La tecnologia Blockchain cosiddetta “catena di blocchi” sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi permettendo di gestire e aggiornare, in modo sicuro, un registro contenente dati e informazioni (per esempio transazioni) senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica.
La blockchain è definita come un registro digitale, le voci sono raggruppate in “blocchi”, concatenati in ordine cronologico, e la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia. Il suo contenuto una volta scritto tramite un processo normato, non è più né modificabile né eliminabile, per questo è molto sicura. Le applicazioni della Blockchain, che si attende siano rilevanti in numerosi settori, sono spesso contraddistinte dalla necessità di disintermediazione e decentralizzazione.
Tali tecnologie sono incluse nella famiglia dei Distributed Ledger, sistemi basati su un registro distribuito, che può essere letto e modificato da più nodi di una rete. L’aggiunta di un nuovo blocco è globalmente regolata da un protocollo condiviso. Una volta autorizzata l’aggiunta del nuovo blocco, ogni nodo aggiorna la propria copia privata. La natura stessa della struttura dati garantisce l’assenza di una sua manipolazione futura.
Le caratteristiche che accomunano i sistemi sviluppati con le tecnologie Blockchain: digitalizzazione dei dati, decentralizzazione, disintermediazione, tracciabilità dei trasferimenti, trasparenza/verificabilità, immutabilità del registro e programmabilità dei trasferimenti. Questa innovazione consente, potenzialmente, di fare a meno di banche, notai, istituzioni finanziarie e così via.
Si tratta di una tecnologia che nell’ultimo periodo si è diffusa moltissimo, soprattutto in ambito finanziario, a causa della grande sicurezza che rende quasi inattaccabile dal punto di vista informatico questo sistema. La catena di blocchi è molto utile infatti per scambiare informazioni sensibili, contenere dati e scambiare moneta virtuale.
Blockchain: una catena di blocchi
Con questo termine si indica una vera e propria tecnologia, sviluppata già nel 1991, ma che ha preso piede solamente negli ultimi anni. Questa tecnologia informatica inizialmente viene infatti utilizzata per garantire una maggiore sicurezza per documenti sensibili, attraverso la firma digitale. Tuttavia solamente in un momento successivo questa tecnologia ha iniziato ad essere ampiamente utilizzata.
In particolare, il primo ad impiegarla per un altro scopo è stato Satoshi Nakamoto, che ha introdotto per la prima volta una criptovaluta. L’identità dell’ideatore tuttavia è ancora nascosta, e si pensa che dietro al fondatore delle criptovalute ci possa essere un gruppo organizzato di persone. Il bitcoin, ovvero la prima moneta virtuale, ha utilizzato per la prima volta la blockchain per essere scambiata.
Per dare una definizione di blockchain, va tenuto in considerazione che si parla di dati e strumenti informatici, ovvero che rimangono sul piano virtuale e che non hanno corrispondenza reale. Con questo termine si indica un archivio condiviso e decentralizzato, costituito da una catena di blocchi informatici che contengono dati.
Ogni blocco contiene delle informazioni, ed è legato agli altri blocchi vicini. Questa catena di dati viene poi condivisa attraverso una vasta rete, e chi ha accesso alla rete può accedere a tutta la catena. Tuttavia questa tecnologia è utilizzata soprattutto in ambito finanziario perché è molto più sicura rispetto ad altre tecnologie informatiche. Una volta scritti, i dati in un blocco non possono essere retroattivamente alterati senza che vengano modificati tutti i blocchi successivi. La blockchain è quindi rappresentabile come una lista, in crescita, di “blocchi” collegati tra loro e resi sicuri mediante l’uso della crittografia. Ad un blocco possono essere associate una o più transazioni e ogni blocco, inoltre, contiene un puntatore hash al blocco precedente e una marca temporale.
Ogni blocco infatti contiene diverse informazioni, come ad esempio quelle relative ad una transazione di denaro virtuale, ma anche alcuni dati che caratterizzano solamente quel determinato blocco, i così detti “hash”, ovvero numeri e lettere identificativi del blocco, e che riportano anche le informazioni relative ai blocchi vicini. In questo modo il blocco è individuato da caratteristiche specifiche e uniche, ma è legato agli altri. Per questo motivo, manomettere questo sistema dall’esterno è piuttosto difficile.
In Italia sono ancora poche le aziende e gli enti pubblici che conosco e ne fanno utilizzo.
La catena di blocchi è sicura
Questa tecnologia si avvale di una rete informatica in grado di gestire in modo sicuro ed univoco un registro contenente informazioni, in modo condiviso senza la necessità di una entità centrale di controllo e verifica. La sua principale caratteristica è quella di disintermediare e decentralizzare. Utilizzare questa tecnologia può permettere alle imprese di fare a meno di molti operatori che fungono da “certificatori” o “intermediari” (es. banche, notai, etc).
Dalle banche agli ospedali, le organizzazioni devono archiviare i dati. Con la rapida espansione dei dati in tutto il mondo, la conservazione dei documenti cartacei non solo è faticosa, ma insufficiente. Oggi molte aziende di tutto il mondo stanno iniziando a sperimentare soluzioni Blockchain.
A livello informatico, è uno dei sistemi più sicuri per memorizzare e scambiare dati, e proprio per questo può essere utilizzato per diversi scopi, soprattutto per la memorizzazione e lo scambio di informazioni sensibili.
La catena di blocchi è molto sicura anche per un altro motivo, oltre a quello visto sopra: si tratta infatti di una catena di informazioni che non ha una origine centrale, ma che è distribuita in una vasta rete. Di fatto questa catena viene distribuita su più computer in rete, su più nodi, ovvero non ha un punto di riferimento centrale, quindi difficilmente può essere attaccata.
Ogni punto della rete (nodo) che possiede la chiave di accesso può accedere alla catena, tuttavia per effettuare una modifica è necessario possedere una seconda chiave di accesso, privata. Dato che le informazioni contenute nella catena di dati sono distribuite in modo identico su più nodi, se un blocco viene manomesso in un nodo, comunque rimane integro negli altri.
In caso di manomissione infatti, tutta la rete respingerà il blocco manomesso. Per questo motivo questa tecnologia è considerata molto sicura, e viene utilizzata per lo scambio di moneta virtuale.
Per poter attaccare questa catena di dati infatti sarebbe necessario agire su tutti i nodi della rete, perché non esiste una sede centrale. La catena di blocchi è così sicura che può essere utilizzata, e alcuni hanno già iniziato a farlo, per diversi scopi:
- Scambio di moneta virtuale;
- Nella sanità, per la registrazione di dati sensibili;
- Dalle assicurazioni, per la registrazione e l’attivazione delle polizze;
- Per la compravendita immobiliare e la registrazione di atti;
- Per l’archiviazione di dati di diverso tipo;
- Per la gestione di testamenti e eredità;
- Nella sicurezza e da parte della polizia;
- Nelle risorse umane.
Questi sono solo alcuni esempi di come può essere utilizzata la catena di blocchi, proprio per la sicurezza della memorizzazione e dello scambio dei dati. Al momento l’utilizzo più diffuso è quello nel mondo delle criptovalute e le monete virtuali.
Vantaggi
- Sicurezza: ogni blocco della catena possiede un stringa creata da un algoritmo matematico (hash) che si lega al precedente, evitando possibili manipolazioni;
- Decentramento: questa tecnologia si appoggia a una rete diffusa di computer. In questo modo quando un nuovo blocco viene aggiunto alla catena, ogni computer del network aggiorna la propria blockchain. Un vantaggio in termini di sicurezza, perché se una copia della blockchain fosse oggetto di attacco hacker non verrebbe compromessa l’intera rete.
Criptovalute e monete virtuali
La blockchain ad oggi viene utilizzata per effettuare scambi e compravendita di moneta virtuale. Le informazioni registrate nella catena sono molto difficili da modificare, per cui i passaggi sono memorizzati e non possono subire attacchi esterni.
Un blocco che contiene informazioni su una transazione di bitcoin può infatti memorizzare diversi dati: mittente, destinatario e quantità di bitcoin scambiata. Le criptovalute sono monete di scambio, come l’euro, ma sono completamente virtuali. Questo vuol dire anche che non hanno nessun rapporto diretto con le monete presenti nei diversi paesi del mondo o con l’economia europea o mondiale.
Queste valute infatti esistono solamente in forma virtuale, ovvero non hanno un corrispondente reale, e vengono create da un algoritmo. Si può dire che la moneta virtuale è decentralizzata, ovvero non è gestita da un ente o una istituzione centrale, e non è sotto al controllo degli enti governativi, di banche o istituzioni. Nonostante questo, attualmente stanno nascendo le prime regolamentazioni di questa moneta in diversi paesi, soprattutto a livello fiscale.
Si tratta quindi di una moneta completamente volatile, distribuita su tutta la rete di blockchain, che in questo periodo storico vede coinvolti molti investitori che hanno individuato un potenziale di rendita da queste monete.
Le monete virtuali vengono scambiate in modo sicuro proprio grazie alla blockchain, che memorizza tutti i passaggi e che non è possibile manomettere. Le criptovalute, come ad esempio i bitcoin, possono acquisire o perdere valore con il tempo, ed è proprio sulla compravendita che gli investitori puntano per ricavare una rendita.
Si tratta di un’operazione molto simile all’investimento in borsa in azioni o titoli di stato, tuttavia in questo caso la moneta di scambio è la criptovaluta. Dietro al sistema della blockchain comunque lavorano diversi algoritmi, i cui calcoli vengono effettuati dai diversi computer della rete.
Si può dire che le criptovalute, trattandosi di monete virtuali scollegate dall’economia (italiana, europea o mondiale) possono essere una fonte di investimento sicura anche durante un periodo di crisi economica o inflazione, perché il loro valore non varia in base all’economia reale.
Smart Contract
La tecnologia blockchain viene utilizzata anche per gli smart contract. Gli smart contract, letteralmente contratti intelligenti, possono quindi essere definiti come un insieme di clausole contrattuali codificate in linguaggio informatico, in software o protocolli informatici, che vengono utilizzati per la conclusione di rapporti di natura contrattuale.
Questi contratti sono caratterizzati per attivarsi automaticamente sulla base di determinate condizioni decise dalle parti al momento della sottoscrizione, non occorre apporre nessuna firma, dato che con la tecnologia blockchain è possibile certificare le intenzioni di entrambe le parti.