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Controlli sui conti corrente, al via l’anonimometro

NewsControlli sui conti corrente, al via l'anonimometro

Ha preso il via a rilento e in sordina l'anonimometro. L'algoritmo di cui si avvale l'Agenzia delle Entrate per controllare il conto corrente dei contribuenti e ogni loro movimento finanziario per scovare potenziali evasori è entrato pienamente in azione da settembre 2023. Lo strumento si basa su dati anonimi, focalizzando maggiormente la sua attenzione solo laddove vengano riscontrate situazioni di 'elevato rischio'.

Dopo aver messo in ‘stand-by’ il redditometro, a seguito del diffuso malcontento generato, il ‘grande fratello’ fiscale non può dirsi totalmente evitato. I controlli sul conto corrente sono già partiti in realtà da settembre 2023 attraverso l’anonimometro, uno strumento che si avvale di un algoritmo per incrociare, in via anonima, le informazioni presenti nelle banche dati del fisco. Lo scopo, più volte sottolineato dal Governo, è esclusivamente quello di stanare gli evasori. Le prime segnalazioni sono arrivate all’Agenzia delle Entrate già a fine 2023.

Aggiornamenti in merito sono giunti nelle scorse ore dal sottosegretario all’Economia Federico Freni rispondendo a un’interrogazione posta in commissione Finanze alla Camera dei deputati da Francesco Emilio Borrelli (Avs) sull’operatività dello strumento anti-evasione che in realtà ha avuto il via libera definitivo a luglio del 2022. Freni ha inoltre spiegato che molti dei contribuenti che si sono visti recapitare le cartelle esattoriali si sono avvalsi del ravvedimento operoso. Ora, fa sapere, a seguito della prosecuzione di verifiche più approfondite, toccherà alle casistiche di evasione di maggiore entità.

Vediamo di seguito maggiori dettagli sul funzionamento dell’anonimometro.

Controlli conto corrente: cos’è l’anonimometro

Una partenza al rallentatore quella dell’anonimometro, introdotto dalla Legge di Bilancio 2020, per poi iniziare a produrre i suoi effetti da settembre 2023 dopo l’ok ricevuto dal Garante per la Privacy.

Partendo dai dati dell’Archivio dei rapporti finanziari, e quindi dalle informazioni su disponibilità e movimentazioni del conto corrente dei contribuenti, l’Agenzia delle Entrate è autorizzata a confrontarli con quelli disponibili nelle banche dati a propria disposizione. Si tratta di circa 200 archivi che racchiudono le informazioni su redditi e spese sostenute dai contribuenti.

Sotto la lente del fisco il numero di accessi alle cassette di sicurezza, la frequenza dell’apertura e della chiusura di rapporti, l’elevata numerosità di conti correnti e altre tipologie di rapporti finanziari.

L’algoritmo su cui si basa l’anonimometro passa praticamente al setaccio tutte le informazioni a sua disposizione, soffermandosi sulle posizioni a più alto rischio fiscale e privilegiando quei soggetti che, a fronte di movimentazioni attive di importo considerevole sui propri rapporti finanziari, hanno omesso di dichiarare i propri redditi.

Cosa riesce a scremare l’algoritmo

L’analisi dell’algoritmo non si ferma solo al conto corrente in sè. I controlli, per la maggior parte automatizzati, esaminano tutte le informazioni fiscali, patrimoniali e finanziarie dei contribuenti, passando attraverso i rapporti tra alcuni soggetti finanziari (banche, Poste, fondi di investimento etc) e i loro clienti. L’algoritmo permette di scremare una quantità enorme di dati arrivando a definire quali sono i profili più a rischio.

Nello specifico il processo di analisi messo a punto dall’intelligenza artificiale dell’Agenzia delle Entrate prevede dieci fasi, che vanno dall’individuazione della platea di riferimento, alla definizione del criterio di rischio e scelta del modello di analisi all’identificazione dei soggetti passando per la predisposizione delle liste selettive.

Come si legge in un documento delle Entrate, in una prima fase i nomi dei contribuenti vengono “pseudonimizzati” ovvero sostituiti con codici fittizi (da qui l’appellativo appunto di “anonimometro”) in modo che non sia mai consentita la possibilità di associare i dati finanziari ad uno specifico individuo, prima che sia stata verificata la presenza di un rischio fiscale. Il processo, viene poi spiegato, non è completamente automatizzato ma resta comunque sempre garantito l’intervento umano.

Dall’agenzia assicurano inoltre che i controlli veri e propri non scattano dopo la prima scrematura: la lista di contribuenti, si legge, “sarà oggetto di un’ulteriore attività di analisi del rischio condotta dagli appositi Uffici delle Direzioni Regionali, che potranno integrare le informazioni ricevute con quelle già in loro possesso e riesaminarle in base alla profonda conoscenza del territorio di riferimento”. 

In pratica l’attenzione viene rivolta innanzitutto, ad esempio, a coloro che non hanno presentato la Dichiarazione dei redditi, pur essendo tenuti a farlo, tenendo anche conto degli “elementi sintomatici della presenza di flussi finanziari non soggetti ad imposizione”, quali ad esempio donazioni in denaro, eredità, somme soggette a ritenuta a titolo di imposta o di imposta sostitutiva.

Controlli conto corrente e anonimometro: esempi

L’Agenzia delle Entrate, per rendere meglio l’idea sul funzionamento in concreto dell’anonimometro, ha riportato degli esempi di controllo.

Partendo dai dati dell’anagrafe tributaria l’algoritmo può individuare una platea di contribuenti che “presentano elevati incrementi patrimoniali in un determinato periodo d’imposta”. Queste informazioni vengono quindi incrociate con i dati delle dichiarazioni dei redditi e con altre informazioni in possesso del Fisco. Se non c’è nulla che possa giustificare le entrate anomale scattano gli accertamenti. 

E ancora. Il Fisco può mettere nel mirino i titolari di partite Iva che operano in un determinato settore. L’algoritmo stila quindi una lista di contribuenti che dichiarano compensi inverosimili per la categoria di appartenenza. A questo punto si fanno ulteriori controlli sui conti correnti per capire se le spese e il tenore di vita sono giustificabili con le entrate dichiarate. In caso contrario il Fisco busserà alle porte del contribuente per chiedere spiegazioni. 

Conclusioni

Miliardi di dati fiscali sono quelli che l’anonimometro è in grado di incrociare attraverso un processo automatizzato suddiviso in 10 fasi. Il fulcro dei controlli si concentra sul conto corrente dei contribuenti, il luogo dove per la maggiore passano i movimenti finanziari.

E sebbene una tale procedura possa far storcere il naso, l’unico suo scopo è incentrato sulla scoperta degli evasori, svolgendo gran parte del suo processo di indagine in anonimato, non ricollegando quindi i dati setacciati ad uno specifico individuo. Solo quando i ‘sospetti’ si fanno più concreti e il rischio dell’evasione è più palpabile l’intelligenza artificiale del fisco entra più nel merito.

A settembre 2023 sono già arrivate le prime cartelle esattoriali scaturite dall’anonimometro, e le verifiche stanno proseguendo.

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