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Obbligazioni: cosa sono e come funzionano?

Nel complesso mondo degli investimenti, gli investimenti obbligazionari rappresentano una colonna portante, offrendo un equilibrio tra rendimento e sicurezza.

Le obbligazioni o anche dette bond sono una forma di investimento, mediante acquisto del capitale di debito. L’obbligazione costituisce un titolo che conferisce all’investitore il diritto ad un rimborso, alla scadenza predefinita. I risparmiatori acquistano il suddetto titolo, che consente di ottenere, alla scadenza, la restituzione del capitale e gli interessi. Pertanto, possiamo dire che sono un acquisto del capitale di debito di una società o di uno Stato, andando a finanziare tale soggetto, e ottenendo rendimento al pari di un qualsiasi finanziatore.

Si distinguono dalle azioni, dove si procede all’acquisto di azioni della società, divenendo in tal modo soci della stessa. E’ sicuramente un investimento diverso e in parte più rischioso. In tal ipotesi, infatti, al contrario delle obbligazioni, non ti è garantito il rimborso del capitale perché tutto dipenderà dal bilancio societario. Se l’azienda produce reddito allora riceverai la tua porzione di utile, sotto forma di dividendi, ove invece non produca profitto, non ti sarà restituito l’investimento.

Il nostro ordinamento ne conosce molteplici tipologie, tra queste ad esempio ricordiamo le obbligazioni subordinate, ritenute particolarmente rischiose. Queste sono titoli in cui il pagamento delle cedole ed il rimborso del capitale, in caso di particolari difficoltà finanziarie dell’emittente, dipendono dalla soddisfazione degli altri creditori non subordinati.

Nel presente contributo intendiamo offriti un quadro preciso, ma al contempo sintetico, delle obbligazioni, intese quale forma di investimento per il risparmiatore.

Cosa sono le obbligazioni?

L’obbligazione, anche detta bond, costituisce un titolo che conferisce all’investitore il diritto ad un rimborso, alla scadenza, predefinita dal titolo. Quindi sono una particolare forma di investimento. Infatti, i risparmiatori comprano predetto titolo, che consente di ottenere al termine sia la somma versata, che una remunerazione. L’investitore, in cambio del capitale prestato, riceve un tasso d’interesse fisso o variabile e il rimborso del capitale a scadenza.

I soggetti emittenti dell’obbligazione sono:

  • Stato (“Titoli di Stato”) o un altro ente pubblico;
  • Banca o una società di altro genere (si parla in questo caso di corporate bond);
  • Organismo sovranazionale.

Esempi concreti includono i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) emessi dal governo italiano e le obbligazioni corporate di grandi aziende come Enel o Telecom Italia.

Le obbligazioni possono essere acquistate in due momenti:

  • Al momento della prima emissione, ossia quando per la prima volta vengono offerte al pubblico, sul c.d. mercato primario;
  • In un momento successivo all’emissione, ad opera di chi le ha già acquistate sul mercato secondario. In tale ipotesi, il prezzo viene determinato dal mercato stesso.

Esistono diversi tipi di obbligazioni a seconda delle caratteristiche specifiche del titolo.

In base al rendimento, possono essere con cedola:

  • A tasso fisso, che garantisce periodicamente un ammontare di interessi stabilito a priori;
  • A tasso variabile, in cui gli interessi pagati dipendono da indici finanziari (generalmente Libor, Euribor o altri tassi ufficiali), reali (tasso di inflazione) o valutari (tasso di cambio).

Differenza con le azioni

Data un prima definizione di obbligazioni, possiamo ora procedere a distinguere tra azioni e obbligazioni (gli americani direbbero fra equity e debt). Questa, invero, è una delle ripartizioni fondamentali della finanza. Tuttavia, si deve tener presente che negli ultimi anni sono divenuti particolarmente diffusi numerosi “strumenti ibridi”. Ciò ha creato un po’ di confusione sulla linea di confine.

La distinzione tra le due fattispecie attiene ai due concetti di capitale di rischio e di debito. Tali due concetti sono fondamentali al fine di consentire al risparmiatore di adottare la scelta migliore per le proprie esigenze.

La differenza principale è che:

  • Nel caso delle azioni, il risparmiatore acquirente diventa socio dell’azienda, ossia azionista. L’azionista partecipa così al capitale di rischio, ciò ovviamente comporta anche un maggior rischio, in cambio di rendimenti più elevati;
  • Un’obbligazione, invece, comporta l’acquisto da parte del risparmiatore del debito di una società o di uno Stato, rappresentato da un titolo, divenendone creditore. Quindi, tale secondo strumento, è molto più sicuro del precedente, infatti, il creditore sarà ripagato nel momento in cui si giunge a scadenza, salvo fallimento della società o dello Stato. Il creditore deve riavere alla scadenza prefissata sia il capitale che i relativi interessi previsti dal contratto.

Chi emette le obbligazioni?

Le obbligazioni possono essere emesse da tre distinti soggetti:

  • Titoli di Stato: sono i titoli del debito di una nazione che viene finanziata in cambio di un interesse (per esempio i BOT e BTP italiani);
  • Corporate bond: in questo caso l’obbligazione è emessa da una società che si indebita sul mercato. Quasi sempre per accedere a questo mercato bisogna essere una banca o una grossa multinazionale capace di gestire e garantire questo genere di emissioni;
  • Obbligazioni sovranazionali o supranational bond: sono i bond emessi da organizzazioni internazionali come la Banca Europea degli Investimenti o la Banca Mondiale.

Si potrebbero aggiungere anche i bond emessi dai comuni , dalle regioni o, per esempio, dagli stati americani che rappresentano la declinazione locale dell’indebitamento diretto sul mercato.

Perché Investire nell’obbligazionario

Gli investimenti obbligazionari offrono diversi vantaggi unici che li rendono attraenti per gli investitori, soprattutto in contesti di incertezza economica.

Sicurezza relativa

A differenza delle azioni, che possono subire significative fluttuazioni di valore, le obbligazioni tendono ad essere più stabili. Inoltre, in caso di fallimento dell’entità emittente, gli investitori obbligazionari hanno la priorità rispetto agli azionisti nella ripartizione degli asset.

Flussi di cassa regolari

Le obbligazioni forniscono rendimenti regolari sotto forma di interessi, che possono essere fissi o variabili. Questo flusso costante di reddito è particolarmente apprezzato da investitori che cercano una fonte di entrate prevedibile, come i pensionati.

Diversificazione del portafoglio

Includere obbligazioni in un portafoglio aiuta a ridurre il rischio complessivo, grazie alla loro bassa correlazione con altre classi di asset come le azioni. Questo effetto di diversificazione si traduce in una minore volatilità del valore complessivo del portafoglio.

Rapporto tra investimento e rischio

Mentre gli investimenti obbligazionari sono generalmente considerati meno rischiosi rispetto ad altre categorie di asset, non sono esenti da rischi. Comprendere questi rischi è fondamentale per gestire efficacemente un portafoglio obbligazionario.

Rischio creditizio

Il rischio creditizio, o rischio di default, si riferisce alla possibilità che l’entità emittente non sia in grado di onorare gli obblighi di pagamento degli interessi o del capitale. Le obbligazioni sono valutate da agenzie di rating creditizio, che forniscono una stima della solidità finanziaria dell’emittente. Obbligazioni con rating elevato (“investment grade“) tendono ad avere un rischio creditizio inferiore rispetto a quelle con rating più basso (“high yield” o “junk bonds“).

Rischio di tasso d’interesse

Il valore di mercato delle obbligazioni è inversamente correlato ai tassi d’interesse: quando i tassi salgono, il valore delle obbligazioni esistenti tende a scendere, e viceversa. La variazione del tasso di interesse, quindi, comporta la possibilità di perdite, se si vuole vendere il titolo prima della scadenza. Per i titoli a tasso fisso e/o quelli a lunga scadenza questo rischio è superiore rispetto ai titoli a tasso variabile.

Gli investitori dovrebbero essere consapevoli di come i cambiamenti nel panorama dei tassi d’interesse possano influenzare il valore delle loro obbligazioni.

Rischio di liquidità

Il rischio di liquidità si verifica quando non è possibile vendere un’obbligazione rapidamente a un prezzo ragionevole. Alcune obbligazioni, in particolare quelle con volumi di scambio bassi o emesse da entità meno note, possono essere più difficili da liquidare.

Molto spesso questo rischio è legato alla ridotta dimensione o all’assenza di un mercato secondario del titolo. I titoli non quotati, in particolare, potrebbero presentare delle difficoltà nello smobilizzo.

Rischi delle obbligazioni subordinate

Tra le categorie di obbligazioni, dal punto di vista del rischio, sicuramente capitolo a parte è costituito dalle obbligazioni subordinate o anche dette junior.

Le obbligazioni subordinate sono titoli che comportano la restituzione del capitale impiegato per l’acquisto, oltre ad un rendimento, che in genere è pagato semestralmente. Queste risultano particolarmente rischiose proprio a causa della subordinazione, che, al contempo, consente di ottenere rendimenti più elevati delle obbligazioni senior, anche ove presentino caratteristiche simili, in termini di durata, pagamento e interessi.

Obbligazioni senior e junior

Le obbligazioni possono esser distinte in senior e junor, anche dette subordinate. Queste ultime sono titoli in cui il pagamento delle cedole ed il rimborso del capitale, in caso di particolari difficoltà finanziarie dell’emittente, dipendono dalla soddisfazione degli altri creditori non subordinati (o subordinati di livello inferiore). Per questo loro particolare meccanismo, che comporta un rischio considerevole, i titoli in questione producono più reddito rispetto alle obbligazioni non subordinate.

In genere, sono emesse dalle aziende, le quali adottano questo strumento per ottenere liquidità, invece di ricorrere all’emissione di nuove azioni. Si connotano poi, per la circostanza che viene staccata una cedola periodica. Non necessariamente è prevista una fissa e predefinita data di scadenza. Possono però prevedere un’opzione di rimborso anticipato a favore dell’emittente, in tal caso, da esercitare entro un termine certo.

Le obbligazione subordinate si definiscono anche junior, mentre quelle non subordinate sono dette senior. La differenza principale attiene alla rischiosità, che è maggiore rispetto a quella delle obbligazioni non subordinate. Infatti, in caso di fallimento della banca, i creditori acquirenti delle junior sono soddisfatti dopo gli altri creditori senior. Le perdite, invero, possono conseguire anche a qualche difficoltà operativa della banca, oltre che all’ipotesi di fallimento.

È importante tener presente che esistono vari livelli di subordinazione che possono caratterizzare un titolo, ai quali corrispondono diversi livelli di rischio.

Cedole

Invero, esistono diverse cedole per il pagamento, in base ad esse distinguiamo alcune categorie di obbligazioni:

  • A cedola fissa: questo tipo assai diffuso di obbligazioni, presuppone che sia corrisposto un interesse fisso a scadenze stabilite;
  • Indicizzate: in questo caso consentono il pagamento di una cedola variabile che in genere dipende dall’andamento di un indicatore come un listino azionario, un tasso d’interesse bancario, un cambio valutario e simili;
  • Senza cedola o zero coupon: sono le emissioni sotto la pari di cui sopra. La differenza fra il capitale restituito e quello sottoscritto costituisce il corrispettivo del rischio.

Qual è il prezzo di emissione?

Come dicevamo nei paragrafi precedenti, l’emissione delle obbligazioni può avvenire sia sul mercato primario, in questo caso può essere riservata a investitori istituzionali, che sul mercato secondario, in tal ipotesi con destinatari sia al retail che agli istituzionali.
Un’obbligazione può, inoltre, essere emessa:

  • Alla pari (par bond): laddove il valore nominale corrisponda al valore di emissione. In via esemplificativa, 100 euro di un par bond richiedono un investimento di 100 euro nell’obbligazione (al netto delle commissioni);
  • Sotto la pari: in tal ipotesi il prezzo di emissione è inferiore al valore nominale. Un investitore compra per esempio 90 euro di bond (emissione al 90%) e riceve alla scadenza 100 euro. Ivi, la differenza (detta scarto di emissione) di 10 euro (10%) rappresenta l’interesse percepito nel caso degli zero-coupon bond (così denominati per via della mancanza di cedole: esempi italiani sono i BOT e i CTZ). Potrebbe, inoltre, andare a rendere più sostanzioso il rendimento dell’investitore nel caso delle obbligazioni con cedole;
  • Sopra la pari: il prezzo di emissione è maggiore del valore nominale. Un investitore compra per esempio 110 euro di bond (emissione al 110%) e riceve alla scadenza 100 euro. La differenza negativa di 10 euro (10%) comporta un rendimento negativo dell’obbligazione zero-coupon (è il caso attuale della maggior parte dei titoli di Stato a breve dei principali Paesi eurozona), oppure va a decurtare il rendimento complessivo dell’obbligazione se questa prevede lo stacco di cedole.

Tabella: vantaggi e svantaggi delle obbligazioni come investimento

Tassazione degli investimenti obbligazionari

La tassazione delle rendite da obbligazioni è un aspetto fondamentale da considerare per gli investitori. Essa varia a seconda della tipologia di obbligazione e della residenza fiscale dell’investitore.

Tassazione degli interessi delle obbligazioni

  1. Obbligazioni governative: Le rendite derivanti da obbligazioni emesse dallo Stato italiano (come i BTP) sono soggette a una tassazione del 12,5%;
  2. Obbligazioni societarie: Per le obbligazioni societarie, sia italiane che estere, la tassazione sale al 26%;
  3. Tassazione sui titoli esteri: Gli investimenti in obbligazioni emesse da entità non italiane possono essere soggetti a differenti aliquote e regolamenti a seconda del paese di emissione. Per l’investitore residente in Italia, resta ferma la tassazione con imposta sostitutiva al 26%.

Differenze e particolarità

La scelta tra obbligazioni governative e societarie non deve basarsi solo sul rendimento potenziale, ma anche sulla diversa incidenza fiscale. Inoltre, è importante considerare eventuali accordi fiscali tra l’Italia e il paese di emissione per obbligazioni estere, al fine di evitare la doppia imposizione.

Obbligazioni subordinate: cosa sono?

Le obbligazioni subordinate sono titoli in cui il pagamento delle cedole ed il rimborso del capitale, in caso di particolari difficoltà finanziarie dell’emittente, dipendono dalla soddisfazione degli altri creditori non subordinati (o subordinati di livello inferiore). Per questo loro particolare meccanismo, che comporta un rischio considerevole, i titoli in questione producono più reddito rispetto alle obbligazioni non subordinate.

In genere, sono emesse dalle aziende, le quali adottano questo strumento per ottenere liquidità, invece di ricorrere all’emissione di nuove azioni. Si connotano poi, per la circostanza che viene staccata una cedola periodica. Non necessariamente è prevista una fissa e predefinita data di scadenza. Possono però prevedere un’opzione di rimborso anticipato a favore dell’emittente, in tal caso, da esercitare entro un termine certo.

Le obbligazione subordinate si definiscono anche junior, mentre quelle non subordinate sono dette senior. La differenza principale attiene alla rischiosità, che è maggiore rispetto a quella delle obbligazioni non subordinate. Infatti, in caso di fallimento della banca, i creditori acquirenti delle junior sono soddisfatti dopo gli altri creditori senior. Le perdite, invero, possono conseguire anche a qualche difficoltà operativa della banca, oltre che all’ipotesi di fallimento.

È importante tener presente che esistono vari livelli di subordinazione che possono caratterizzare un titolo, ai quali corrispondono diversi livelli di rischio.

La subordinazione: che rischi comporta?

Le obbligazioni subordinate sono titoli che comportano la restituzione del capitale impiegato per l’acquisto, oltre ad un rendimento, che in genere è pagato semestralmente. Queste risultano particolarmente rischiose proprio a causa della subordinazione, che, al contempo, consente di ottenere rendimenti più elevati delle obbligazioni senior, anche ove presentino caratteristiche simili, in termini di durata, pagamento e interessi.

Sul mercato, infatti, esistono delle obbligazioni subordinate che consentono di investire ad un interesse molto vantaggioso. Tuttavia, prima di decidere se acquistare i titoli è necessario anche valutare i rischi, che si concretizzano, in sostanza, nella perdita del capitale investito.

Queste obbligazioni, inoltre, consentono di ottenere un rendimento a tasso fisso o variabile. Per quanto riguarda il rimborso del capitale investito, è anche prevista una data di scadenza, entro la quale deve essere restituita la somma dovuta.

Conseguenza del default dell’emittente

Cosa succede se l’emittente va incontro a problemi finanziari o addirittura al default?

È proprio questa ipotesi che evidenzia, sia la caratteristica principale delle obbligazioni subordinate, sia la particolare pericolosità delle stesse. Infatti, la legge ha previsto una sorta di priorità di rimborso ai creditori, a condizione naturalmente che ci siano almeno una parte delle risorse disponibili, come ad esempio asset dell’emittente o quote azionarie.

Ove si verifichino tali condizioni, si stabilisce una priorità nel rimborso dei creditori. Dunque, non tutti potrebbero essere rimborsati, perché i creditori verranno rimborsati entro il limite delle risorse disponibili. Quando si acquista un’obbligazione subordinata si ha diritto ad essere rimborsati solo dopo i creditori ordinari e quelli con una subordinazione inferiore.

Ovviamente, ne consegue, che se l’emittente si trova in stato di difficoltà finanziaria, con ogni probabilità le risorse a disposizione sono insufficienti per procedere a rimborsare tutti coloro che hanno acquistato obbligazioni subordinate. L’ordine di rimborso, che spiega anche la denominazione delle obbligazioni, comporta che vengono liquidate prima le obbligazioni senior, solo successivamente le junior. Ciò ovviamente rende l’acquisto delle seconde molto più rischioso rispetto ad investire in non subordinate.

L’investimento in titoli con questa caratteristica, quindi, in caso di difficoltà finanziarie dell’emittente, ipotesi non tanto remota con i disastri causati da Covid19, rappresenta un serio rischio di perdita dei propri soldi.

Tipologie di obbligazioni subordinate

Ad oggi, è possibile acquistare solo due tipologie di obbligazioni subordinate. Ricordiamo a tal proposito che gli accordi di Basilea 2 e 3 hanno ridimensionato le caratteristiche che possono assumere i prodotti finanziari di questo tipo.

Naturalmente le regole precedenti valgono per tutte le obbligazioni emesse precedentemente a tali accordi, che hanno stabilito nuove regole sui requisiti minimi di capitale. Appartengono a questa macrocategoria le obbligazioni Tier 1 e 2. Tuttavia, sono ancora in circolazione anche altre tipologie di obbligazioni, antecedenti agli accordi di Basilea stessi. Dal punto di vista dell’investitore ci si chiede quali siano le obbligazioni subordinate più rischiose. Cerchiamo di fare chiarezza.

Tier 1

Le obbligazioni subordinate maggiormente rischiose sono le Tier 1, esse infatti rappresentano il massimo del rischio a cui può andare incontro un investitore.

Le obbligazioni subordinate Tier 1 prevedono la possibilità di perdere anche il 100% del capitale investito. Dunque, l’emittente può provvedere a emettere titoli rispetto ai quali si può anche giungere a cancellare del tutto, o più spesso rinviare, il pagamento di una cedola o di più cedole.

In genere, questi titoli non prevedono una scadenza fissa. Al termine del rapporto comunque viene decurtata una parte del capitale.

Upper tier 2

La seconda categoria di obbligazioni subordinate sono le Upper tier 2. Questa categoria è la seconda in termini di rischiosità, dopo le Tier 1. Invero, hanno alcuni punti in comune con esse. Infatti, come per le tier 1, è possibile che l’intero capitale investito vada in fumo nel caso in cui l’emittente si dichiari insolvente. Tuttavia, nel caso in esame, le cedole possono essere solo differite nel pagamento, mentre nelle tier 1 le cedole possono anche essere cancellate.

In genere, laddove il soggetto emittente non sia in grado di provvedere al pagamento delle Upper tier 2, il pagamento delle cedole può essere rinviato, ma al termine del primo anno in cui si presenta un utile di esercizio. Anche per queste obbligazioni non necessariamente è prevista una scadenza finale. Tuttavia, non si rischia una decurtazione del capitale, al momento del rimborso.

Lower Tier 2

Inoltre, un’ulteriore categoria di obbligazioni subordinate, è rappresentata dalle Lower Tier 2. Queste, invero, sono certamente le più comuni e diffuse. Anche qui, il rischio che grava sull’investitore è la perdita del 100% del capitale. E’, invece, prevista in genere, una durata decennale dei titoli. Il pagamento delle cedole delle obbligazioni subordinate Lower Tier 2, nonché dei relativi interessi, viene differito solo in presenza di gravissimi problemi di insolvenza dell’emittente.

I possessori di obbligazioni subordinate Lower Tier 2, d’altra parte, hanno una sorta di preferenza al momento del rimborso, ove l’emittente vada incontro ad una procedura di liquidazione. Infatti, sono rimborsati con preferenza rispetto a coloro che detengono bond di tipo Tier 1 e Upper Tier 2, ma comunque sempre dopo i possessori di obbligazioni Senior, quindi non subordinate.

La scadenza del titolo può essere:

  • Fissa;
  • Dotata di una clausola di rimborso anticipato, in genere almeno dopo 5 anni di vita del titolo.

Queste obbligazioni subordinate si caratterizzano per una particolarità. All’interno del contratto di acquisto per le Lower Tier 2 possiamo inserire una clausola, detta Step-up. Quest’ultima comporta per l’istituto emittente una progressione del rendimento della cedola nel momento in cui non si utilizzi il rimborso anticipato.

In questo caso l’emittente viene nella sostanza penalizzata dalla banca centrale di riferimento, in quanto l’obbligazione non viene considerata più capitale di vigilanza“, naturalmente in modo progressivo.

In sostanza, si tratta di una sorta di penale che l’emittente è tenuta a pagare laddove ritardi il rimborso del capitale investito. La banca infatti viene penalizzata ed è costretta a pagare all’investitore un interesse crescente.

Tier 3

Un’ultima categoria di obbligazioni subordinate sono le Tier 3. Queste si connotano soprattutto per la previsione di una scadenza di breve durata, in genere da 2 a 4 anni. Le obbligazioni subordinate Tier 3 sono le più sicure per l’investitore, le migliori dal punto di vista della sicurezza di ricevere indietro il capitale impegnato. Tuttavia, il prezzo della sicurezza è un rendimento inferiore, infatti pagano gli interessi più bassi.

Anche in questo caso, invero, rimane il rischio principale, cioè perdere l’intero capitale investito. Tuttavia, è opportuno sottolineare che sull’investitore grava un basso rischio del differimento di una cedola di un’obbligazione subordinata Tier 3. Anche il mancato pagamento degli interessi, è veramente un esito remoto, nonostante in epoca di Coronavirus non è possibile affermarlo con certezza.

Inoltre, l’investitore, in sede di rimborso, molto difficilmente si vedrà decurtare una parte del capitale investito, stante la possibilità che l’emittente faccia default. Va considerato che dalle banche le obbligazioni subordinate Tier 3 non vengono conteggiate come capitale di vigilanza.

Conclusioni

Gli investimenti obbligazionari rappresentano un’importante componente di un portafoglio diversificato, offrendo stabilità, flussi di reddito prevedibili e una relativa sicurezza. Tuttavia, come abbiamo visto, non sono esenti da rischi quali il rischio creditizio, il rischio di tasso d’interesse e il rischio di liquidità. La comprensione di questi aspetti, insieme alle implicazioni fiscali specifiche per gli investitori italiani, è essenziale per prendere decisioni informate e strategiche. Gli investitori devono valutare attentamente i vantaggi e gli svantaggi degli investimenti obbligazionari in relazione ai propri obiettivi finanziari e alla propria tolleranza al rischio.

Domande frequenti

Che cosa rende gli investimenti obbligazionari diversi dalle azioni?

Gli investimenti obbligazionari sono generalmente considerati meno rischiosi rispetto alle azioni, offrendo un reddito fisso e più prevedibile. Mentre le azioni rappresentano una quota di proprietà in un’azienda, le obbligazioni sono forme di debito che le aziende o i governi emettono per raccogliere capitale.

È meglio investire in obbligazioni governative o societarie?

Dipende dagli obiettivi specifici dell’investitore e dalla sua tolleranza al rischio. Le obbligazioni governative tendono ad essere meno rischiose ma offrono rendimenti più bassi, mentre quelle societarie possono offrire rendimenti più elevati ma con un rischio maggiore.

Come influiscono i tassi d’interesse sul valore delle obbligazioni?

C’è una relazione inversa tra i tassi d’interesse e il valore di mercato delle obbligazioni. Quando i tassi d’interesse salgono, il valore delle obbligazioni già in circolazione tende a scendere, e viceversa.

Elisa Migliorini
Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.

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