HomeFisco NazionaleProfessioniBanner pubblicitari dei siti web: tassazione dei proventi

Banner pubblicitari dei siti web: tassazione dei proventi

Criteri di tassazione dei proventi derivanti dalla pubblicazione di banner pubblicitari sui siti web.

Hai deciso di monetizzare il tuo sito web o il tuo blog? Vuoi pubblicare banner pubblicitari per cercare di incassare proventi dalla visualizzazione da parte degli utenti del tuo sito? Se la risposta a queste domande è positiva non perderti il contenuto di questo articolo.

I redditi derivanti dalla messa a disposizione di spazi web a fini pubblicitari si colloca nella categoria dei redditi di impresa. In pratica, i redditi derivanti dalla pubblicazione di banner pubblicitari non possono essere gestiti in forma occasionale o come attività professionale. Per questo motivo ho deciso di realizzare questo specifico articolo per chiarire i tuoi dubbi sulla disciplina fiscale da applicare se desideri monetizzare il tuo blog o sito web, con proventi pubblicitari.

Tantissime persone quando decidono di aprire un blog o un sito web decidono di inserire banner pubblicitari. L’intento è quello di arrivare a monetizzare grazie allo sfruttamento di campagne pubblicitarie fornite da specifici portali che si occupano di questi servizi. In questi casi ci si si chiede quale sia la modalità corretta e migliore per inquadrare fiscalmente i proventi derivanti da banner pubblicitari ospitati su siti web. Pertanto, ho cercato di riassumere tutte le informazioni che possono esserti utili in questo articolo. In ogni caso, al termine dello stesso puoi trovare le modalità per metterti in contatto con noi e ricevere il preventivo per una consulenza personalizzata in grado di chiarire i tuoi dubbi sulla tua situazione e quella della tua impresa.

Che cosa sono i banner pubblicitari sui siti web?

Con il termine banner pubblicitari si intendono spazi web resi disponibili nei confronti di soggetti terzi che li utilizzano a scopi pubblicitari. Questa operazione di scambio avviene dietro il pagamento di un corrispettivo. In buona sostanza, i banner pubblicitari sono delle immagini collocate in una pagina web. Solitamente i banner pubblicitario possono essere di due diverse tipologie, ovvero:

  • Banner statico. Il banner statico viene fruito attraverso la sola visione dell’utente;
  • Banner dinamico. Il banner permette di raggiungere un’altra pagina se avviene il click dell’utente. Soluzione più diffusa.

Solitamente un banner è composto da un’immagine in formato .jpg o .gif o da un’applicazione multimediale che può essere sviluppata in “flash” o in “Java“. Non di rado i banner ottenuti con programmi JavaScript includono animazioni o suoni con lo scopo di attirare l’attenzione di più utenti. Il banner pubblicitario ha, solitamente, dimensione standardizzata. La misura dei banner viene espressa in pixel.

In relazione a questo aspetto possiamo avere:

  • Banner rettangolari (o rectangular). Si dividono in leaderbord, medium rectangle, square pop-up, vertical rectangle, large rectangle e banner n/naw bar;
  • Banner a bottone (o button) possono essere distinti in full banner, half banner, micro button, micro bar, button 1, button 2, vertical banner e square button;
  • Oppure, i cosiddetti banner skyscraper (a grattacielo). Possono essere wide skyscraper, skyscraper o half page ad.

A cosa servono i banner pubblicitari?

Lo scopo dei banner pubblicitari è quello di essere un valido strumento di marketing per gli inserzionisti. In pratica, il banner serve a fornire agli utenti specifiche informazioni su un servizio o un prodotto. Chiaramente, il vantaggio più importante è che gli effetti e i risultati di una campagna pubblicitaria di questo tipo possono essere misurati, quantificati, consultati e valutati in tempo reale. Non deve essere trascurato il fatto che i Banner potrebbero disturbare la navigazione dell’utente. Spesso i banner distraggono l’attenzione dai contenuti presenti in una pagina web.

I banner si basano sul click-through rate. Si tratta di un sistema di pagamento che prevede la rilevazione del numero di clic compiuti dagli utenti sui banner stessi dopo l’apertura delle pagine che li contengono in un browser (quella che viene definita impression).


Il rapporto contrattuale con le agenzie pubblicitarie

L’inserimento di banner pubblicitari presuppone la stipulazione di un contratto con un’agenzia pubblicitaria. L’azienda sicuramente più famosa è diffusa per l’offerta di Pubblicità sul Web è Google Adsense. L’Agenzia mette in contatto inserzionisti (aziende) e proprietari (solitamente editori) di siti web. Dall’intreccio degli interessi di questi due soggetti avviene la stipula del contratto pubblicitario.

Nel contratto si fa riferimento, alla tipologia di banner utilizzati, alla durata del rapporto e agli obblighi delle parti. Tuttavia, l’aspetto che maggiormente ci interessa ai fini di questo contributo è la rendita. Il corrispettivo percepito dal proprietario del sito web viene determinato, solitamente:

  • Cost per Clic (CPC). Si tratta del numero di accessi al Banner da parte degli utenti del sito.
  • Cost per Impression (CPM). Si tratta del numero di pagine visitate del sito.

Come avrai capito il proprietario del sito ha tutto l’interesse a rendere lo stesso quanto più visibile. Maggiore è il numero di soggetti che accedono al sito maggiore è la possibilità di guadagno ottenibile. Andiamo ad analizzare, adesso, in dettaglio le due possibilità di guadagno per il proprietario del sito.

Cost per click – (CPC)

Nelle campagne pubblicitarie remunerate a Cost per Click il gestore del sito web è remunerato per singolo click degli utenti sul banner. Tieni presente che, mediamente, per ogni singolo click il guadagno percepito va dai 10 ai 50 centesimi di euro. Tieni presente, inoltre, che in questo tipo di campagne pubblicitarie non conta il numero di volte che il banner viene visualizzato. Quello che conta per la tua remunerazione è il numero di click ottenuti dagli utenti. Questo tipo di campagna pubblicitaria è sicuramente quella più diffusa nel web.

Gli inserzionisti che utilizzano questo tipo di campagne adottano varie tecniche per cercare di posizionare i banner in posizioni strategiche dei sito. La strategia, infatti, è inserire i banner pubblicitari nelle zone del sito dove i visitatori prestano maggiore attenzione. Principalmente si tratta della zona cd “above the fold” del sito. Si tratta della parte superiore e più visibile della pagina, ove non è necessario utilizzare la barra di scorrimento.

Cost per mile – (CPM)

Le campagne pubblicitarie basate sul CPM basano la remunerazione per l’inserzionista sulle visualizzazioni ricevute dal banner pubblicitario. In questo caso non importa se e quanti saranno i click effettivi sul banner. Quello che conta ai fini della remunerazione è il numero di utenti che hanno visualizzato in banner. Ogni mille visualizzazioni si ottiene una remunerazione. Questo tipo di campagna pubblicitaria è quella meno preferita dagli inserzionisti. Come puoi capire il pagamento della campagna al gestore del sito avviene solo sulla visualizzazione del banner. Quindi, la remunerazione avviene anche per visitatori del sito potenzialmente non interessati alla campagna pubblicitaria. Per questo motivo la remunerazione di questo tipo di advertising è sicuramente inferiore rispetto alle campagne remunerate in CPC.

Come scegliere il giusto formato? CPC O CPM?

La scelta della migliore forma di remunerazione tra CPC e CPM non è facile. Il consiglio che mi sento di darti è di valutare caso per caso. Se ti affidi ad agenzie come Adsense, quasi tutte le campagne sono a CPC. E’ direttamente Adsense a scegliere la tipologie di campagne da offrire sul tuo sito. Il tuo margine di scelta è praticamente nullo. Si tratta della scelta obbligata per tutti i siti di medio / piccole dimensioni.

Nei portali di grandi dimensioni, invece, sopra il milione di pagine visitate al mese, le cose cambiano. In questo caso hai la possibilità di contattare direttamente agenzie pubblicitarie e contrattare singole campagne. I vantaggi in questo caso sono due: hai la possibilità di scegliere direttamente le campagne ed anche la remunerazione (CPC o CPM). Inoltre, tieni presente che il Banner Pubblicitario non ti farà guadagnare davvero se non è inserito in una strategia di business. Quello che voglio dire è che per arrivare a guadagnare con i Banner Pubblicitari è necessario avere molto traffico che transita dal sito.

Per ottenere traffico è indispensabile avere una ottima qualità dei contenuti, pubblicati con costanza. Il tutto, in una nicchia di mercato ancora non troppo sfruttata dalla concorrenza. Per questo non puoi fare a meno di utilizzare strategie di Marketing. Avrai sicuramente sentito parlare di Inbound Marketing. Si tratta di strategie basate sui social media, ma anche di tecniche si SEO, per ottenere visibilità dei vostri contributi da parte di Google.


Il regime fiscale dei proventi derivanti da banner pubblicitari online

Quando si parla di regine fiscale dei banner pubblicitari è necessario partire da alcuni chiarimenti. Il primo aspetto riguarda i Banner e la cd “prestazione di lavoro autonomo occasionale“. Solitamente chi avvia questo tipo di attività crede che sia sufficiente regolare i compensi percepiti come prestazione occasionale. Tuttavia, questo non è possibile. La prestazione occasionale riguarda attività di tipo professionale, ma non quelle imprenditoriali.

I proventi derivanti da banner pubblicitari sono considerati redditi di impresa. Questo è quanto ha chiarito l’Amministrazione Finanziaria. Il riferimento di prassi è la Risoluzione Ministeriale n 129 del 1996. L’attività di impresa presuppone una organizzazione dei vari fattori produttivi impiegati. E’ proprio l’organizzazione che assume, nei confronti della clientela, una rilevante importanza rispetto alla figura dell’imprenditore. La messa a disposizione di spazi pubblicitari dietro corrispettivo, è l’organizzazione del sito, dei banner e delle attività collegate a determinare l’attività di impresa.

L’aspetto intellettuale della prestazione, in questo caso, non è preminente. Questo significa che la vendita di spazi pubblicitari di un sito web presuppone necessariamente l’apertura di una partita Iva. Questo significa l’avvio di un’attività imprenditoriale di tipo commerciale.

La partita Iva è necessaria in ogni caso. Questo anche se ospiti i banner solo per poco tempo, oppure se hai pochi banner sul sito. Questi aspetti non sono rilevanti ai fini fiscali. Ospitare banner è di per se attività di carattere continuativo. I banner pubblicitari sono presenti 24h/24h sul sito. Per questo motivo trattasi di attività commerciale di tipo abituale. Come tale non può che essere esercitata con partita Iva.

So quello che stai pensando. Che la partita Iva non fa al caso tuo. Lo capisco! Tuttavia, considera che se non disponi di almeno miglia di visite al giorno, non riuscirai a guadagnare a sufficienza a tenere in pieni l’attività.

Apertura della partita Iva per i proventi da banner pubblicitari

Se stai leggendo questo paragrafo significa che non sono riuscito a scoraggiarti. Se non ci sono riuscito il passo successivo è quello di rivolgerti ad un dottore Commercialista esperto di business online (come detto al termine dell’articolo puoi trovare le modalità per metterti in contatto con me). In questo modo potrai affidare a lui tutti gli adempimenti per l’avvio dell’attività.

Il primo passo è sicuramente quello legato all’apertura della partita Iva, con la scelta del Codice Attività (c.d. Codice ATECO). I codici attività da utilizzare per la gestione dei proventi derivanti da banner pubblicitari possono essere, alternativamente, i seguenti:

Oltre all’apertura della partita Iva è necessaria l’iscrizione al Registro delle Imprese, gestito dalla Camera di Commercio. Il costo dell’iscrizione al Registro delle imprese ammonta a circa 35,50 euro per diritti e bolli, oltre al diritto camerale di 88,00 euro (da versare annualmente) se piccolo imprenditore e di 200,00 euro (sempre dovuto annualmente) per gli iscritti nella sezione ordinaria.

Cosa fare se hai già una partita Iva aperta?

Nel caso in cui il sito web sia gestito già da un’impresa commerciale (ad esempio un negozio di abbigliamento, che apre il suo sito web), questi adempimenti saranno già stati effettuati. Per cui è sufficiente comunicare l’esercizio dell’attività di gestione di spazi pubblicitari, utilizzando i codici attività visti in precedenza. Se, invece, non sei un’impresa ma un lavoratore autonomo (avvocato, commercialista, architetto, geometra, consulente, informatico, etc.) con autonoma partita IVA, le cose cambiano.

L’attività di gestione pubblicitaria tramite Google Adsense rappresenta per voi un’attività accessoria. Attività che deve essere comunicata all’Agenzia delle Entrate. La comunicazione avviene attraverso l’indicazione di un secondo codice attività legato alla promozione di spazi pubblicitari in internet.  In questo caso è escluso l’obbligo di pagamento dei contributi previdenziali se il professionista è già iscritto ad altra forma previdenziale. Questo sia i professionisti che già pagano la Cassa di Previdenza del proprio ordine o albo che per i lavoratori dipendenti (full time). Entrambi non sono tenuti al versamento di altri contributi previdenziali.

Gestione di spazi pubblicitari e contributi previdenziali

Per gli esercenti attività commerciale, oltre agli adempimenti amministrativi è anche obbligatoria l’iscrizione a una forma previdenziale. Le opzioni sono due presso l’INPS:

Non bisogna però fare confusione, le due gestioni non sono alternative, ma la scelta dell’una o dell’altra è dipesa dal tipo di attività esercitata. Se l’attività svolta è al 100% di  gestione di spazi pubblicitari, allora è obbligatoria la scelta della Gestione Commercianti dell’INPS. Viceversa, se viene svolta sul web anche altra attività (web marketing, consulente informatico, tecnico web, etc.) e l’attività pubblicitaria tramite Google Adsense è soltanto accessoria, allora è prevista l’iscrizione alla Gestione Separata INPS.

Tra le due gestioni previdenziali INPS, sicuramente la Gestione Separata presenta dei vantaggi non indifferenti. Questo, in quanto, i contributi si pagano in base al reddito che si produce (con aliquota di circa il 26% sul reddito imponibile). Mentre, nel caso della Gestione Commercianti, c’è un minimo fisso all’anno da pagare a prescindere dal reddito (circa 4.000 euro), oltre a contributi aggiuntivi al superamento di un reddito imponibile di circa 15.000 euro.


Fatturazione dei guadagni da banner pubblicitari

Ulteriore adempimento legato alla gestione dei proventi da banner pubblicitari è la fatturazione dei proventi. Questo significa che deve essere emessa fattura elettronica relativa ai compensi percepiti.

Non intendo approfondire questo argomento perché me ne sono già occupato in modo approfondito in questo contributo: “Fatturare a Google Adsense ed essere in regola con il Fisco“. In questo contributo puoi trovare tutte le indicazioni utili per emettere una corretta fattura al fornitore di servizi pubblicitari. Si tratta di una guida in cui mi sono occupato delle modalità di fatturazione a Google Adsense. Tuttavia, le indicazioni che puoi trovare sono applicabili a qualsiasi agenzia pubblicitaria.


Consulenza fiscale online

In questa guida, sostanzialmente, ho cercato di dissuaderti dall’avviare un’attività di messa a reddito del sito con banner pubblicitari. Ho fatto questo perché molto spesso si crede che non ci siano implicazioni fiscali quando si inseriscono banner sul proprio sito web. Come hai potuto vedere non è così. Quando inserisci un banner sei a tutti gli effetti un imprenditore del web. Come tale hai una serie di obblighi, amministrativi e fiscali, a cui dover sottostare. Il tutto senza considerare il volume dei guadagni riuscirai ad ottenere.

Molto spesso gli oneri superano i guadagni, ed è per questo che molto spesso conviene lasciar perdere, oppure, attendere l’arrivo di momenti migliori quando avrai visitatori sufficienti per poter gestire l’attività imprenditoriale in modo corretto e portare a casa i relativi guadagni. Fino a quel momento il consiglio che posso darti è di dedicare il tuo tempo a migliorare il sito ed a aumentare i visitatori con contenuti utili.

Se hai bisogno di un Commercialista che possa aiutarti nella gestione fiscale della tua attività online, contattami! Compila il form sottostante per metterti direttamente in contatto con me. Potremo fare una sessione di consulenza, oppure potrai affidarmi la gestione fiscale della tua attività! Non aspettare! E’ importante fin dal principio conoscere i propri obblighi fiscali ed individuare le modalità migliore per la gestione di questo tipo di proventi.

    Ho letto l’informativa Privacy e autorizzo il trattamento dei miei dati personali per le finalità ivi indicate.

    Federico Migliorini
    Federico Migliorinihttps://fiscomania.com/federico-migliorini/
    Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.

    8 COMMENTI

    1. Buongiorno.

      Ho pubblicato una app (con banner pubblicitario) sul Windows Phone Store.
      Ho superato la soglia dei 50€ di introiti per cui potrei ricevere il pagamento.
      Ma ho temporaneamente bloccato tutto perché non mi è chiaro se e come lo devo dichiarare.

      Devo dichiararlo nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno?
      Posso azzardare a non dichiararlo?
      Cosa si rischia realmente?

      Grazie.

    2. Salve,
      l’attività che lei sta effettuando, ovvero la gestione di applicazioni con banner pubblicitari, è considerata attività di impresa. Le attività imprenditoriali sono per definizione abituali e continuative, e per questo richiedono necessariamente l’apertura di una partita Iva. Questo è quanto prevede la normativa fiscale. Tuttavia, se vogliamo fare un ragionamento più generale, la vendita di applicazioni porta a guadagni che il più delle volte sono irrisori, soprattutto nelle prime fasi iniziali. In questi casi aprire partita Iva può essere controproducente visto che oltre all’apertura della partita Iva è necessaria anche l’iscrizione in Camera di commercio e l’iscrizione alla gestione commercianti dell’Inps, che ha costi assai elevati (si tratta di circa 900 € trimestrali). Per ovviare a questi costi, almeno nella fase iniziale può essere conveniente usufruire delle prestazioni occasionali, attraverso il semplice rilascio di una ricevuta al momento del pagamento, riportando poi il compenso percepito nel quadro L del 730 o nel quadro RL del modello Unico. Questa scelta non è sicuramente la più sicura da un punto di vista fiscale, in quanto in caso di controlli, potrebbero comunque contestarle il fatto di non aver aperto partita Iva.

    3. Salve ho letto con attenzione il vostro articolo,

      non sono d’accordo però su due punti:

      1) la qualifica di proventi accessori per i professionisti dell’attività di vendita di spazi pubblicitari sul proprio sito internet, in quanto questa si qualifica come attività di impresa, e sia ai fini IVA, che ai fini delle imposte sui redditi occorre procedere con una separazione delle attività;
      2) riguardo la contribuzione previdenziale di chi è già iscritto ad una cassa professionale, in quanto in base ai singoli regolamenti delle casse previdenziali occorrerà verificare se vi sia la possibilità di escludere in tutto o in parte la doppia contribuzione. Diversamente la doppia contribuzione è prevista per i professionisti iscritti alla gestione separata INPS.

      Grazie per l’attenzione

      Un saluto

    4. Sul primo punto, se l’attività accessoria diventa di volume importante sicuramente occorre andare verso la separazione delle attività. Se si tratta, di qualche decina di auro al mese, ecco che allora può restare come attività accessoria alla principale.
      Sul secondo punto, è corretto quanto dice. Ogni situazione deve essere analizzata in dettaglio.

    5. Salve,
      nell’attesa che il traffico sul sito aumenti sempre più con conseguente incremento delle entrate pubblicitarie, sarebbe possibile attivare ugualmente l’inserimento dei banner ma bloccare il pagamento e quindi non incassare nulla? Questo potrebbe essere sufficiente per evitare di aprire partita iva e tutti gli altri adempimenti?
      Grazie

    6. Avere i banner sul sito di per se comporta l’effettuazione di attività imprenditoriale, quindi gli obblighi fiscali ed amministrativi non cambiano. E’ consigliabile aspettare di poter operare in regola prima di esporre i banner pubblicitari sul proprio sito web.

    7. Buongiorno,
      anche se forse leggermente off topic vorrei sapere se l’adesione al circuito Giallo Zafferano abbisogna ugualmente dell’apertura della partita iva o se esiste altro metodo per potere incassare gli eventuali introiti derivanti dalla pubblicità tramite banner.
      Grazie

    Lascia una Risposta