Tra le ipotesi del governo Meloni in materia di riforma fiscale c’è anche quella di azzerare l’IVA su alcuni beni alimentari e ridurla su diversi altri. A confermarlo è stato anche il viceministro dell’Economia Maurizio Leo durante la presentazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate alla Camera, ribadendo che, sarà discusso durante il prossimo Consiglio dei ministri. Tra le principali novità della prossima riforma compare il passaggio da 4 a 3 scaglioni IRPEF, graduale eliminazione dell’IRAP, IRES a due aliquote e riordino dell’IVA. Ma anche revisione delle agevolazioni fiscali, riduzione del contenzioso tra amministrazione e contribuenti.
La riforma fiscale attuerà un cambiamento del sistema fiscale e tributario, tra cui saranno previste importanti novità anche in tema di imposte. Sono previste modifiche alle aliquote IRPEF, IRES ed anche per l’IVA.
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Come cambierà l’IVA con la Riforma fiscale?
Nella riforma fiscale saranno previste anche molte novità riguardo l’IVA. L’obiettivo del governo è riuscire a garantire un “pieno allineamento” con la direttiva comunitaria, inoltre, vi è anche l’obiettivo di “razionalizzare e semplificare la disciplina dell’imposta nell’ottica del miglioramento del rapporto tra il fisco e il contribuente”.
Tra gli interventi di razionalizzazione troviamo quello sulle aliquote, attualmente al 4, 5, 10 e 22%. Il numero potrebbe essere ridotto prevedendo un’omogeneità di trattamento per tipologie di beni simili. Inoltre, se sarà approvata, sarà prevista un’aliquota zero.
Il governo Meloni, quindi, con la riforma fiscale di prossima approvazione dovrebbe intervenire sui presupposti e dei limiti posti dalla direttiva Iva, per razionalizzare la struttura delle aliquote IVA. In pratica, dovrebbero essere esentati alcuni beni al pagamento dell’IVA, c.d. IVA zero. Come aveva annunciato il viceministro Leo, durante un convegno del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, si tratterebbe di “un meccanismo di esenzione per determinate categorie di beni così come si è già sperimentato per i vaccini contro il covid”. Potrebbe essere previsto l’azzeramento dell’imposta sul valore aggiunto su alcuni alimenti essenziali come pane e pasta (attualmente al 4%) e di abbassarla dal 5% per i prodotti che attualmente stanno al 10%, come per esempio carne e pesce.
Il costo, secondo le stime, si aggirerebbe tra i 4 e i 6 miliardi di euro. Attualmente gli unici prodotti che hanno un’IVA ridotta sono quelli relativi alla prima infanzia (pannolini, biberon, latte in polvere o seggiolini) e all’igiene, come gli assorbenti.
Nel recepire la direttiva europea n. 2022/453/UE è previsto di adottare l’estensione dell’aliquota ridotta all’importazione di opere d’arte anche nel caso di cessioni di oggetti d’arte e di antiquariato o da collezione.
Razionalizzazione della disciplina del gruppo IVA
Oltre alla rimodulazione delle aliquote sono previste anche altre misure riguardo alla razionalizzazione della disciplina del gruppo IVA. Sarà prevista una semplificazione per l’accesso e il funzionamento del regime, al fine di rendere più semplice l’applicazione della disciplina prevista.
Per quanto riguarda gli enti del Terzo settore vi è l’obiettivo di semplificazione gli adempimenti relativi alle attività di interesse generale.
Flat tax per tutti con la riforma fiscale
L’obiettivo del governo è la flat tax per tutti, mediante l’estensione della flat tax incrementale ai lavoratori dipendenti. Tuttavia, prima ci sarà la revisione delle aliquote IRPEF, che passeranno da 4 a 3. Due le ipotesi: 23%, 27% e 43% o 23%, 33% e 43%. Le risorse arriveranno, almeno in parte, dalla revisione delle agevolazioni, con una forfetizzazione in base ai redditi. Ti consigliamo di leggere anche: “Riforma IRPEF entro metà marzo: come cambia la busta paga?”
Per le imprese si passerà a due aliquote IRES, con una riduzione per i redditi destinati a investimenti e nuova occupazione a cui corrisponderà la razionalizzazione o eliminazione degli attuali crediti d’imposta.
Tax compliance
Al fine di migliorare i rapporti tra fisco e contribuente, viene prevista l’esclusione della decadenza da benefici fiscali in caso di inadempimenti formali o di minore gravità. E’ prevista una riduzione degli adempimenti e una razionalizzazione degli obblighi dichiarativi, incentivando le precompilate.
Con l’istituzione del concordato preventivo biennale si spinge a favorire l’adempimento spontaneo.