La NASPI, ovvero la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, consiste in una erogazione mensile sotto forma di indennità rivolta ai cittadini che hanno perso involontariamente il proprio lavoro. Questa indennità è rivolta in particolare ai lavoratori con un contratto di tipo subordinato, che risultano essere dipendenti.
Secondo le ultime novità, per il 2022 la misura viene destinata anche agli operai agricoli. Questo sostegno viene esteso anche agli apprendisti e ai lavoratori soci di cooperative con lavoro di tipo subordinato, oltre al personale artistico sempre con contratti di tipo subordinato.
Questa misura può essere richiesta dal momento in cui viene perso involontariamente il proprio posto di lavoro, tuttavia bisogna fare delle precisazioni. La NASPI decade quando comincia un nuovo lavoro. I dubbi sorgono quando questo lavoro prevede un contratto intermittente, ovvero a chiamata.
Il contratto a chiamata solitamente viene svolto senza una continuità, come accade invece ai contratti di tipo determinato o indeterminato. Secondo le recenti comunicazioni, la NASPI può continuare ad essere erogata anche in presenza di un contratto di tipo intermittente, ovvero a chiamata, per i giorni che non vengono effettivamente lavorati. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste questa possibilità.
Contratto a chiamata: come funziona
Il contratto di lavoro a chiamata si differenzia da altre tipologie di forme contrattuali, come ad esempio a tempo determinato o indeterminato, perché il datore di lavoro può chiamare il lavoratore coinvolto secondo le proprie necessità, senza obblighi di continuità nello svolgimento di una mansione.
Per alcune tipologie di lavoro questi contratti sono frequenti, proprio in base all’attività stessa che necessita la presenza del lavoratore in modo discontinuo. Si tratta per esempio di lavori di tipo notturno, di lavori relativi alla ristorazione, come quello del personale di cucina e di sala, oppure l’attività di custodi o guardiani.
Il contratto a chiamata inoltre può essere stipulato per qualsiasi lavoro per cittadini con età inferiore a 24 anni o superiore a 55. Questa tipologia di rapporto di lavoro comunque prevede alcune regole che sono indicate nel contratto in essere specifico, e nella pratica questo comporta per il lavoratore anche la possibilità di lavorare pochi giorni al mese, oppure un quantitativo superiore di giorni in base alle richieste del datore di lavoro.
Secondo le recenti conferme è possibile per chi sta recependo la NASPI a causa della perdita di un posto di lavoro in modo involontario, svolgere nel frattempo un’attività lavorativa a chiamata, senza perdere del tutto il sussidio. Questo perché il contratto a chiamata spesso non garantisce al cittadino un apporto economico sufficiente per il proprio mantenimento, in quanto questo lavoro può essere svolto per brevi periodi di tempo durante il mese.
Contratto a chiamata e NASPI
La NASPI è una indennità che di fatto rappresenta un ammortizzatore sociale importante per il mondo del lavoro. I lavoratori che perdono in modo involontario la propria posizione lavorativa possono richiedere all’INPS l’accesso a questa particolare indennità, che viene erogata per un certo periodo di tempo al 75% del salario medio mensile, in base a quelli che sono stati gli stipendi degli ultimi 4 anni.
La NASPI è un sussidio che dura per un certo periodo di tempo, e si riduce del 3% ogni mese a partire dal sesto. Un caso specifico è quello del lavoro di tipo occasionale. Come spiega l’INPS è possibile svolgere un lavoro di tipo occasionale non superando i 5.000 euro annui:
In questo caso la regola è piuttosto semplice. Nel caso in cui invece il cittadino percepisca regolarmente la NASPI e allo stesso tempo svolga un lavoro con contratto a chiamata, le due cose possono andare di pari passo purché il cittadino segua alcuni obblighi.
Si tratta principalmente di dichiarare all’INPS entro 30 giorni dalla domanda di richiesta della NASPI, quale sarà il reddito presunto derivato dal lavoro a chiamata per l’anno a venire. In questo caso esiste un limite di reddito annuo di 8.000 euro proprio per chi lavora ad intermittenza.
Va tenuto conto che per il contratto a chiamata esistono dei limiti massimi di giornate di lavoro per questa tipologia di mansioni, ed è possibile che il contratto preveda un obbligo di disponibilità del lavoratore, oppure una indennità per i momenti in cui il lavoratore non è disponibile.
Secondo quanto chiarito dall’INPS, è possibile ricevere la NASPI nonostante si stia lavorando in modo intermittente, e questa indennità verrà calcolata in base a quali sono i giorni non lavorati dal cittadino. Ricapitolando, la NASPI si può ricevere insieme allo svolgimento di una prestazione lavorativa a chiamata:
- Bisogna comunicare tempestivamente il presunto reddito derivato dal lavoro a chiamata durante l’anno;
- La NASPI viene erogata sulla base dei giorni non lavorati;
- Esiste il limite di 8.000 euro di reddito annuo per chi lavora ad intermittenza e recepisce la NASPI.
Per chi si chiede quindi se sia possibile iniziare un lavoro di tipo intermittente, ovvero a chiamata, mentre si riceve una indennità NASPI derivata da un lavoro precedente perso in modo involontario, la risposta è affermativa, ma entro i limiti visti sopra.
NASPI 2022: tutte le novità
Sulla NASPI ci sono alcune importanti novità da conoscere e di cui tenere conto per il 2022. Si tratta di aggiornamenti del funzionamento di questa indennità derivati dall’ultima manovra, per cui vengono anche estesi i beneficiari del contributo.
Secondo le decisioni recenti infatti viene allargata la possibilità di richiedere questa particolare indennità anche a lavoratori con contratto di apprendistato, soci di cooperative con lavoro subordinato, personale artistico operai agricoli, e lavoratori del settore pubblico, purché a tempo determinato nelle pubbliche amministrazioni.
Oltre all’ampliamento della platea dei beneficiari di questa misura vantaggiosa per chi perde il proprio posto di lavoro, vengono anche modificati alcuni dei requisiti presenti precedentemente. Oltre al fatto di doversi trovare in uno stato di disoccupazione seguito da una perdita involontaria del lavoro, è necessario aver accumulato almeno 13 settimane di versamento dei contributi nel periodo di 4 anni precedenti al momento in cui lavoro è stato perso in modo involontario.
Precedentemente esisteva anche una clausola per cui era necessario che il soggetto interessato avesse svolto almeno 30 giornate di lavoro nei dodici mesi precedenti, requisito che per quest’anno è stato eliminato.
Un’altra variazione di questa misura è collegata alla diminuzione dell’importo a partire dal sesto mese di ricezione delle indennità. La cifra infatti viene ridotta del 3% dal sesto mese per tutti i soggetti che richiedono la NASPI, ad eccezione dei soggetti che hanno più di 55 anni che vedranno applicata questa diminuzione dall’ottavo mese.
Per quanto riguarda la durata di questa indennità, la regola prevede che venga recepita per un massimo di 24 mesi a seguito della disoccupazione involontaria. Per i soggetti che si trovano in disoccupazione e percepiscono la NASPI, e avviano un’attività autonoma, è possibile mantenere la ricezione di questa indennità purché si rispettino alcune soglie di reddito, e anche in questo caso è necessario comunicare il reddito annuo previsto al momento in cui viene avviata l’attività, al pari di come avviene con un contratto a chiamata.