I ratei e i risconti rientrano tra le scritture di assestamento redatte al termine dell’esercizio, aventi lo scopo di integrare (nel caso dei ratei) e rettificare (nel caso dei risconti) i valori contabili rilevati nel corso del periodo amministrativo al fine di determinare i componenti positivi e negativi di reddito di competenza dell'esercizio. Più precisamente, i ratei rappresentano quote di proventi (ratei attivi) e di costi (ratei passivi) di competenza dell’esercizio cui si riferisce il bilancio, che avranno manifestazione finanziaria in esercizi successivi. I risconti, invece, rappresentano quote di costi (risconti attivi) o di proventi (risconti passivi) che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso dell’esercizio in chiusura o in precedenti esercizi, ma sono di competenza di uno o più esercizi successivi.
Queste sono le definizioni fornite dal principio contabile OIC 18, che richiamano sostanzialmente quelle contenute nel codice civile all’art. 2424-bis, comma 6, e che solo in parte rispecchiano quelle ragionieristiche (come si vedrà, i ratei sono espressione di valori finanziari e non economici come definiti dalle norme di legge a dalle indicazioni interpretative).
Il principio contabile OIC 18, integrando ed interpretando le disposizioni civiliste, disciplina i criteri per la rilevazione, la classificazione e la valutazione dei ratei e risconti, nonché le necessarie informazioni che occorre riportare nella Nota Integrativa.
L’edizione attualmente in vigore è stata pubblicata a dicembre 2016 ed ha aggiornato quella precedente risalente ad agosto 2014, che a sua volta aggiornava la versione di luglio 2005.
Scritture di assestamento e i concetti di rateo e risconto
I ratei e i risconti sono concetti che rientrano nell’ambito delle scritture di assestamento, vale a dire scritture contabili che vengono effettuate al termine del periodo amministrativo dopo aver rilevato, mediante le scritture continuative, tutti i fatti di gestione verificatisi nel corso dell’esercizio. Tali scritture sono funzionali alla determinazione del risultato economico realizzato nell’arco di un determinato periodo gestionale ed alla determinazione del capitale aziendale esistente alla fine di tale periodo. Nel corso dell’esercizio, infatti, la contabilità generale si pone quale obiettivo la rilevazione dei movimenti monetari e finanziari della gestione, prescindendo dalla loro effettiva competenza economica. I fatti di gestione, cioè, vengono rilevati sulla base del criterio della manifestazione finanziaria, vale a dire nel momento in cui gli stessi originano variazioni di denaro, crediti e debiti opportunamente documentate da fatture o altri documenti fiscalmente e contabilmente rilevanti.
Al termine dell’esercizio, lo scopo della contabilità è orientato verso la determinazione del reddito, inteso come la ricchezza economica generata per effetto delle operazioni di gestione, e a tal fine occorre determinare, nel rispetto del principio della competenza eco...

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