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Isee errato: come accedere ai bonus?

NewsIsee errato: come accedere ai bonus?

L'Isee deve essere completo di tutte le informazioni inerenti la situazione reddituale del nucleo familiare di appartenenza del richiedente. Qualora l'indicatore risulti errato, a causa di inesattezze e imprecisioni compiute nella compilazione della Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), si può sempre procedere alla rettifica. In caso però di Isee errato e richiesta di bonus, le conseguenze per l'interessato possono essere piuttosto pesanti, prevedendo la revoca dell'agevolazione in questione (se già richiesta) e anche sanzioni penali.

L’Isee (’Indicatore della Situazione Economica Equivalente) è solitamente il principale requisito richiesto per poter accedere a svariati bonus e agevolazioni. Presentare questo valore ogni anno non è obbligatorio per tutti, ovvero si deve procedere solamente nel caso in cui si desidera ricevere un sostegno dallo stato o da un altro ente. Può essere richiesto autonomamente o avvalendosi di un Caf o di un professionista.

In teoria la sofisticatezza della piattaforma Inps, presso cui si inoltra la richiesta Isee, dovrebbe già essere in grado di rilevare determinate inesattezze nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), rigettando direttamente la domanda o impedendone l’inoltro. Ma se così non fosse o per qualsiasi motivo la certificazione Isee dovesse essere errata, che fare? Ma soprattutto, come accedere in questo caso ai bonus d’interesse?

Esiste la possibilità di rimediare. Vediamo di seguito cosa fare in questa eventualità.

Isee errato: come correggere

Per evitare conseguenze, anche penali, a seguito di un Isee sbagliato, nel momento in cui ci si accorge di errori è possibile chiedere la correzione. Ci sono due modalità attraverso cui procedere.

La prima è la compilazione di un modello integrativo, chiamato FC3, necessario per comunicare tutte le informazioni inizialmente mancanti. Questo ‘escamotage’ è pensato proprio per comunicare all’Agenzia delle Entrate oppure all’INPS le informazioni mancanti. In linea teorica, il modulo debitamente compilato deve essere inoltrato entro 15 giorni dalla prima richiesta del calcolo dell’ISEE.

La seconda prevede invece la presentazione di una nuova DSU, la Dichiarazione Sostitutiva Unica, questa volta completa di tutte le informazioni mancanti e corrette, affinché l’Isee stesso possa essere ricalcolato. Questa procedura andrà a sostituire la precedente errata, risolvendo di fatto l’intoppo.

Isee errato a causa del Caf

Sempre più spesso i cittadini si rivolgono ad un Caf per chiedere l’Isee, per avere maggiore sicurezza di non commettere errori. Ma se è invece proprio il Caf a sbagliare la DSU portando di conseguenza ad un Isee sbagliato?

Il CAF si occupa di verificare solitamente tutta la documentazione a disposizione dell’utente e, quindi, a calcolare la DSU. Per quanto si tratti di un’evenienza rara, può capitare che eventuali errori siano proprio dovuti al CAF stesso. Che fare?

La procedura è praticamente la stessa anche in questo caso. In alternativa sarà dunque possibile:

  • Chiedere supporto al CAF per la compilazione e l’inoltro del modello integrativo FC3, così da integrare la documentazione presentata con le informazioni mancanti;
  • Produrre, in autonomia oppure con l’aiuto sempre del CAF, una nuova DSU e la predisposizione di una rinnovata dichiarazione ISEE, che andrà così a sostituire la precedente già consegna, compresa la versione precompilata.

Isee errato: le sanzioni

Le sanzioni per la presentazione di un ISEE sbagliato sono definite dal Testo Unico sulla Documentazione Amministrativa, in particolare agli articoli 75 e 76. Qualora i soggetti deputati dalla legge per effettuare i controlli sulle dichiarazioni, ovvero l’Agenzia delle Entrate e l’INPS, dovessero certificare delle difformità, si apre la strada a due principali conseguenze:

  • L’applicazione di sanzioni amministrative tra 5.164 e 25.882 euro, tuttavia la multa non può superare il triplo del valore dell’agevolazione percepita grazie all’ISEE errato;
  • La pena detentiva da tre mesi a sei anni, se il bonus percepito dallo Stato oppure dagli enti pubblici è superiore a 3.999,96 euro.

Contestualmente alle sanzioni comminate, e dell’eventuale pena detentiva, viene poi bloccata l’erogazione degli eventuali benefici ottenuti tramite l’ISEE sbagliato. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite o, ancora, il versamento della differenza ingiustamente usufruita.

Va precisato che qualora ci si sia avvalsi di un Caf per la richiesta Isee in caso di contestazioni e sanzioni, i CAF oppure i professionisti abilitati, come, ad esempio, i commercialisti, non possono essere ritenuti responsabili di eventuali dichiarazioni fallaci. Lo ha stabilito la sentenza 700 del 10 giugno 2021 della Corte di Appello di Lecce: enti e professionisti sono infatti tenuti a raccogliere i dati forniti dai contribuenti e a compilare le dichiarazioni in base a queste informazioni, non possono quindi farsi carico di eventuali omissioni. Entrambi hanno però l’obbligo di avvisare l’utente delle possibili sanzioni, amministrative e penali, in presenza di dichiarazioni incomplete o mendaci.

Cosa succede in caso di bonus già ricevuti?

Presentare l’Isee errato accorgendosi dell’errore solo quando si sta ricevendo l’agevolazione espone a rischi in quanto il codice penale e nello specifico l’articolo 316 ter del c.p. punisce chi ottiene in maniera indebita erogazioni pubbliche presentando documenti che attestano cose non veritiere oppure omettendo informazioni o ancora inviando documenti falsi. Occorre quindi intervenire tempestivamente con le modalità correttive sopra enunciate.

Non procedere per tempo porta al rischio di incorrere in sanzioni e di subire la revoca del bonus ricevuto.

L’Ente interverrà inoltre per il recupero delle somme già erogate e ricevute indebitamente. Le eventuali incongruenze verranno infatti alla luce in seguito ai controlli effettuati dagli enti preposti. Le sanzioni applicabili sono le seguenti:

  • In caso di somma indebitamente percepita superiore a 3.999,96 euro si va incontro all’applicazione di una sanzione penale con reclusione da sei mesi a tre anni.
  • In caso di somma indebitamente percepita inferiore alla soglia di 3.999,96 euro, invece, si va incontro all’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria di importo compreso tra 5.164 euro e 25.822 euro.

Rettifica Isee ed accesso ai bonus

Qualora non ci si sia ancora accorti dell’Isee errato e si faccia richiesta di alcuni bonus va detto che la richiesta andrà comunque in porto. L’ente infatti che predispone l’agevolazione non esegue specifici controlli ma fa riferimento solo al valore Isee del richiedente. Il bonus quindi viene erogato.

I problemi sorgono in un secondo momento. Può essere infatti l’interessato ad accorgersi delle inesattezze e procedere con le modalità correttive che abbiamo indicato, oppure, possono essere direttamente l’Inps e l’Agenzia delle Entrate ad accorgersi degli errori. E in quel caso, come suindicato, il bonus verrà revocato, ci sarà restituzione delle somme già godute e si potrebbe incorrere in pesanti sanzioni penali.

Conclusioni

La richiesta dell’Isee è una pratica complessa dovendo prendere a riferimento tutti i beni mobili e immobili, e altri aspetti reddituali, del nucleo reddituale. Le informazioni devono essere precise per non ritrovarsi in un momento successivo a incorrere in pesanti conseguenze, soprattutto quando si tratta di dover richiedere bonus e agevolazioni collegati all’Isee stesso.

Esiste in ogni caso la possibilità di sanare errori e inesattezze con la rettifica dell’Isee. L’accorgimento è quello di procedere in modo tempestivo e, possibilmente, in maniera autonoma, prima che siano l’Inps o l’Agenzia delle Entrate ad accorgersi delle imprecisioni procedendo con la comminazione di sanzioni amministrative o nei casi più gravi anche penali.

Le principali problematiche che riguardano gli errori sull’Isee riguardano il patrimonio detenuti all’estero dal contribuente (importante è visionare sempre la check list dei documenti utili). Questi, infatti, crede erroneamente che tali beni non rientrino nel patrimonio personale da indicare ai fini della Dichiarazione sostitutiva unica.

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