate e rimangono tracciate.
Già da come è concepito il funzionamento di questa tecnologia si riescono quindi a cogliere i vantaggi che questa può offrire, soprattutto per le attività economiche/produttive.
Infatti, per le attività di “business” che si basano sulle informazioni, la blockchain potrebbe costituire la soluzione ideale, in quanto questa è in grado di offrire informazioni immediate, condivise e completamente trasparenti, archiviate in un registro immutabile e accessibile soltanto da membri autorizzati della rete.
L’origine
La tecnologia blockchain affonda le proprie radici alla fine degli anni 70, quando uno scienziato informatico ha brevettato una struttura informatica (meglio conosciuta come alberi di Hash o Merkle) per l’archiviazione di dati attraverso il collegamento tra blocchi utilizzando la crittografia. Alla fine degli anni 90 poi detti alberi sono stati utilizzati per implementare un sistema in cui le marche temporali di un documento non potessero essere manomesse. Si trattava del primo accenno di creazione di una tecnologia blockchain.
E’ solo nel 2008 che però è nata la tecnologia blockchain così come oggi la conosciamo; si sono infatti iniziati ad utilizzare i blocchi di informazioni contenuti nella rete, seppur limitatamente alle transazioni di Bitcoin. Pochi anni dopo l’arrivo delle valute di prima generazione, gli sviluppatori hanno poi iniziato a valutare altre possibilità di applicazione di questa tecnologia, che andassero oltre le criptovalute, ad esempio per l’impiego della stessa in quelli che oggi sono comunemente conosciuti come smart contracts e si ritiene che nel futuro l’utilizzo di detta tecnologia potrà ancora continuare a crescere ed evolversi. Secondo molti siamo infatti ancora nella fase embrionale dello sviluppo di detta tecnologia.
Le principali caratteristiche della tecnologia blockchain
Dopo aver parlato a grandi linee di come funziona questa tecnologia innovativa, di quali sono i suoi punti di forza e di come è nata, è necessario fare un ulteriore passo descrivendo quali sono le principali caratteristiche della stessa. La tecnologia blockchain possiede di fatto 3 caratteristiche che la rendono unica, ovvero:
- Decentralizzazione: la blockchain prevede il trasferimento del controllo e del processo decisionale da un’entità centralizzata a una rete distribuita.
- Consenso: un sistema blockchain stabilisce delle regole riguardo il consenso dei partecipanti per la registrazione delle transazioni per cui è possibile registrare nuove transazioni soltanto quando la maggioranza dei partecipanti alla rete dà il proprio consenso.
- Immutabilità: Nessuno può modificare una transazione una volta che qualcuno l’ha registrata all’interno della rete condivisa.
Smart contracts e crittografia della chiave pubblica attraverso l’utilizzo della tecnologia blockchain
I contratti smart sono essenzialmente dei contratti che possono essere gestiti autonomamente dalle parti, senza che una terza parte le assista. Sono programmi archiviati nel sistema blockchain che vengono eseguiti automaticamente nel momento in cui le condizioni prestabilite all’interno del contratto stesso vengono soddisfatte. Eseguono controlli automatici in modo che le transazioni possano essere completate in sicurezza.
La crittografia della chiave pubblica è invece una caratteristica di sicurezza per identificare univocamente i partecipanti alla rete blockchain. Questo meccanismo genera due serie di chiavi per i membri della rete. Una chiave è pubblica, comune a tutti nella rete. L’altra è una chiave privata, diversa per ogni membro. Le chiavi private e pubbliche funzionano insieme per sbloccare i dati nel libro mastro.
L’utilizzo della blockchain nella registrazione del marchio: criticità
Per quanto possa essere affascinante ed senza dubbio interessante utilizzare questa tecnologia, anche applicandola al mondo dei marchi, ovvero servendosene per la registrazione degli stessi, è necessario fin da subito chiarire che al momento l’unica vera garanzia di attribuire al titolare del marchio diritti esclusivi e pieni sullo stesso rimane la registrazione tradizionale presso gli uffici nazionali e internazionali, come ad esempio l’UIBM o l’EUIPO.
Secondo le norme attualmente in vigore, infatti, il diritto d’uso esclusivo del marchio lo si acquisisce solamente mediante la registrazione presso gli Uffici competenti; solo così sarà quindi possibile attribuire al marchio un titolo di proprietà industriale e consentire di conseguenza al titolare del marchio di essere tutelato in caso di ipotesi di contraffazione perpetrate da soggetti terzi.
Se optassimo per la registrazione del marchio su un registro distribuito incorreremo infatti nel rischio di certificare solo parzialmente l’esistenza del nostro marchio e, conseguentemente, non ci sarebbe permesso di agire in giudizio contro la registrazione di un marchio identico, per tipologia di prodotto o servizio, depositato da un soggetto terzo attraverso i canali tradizioni, lasciando quindi il proprietario del marchio che ha registrato il proprio segno attraverso tecnologia blockhain essenzialmente senza alcuna tutela. Cosa che invece, come ben sappiamo, non potrebbe accadere qualora si fosse ricorsi alla registrazione del marchio presso gli Uffici competenti, proprio come disciplinato dalla legge.
Quali sono i limiti?
Nonostante i registri distribuiti su base blockchain permettano il tracciamento della registrazione di un marchio sin dal momento del deposito, oltre alla totale certezza dell’autenticità documentale inserita all’interno della catena, questo tipo di registrazione non garantisce infatti la pubblicità verso terzi, come nel caso della tradizionale registrazione presso il Registro pubblico dei marchi tenuti dagli uffici competenti.
Come se non bastasse, allo stato attuale, una eventuale registrazione del marchio effettuata attraverso la tecnologia blockchain non permetterebbe neppure la corretta verifica dei requisiti di validità del marchio che invero precede ogni tipo di registrazione.
Per cui qualora si volesse procedere con la registrazione su Blockchain di un marchio otterremo sicuramente una serie di vantaggi derivanti direttamente dal modo in cui questa tecnologia è concepita, ma questo ci garantirebbe solo la dimostrazione fattuale dell’esistenza di un marchio.
Trattandosi infatti di una registrazione meramente di fatto che, seppur certificata grazie all’utilizzo della tecnologia Blockchain, di fatto non pregiudica il requisito della novità del marchio nulla impedirebbe ad un terzo, estraneo alla effettiva creazione del marchio, di depositare domanda di registrazione per il medesimo marchio presso gli Uffici competenti.