Forse non tutti sanno che, normalmente, nel momento in cui l’Amministrazione finanziaria notifica una cartella di pagamento al cittadino, è ancora possibile intervenire se si ritiene che vi siano errori o inesattezze. Per poter procedere è necessario seguire la procedura per l’annullamento della cartella in autotutela. Si tratta di un’operazione per cui non è necessario, ma può comunque essere opportuno, rivolgersi ad un professionista (avvocato o commercialista), ma si può procedere anche in autonomia.
Può accadere infatti che alcuni cittadini che si vedono recapitare una cartella per una iscrizione a ruolo ritengano la stessa illegittima, per diversi motivi. Che si tratti di errori, o di altri motivi per cui la cartella esattoriale può essere considerata illegittima, tramite l’autotutela è possibile rivolgersi direttamente all’Agenzia delle Entrate per richiedere l’annullamento in autotutela.
Le cartelle esattoriali possono contenere diversi tipi di richieste: dai debiti che il cittadino ha contratto nei confronti del fisco, alle multe non saldate, fino ad eventuali mancanze nel pagamento di alcune imposte, sia sugli immobili che in riferimento a tasse come il bollo auto. Vediamo nell’articolo come è possibile procedere con l’annullamento di una cartella esattoriale in autotutela.
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Annullamento cartella esattoriale in autotutela
Quando l’Agenzia delle Entrate decide di corrispondere una cartella esattoriale ad un cittadino, può accadere che la cartella sia illegittima per diversi motivi, e non tutti sanno che è possibile procedere tramite l’autotutela per chiederne l’annullamento.
Le cartelle esattoriali contengono alcuni debiti che sono stati contratti dai cittadini nei confronti del fisco, di diversa natura. Nel caso in cui al cittadino venga recapitata la notifica di pagamento per una cartella esattoriale illegittima, è possibile richiederne l’annullamento, e a comunicare la possibilità è la stessa Agenzia delle Entrate in una comunicazione ufficiale:
Questo perché l’Agenzia delle Entrate è tenuta a notificare il mancato pagamento di una cartella esattoriale, anche se il suo contenuto, nel merito presenta dei potenziali errori. Tutto questo tenendo conto che Agenzia delle Entrate Riscossione notifica cartelle non solo per i tributi erariali ma, anche per debiti che i cittadini hanno contratto anche nei confronti dell’ente previdenziale INPS, oppure verso i singoli comuni.
Annullare una cartella esattoriale con l’autotutela è possibile chiedendo all’Agenzia delle Entrate, ma nel caso in cui questa cartella deriva da un altro ente, bisogna anche procedere con la richiesta all’ente specifico.
Quando presentare l’istanza di autotutela
L’istanza in autotutela può essere presentata nei seguenti casi:
- Errore di identità: La cartella è stata erroneamente emessa nei confronti di un soggetto che non è il vero debitore;
- Tributo già pagato: Se il tributo indicato nella cartella risulta già pagato o se c’è stata una doppia richiesta di pagamento;
- Errori materiali: Nel caso di errori evidenti, come il calcolo sbagliato degli interessi, la data errata o un importo palesemente inesatto;
- Prescrizione o decadenza: Quando il termine per l’emissione della cartella è già scaduto e l’atto risulta quindi decaduto.
Presentare un’istanza in autotutela può evitare la necessità di ricorrere alla giustizia tributaria, risparmiando così sia costi che tempi del contenzioso.
La richiesta di annullamento
Può accadere che una cartella esattoriale venga inviata in modo erroneo, oppure alla persona sbagliata. In questi casi si può procedere con la richiesta dell’annullamento della stessa in autotutela, rivolgendosi all’Agenzia delle Entrate, oppure all’Ente per il quale risulta il mancato pagamento del debito.
Come spiega l’Agenzia delle Entrate, in caso di errori è opportuno rivolgersi direttamente all’ente a cui si riferisce la cartella esattoriale. Per procedere all’annullamento, l’Agenzia delle Entrate deve avere una conferma da parte dell’ente interessato, che si tratti dell’INPS oppure del singolo comune:
In caso contrario, l’Agenzia delle Entrate è tenuta a chiedere al cittadino il saldo del debito. Ma quando è possibile richiedere l’annullamento della cartella esattoriale con l’autotutela?
Si può procedere in diversi casi: se la cartella è stata inviata alla persona sbagliata, o se è stato individuato un errore di calcolo nella richiesta del pagamento, o ancora se non è stato tenuto conto degli effettivi pagamenti saldati per debito contestato, oppure per un errore dello stesso contribuente.
Nel caso ci si trovi in una di queste situazioni, è possibile procedere alla richiesta dell’autotutela, ma bisogna comunque agire in modo abbastanza rapido, per poter effettivamente ricevere la sospensione del debito o l’annullamento per una delle motivazioni viste sopra. In questo caso l’operazione di richiesta di annullamento con autotutela si può fare in autonomia, senza la necessità di procedere tramite un professionista esperto (tipicamente un avvocato o un dottore commercialista). Tuttavia esiste anche l’eventualità di dover presentare un ricorso al giudice.
La compilazione dell’istanza in autotutela per l’annullamento della cartella
Con la richiesta di esercizio dell’autotutela, il contribuente può chiedere all’Ufficio di riesaminare un atto che deve essere corretto o annullato. La richiesta del contribuente può essere fatta in carta libera, da presentare direttamente all’ufficio o da spedire a mezzo raccomandata A.R., o via email, seguendo le istruzioni riportate nell’atto notificato.
Il contribuente può anche usare il modello di istanza in autotutela reso disponibile dall’agenzia delle Entrate. L’istituto dell’autotutela consente all’Amministrazione finanziaria, anche in pendenza di giudizio o nei casi in cui le pretese di recupero sono ormai definitive e non più impugnabili, di annullare i propri atti illegittimi. In autotutela, nel rispetto dei cittadini, gli atti sbagliati si possono annullare sempre, senza limiti di tempo. Sbagliare in materia fiscale è la cosa più facile che possa capitare. Però, non tutti sono pronti a riconoscere l’errore.
A chi indirizzare l’atto?
L’atto di Autotutela deve essere emesso nei confronti dell’Ente che ha emesso la comunicazione per la quale si vuole ottenere un annullamento totale o parziale. Nel caso, ad esempio, di autotutela per la notifica di una cartella esattoriale, la richiesta di annullamento va indirizzata:
- Direttamente all’Agente della riscossione – nel caso in cui si voglia contestare esclusivamente la legittimità della cartella esattoriale emessa. Classico caso può essere quello della mancata firma del responsabile, per un vizio di notifica, o per iscrizione ipotecaria per un credito inferiore ad €. 8.000,00;
- All’Ente titolare della pretesa impositiva – in tutti i casi in cui non si contesti la cartella esattoriale ma il contenuto della pretesa impositiva l’istanza di autotutela deve essere intestata all’Ente che ha emesso il documento che ha poi dato al concessionario l’incarico di riscuoterlo. Ad esempio se la cartella esattoriale deriva da un atto emesso dall’Agenzia delle Entrate, dal Comune, o dall’INPS, sarà nei confronti di uno di questi Enti che il contribuente dovrà indirizzare la propria istanza. Per esempio nel caso di avviso di accertamento per l’IRPEF la richiesta sarà indirizzata all’Agenzia delle Entrate, in caso di avvisi di accertamento per IMU, la richiesta andrà indirizzata direttamente al Comune. In questi casi è sempre opportuno mettere l’Agente della riscossione a conoscenza dell’istanza di autotutela presentata, spedendogli una copia della stesa.
Infine, nel caso, invece, di contravvenzioni per violazioni del codice della strada, la richiesta va inoltrata anche alla Prefettura competente.
Appare utile ricordare che, qualora ci si rivolga ad un Ufficio sbagliato (per esempio al Concessionario della riscossione quando questi non è competente) esso deve “far da tramite” inoltrando l’istanza all’Ufficio giusto.
Cosa riportare nell’istanza?
L’istanza in Autotutela da parte del contribuente deve indicare al suo interno alcuni elementi essenziali al fine di ottenere l’effetto sperato nei confronti dell’Ufficio. In particolare l’istanza deve riportare indicato:
- L’atto di cui viene chiesto l’annullamento (totale o parziale). Di solito si riporta la data di emissione dell’atto, quella di notifica e il numero di protocollo identificativo dello stesso;
- I motivi per cui si ritiene tale atto illegittimo e quindi annullabile. Tali motivazioni, per potere essere effettivamente prese in considerazione dall’Ufficio, devono essere opportunamente corredata da documenti giustificativi. Ad esempio, se si ritiene che un atto è dovuto solo parzialmente si dovranno allegare le quietanze degli avvenuti pagamenti. Se si ritiene che un atto sia stato notificato in ritardo rispetto ai termini ultimi di accertamento si dovrà allegare la notifica della raccomandata. Ecco che allora in sede di difesa potranno contestarsi, nel caso:
- L’emissione di un nuovo atto sostitutivo di quello originario, ma nel quale siano state inserite modifiche sostanziali e/o vi sia una diversa valutazione del medesimo materiale probatorio;
- L’integrazione di accertamento attraverso un secondo atto che non si fondi su elementi nuovi o non conosciuti/conoscibili al momento del precedente accertamento;
- L’illegittima riapertura dei termini per l’accertamento tramite tali atti sostitutivi o integrativi.
Possibili esiti dell’istanza
Dopo aver esaminato l’istanza e l’atto contestato, l’Ufficio dovrebbe comunicare al contribuente la propria decisione di accoglimento o di rigetto dell’istanza di Autotutela presentata. Tuttavia, non sempre ciò avviene e spesso gli Enti non forniscono alcun riscontro al contribuente.
Attenzione, in quanto, in tali casi il silenzio non può essere considerato come assenso all’istanza presentata. Inoltre, come già detto, la presentazione dell’istanza non interrompe i termini utili per la proposizione del ricorso alla Commissione tributaria competente.
Per cui, è bene ricordare che l’atto resta ancora valido in assenza di un espresso annullamento e se siamo vicini alla scadenza dei termini per la proposizione del ricorso è bene affrettarsi al presentarlo. Se la comunicazione di accoglimento dell’istanza di autotutela dovesse pervenire dopo aver presentato il ricorso, non vi sono problemi, in quanto sarà cessata la materia del contendere e con essa anche il ricorso. In questo caso, quando il contribuente ottiene l’annullamento dell’atto impositivo ha diritto di ottenere il rimborso delle somme eventualmente già versate.
Per approfondire: “Autotutela: cos’è e a cosa serve?“.
Annullamento del debito: il ricorso al giudice
Successivamente alla possibilità di procedere all’annullamento della cartella esattoriale tramite autotutela, è anche possibile avvalersi di un ricorso al giudice. Si tratta di una eventualità descritta dalla stessa Agenzia delle Entrate:
“Per chiedere di annullare in tutto o in parte il debito presente nella cartella puoi fare ricorso all’autorità giudiziaria competente. Nel documento che deciderai di impugnare (per esempio la cartella) troverai maggiori informazioni su come effettuare il ricorso e a quale giudice inviarlo.”
Questo perché ogni cartella esattoriale contiene anche tutte le informazioni relative alla non accettazione della stessa, tramite cui è possibile fare ricorso. Nel caso in cui il giudice confermi che il debito non sussista, l’ente specifico, e quindi l’Agenzia delle Entrate, procederà con l’annullamento.
Se ancora l’ente specifico non si adegua alla decisione che è stata presa dal giudice, si può continuare tramite “giudizio di ottemperanza” per difendere le proprie ragioni. Non tutti conoscono la prassi da seguire in queste circostanze, tuttavia va ricordato che per ogni caso specifico bisogna fare riferimento al tipo di cartella esattoriale, a qual è il debito contenuto, qual è l’ente con cui si è instaurato un debito.
Diverso è il caso di un’imposta non saldata relativa per esempio ad una tassa comunale, piuttosto che un debito contratto con l’ente previdenziale INPS, e così via. Risulta anche possibile chiedere uno sgravio della cartella esattoriale parziale, per cui il debito può venire annullato solamente per una sua parte. In alcuni casi quindi può essere necessario che l’ente proceda con un rimborso al cittadino.
Vantaggi e limiti dell’autotutela
Presentare un’istanza in autotutela comporta diversi vantaggi per il contribuente:
- Risparmio di tempi e costi: Evitando di ricorrere in giudizio, si eliminano i costi legali e i tempi spesso lunghi di un contenzioso tributario;
- Correzione degli errori in modo semplice: L’istanza permette di correggere errori palesi senza la necessità di ulteriori procedimenti;
- Facilità di accesso: Non è necessaria l’assistenza legale per presentare un’istanza in autotutela, anche se può essere utile avere il supporto di un consulente per garantire che tutti i requisiti siano soddisfatti.
Nonostante i vantaggi, è importante considerare che l’istanza in autotutela non rappresenta un diritto per il contribuente, ma un’opportunità che l’amministrazione può valutare discrezionalmente. Inoltre, in assenza di una risposta positiva, resta comunque necessario avviare un ricorso tributario entro i termini stabiliti, per non perdere il diritto a contestare la cartella.
Differenze tra autotutela e ricorso tributario
L’autotutela e il ricorso tributario sono due strumenti diversi per contestare una cartella di pagamento:
- Autotutela: Procedura amministrativa rivolta direttamente all’ente emittente, utilizzata per correggere errori palesi senza la necessità di rivolgersi a un giudice;
- Ricorso tributario: Procedura giudiziaria da presentare presso la Corte di Giustizia Tributaria competente entro 60 giorni dalla notifica della cartella, che implica costi legali e tempi più lunghi.
Conclusioni
L’annullamento di una cartella di pagamento tramite istanza in autotutela rappresenta un’opportunità preziosa per correggere errori e ottenere giustizia in modo semplice e veloce. Tuttavia, è fondamentale agire prontamente e fornire tutte le prove necessarie per supportare la propria richiesta. In caso di mancata risposta o rigetto dell’istanza, è importante ricordare che è possibile procedere con un ricorso tributario per tutelare i propri diritti.
Se hai ricevuto una cartella di pagamento e ritieni che ci sia un errore, valuta attentamente l’istanza in autotutela come primo passo per risolvere la questione senza affrontare un contenzioso. In ogni caso, il supporto di un consulente fiscale può aiutarti a determinare la strada migliore per la tua situazione.