Da sempre mal visto dalle forze politiche di destra sembra essere ormai definitivo lo stop alla reintroduzione del redditometro. Nel corso dei mesi scorsi si era riaffacciato lo ‘spettro’ di quello che veniva considerato una persecuzione nei confronti dei contribuenti e già si era appreso che ci fosse malcontento al riguardo, non solo tra i cittadini ma anche all’interno della compagine politica. Ironicamente era stato definito ‘grande fratello fiscale’.
Ora dalla Commissione Finanze del Senato giunge una buona notizia: nella seduta di ieri, 10 luglio, è stata evidenziata la richiesta di “incrementare le tutele dei contribuenti”, circoscrivendo l’ambito di strumenti come il redditometro solamente “sui singoli casi di contribuenti che presentano ex ante profili di rischio fiscale”. In pratica è stato scongiurato il rischio di ‘accanimento’ su tutti i contribuenti, mentre maggiore rigidità verrà apportata verso coloro che hanno problemi col Fisco.
Vediamo di seguito i dettagli.
Cos’è il redditometro
Prima di capire gli ultimi sviluppi cerchiamo di capire di cosa si tratta quando parliamo di redditometro.
Si tratta di uno strumento di controllo attraverso il quale il Fisco riesce a stimare il reddito presunto di un contribuente, tenendo conto delle spese che quest’ultimo ha effettuato, grazie anche ad una serie di indici fissati a priori. Successivamente il contribuente potrebbe essere convocato dal Fisco per giustificare ogni scostamento tra spese effettuate e reddito dichiarato.
Un aspetto peculiare di questo strumento riguarda l’ampio raggio di applicabilità, considerato che ne possono essere destinatari i contribuenti persone fisiche indipendentemente dal fatto che siano o meno soggetti obbligati alla tenuta delle scritture contabili.
Il redditometro, presente già dal 1973, è stato potenziato nel 2010, con il Decreto legge n. 78 del 2010, in vigore nel 2011. In sostanza, i contribuenti da sottoporre a controllo vengono selezionati, innanzitutto, in base alle “spese certe”, ovvero quelle la cui entità emerge in maniera diretta dalle banche dati dell’Anagrafe tributaria e alle cosiddette “spese per elementi certi”, ovvero quelle individuate in maniera induttivo-statistica ma ancorate al possesso certo di beni, quali ad esempio l’automobile o la casa di abitazione.
Viene effettuata, inoltre, una verifica preventiva per evitare scostamenti tra la “famiglia fiscale” presente in Anagrafe tributaria rispetto a quella anagrafica, che comprende i figli maggiorenni ma anche i conviventi (il caso tipico è quello della famiglia di fatto).
Novità in ambito fiscale
Tra le novità annunciate dalla Commissione al Senato troviamo l’addio al redditometro. Il presidente Garavaglia ha spiegato a tal proposito che l’obiettivo è quello di “indirizzare il governo a intervenire in maniera molto puntale” perché il “rischio di uno strumento massivo come il redditometro è di creare più confusione che un beneficio al sistema”.
Nello specifico non sarà più applicato il redditometro nei confronti di tutti i contribuenti, come sembrava in un primo momento, ma solo coloro nei cui confronti ci siano indici di evasione.
Ma non è tutto. Tra le altre novità saranno previsti premi per chi aderisce al concordato preventivo biennale e incentivi per i contribuenti virtuosi. E ancora: il rinvio del versamento dell’acconto all’anno successivo con opportune rateizzazioni, via libera all’introduzione di una tassazione flat sul reddito incrementale e un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e relative addizionali da applicare in base alle pagelle di affidabilità.
Addio redditometro: l’entusiasmo di Forza Italia
Alla notizia soprattutto dello stop al redditometro immediata è stata la risposta di Forza Italia. Il Senatore Gasparri ha dichiarato entusiasta nelle scorse ore: “Esprimo grande soddisfazione per il successo della battaglia che abbiamo condotto con Forza Italia, nella condivisione di tutto il centrodestra, per la cancellazione definitiva del redditometro, uno strumento obsoleto ed iniquo, non più funzionante ma ancora presente nell’ordinamento“. Lo stesso ha poi aggiunto: “Oggi con la delega fiscale sono stati introdotti diversi strumenti per contrastare l’evasione. Del resto, i risultati del governo di centrodestra nel recupero di somme sottratte al fisco sono stati significativi. Nel 2023 sono stati recuperati 25 miliardi.
La cancellazione finale, definitiva e ufficiale del redditometro è un impegno che avevamo preso con gli elettori e con la pubblica opinione, è un traguardo che raggiungiamo il parere della Commissione Finanze del Senato allo schema di decreto legislativo in materia di adempimento collaborativo lo sancisce in maniera chiara e irreversibile ed è frutto dell’impegno che abbiamo profuso in queste settimane e che Forza Italia ha condiviso con il governo e con i colleghi di Fratelli d’Italia e della Lega. Siamo quindi molto soddisfatti e proseguiamo nella rivoluzione fiscale a tutela delle famiglie, delle imprese e dei contribuenti“.
Conclusioni
Dopo mesi di dibattito e malcontenti generali arriva la risposta definitiva: non ci sarà un ritorno al redditometro su larga scala. Lo stop è stato dichiarato poche ore fa dalla Commissione Finanze al Senato, che ha voluto attirare l’attenzione sulla lotta all’evasione fiscale. Il redditometro verrà utilizzato solo nei confronti di quei contribuenti i cui redditi destano i sospetti del Fisco, avendo già avuto indici di discontinuità con l’erario.
Inoltre è stata anche evidenziata una visione di premialità verso i contribuenti più virtuosi e verso coloro che si avvarranno del concordato preventivo biennale.