Le notizie recenti ci dicono che nel 2021 ci sarà un massiccio lavoro di revisione del sistema fiscale italiano. Il governo sta lavorando a modificare il fisco corrente sia rimanendo in linea con l’emergenza in corso, sia per alleggerire la pressione delle tasse.

In particolare la riforma riguarda l’IRPEF, ovvero l’imposta sul reddito delle persone fisiche. L’IRPEF è una tassa diretta che viene pagata direttamente in busta paga. La tassa di fatto corrisponde a circa un terzo del totale delle tasse che cittadini devono allo Stato.

La lotta all’evasione fiscale continua, e per farlo verrà rivisto sistema di tassazione italiano. All’interno della riforma fiscale esistono diverse misure e, come abbiamo già visto dal 2020, è crescente la necessità di utilizzare metodi di pagamento tracciabili, limitando il denaro circolante.


Lotta all’evasione fiscale: al centro della riforma

L’evasione fiscale in Italia è altissima, secondo l’unico l’ultimo rapporto che raccoglie i dati sull’evasione in Italia. Si parla di oltre 108 miliardi di euro. La tassa più evasa è l’IRPEF da lavoro autonomo, successivamente al secondo posto troviamo l’IVA, al terzo l’IMU e così via.

Per recuperare i crediti del fisco, il governo ha messo in pratica una serie di misure, già prima del 2021. In particolare prosegue la lotta alla limitazione del denaro contante, per cui si sceglie di propendere verso pagamenti elettronici, tracciabili.

Secondo la prossima riforma del fisco, si prevede che vengano ancora più accentuate le misure per limitare il denaro contante circolante, e per garantire la tracciabilità di tutti i pagamenti. Ricordiamo per esempio che è necessario presentare spese e pagamenti tracciati al fine di poter accedere alle agevolazioni fiscali durante la dichiarazione dei redditi.

La tracciabilità delle spese è fondamentale per poter dichiarare le spese mediche, le spese riguardanti affitti, mutui ed eventuali lavori di ristrutturazione, nel modello 730, così da accedere ad alcune specifiche riduzioni fiscali.

La tracciabilità delle spese è stata introdotta già del 2020 con la legge di bilancio, viene confermata anche per il 2021. La lotta all’evasione fiscale continua, il primo step è limitare il denaro contante circolante.

IRPEF: cosa cambierà con la riforma fiscale

La riforma fiscale come abbiamo visto coinvolge soprattutto la tassa legata all’IRPEF, e il governo Draghi vuole ispirarsi al modello danese, alleggerendo le tasse previste per il ceto medio.

La riforma fiscale è una delle più attese dal governo Draghi, e la revisione prevista per il sistema fiscale sarà applicata in generale tenendo come modello di riferimento la Danimarca, che ha un’imposta statale progressiva, basata cioè sul reddito complessivo.

La tassa in questo modo cambierebbe con aliquote differenti in base al reddito. Quello che sappiamo è che al momento il modello Danese è quello con una maggiore tassazione in Europa, ma è regolamentato in base al reddito.

Di fatto una modifica al fisco non è procedura semplice, il governo sta cercando di ridurre la differenza tra quantità di tasse esigibili è tasse realmente ricevute dallo Stato. L’IRPEF rimane la priorità, che al momento non risponde più alle esigenze economiche attuali.

Partite iva a regime forfettario: ipotesi di aumento della tassazione

Un’altra ipotesi al vaglio è quella di aumentare la tassazione sulle partite IVA che al momento adoperano il regime forfettario. Il regime forfettario è vantaggioso rispetto alle altre tipologie di partita IVA, in quanto è agevolato ed incentiva l’apertura di attività e imprese autonome.

In particolare è molto vantaggioso per le piccole attività e per gli autonomi che lavorano in specifici settori, come ad esempio quello commerciale o digitale. Il regime forfettario attualmente è soggetto ad una tassazione molto inferiore rispetto a quella ordinaria, che si attesta sul 5% per i primi 5 anni dall’apertura di questo tipo di partita IVA.

L’aliquota sale al 15% dopo 5 anni dall’apertura dell’attività. Bisogna comunque ricordare che il regime forfettario non prevede la possibilità di scaricare fiscalmente tutte le spese normalmente sostenute per l’impresa.

Revisionare questo tipo di Partita IVA a livello fiscale di fatto significa aumentare l’aliquota della tassazione, e si ipotizza che dal 15% passi al 23%. Questa ipotesi è prevista per modificare le disuguaglianze rispetto agli altri tipi di partita IVA. Ma non tutti sono d’accordo, e attualmente questa misura è ancora in discussione.

La partita IVA a regime forfettario è particolarmente amata dai giovani italiani, che scelgono di aprirla per svolgere mansioni spesso legate alla digitalizzazione. Va ricordato che alla partita IVA con regime forfettario spesso si affianca ad una fatturazione elettronica che permette notevoli risparmi sulla gestione contabile delle operazioni.

Chi ha un’attività con partita IVA regime forfettario può ridurre del 35% i contributi dovuti alla gestione INPS. Per questo motivo non tutti possono accedere al regime forfettario, ma solamente chi non supera annualmente un ricavo di €65000.

Agevolazioni fiscali: Piano Italia Cashless

Per mettere un freno all’evasione fiscale dilagante, il governo ha messo a disposizione un piano che si chiama Piano Italia Cashless, che prevede l’adozione di sistemi digitali per effettuare i pagamenti. In particolare lo stato ha proposto due iniziative:

Cashback: in questo caso è previsto il rimborso del 10% su tutte le spese effettuate con carte di credito, carte di debito e prepagate, bancomat e applicazioni che permettono il pagamento digitale. Questo rimborso può raggiungere un massimo di 300 euro all’anno, e si attiva con almeno 50 transazioni effettuate. Il piano non prevede gli acquisti on-line, ma solamente quelli presso negozi fisici. Inoltre ogni sei mesi ci sarà un estrazione per vincere 1.500 euro.

Lotteria degli scontrini: sempre in un’ottica di riforma fiscale, e di lotta all’evasione, è stata introdotta anche la lotteria degli scontrini. In questo caso tutti i cittadini possono partecipare registrandosi al sito ufficiale e digitando il proprio codice fiscale, in cambio otterranno un codice lotteria da mostrare al momento di un acquisto nel negozio. Il negoziante dovrà poi dare uno scontrino che varrà come biglietto per la partecipazione alla lotteria. In questo modo lo stato vuole limitare i pagamenti in cui non viene erogato uno scontrino fiscale.

Con la riforma fiscale verranno mantenute queste iniziative, per garantire in qualche modo la fatturazione durante i pagamenti. Per le altre misure occorre aspettare ulteriori conferme e comunicazioni.

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