Regime impatriati per consulenti stranieri: guida

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Tutto quello che devi sapere per beneficiare della detassazione al 50% dei redditi da lavoro autonomo come consulente straniero.

Il regime fiscale degli impatriati rappresenta oggi una delle opportunità più vantaggiose per professionisti e lavoratori qualificati che decidono di trasferire la propria residenza fiscale in Italia. Con le modifiche introdotte dal decreto legislativo 27 dicembre 2023, n. 209, il panorama delle agevolazioni si presenta completamente rinnovato, offrendo condizioni particolarmente favorevoli per chi sceglie il nostro Paese come base operativa per la propria attività professionale.

L’Agenzia delle Entrate, con la recente Risposta n. 70/E/2025, ha chiarito aspetti fondamentali che rendono questo regime ancora più accessibile, specialmente per i cittadini stranieri che non hanno mai avuto residenza in Italia. Questo regime di detassazione è una componente essenziale della pianificazione fiscale internazionale, in quanto offre un notevole vantaggio economico a chi decide di trasferirsi nel nostro Paese, riducendo l’onere fiscale sui redditi prodotti. Per professionisti e consulenti, comprendere a fondo i meccanismi e i requisiti di questa agevolazione è fondamentale per ottimizzare la propria posizione tributaria e prendere decisioni informate sul proprio futuro lavorativo

Cos’è il regime impatriati

Il regime impatriati è un’agevolazione che consente di escludere dalla base imponibile il 50% dei redditi di lavoro prodotti in Italia, fino a un massimo di 600.000 euro annui, per i soggetti che trasferiscono la residenza fiscale in Italia a decorrere dal periodo d’imposta 2024, secondo le regole introdotte dal D.Lgs. n. 209/2023.

L’agevolazione si applica a redditi di lavoro dipendente, assimilati e di lavoro autonomo (arti e professioni), risultando quindi accessibile anche per partite IVA e consulenti altamente qualificati o specializzati. Secondo la prassi 2025, l’agevolazione spetta per i periodi d’imposta in cui i requisiti risultano integrati, non essendo più necessario il collegamento funzionale immediato tra trasferimento della residenza e avvio dell’attività in Italia come previsto nel previgente regime speciale (risposta interpello n. 66/E/2025).

Chi può beneficiare del regime

Il regime agevolativo si rivolge a una platea ampia e diversificata di beneficiari, con requisiti chiari e definiti che permettono l’accesso a professionisti altamente qualificati provenienti da tutto il mondo. Per accedere al regime occorre verificare, in modo cumulativo, i requisiti dettati dall’art. 5, comma 1, D.Lgs. n. 209/2023, ovvero:

  • Non essere stati residenti fiscalmente in Italia nei tre periodi d’imposta precedenti il trasferimento, con estensione a sei o sette anni se si rientra per lavorare per lo stesso datore/gruppo del periodo estero;
  • Impegno a risiedere fiscalmente in Italia per il periodo di riferimento previsto dalla norma, con prassi applicativa che indica un orizzonte di 4 anni;
  • Svolgimento dell’attività per la maggior parte del periodo d’imposta nel territorio dello Stato;
  • Possesso di requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, come definiti dal D.Lgs. n. 108/2012 e dal D.Lgs. n. 206/2007.

Residenza fiscale

Dal 1° gennaio 2024 è cambiata la definizione di residenza fiscale delle persone fisiche: è residente chi, per la maggior parte del periodo d’imposta, ha residenza o domicilio in Italia oppure è presente in Italia, con nuova definizione di domicilio come sede prevalente delle relazioni personali e familiari.

Questo incide sulla pianificazione del rientro e sulla prova della residenza per accedere al regime impatriati, rendendo ancora più importante la documentazione dei giorni di presenza e del centro degli interessi in Italia.

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L’innovazione per i cittadini stranieri mai residenti

La Risposta n. 70/E/2025 dell’Agenzia delle Entrate ha definitivamente chiarito un punto fondamentale che amplia significativamente la platea dei potenziali beneficiari. I cittadini stranieri che non sono mai stati residenti in Italia possono accedere al regime impatriati, purché soddisfino tutti gli altri requisiti previsti dalla normativa. Questa interpretazione elimina qualsiasi dubbio interpretativo e apre le porte a professionisti internazionali che scelgono l’Italia come prima esperienza di residenza europea o internazionale.

Questa apertura rappresenta un cambio di paradigma importante nella politica di attrazione dei talenti, riconoscendo che l’Italia può competere efficacemente nel mercato globale delle competenze professionali di alto livello. La prassi ha inoltre ribadito che la norma non subordina l’accesso al fatto di essere già stati residenti in Italia in passato, confermando l’apertura del regime a profili “new to Italy”.

Durata e condizioni di mantenimento

Il beneficio fiscale si estende per l’intero periodo di cinque anni (con un impegno minimo di restare di almeno quattro anni), durante i quali il beneficiario deve mantenere i requisiti che hanno dato accesso all’agevolazione. La continuità della residenza fiscale in Italia rappresenta la condizione principale per il mantenimento del regime agevolato.

Durante questo periodo, il beneficiario deve svolgere la propria attività lavorativa prevalentemente nel territorio italiano, un requisito che assicura l’effettivo apporto di valore al sistema economico nazionale. La prevalenza viene valutata considerando sia il tempo dedicato all’attività in Italia.

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Requisiti di qualificazione professionale

L’accesso al regime impatriati non è automatico ma richiede il possesso di specifiche qualifiche professionali che attestino l’elevato livello di competenza del richiedente. I requisiti di elevata qualificazione o specializzazione sono definiti con precisione dal decreto legislativo 28 giugno 2012, n. 108 e dal decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206. Questi riferimenti normativi stabiliscono parametri oggettivi per valutare il livello professionale dei richiedenti.

La qualificazione può derivare da diversi elementi: titoli di studio di livello universitario o post-universitario, esperienza professionale documentata di almeno cinque anni in posizioni di responsabilità, iscrizione ad albi professionali riconosciuti, certificazioni internazionali di competenza nel proprio settore. La combinazione di questi elementi permette di costruire un profilo professionale che soddisfi i requisiti richiesti.

Eventuali interpelli diretti a far valutare all’Agenzia il possesso concreto dei singoli titoli sono considerati inammissibili, essendo profili di fatto valutabili in sede di accertamento.

Documentazione e certificazioni necessarie

Per dimostrare il possesso dei requisiti di qualificazione, è fondamentale predisporre una documentazione completa e accurata. I diplomi e certificati di studio devono essere tradotti e, quando necessario, apostillati secondo le convenzioni internazionali. L’esperienza professionale deve essere documentata attraverso contratti di lavoro, lettere di referenza, portfolio di progetti realizzati.

Per i professionisti che intendono svolgere attività regolamentate, è necessario ottenere il riconoscimento del titolo professionale secondo le procedure previste dalla normativa italiana ed europea. Questo processo può richiedere tempo e deve essere pianificato con anticipo rispetto al trasferimento effettivo.

Continuità datore/gruppo e permanenza estera

Se l’attività in Italia è resa a favore dello stesso soggetto per cui si è lavorato all’estero — o di un soggetto del medesimo gruppo — aumentano i periodi minimi di pregressa permanenza fuori dall’Italia: sei periodi d’imposta se non si era impiegati in Italia prima, sette se già impiegati in Italia per lo stesso soggetto/gruppo prima dell’espatrio.

Questo vincolo mira a evitare rientri meramente formali e richiede un’attenta pianificazione del rientro o dell’eventuale cambiamento di datore per non perdere annualità agevolate.
In assenza di continuità con lo stesso soggetto o gruppo, resta il requisito generale della non residenza per i tre periodi d’imposta antecedenti il trasferimento in Italia.

Regime impatriati e base imponibile agevolata

Il beneficio si applica al 50% dei redditi prodotti in Italia qualificati come lavoro dipendente, assimilati e lavoro autonomo da arti e professioni, entro il limite annuo di 600.000 euro per ciascun periodo d’imposta in cui i requisiti sono soddisfatti. Per i lavoratori autonomi attenzione al rispetto dei limiti del regime de minimis.

L’agevolazione non si applica a redditi prodotti all’estero secondo i criteri speculari dell’art. 23 TUIR; occorre quindi tracciare con cura la territorialità, in particolare per attività transfrontaliere e frontaliere.

Nei rapporti di lavoro dipendente, l’applicazione può avvenire in busta paga dal sostituto d’imposta ove sussistano i requisiti, mentre per i lavoratori autonomi la fruizione avviene in sede dichiarativa, nel rispetto della qualificazione del reddito e della territorialità.

Esempio: consulente straniero “new to Italy”

Un consulente straniero trasferisce la residenza fiscale in Italia dal 2025, apre partita IVA e svolge prevalentemente l’attività in Italia, possedendo una laurea magistrale in ambito economico: il reddito professionale prodotto in Italia concorre al reddito complessivo per il 50%, fino al limite di €600.000 per periodo d’imposta, in presenza degli altri requisiti.

Procedure operative per l’accesso al regime

L’attivazione del regime impatriati richiede il completamento di una serie di adempimenti formali e sostanziali che devono essere gestiti con attenzione per evitare errori che potrebbero compromettere l’accesso ai benefici.

Trasferimento della residenza fiscale

Il primo passo consiste nel trasferimento formale della residenza in Italia, che deve essere effettuato entro i termini previsti dalla normativa. L’iscrizione all’Anagrafe della popolazione residente (APR) rappresenta l’atto formale principale, ma non è sufficiente da solo a determinare la residenza fiscale.

È necessario dimostrare il trasferimento effettivo del centro degli interessi vitali in Italia, considerando elementi come la presenza fisica prevalente nel territorio nazionale, la localizzazione degli interessi economici principali, i legami familiari e sociali. La documentazione di supporto può includere contratti di locazione o acquisto immobiliare, utenze domestiche, iscrizioni a servizi locali.

Apertura della partita IVA e adempimenti fiscali

Per i lavoratori autonomi e i consulenti, l’apertura della partita IVA rappresenta un passaggio fondamentale che deve essere coordinato con l’accesso al regime impatriati. La comunicazione dell’opzione per il regime agevolato deve essere effettuata secondo le modalità e i termini stabiliti dall’Agenzia delle Entrate.

È consigliabile affidare questi adempimenti a un professionista esperto che possa garantire il corretto inquadramento dell’attività e l’ottimizzazione fiscale complessiva. La scelta del regime contabile (ordinario o semplificato) e del codice ATECO appropriato influenzano significativamente la gestione futura dell’attività.

Aspetti critici e punti di attenzione

Nonostante i significativi vantaggi, esistono aspetti che richiedono particolare attenzione nella gestione del regime impatriati.

Monitoraggio della prevalenza dell’attività in Italia

Il requisito della prevalenza dell’attività lavorativa in Italia deve essere costantemente monitorato e documentato. Per i consulenti internazionali che mantengono clienti esteri, è fondamentale strutturare l’attività in modo che la maggior parte del valore sia generato attraverso prestazioni rese dal territorio italiano.

La documentazione dei viaggi di lavoro, dei contratti con clienti italiani ed esteri, delle fatture emesse deve essere organizzata sistematicamente per dimostrare il rispetto del requisito in caso di verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Coordinamento con Convenzioni internazionali

Per evitare situazioni di doppia imposizione, è essenziale verificare l’applicazione delle convenzioni contro le doppie imposizioni tra l’Italia e il paese di provenienza. Particolare attenzione deve essere posta alla corretta compilazione del modello per l’applicazione delle convenzioni e all’ottenimento dei certificati di residenza fiscale.

Il coordinamento con la normativa del paese di origine è particolarmente importante per gestire eventuali exit tax (vedi il rientro dagli USA), mantenimento di investimenti esteri, pensioni maturate all’estero. Una pianificazione integrata permette di massimizzare i benefici complessivi del trasferimento.

Consulenza regime lavoratori impatriati professionisti

Il regime impatriati 2025 si conferma uno strumento di grande valore per la pianificazione fiscale di professionisti e lavoratori che desiderano stabilirsi in Italia. La possibilità di detassare il 50% del proprio reddito fino a 600.000 euro rappresenta un’opportunità unica per ottimizzare il proprio patrimonio e investire nel proprio futuro.

La nostra expertise nel campo della fiscalità internazionale e nella gestione del regime impatriati ci permette di offrire un supporto completo: dalla valutazione iniziale dei requisiti alla pianificazione del trasferimento, dalla gestione degli adempimenti fiscali all’ottimizzazione patrimoniale complessiva. Contattaci per una consulenza personalizzata e scopri come possiamo aiutarti a realizzare il tuo progetto professionale in Italia con il massimo vantaggio fiscale.


Domande frequenti

Cosa succede se cambio lavoro durante il periodo di fruizione del regime?

Il regime segue la persona e non il rapporto di lavoro. È possibile cambiare datore di lavoro o passare da lavoro dipendente ad autonomo mantenendo i benefici, purché si rispettino i requisiti di residenza e prevalenza dell’attività in Italia.

Il limite di 600.000 euro si applica al reddito lordo o a quello detassato?

Il limite di 600.000 euro si riferisce al reddito lordo complessivo. La detassazione del 50% si applica fino a questo limite massimo annuale.

Posso mantenere investimenti e proprietà nel mio paese d’origine?

Sì, è possibile mantenere investimenti e proprietà all’estero. Tuttavia, è necessario rispettare gli obblighi di monitoraggio fiscale previsti dalla normativa e dichiarare questi asset nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.

Fonti normative e prassi

  • Decreto Legislativo 27 dicembre 2023, n. 209.
  • Risposta dell’Agenzia delle Entrate n. 70/2025.
  • Articolo 5, comma 1, del D.Lgs. n. 209/2023.
  • Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR, DPR 917/1986), Articolo 2.
  • Decreto legislativo 28 giugno 2012, n. 108.
  • Decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206.

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Federico Migliorini
Federico Migliorinihttps://fiscomania.com/federico-migliorini/
Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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