I genitori che lavorano possono beneficiare dei permessi per malattia dei figli e avere così la possibilità di prendersi cura dei propri bambini. La modalità di usufruire del permesso varia in base all’età del bambino:
- È possibile assentarsi per l‘intera durata della malattia se il figlio ha meno di 3 anni;
- Una volta che il bambino supera i 3 anni, il permesso per la malattia del figlio può raggiungere un massimo di 5 giorni lavorativi all’anno per i bambini tra i 3 e gli 8 anni.
Nello specifico, il Decreto Legislativo del 26 marzo 2001, n. 151, ovvero il “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53” disciplina i permessi per malattia dei figli.
Inoltre, la legge non prevede nessuna indennità specifica per i permessi di malattia dei figli, anche se i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) potrebbero stabilire condizioni più favorevoli per i genitori lavoratori. Inoltre, per giustificare l’assenza dovuta alla malattia del figlio, i genitori devono fornire al datore di lavoro un certificato medico che confermi la malattia del minore. In questo caso, non scattano le normali procedure di controllo previste per le assenze dovute alla malattia del lavoratore stesso.
Permessi per malattia dei figli: la normativa
La normativa relativa ai permessi per malattia dei figli è caratterizzata da una distinzione fondamentale che si basa sull’età dei bambini coinvolti. Questa differenziazione è il risultato di una considerazione attenta delle esigenze e delle fasi di sviluppo dei bambini, al fine di garantire una protezione adeguata per i genitori lavoratori e di promuovere un equilibrio tra le responsabilità familiari e il mantenimento dell’occupazione.
La legge stabilisce, infatti, una disciplina specifica per i permessi per malattia dei figli in base all’età dei bambini. La distinzione principale può essere riassunta in due categorie: i permessi per malattia dei figli fino a 3 anni e i permessi per malattia dei figli compresi tra i 3 e gli 8 anni. In entrambi i casi conta anche il giorno del compleanno.
In questo contesto, diventa importante segnalare la possibilità di utilizzare il congedo parentale, che estende il periodo fino ai 12 anni di età del bambino e comprende anche i lavoratori autonomi e i liberi professionisti. Questa normativa offre ai genitori una maggiore flessibilità per prendersi cura dei figli quando ne hanno bisogno, contribuendo così a migliorare la conciliazione tra vita professionale e familiare.
Permessi per malattia dei figli: fino ai 3 anni
La legislazione offre una rete di protezione per i genitori durante i cruciali primi tre anni di vita dei loro bambini, caratterizzati da frequenti malattie che colpiscono i più piccoli. Per affrontare queste situazioni, sono previsti permessi per malattia dei figli che offrono una certa flessibilità. Durante i primi tre anni di vita del bambino, i genitori hanno accesso a permessi facoltativi per l’intero periodo della malattia. Inoltre, entrambi i genitori possono usufruirne a turno.
Tuttavia, è importante notare che durante i giorni in cui si fruisce di questi permessi, non è prevista alcuna retribuzione e i giorni di permesso non contribuiscono all’accumulo di ferie retribuite né alla percezione della tredicesima. Nonostante la mancanza di retribuzione diretta durante i permessi per malattia dei figli, la contribuzione figurativa è garantita.
Per i lavoratori dipendenti del settore pubblico, la situazione può variare leggermente. In questo caso, è prevista la retribuzione completa per un massimo di 30 giorni all’anno, tra entrambi i genitori, durante i primi tre anni di vita del bambino.
Congedi per malattia dei figli: età compresa tra 3 e 8 anni
La procedura di accesso ai permessi per malattia dei figli cambia radicalmente non appena il bambino compie i 3 anni. Scatta una nuova disciplina fino all’ottavo anno di età del bambino che prevede la possibilità di richiedere permessi giustificati ma solo per massimo 5 giorni all’anno per ciascun genitore. Qui la conciliazione tra vita lavorativa e familiare diventa più complicata.
In questo caso, né i lavoratori del settore pubblico né i dipendenti del settore privato hanno diritto a una retribuzione durante i permessi per malattia dei figli, e la contribuzione figurativa potrebbe essere ridotta.
Documentazione necessaria
Per giustificare l’assenza, i genitori devono presentare un certificato medico che attesti la malattia del bambino. Inoltre, è richiesta una dichiarazione sostitutiva in cui si attesta che l’altro genitore non sta usufruendo di permessi per lo stesso motivo nello stesso periodo.
Congedo parentale
Oltre ai permessi specifici per malattia, i genitori possono richiedere un congedo parentale fino al compimento dei 12 anni del bambino. Questo offre una maggiore flessibilità per prendersi cura dei figli durante periodi di malattia o necessità particolari.
Controlli e visite fiscali
Le assenze per malattia del figlio non sono soggette a controlli tramite visite fiscali, il che significa che i genitori non devono rispettare fasce orarie di reperibilità come nel caso delle assenze per malattia personale.
C.C.N.L. Terziario e turismo
In caso di malattia del bambino, entrambi i genitori, alternativamente, hanno diritto di astenersi dal lavoro per periodi corrispondenti alle malattie di ciascun figlio di età non superiore a 3 anni.
Permessi per malattia dei figli: la differenza tra settore privato e pubblico
La gestione dei permessi per malattia dei figli presenta notevoli differenze tra il settore pubblico e privato, soprattutto quando si tratta della fascia di età dei bambini fino ai 3 anni. La principale differenza consiste nel fatto che i dipendenti pubblici possono usufruire di permessi per malattia dei figli retribuiti al 100% per i primi 3 anni di vita dei bambini, con un limite massimo di 30 giorni all’anno, da condividere tra entrambi i genitori.
Tuttavia, una volta che il bambino supera i 3 anni e fino all’ottavo anno di età, si applica la stessa disciplina. Durante questo periodo, non è quindi prevista nessuna retribuzione durante i permessi per malattia dei figli, né nel settore pubblico né in quello privato.
Permessi per malattia dei figli: trattamento previdenziale
In conformità con le direttive dell’INPS, il trattamento previdenziale prevede l’applicazione della configurazione figurativa per i permessi per malattia dei figli, come definito nell’articolo 49 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151. Questo beneficio è esteso sia al padre che alla madre. Ciò significa che i genitori continueranno a ricevere i benefici previdenziali e a mantenere i propri diritti previdenziali, nonostante l’assenza dal lavoro.
Nello specifico, i permessi per malattia del figlio fino a 3 anni di età vengono accreditati come contributi figurativi per l’intero importo. Al contrario, quelli utilizzati successivamente, fino all’età di 8 anni del figlio, offrono una copertura contributiva ridotta, pari al 200% del valore massimo dell’assegno sociale in proporzione ai periodi di riferimento.
L’accredito dei contributi avviene automaticamente a seguito della segnalazione mensile del datore di lavoro, e il processo di elaborazione solitamente richiede circa 30 giorni.
Conclusioni
I genitori lavoratori possono accedere ai permessi per malattia dei figli. Lo spartiacque più importante è rappresentato dal compimento del 3° anno di età. Per i bambini sotto i 3 anni, è infatti possibile assentarsi per l’intera durata della malattia. Dai 3 agli 8 anni, si possono prendere fino a 5 giorni lavorativi all’anno per la malattia del figlio. Questa distinzione basata sull’età rappresenta un esempio di come la legislazione miri a fornire un trattamento equo e adeguato alle diverse fasi della crescita dei bambino.
Non è prevista inoltre un’indennità specifica, anche se il CCNL di riferimento potrebbe offrire condizioni più favorevoli, senza poi dimenticare le differenze che sussistono tra settore pubblico e privato. Infine, è necessario fornire un certificato medico per giustificare l’assenza dovuta alla malattia del figlio, senza le normali procedure di controllo previste per le assenze del lavoratore.
È fondamentale sottolineare che, indipendentemente dall’età del bambino, le leggi e le regolamentazioni riguardanti le assenze per malattia dei figli sono progettate con l’obiettivo di consentire ai genitori di conciliare le proprie responsabilità familiari con il lavoro, salvaguardando i propri diritti e garantendo il benessere dei figli.
Domande frequenti
Sì, se si sta usufruendo del congedo parentale e il figlio si ammala, è possibile segnalare immediatamente l’assenza dovuta alla malattia del bambino. Questo sospende temporaneamente il conteggio delle giornate di congedo parentale, che riprenderà una volta dichiarata la guarigione. Lo stesso principio si applica se il genitore è in congedo parentale per un figlio e se ne ammala un secondo.
Sì, i lavoratori e le lavoratrici a tempo parziale godono degli stessi diritti dei dipendenti a tempo pieno. L’eventuale trattamento economico, se previsto, sarà adeguato in base alla ridotta entità dell’orario di lavoro.
Il dipendente che richiede i permessi per malattia dei figli deve ottenere un certificato medico dal pediatra del minore, che lo invierà al datore di lavoro in modo telematico per giustificare l’assenza del lavoratore. Il genitore deve dichiarare di essere l’unico beneficiario del permesso, e in questa situazione, non sono previste visite di controllo fiscali.
I genitori adottivi, che siano dipendenti nel settore pubblico o privato, godono degli stessi diritti in merito ai permessi per la malattia dei figli. Nel caso dei bambini adottati, tali permessi possono essere utilizzati fino al sesto anno di età. Per garantire una tutela uniforme, quando si tratta di adozioni di bambini tra i 6 e i 12 anni, si considera il momento dell’arrivo del bambino invece dell’età. In questo modo, il diritto all’assenza per malattia si estende fino al terzo anno dall’ingresso del figlio nella famiglia.
Riferimenti normativi
Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 – artt. 47 e seguenti