Al di là delle esenzioni previste per legge (per la franchigia per il passaggio di quote di maggioranza di impresa commerciale da tenere per almeno 5 anni), non c’è modo di evitare la tassa di successione, ad eccezione della possibilità di esercitare il rifiuto dell’eredità.
Quando si riceve una eredità, si può decidere se accettarla oppure rifiutarla. Tuttavia, in caso di accettazione dell’eredità, è necessario provvedere al pagamento di una imposta, ovvero l’imposta di successione, all’Agenzia delle Entrate.
Si tratta di una imposta indiretta che va pagata ogni qual volta si ricevano in eredità beni mobili, immobili, oppure diritti reali, ma anche se si riceve del denaro. Va ricordato che ogni qual volta si riceva una eredità, è necessario procedere con la dichiarazione di successione, poiché si tratta di un obbligo di legge.
La cifra da corrispondere per la tassa di successione può variare in base ad un calcolo che viene effettuato dall’Agenzia delle Entrate, proprio sulla base della dichiarazione di successione presentata. Ma questi costi, si possono ridurre in qualche modo? Risulta possibile risparmiare su questa imposta? Cerchiamo di rispondere alla domanda nell’articolo.
Presentare la dichiarazione di successione
L’imposta di successione viene applicata sull’eredità dichiarata dal beneficiario, tuttavia viene calcolata a seguito della presentazione da parte del soggetto interessato di una dichiarazione di successione dettagliata. Questo documento va presentato all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dall’apertura della successione.
Una volta presentata, l’Agenzia provvede a effettuare il calcolo delle imposte, in base alle diverse eredità ricevute, ovvero:
- Beni immobili o diritti reali su beni immobili;
- Beni mobili;
- Aziende o attività;
- Pensioni o rendite;
- Crediti;
- Denaro (da conti correnti, postali ecc);
- Gioielli.
Va ricordato che oltre agli attivi visti qui, in eredità vengono trasmessi anche i passivi, ovvero eventuali debiti contratti dal defunto, e le spese mediche o funerarie. Presentare tutti i dati nella dichiarazione di successione è fondamentale perché è un obbligo di legge, e da qui vengono poi calcolate le imposte.
Aliquote imposta sull’eredità
Ma quali sono le tasse applicate sulle eredità? Le imposte di successione prevedono, come accade spesso per le tasse in Italia, alcune aliquote, ovvero scaglioni che vanno a determinare il prezzo che l’erede dovrà corrispondere al fisco.
Le aliquote della tassa di successione variano in base al soggetto che riceve l’eredità, e al rapporto di parentela esistente con il soggetto defunto. In particolare:
- Per i trasferimenti in favore del coniuge o di parenti in linea retta (figli, nipoti, genitori ecc.) l’aliquota è pari al 4% del valore ricevuto, al netto degli eventuali debiti, tuttavia ogni beneficiario ha diritto a una franchigia di 1 milione di euro, cioè non paga nessuna imposta se la quota di eredità o la donazione che riceve è inferiore a 1 milione;
- Per i trasferimenti in favore di fratelli o sorelle l’aliquota ammonta al 6%, con una franchigia per ciascun beneficiario pari a 100.000 euro;
- I trasferimenti in favore di altri parenti fino al quarto grado, l’aliquota è del 6% ma non si applica alcuna franchigia;
- Infine, per i trasferimenti in favore di tutti gli altri soggetti l’aliquota è dell’8% e non ci sono franchigie.
L’imposta di successione deve essere versata tramite il modello F24 allegato alla comunicazione dell’Agenzia delle Entrate e può essere pagato presso gli agenti della riscossione (Agenzia entrate Riscossione), in banca o in Posta. Queste sono le percentuali di imposta di successione che vengono applicate sull’eredità accettata, e dichiarata, da soggetto superstite (o dai soggetti superstiti). Per pagare questa tassa è necessario corrispondere la cifra comunicata dall’Agenzia delle Entrate entro 60 giorni dal momento della notifica, superato tale termine è possibile che vengano applicate sanzioni o interessi aggiuntivi, tramite modello F24. Tuttavia questa tassa si può pagare anche a rate.
Come risparmiare sull‘imposta di successione
Tornando all’argomento centrale di questo articolo, è possibile risparmiare sulle imposte viste sopra, applicate in caso di ricezione di una eredità? La risposta è affermativa, tuttavia bisogna conoscere le modalità. Per poter ridurre questa tassa è necessario diminuire il valore delle eredità percepite. In questo modo, anche se le aliquote rimangono le stesse, si andrà a pagare una cifra inferiore rispetto a quanto previsto. Per farlo si possono impiegare diversi strumenti finanziari, in particolare può essere utile investire in strumenti finanziari che normalmente non vengono inclusi tra i beni ereditati tassabili, ovvero:
- Titoli di stato italiani;
- Titoli di stato emessi da un altro paese dell’Unione Europea;
- Titoli di debito pubblico;
- Titoli emessi da organismi internazionali, come la Banca Europea.
Investire l’eredità in questi titoli può essere un utile metodo per limitare le tasse di successione, e diminuirne il costo. Tuttavia non è l’unico modo. Si può infatti anche scegliere di stabilire alcune polizze vita, anch’esse esenti da tassazione. Queste polizze non vanno neanche dichiarate all’interno della dichiarazione di successione.
In questo caso si prevede un accordo tra assicuratore e titolare della polizza, per cui l’assicurato paga una certa somma di denaro nel tempo, in cambio del pagamento di un’altra somma nel caso di morte del soggetto assicurato. Questa soluzione è valida se un soggetto non vuole accettare una eventuale eredità, in particolare perché sono presenti molti debiti. La somma della polizza si può infatti ricevere anche in caso di non accettazione dell’eredità.
Un altro modo per ridurre le tasse di successione è quello di intestare gli eventuali immobili ad un’altra persona, ovvero tenendo solo l’usufrutto. Il caso di successione, le tasse non vengono calcolate su tutto l’immobile, ma solamente sul diritto di usufrutto dello stesso, quindi la cifra sarà nettamente inferiore. Questo perché si potrà detenere solamente la nuda proprietà dell’immobile.
Successione quote societarie
In caso di trasferimento di partecipazioni in società commerciali, vi è una possibilità che consente di evitare l’imposta di successione. La norma è il co. 4-ter dell’art. 3 del D.Lgs. n. 346/90, la prevede che vi sia l’esenzione per il trasferimento di partecipazioni per successione alla presenza di due condizioni:
- Vi è esenzione da imposizione successoria se l’erede si obbliga a mantenere, per almeno cinque anni, il controllo della società che deriva dalla titolarità della quota ereditata;
- Nel caso in cui non si applichi l’esenzione in commento, la valutazione della quota deve essere sempre effettuata. Questo vale anche nel caso delle società semplici:
- In base al patrimonio netto dell’ente o della società risultante dall’ultimo bilancio pubblicato o dall’ultimo inventario regolarmente redatto o vidimato;
- In mancanza di bilancio o inventario, in base al valore complessivo dei beni e dei diritti appartenenti all’ente o alla società al netto delle passività deducibili.
Questa disposizione si applica, indistintamente, sia alle quote di società commerciali, ma anche a quelle di società che svolgono attività non commerciale, come la società semplice.
Per approfondire: “Successione di quote di società semplice: vantaggi“.
Donazione con riserva di usufrutto
Una delle possibilità (legittima) per risparmiare e per ridurre il carico fiscale sulla successione con beni immobili è quella di anticipare la situazione. È possibile, infatti, valutare la donazione con riserva di usufrutto. Questa procedura consente di trasferire la nuda proprietà del bene immobiliare, mentre il donante conserva l’usufrutto ovvero la possibilità di utilizzo del bene per il resto della sua vita. Il calcolo del valore della casa viene eseguito in base al valore catastale attuale senza rivalutazione. Così facendo è possibile pagare le imposte solo sul valore della nuda proprietà. Naturalmente, la donazione è conveniente tanto prima viene effettuata rispetto al momento della successione.
Per approfondire: “Donazione di immobile con riserva di usufrutto: quanto costa?“.
La franchigia
Abbiamo visto come è possibile ridurre le tasse di successione, ma ci sono alcune situazioni in cui queste imposte non si devono pagare. Per esempio, queste non si pagano, in base alle percentuali viste sopra, sotto al livello di franchigia stabilita per i diversi gradi di parentela con il soggetto defunto.
Se per esempio un fratello riceve una eredità con valore complessivo inferiore a 100.000 euro, non vedrà applicata alcuna tassa di successione, poiché la franchigia ne determina l’imposizione solo una volta superata la soglia.
L’imposta di successione viene sempre pagata per la parte eccedente la franchigia, in base ai criteri visti sopra, per cui al di sotto di tale soglia non è necessario pagare. C’è una particolare situazione in cui una franchigia di questo tipo può essere innalzata a 1.500.000 euro: si tratta del caso di ricezione di un’eredità da parte di un parente portatore di disabilità. In questo caso la possibilità di esonero dalla tassa è maggiore.
Un’altra possibilità di esenzione da un parte delle imposte si ha quando vengono presentate nello stesso periodo più dichiarazioni, per cui il periodo di riferimento è di 5 anni. La riduzione delle imposte viene applicata di un decimo per ogni anno trascorso dall’ultima dichiarazione, con ulteriori diminuzioni se nelle dichiarazioni ci sono gli stessi beni ereditati. Ulteriori esenzioni, o riduzioni al 50% si possono ottenere se nell’eredità vi sono beni culturali sottoposti a vincolo, per cui il soggetto interessato dovrà presentare un preciso inventario. Ricordiamo infine, quali sono i beni del tutto esenti dall’imposta di successione:
- Titoli di stato italiani o europei;
- Aziende o quote di società se i parenti in linea retta proseguono l’attività per almeno 5 anni;
- TFR e previdenza complementare;
- Veicoli iscritti al Pubblico Registro Automobilistico;
- Polizze sulla vita.
Il rifiuto dell’eredità
Va tenuto presente che accettare una eredità non è obbligatorio: questa si può accettare oppure rifiutare. Rifiutare l’eredità può essere vantaggioso nel caso in cui il soggetto defunto abbia contratto in vita una serie di debiti, specialmente se maggiori rispetto ai crediti trasmessi in eredità.
In questo caso gli eredi, anche se si tratta di soggetti legati da parentela in linea retta, possono decidere di rifiutare l’eredità, pertanto non verranno neanche applicate le tasse di successione. Tuttavia va sottolineato che non è possibile accettare solo una parte dell’eredità, e rifiutarne un’altra. Si può infatti rifiutare o accettare l’eredità solamente per intero, non è possibile scegliere in modo parziale.
Conclusioni
L’imposta di successione è una tassazione che interviene al momento del trasferimento di beni a seguito di una successione mortis causa. In Italia, come in molti altri paesi, esistono diverse strategie legali per ottimizzare e, in alcuni casi, ridurre l’imposizione fiscale legata alle successioni. Tuttavia, è fondamentale operare sempre nel rispetto della legge e con la consulenza di professionisti esperti in materia fiscale e legale. La pianificazione successoria, se fatta con attenzione e lungimiranza, può garantire una transizione patrimoniale efficiente e meno onerosa per gli eredi.
Domande frequenti
È una tassa che si applica al trasferimento di beni e diritti a seguito della morte di una persona.
Sì, esistono alcune esenzioni, ad esempio per i trasferimenti a favore del coniuge nei limiti della franchigia esistente.
Sì, la donazione è uno strumento che può essere utilizzato, ma è soggetta a una tassazione specifica e ha delle limitazioni.
È l’insieme delle strategie legali e fiscali messe in atto per ottimizzare il trasferimento di beni e diritti ai propri eredi.
Trust, fondazioni, donazioni e assicurazioni sulla vita sono alcuni degli strumenti utilizzati.