Un conto corrente cointestato è un conto bancario che appartiene a più di una persona. La differenza tra firma congiunta e firma disgiunta riguarda le autorizzazioni necessarie per operare sul conto. In questa guida pratica differenze, rischi legali, fiscali e successori con esempi per scegliere la soluzione più adatta alla tua situazione.
Il conto cointestato è un conto corrente intestato a due o più persone che possono accedere alle somme versate e operare ognuno come titolari. Può essere a firma congiunta, dove ogni operazione richiede la firma di tutti, oppure a firma disgiunta, che permette a ciascun cointestatario di operare in autonomia. La scelta incide su responsabilità, rischi in caso di lite o morte e controlli fiscali, quindi va valutata con attenzione già all’apertura del conto.
Aprire un conto corrente cointestato rappresenta una scelta comune per coniugi, conviventi o soci in affari. Molti sottovalutano l’importanza di questa decisione al momento dell’apertura. Scegliere la tipologia sbagliata può causare problemi concreti nella gestione quotidiana o bloccare l’accesso ai fondi quando ne hai più bisogno. Comprendere le differenze ti permette di proteggere i tuoi interessi e quelli dei cointestatari.
Indice degli argomenti
- Come funziona il conto corrente cointestato
- Firma disgiunta: autonomia operativa totale
- Firma congiunta: controllo condiviso
- Tabella: differenze operative
- Diritto alla restituzione delle somme: quando sorge?
- Quali sono le operazioni che possono essere effettuate in autonomia nel conto corrente cointestato a firme disgiunte?
- Pignoramento del conto cointestato
- Successione e tassazione
- Separazione e divorzio: divisione delle somme
- Domande frequenti
Come funziona il conto corrente cointestato
Un conto corrente cointestato è un conto bancario che appartiene a più di una persona. Nella prassi, un conto deve nascere ab origine cointestato, in quanto non è possibile trasformare un conto personale in cointestato, è necessario aprirne uno nuovo. L’art. 1854 c.c. dispone che:
“Nel caso in cui il conto sia intestato a più persone, con facoltà per le medesime di compiere operazioni anche separatamente, gli intestatari sono considerati creditori o debitori in solido dei saldi del conto”
Il conto corrente può essere intestato a più persone che possono avere la facoltà di compiere operazioni separatamente (firma disgiunta) o congiuntamente (firma congiunta). Inoltre, prosegue la norma gli intestatari sono considerati condebitori e concreditori in solido del saldo.
Le operazioni effettuate sul conto bancario con firma congiunta devono essere autorizzate da tutti i firmatari. In questi casi possono sorgere problemi in caso di separazione tra i due coniugi o se uno dei due cointestatati muore.
Di seguito vediamo quali sono le principali differenze:
- Firma congiunta:
- Operazioni: Per effettuare operazioni sul conto, come prelievi, bonifici o altre transazioni, è necessaria la firma (o l’approvazione) di tutti i cointestatari. Nessuno dei titolari può agire autonomamente.
- Questa modalità è considerata più sicura in quanto protegge il conto da azioni unilaterali che potrebbero non essere nell’interesse di tutti i cointestatari. Può risultare scomodo in determinate situazioni, poiché richiede la presenza o l’approvazione di tutti i cointestatari per qualsiasi operazione, rendendo le transazioni meno agili.
- Firma disgiunta:
- Operazioni: Ogni cointestatario può operare sul conto in modo autonomo, senza la necessità dell’approvazione degli altri titolari. Ciò significa che ogni titolare può effettuare prelievi, bonifici o qualsiasi altra operazione senza consultare o ottenere l’approvazione degli altri cointestatari.
- Comodità: Questa modalità è più comoda e flessibile, poiché consente a ciascun titolare di gestire il conto in modo indipendente. C’è un rischio maggiore associato a questa modalità, poiché un cointestatario potrebbe svuotare il conto o contrarre debiti senza il consenso degli altri.
Conserva sempre la documentazione che prova l’origine delle somme versate sul conto cointestato. In caso di controversie, bonifici, buste paga e ricevute costituiscono prove decisive per dimostrare la titolarità effettiva del denaro depositato.
Firma disgiunta: autonomia operativa totale
Il conto cointestato a firma disgiunta garantisce la massima libertà operativa a ciascun titolare. Ogni cointestatario può effettuare qualsiasi operazione bancaria senza il consenso degli altri. Puoi prelevare contanti con il bancomat, disporre bonifici, emettere assegni e gestire investimenti in completa autonomia. Non devi chiedere autorizzazioni né informare preventivamente gli altri intestatari. Questa soluzione è ideale per coniugi e famiglie che vogliono evitare le spese di due conti separati.
La firma disgiunta facilita la gestione delle spese quotidiane e delle emergenze. Se uno dei titolari è impossibilitato a operare, l’altro mantiene pieno accesso al denaro. Ciascun cointestatario dispone di un proprio bancomat e di un carnet di assegni personale. Questa modalità riduce i tempi per le operazioni ordinarie: non devi recarti in banca insieme agli altri titolari. Il risparmio economico è significativo, con canoni e imposte corrisposti una sola volta invece che per due conti distinti.
Rischi della firma disgiunta
La massima autonomia comporta rischi concreti che non puoi ignorare. Qualsiasi cointestatario può prelevare l’intero saldo disponibile senza autorizzazioni. La banca non ha alcuna responsabilità se uno dei titolari svuota il conto. In caso di rapporti deteriorati, un intestatario può agire in modo opportunistico sottraendo tutto il denaro. Questo rischio aumenta sensibilmente durante separazioni o divorzi.
Un cointestatario può mandare il conto in rosso con le proprie operazioni. Tutti i titolari rispondono solidalmente dei debiti verso la banca, anche se generati da un solo soggetto. Se il conto presenta un saldo negativo, la banca può richiedere il pagamento a qualsiasi intestatario per l’intero importo. Devi considerare attentamente il livello di fiducia reciproca prima di scegliere questa modalità.
Firma congiunta: controllo condiviso
Il conto cointestato a firma congiunta richiede il consenso di tutti i titolari per ogni operazione. Non puoi prelevare denaro, disporre bonifici o emettere assegni senza la firma di tutti i cointestatari. Questa modalità garantisce un controllo reciproco sulle movimentazioni bancarie. Nessuno può agire unilateralmente: ogni decisione finanziaria deve essere condivisa. La firma congiunta è particolarmente diffusa tra soci in affari o quando esiste la necessità di verificare tutte le uscite.
Questa soluzione protegge da azioni impulsive o non concordate. Impedisce che un solo cointestatario prelevi somme senza il consenso degli altri. Il controllo condiviso riduce il rischio di appropriazioni indebite e garantisce trasparenza totale. Ogni movimento richiede la presenza fisica o l’autorizzazione scritta di tutti i titolari. La banca verifica sempre che tutte le firme siano presenti prima di eseguire qualsiasi operazione.
Limiti operativi della firma congiunta
La firma congiunta genera complicazioni pratiche significative nella gestione quotidiana. Ogni operazione richiede il coordinamento di tutti i cointestatari. Devi recarti in banca insieme agli altri titolari o predisporre deleghe scritte. Questa necessità rallenta le operazioni urgenti e complica la gestione delle spese ordinarie. Se uno dei cointestatari è assente o irreperibile, il conto diventa di fatto inutilizzabile.
Le situazioni critiche si aggravano con la firma congiunta. In caso di decesso di un cointestatario, la banca congela completamente il conto fino alla definizione della successione. Il superstite non può accedere al denaro nemmeno per le spese urgenti. Durante separazioni conflittuali, se un coniuge non collabora, l’altro non può disporre di alcuna somma. Queste criticità rendono la firma congiunta inadatta per la gestione delle spese familiari quotidiane.
Quali problemi potrebbero sorgere
I problemi della firma congiunta possono sorgere in caso di separazione tra i due coniugi oppure se uno dei due cointestatati muore. Secondo quanto dispone la legge il denaro depositato su un conto corrente cointestato essendo di proprietà dei titolari in parti uguali verrà separato a metà a meno che non venga disposto in modo diverso. In caso di decesso, occorre fare una distinzione:
- Firma congiunta. In caso di decesso di uno dei cointestatari il conto corrente viene bloccato dall’istituto di riferimento (banca o Poste) in attesa di stabilire l’identità degli eredi legittimi, quindi l’apertura della successione. Il conto resta congelato fino a che gli eredi non si saranno presentati per l’identificazione indispensabile per la successione.
- Firma disgiunta. In caso di morte di uno dei cointestatari, il cointestatario rimasto in vita ha la facoltà di operare anche sulla quota del deceduto, salvo il diritto al rimborso delle quote di rispettiva competenza degli eredi.
Tabella: differenze operative
Per chiarire le differenze operative principali, può aiutare una tabella di sintesi.
Attenzione: La responsabilità per i debiti verso la banca è sempre solidale, indipendentemente dalla firma scelta. Se il conto presenta un saldo negativo, la banca può richiedere l’intero importo a qualsiasi cointestatario, anche se non ha effettuato personalmente le operazioni che hanno generato il debito.
Come fare la scelta giusta?
La scelta tra firma congiunta e firma disgiunta dipende dalle esigenze e dalla relazione tra i cointestatari. Se i titolari desiderano avere un controllo congiunto sul conto e proteggersi da azioni unilaterali, potrebbero optare per la firma congiunta. D’altra parte, se desiderano maggiore flessibilità e autonomia nel gestire il conto, potrebbero scegliere la firma disgiunta.
In ogni caso, è fondamentale avere chiarezza e fiducia tra i cointestatari e, possibilmente, discutere e definire in anticipo le regole di gestione del conto per evitare possibili malintesi o conflitti.
Diritto alla restituzione delle somme: quando sorge?
I coniugi ricorrono quasi sempre al conto cointestato. Come abbiamo visto sopra, le quote di ogni cointestatario si presumono uguali, quindi al 50%, inoltre, se hanno scelto per la comunione legale dei beni, le somme versate si considerano in comunione.
Secondo quanto previsto dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 20457/2016, le somme prelevate dal conto corrente cointestato devono essere restituite quando la comunione dei beni viene sciolta in seguito alla separazione a meno che il coniuge non dimostri di aver speso il denaro per esigenze della famiglia.
Secondo quanto disposto dall’art. 192 c. 1 c.c. ciascuno dei coniugi è tenuto a rimborsare alla comunione le somme prelevate dal patrimonio comune per fini diversi dall’adempimento delle obbligazioni di cui all’art. 186 c.c., tra cui sono comprese quelle per il mantenimento della famiglia, per l’istruzione e l’educazione dei figli e comunque contratte, anche separatamente, nell’interesse della famiglia.
Quindi, potranno essere restituite tutte le somme prelevate da ciascuno dei coniugi se non riesce a dimostrare che sono state impiegate per le esigenze della famiglia.
Quali sono le operazioni che possono essere effettuate in autonomia nel conto corrente cointestato a firme disgiunte?
In un conto corrente cointestato a firme disgiunte possono essere svolte in autonomia tutte le operazioni bancarie dai bonifici, agli assegni, ai prelievi, i versamenti ecc. Nel caso di trasferimento verso un altro conto di altra banca, quando la chiusura è richiesta da parte del nuovo istituto di credito è richiesto il consenso e l’autorizzazione di tutti i cointestatari anche nel caso della firma disgiunta.
Pignoramento del conto cointestato
Il creditore che pignora un conto cointestato può aggredire solo la quota spettante al debitore. La giurisprudenza applica la presunzione di comproprietà paritaria. Con due cointestatari, il pignoramento colpisce il 50% del saldo disponibile. Il creditore non può sequestrare l’intera giacenza se il conto è intestato anche a soggetti non debitori. Questa protezione vale sia per firma congiunta che disgiunta.
Il cointestatario non debitore può opporsi al pignoramento per la propria quota. Deve fornire prova che le somme depositate appartengono esclusivamente a lui. La documentazione bancaria, i bonifici ricevuti e le buste paga costituiscono prove ammissibili. Se dimostri che hai alimentato il conto con il tuo stipendio, il giudice può escludere quella parte dal pignoramento. Senza prove contrarie, prevale la presunzione del 50% per ciascun titolare.
Successione e tassazione
Alla morte di un cointestatario, la banca blocca la quota spettante al defunto. Con firma disgiunta, il superstite mantiene la disponibilità del proprio 50%. Può continuare a prelevare e operare sulla sua quota senza attendere le pratiche successorie. La parte del defunto entra nell’asse ereditario e viene divisa tra gli eredi legittimi. Con firma congiunta, invece, il conto si blocca completamente fino alla definizione della successione.
Gli eredi devono presentare la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate competente. La tassa di successione si applica sulla quota del defunto secondo aliquote progressive. Per coniuge e figli, l’aliquota è del 4% sulla parte eccedente € 1.000.000 di franchigia per ciascun erede. Se il patrimonio complessivo non supera questa soglia, non paghi alcuna imposta. La quota del cointestatario superstite rimane esente da tassazione, trattandosi di denaro già di sua proprietà.
Separazione e divorzio: divisione delle somme
Durante separazioni o divorzi, le somme del conto cointestato si dividono secondo regole specifiche. La legge presume la comproprietà al 50% tra i coniugi. Ciascuno ha diritto alla metà del saldo disponibile al momento della separazione. Questa presunzione può essere superata provando che il denaro appartiene esclusivamente a uno dei due. Se dimostri di aver alimentato il conto con il tuo stipendio, puoi rivendicare la proprietà esclusiva di quelle somme.
Il regime patrimoniale scelto influenza la divisione del denaro. In separazione dei beni, ogni coniuge conserva la titolarità delle somme proprie. Devi provare con documenti che il denaro deriva dal tuo reddito personale. In comunione dei beni, le somme versate durante il matrimonio sono comuni. Fanno eccezione donazioni ed eredità, che restano beni personali anche in comunione. I coniugi possono accordarsi liberamente sulla divisione diversa dal 50%, anche tramite negoziazione assistita.
Attenzione: Se prevedi una separazione, documenta immediatamente l’origine di tutte le somme presenti sul conto cointestato. Raccogli bonifici stipendio, estratti conto e ricevute di versamento. Questa documentazione ti permette di superare la presunzione del 50% e ottenere quanto effettivamente ti spetta.
Domande frequenti
No, devi chiudere il conto esistente e aprirne uno nuovo con la modalità desiderata.
L’imposta si paga una sola volta, indipendentemente dal numero di intestatari.
Fonti
- Articolo 1854 del Codice Civile
- Articolo 1298 del Codice Civile
- Cassazione, sentenza n. 19115/2012
- Cassazione, sentenza n. 5071/2017
- Cassazione, sentenza n. 16671/2012