I lavoratori autonomi impatriati possono beneficiare della riduzione dell’imponibile anche per i contributi previdenziali INPS, grazie ai chiarimenti della Circolare n. 52/2023.
Il regime agevolativo per i lavoratori impatriati ha rappresentato per anni una zona grigia per quanto riguarda il calcolo dei contributi previdenziali dei professionisti e degli imprenditori individuali. La domanda ricorrente negli studi professionali era sempre la stessa: l’agevolazione fiscale si applica anche ai contributi INPS?
La risposta definitiva è arrivata con la Circolare INPS n. 52 del 7 giugno 2023, che ha finalmente chiarito come i lavoratori autonomi impatriati possano calcolare i contributi previdenziali sulla base dell’imponibile fiscale ridotto, ottenendo così un doppio vantaggio: fiscale e previdenziale.
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Il principio base: unicità dell’imponibile
La Circolare n. 52 del 7 giugno 2023 ha stabilito un principio fondamentale: per i lavoratori autonomi che beneficiano del regime degli impatriati, il reddito imponibile per il calcolo dei contributi previdenziali è il medesimo individuato ai fini IRPEF. Si tratta della Circolare dove, annualmente, l’istituto riepiloga le modalità di determinazione delle basi imponibili per il calcolo dei contributi previdenziali dovuti da artigiani e commercianti (sezione I) e dai professionisti iscritti alla Gestione separata (sezione II). Questo, relativamente, alla compilazione del quadro RR del modello Redditi P.F.
Per quanto di nostro interesse il documento chiarisce che, nel caso in cui nel quadro RF (relativo ai professionisti) e RG (relativo ad artigiani e commercianti) sia stata barrata la casella relativa all’applicazione dell’agevolazione per i lavoratori impatriati, la base imponibile contributiva “è la stessa individuata ai fini IRPEF“. Questo significa che non vi sono basi imponibili differenziate tra tassazione e contribuzione per gli impatriati e che, di fatto, questa agevolazione è sia fiscale che previdenziale. Aspetto, questo, mai stato chiarito in assenza di espressa presa di posizione da parte dell’INPS.
Per approfondire: Lavoratori impatriati vs regime forfettario.
Aspetti procedurali e adempimenti
La corretta applicazione dell’agevolazione richiede particolare attenzione nella compilazione del quadro RR del modello Redditi PF. È fondamentale verificare che i dati relativi ai contributi previdenziali siano coerenti con l’imponibile ridotto indicato nei quadri RF o RG.
Gli iscritti alla Gestione separata INPS devono prestare particolare attenzione al calcolo dei contributi minimi, che potrebbero rimanere invariati nonostante la riduzione dell’imponibile, in base alla specifica situazione contributiva del soggetto.
L’agevolazione previdenziale in pratica
Dal punto di vista operativo, questo chiarimento comporta vantaggi significativi. I professionisti iscritti alla Gestione Separata e gli artigiani e commercianti impatriati possono ora beneficiare di una riduzione sostanziale dei contributi dovuti all’INPS.
La procedura è semplice: durante la compilazione della dichiarazione dei redditi, è sufficiente indicare correttamente l’applicazione del regime impatriati nei quadri specifici. Il software di compilazione calcolerà automaticamente sia l’IRPEF che i contributi sulla base imponibile ridotta.
È importante ricordare che i versamenti del saldo e degli acconti dei contributi previdenziali devono essere effettuati entro la medesima scadenza prevista per il pagamento delle imposte sui redditi, generalmente il 30 giugno (o il 31 luglio con maggiorazione dello 0,40%).
Differenze sostanziali con i lavoratori dipendenti
Un aspetto critico emerso dalla prassi INPS riguarda il diverso trattamento tra lavoratori autonomi e dipendenti. Mentre per i primi l’agevolazione si applica anche ai contributi, per i lavoratori dipendenti impatriati la situazione rimane invariata.
I datori di lavoro che assumono dipendenti impatriati (che hanno presentato l’’autocertificazione) devono continuare ad applicare il principio dell’armonizzazione delle basi imponibili previsto dal D.Lgs. n. 314/97, calcolando i contributi sull’intero reddito da lavoro dipendente, senza alcuna riduzione.
Questa disparità di trattamento genera una discriminazione tra categorie di lavoratori che beneficiano dello stesso regime fiscale agevolativo, creando un evidente svantaggio competitivo per il lavoro dipendente rispetto a quello autonomo.
Esempi numerici pratici
Esempio 1: Professionista con fatturato annuo di € 100.000
- Reddito imponibile ordinario: € 80.000 (dopo costi deducibili)
- Reddito imponibile impatriati (50%): € 40.000
- IRPEF ordinaria (aliquote progressive): circa € 22.840
- IRPEF impatriati: circa € 9.740
- Risparmio fiscale annuo: € 13.100
- Contributi INPS ordinari (24%): € 19.200
- Contributi INPS impatriati: € 9.600
- Risparmio contributivo annuo: € 9.600
- Risparmio complessivo: € 22.700
Esempio 2: Artigiano con reddito di € 50.000
- Reddito imponibile impatriati (50%): € 25.000
- IRPEF ordinaria: circa € 9.960
- IRPEF impatriati: circa € 4.290
- Risparmio fiscale annuo: € 5.670
- Contributi INPS ordinari: € 12.000
- Contributi INPS impatriati: € 6.000
- Risparmio contributivo annuo: € 6.000
- Risparmio complessivo: € 11.670
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La complessità normativa del regime degli impatriati e le sue implicazioni previdenziali rendono indispensabile il supporto di un consulente fiscale qualificato. Ogni situazione presenta peculiarità specifiche che richiedono un’analisi dettagliata per massimizzare i benefici dell’agevolazione.
La pianificazione fiscal-previdenziale per i lavoratori impatriati deve considerare non solo gli aspetti immediati, ma anche le conseguenze a lungo termine sulla posizione contributiva e sui futuri diritti pensionistici. Un errore nella gestione del regime può comportare perdite significative o, peggio ancora, accertamenti fiscali e previdenziali.
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