Le strategie vincenti per tutelare i tuoi diritti in caso di accertamenti dell’Agenzia delle Entrate sui compensi da proprietà intellettuale (royalties).
Le contestazioni fiscali (accertamenti) sulle royalties rappresentano una aspetto che ogni autore, inventore, o azienda che utilizza marchi in licenza o che percepisce compensi da proprietà intellettuale, deve valutare. Occorre sapere come reagire a un accertamento dell’Agenzia delle Entrate in quanto può fare la differenza tra una risoluzione favorevole e pesanti sanzioni.
La buona notizia è che esistono strategie difensive consolidate e la giurisprudenza più recente è spesso favorevole al contribuente preparato. Con la documentazione adeguata e l’approccio corretto, è possibile non solo difendersi efficacemente, ma spesso ottenere l’annullamento totale o parziale delle pretese fiscali.
Indice degli argomenti
- Quando scattano gli accertamenti fiscali sulle royalties
- Le contestazioni più frequenti negli accertamenti sulle royalties
- Strategie difensive efficaci
- Difesa nel contenzioso tributario
- Strumenti per evitare il contenzioso
- Consulenza fiscale online per accertamenti royalties
- Domande Frequenti
- Fonti normative e giurisprudenziali
Quando scattano gli accertamenti fiscali sulle royalties
L’Agenzia delle Entrate può contestare il trattamento fiscale delle royalties in diverse situazioni specifiche. Comprendere questi scenari ti permette di valutare subito la solidità della tua posizione e pianificare la strategia difensiva più appropriata.
Redditi non dichiarati o mal dichiarati
La contestazione più frequente riguarda royalties non dichiarate o dichiarate in categoria fiscale errata. Questo accade spesso quando si ricevono pagamenti da piattaforme digitali estere, società collegate o contratti di licenza non adeguatamente documentati. L’Agenzia delle Entrate può rilevare questi flussi attraverso controlli automatizzati sui movimentazioni bancarie o attraverso lo scambio di informazioni internazionale.
Un caso tipico è quello dell’autore che riceve compensi da una casa editrice estera senza applicare il corretto regime fiscale, o dell’azienda che non dichiara i canoni percepiti per l’utilizzo di un brevetto da parte di una consociata.
Presunzioni su redditi maggiori
L’Ufficio può presumere che il reddito effettivo sia superiore a quello dichiarato basandosi su diversi elementi: flussi bancari non giustificati, licenze registrate ma non valorizzate adeguatamente, incassi regolari sproporzionati rispetto al dichiarato, o incongruenze tra i contratti e quanto effettivamente fatturato.
Mancanza di documentazione contrattuale
Quando manca un contratto di licenza formale o la documentazione è insufficiente, l’Agenzia può contestare sia l’effettività dell’operazione che la corretta determinazione del corrispettivo. Questo aspetto è particolarmente critico nelle operazioni infragruppo, dove è essenziale dimostrare che il canone corrisposto riflette il valore di mercato.
Le contestazioni più frequenti negli accertamenti sulle royalties
Per la nostra esperienza diretta, le principali contestazioni che riguardano il percepimento di diritti di sfruttamento della proprietà intellettuale sono quelli riepilogati, brevemente, di seguito.
Inerenza del costo
L’inerenza rappresenta il nesso tra un costo e l’attività d’impresa svolta. Nelle contestazioni su royalties, l’Agenzia spesso contesta la deducibilità sostenendo che non esiste correlazione effettiva tra il costo sostenuto e i ricavi o l’attività dell’azienda.
Un esempio pratico: una società paga royalties per un marchio che effettivamente non utilizza nella propria attività commerciale, o paga canoni sproporzionati rispetto al beneficio economico ottenuto. La Cassazione ha chiarito che l’inerenza va valutata in termini qualitativi di coerenza con l’attività, non di correlazione diretta a specifici ricavi, ma una sproporzione macroscopica può costituire indizio di mancanza di inerenza.
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Transfer pricing e congruità del valore
Le contestazioni di transfer pricing sono particolarmente tecniche e ricorrenti nelle operazioni infragruppo transfrontaliere. L’Amministrazione confronta il tasso delle royalties praticate tra parti correlate con i valori di mercato, applicando l’articolo 110 comma 7 del TUIR.
La storica Circolare ministeriale n. 32/1980 indica come parametri di riferimento: fino al 2% del fatturato “non sospetto“, dal 2% al 5% “intermedio” che richiede valutazione, oltre il 5% “anomalo” salvo giustificazioni specifiche. Tuttavia, la giurisprudenza più recente, in particolare la Cassazione 12846/2022, ha chiarito che questi parametri non sono limiti assoluti ma semplici indicatori, e che la deducibilità può superare il 5% se supportata da valide ragioni economiche.
Beneficiario effettivo nelle operazioni internazionali
Quando si pagano royalties verso l’estero, l’Agenzia può contestare che il soggetto percettore non sia il “beneficiario effettivo“ ma una mera interposta persona. In questi casi, nega l’aliquota ridotta prevista dal trattato internazionale e pretende l’applicazione della ritenuta interna del 30%.
La difesa più efficace consiste nel dimostrare la sostanza economica del percettore estero: attività reale, autonomia decisionale, personale, uffici, e soprattutto l’assenza di retrocessione automatica dei fondi verso altri soggetti. La recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria dell’Emilia-Romagna 929/2023 ha stabilito un importante principio: l’onere di provare la mancanza di beneficiario effettivo spetta al Fisco, non al contribuente.
Strategie difensive efficaci
Nell’attività di assistenza nei confronti di questo tipo di accertamenti è possibile valutare di intervenire con una delle modalità seguenti.
Documentazione contrattuale e tecnica
La prima linea di difesa è sempre una documentazione solida e completa. Ogni operazione di royalty deve essere supportata da un contratto di licenza dettagliato che specifichi: parti coinvolte, oggetto della licenza, modalità di calcolo del canone, termini di pagamento, eventuali clausole di esclusiva, durata.
Altrettanto importante è conservare le prove dell’utilità economica della royalty: report interni sull’incremento delle vendite grazie al marchio, studi di mercato, corrispondenza tecnica per know-how, materiali ricevuti dal licenziante. Questi elementi sono cruciali per dimostrare l’inerenza del costo. L’errore che, sovente, viene commesso è quello di utilizzare attività immateriali, come marchi, che non presentano un reale valore economico a fronte di pagamenti di royalties il cui costo potrebbe essere considerato come indeducibile. Per questo occorre sempre valutare, preventivamente, gli accordi che si vanno a sottoscrivere.
Documentazione di transfer pricing
Per le operazioni infragruppo, la documentazione di transfer pricing rappresenta non solo uno scudo contro le sanzioni ma anche un elemento probatorio fondamentale. Il Masterfile e la Local File devono contenere un’analisi dettagliata delle transazioni di royalty, inclusi i metodi utilizzati (CUP, TNMM, ecc.) e i benchmark di mercato.
La presenza di documentazione transfer pricing conforme offre la “penalty protection“: anche in caso di rettifica dei valori, non si applicano le sanzioni per infedele dichiarazione, purché sia stata comunicata in dichiarazione. Questo tipo di documentazione è necessaria quando siamo di fronte ad operazioni infragruppo in ambito internazionale.
Interazione strategica con i verificatori
Durante la fase di verifica, fornire spiegazioni chiare e documenti in modo proattivo può influenzare significativamente l’esito. Molti rilievi nascono da mancanza di elementi informativi, e una collaborazione tempestiva può far rivedere le contestazioni già in sede amministrativa.
È fondamentale utilizzare il diritto di far mettere a verbale proprie dichiarazioni o note difensive entro 60 giorni dal Processo Verbale di Constatazione, creando un record difensivo utile per le fasi successive.
Difesa nel contenzioso tributario
Quando la fase amministrativa non porta a risultati soddisfacenti, il ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria richiede una strategia articolata su motivi specifici:
Violazione di legge sui principi di inerenza o indebita rettifica transfer pricing, difetto di motivazione quando l’atto non spiega adeguatamente le ragioni della contestazione, travisamento dei fatti se l’Ufficio ha ignorato documenti o evidenze prodotte, errata applicazione di convenzioni internazionali per profili di beneficiario effettivo.
Naturalmente, la scelta di valutare un contenzioso con l’Amministrazione finanziaria deve essere attentamente valutata prendendo in considerazione la documentazione a propria disposizione. Infatti, qualora non si ritenesse sufficientemente valida ed approfondita tale documentazione potrebbe essere utile valutare opzioni diverse, come uno degli istituti deflattivi del contenzioso, in grado di ridurre le sanzioni previste.
Un possibile contenzioso, oltre che lungo nei termini, potrebbe rivelarsi controproducente quando la documentazione non è completa o quando non vi è giurisprudenza di supporto. Infatti, la strategia difensiva deve essere supportata da precedenti giurisprudenziali consolidati. La Cassazione n. 12846/2022 ha stabilito che “il giudizio sull’inerenza è qualitativo, attinente alla compatibilità del costo con l’attività d’impresa, e l’Amministrazione non può sindacare la scelta imprenditoriale sotto il profilo della mera convenienza economica“.
Questo principio è fondamentale per respingere contestazioni basate esclusivamente sull’antieconomicità apparente di un’operazione.
Caso: royalty infragruppo contestata
Un’azienda italiana paga l’8% del fatturato alla casa madre estera per l’utilizzo del marchio. L’Agenzia contesta che oltre il 5% rappresenti un costo non inerente e richiede l’applicazione di ritenute sul surplus.
Strategia vincente: Dimostrare attraverso analisi comparative che nel settore luxury l’8% è nella norma, evidenziare i benefici concreti ottenuti (accesso a mercati premium, incremento dei prezzi di vendita), produrre documentazione transfer pricing che giustifichi il valore attraverso metodi OCSE riconosciuti. Naturalmente, questo tipo di analisi è opportuno che venga valutata opportunamente in sede preventiva e non solo in sede di difesa dal controllo.
Caso: beneficiario effettivo contestato
Una società non ha applicato ritenute su royalties pagate a consociata UE invocando la direttiva, ma l’Agenzia contesta la mancanza di beneficiario effettivo.
Strategia vincente: Dimostrare la sostanza operativa della consociata (uffici, dipendenti, attività reali), confutare l’automatismo dei flussi finanziari, invocare l’onere probatorio a carico dell’Amministrazione come stabilito dalla recente giurisprudenza di merito. Anche in questo caso agire in modo preventivo aiuta ad evitare questo tipo di contestazioni.
Strumenti per evitare il contenzioso
Come abbiamo visto il contenzioso non è l’unica opzione da valutare per il contribuente. Resta, comunque, possibile valutare opzioni che consentano di ridurre il carico sanzionatorio.
Accertamento con adesione
L’accertamento con adesione rappresenta spesso la soluzione più vantaggiosa, permettendo di negoziare una riduzione delle pretese con sanzioni ridotte a un terzo. È particolarmente utile quando la posizione presenta profili di incertezza ma si dispone di elementi difensivi significativi.
Adesione allo schema di atto
L’adesione allo schema di atto proposto dall’Agenzia delle Entrate in materia di accertamento sulle royalties rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente al contribuente di definire in via anticipata e concordata la propria posizione fiscale. Tale procedura, disciplinata dal D.Lgs. n. 218/1997, permette di ridurre le sanzioni applicabili e di evitare il protrarsi di lunghi contenziosi tributari, garantendo al contempo certezza giuridica sulla corretta qualificazione e tassazione dei compensi derivanti dallo sfruttamento di diritti di proprietà intellettuale.
Nel contesto delle royalties, l’adesione assume particolare rilevanza data la complessità tecnica della materia, che spesso coinvolge valutazioni sul transfer pricing, sulla corretta applicazione delle convenzioni contro le doppie imposizioni e sulla qualificazione dei redditi percepiti. Il contribuente che aderisce beneficia di una riduzione delle sanzioni a un terzo del minimo edittale, oltre alla possibilità di rateizzare il pagamento delle somme dovute, mentre l’Amministrazione finanziaria ottiene una più rapida riscossione delle imposte e una diminuzione del carico di lavoro legato ai procedimenti contenziosi.
Consulenza fiscale online per accertamenti royalties
Le contestazioni fiscali sulle royalties richiedono un approccio tecnico specializzato che combini competenze tributarie, conoscenza della giurisprudenza più recente e esperienza pratica. La chiave del successo sta nella preparazione documentale, nella strategia difensiva mirata e nella capacità di valorizzare i precedenti giurisprudenziali favorevoli.
Se hai ricevuto una contestazione su compensi da royalties o vuoi verificare la corretta applicazione del regime fiscale alle tue operazioni, la consulenza di un commercialista esperto in fiscalità internazionale e proprietà intellettuale può fare la differenza tra una risoluzione favorevole e pesanti conseguenze economiche.
Richiedi una consulenza specializzata per analizzare la tua specifica situazione, valutare le strategie difensive più appropriate e ottenere l’assistenza necessaria per tutelare i tuoi diritti davanti all’Agenzia delle Entrate.
Domande Frequenti
Non esiste un limite legale, ma percentuali superiori al 5% del fatturato richiedono giustificazioni economiche solide. La recente giurisprudenza ha confermato che anche percentuali elevate possono essere legittime se supportate da analisi di mercato.
Contratto di licenza dettagliato, documentazione transfer pricing (Masterfile e Local File), prove dell’utilità economica, calcoli finanziari, certificazioni fiscali del percettore estero, eventuali studi di settore.
Formalmente l’onere è sul contribuente, ma l’Amministrazione deve indicare quale sarebbe il valore normale alternativo. Se il contribuente fornisce evidenze di congruità e il Fisco non porta analisi comparative approfondite, la contestazione può essere respinta.
Sì, attraverso la penalty protection per chi ha documentazione transfer pricing adeguata, l’invocazione di incertezza normativa oggettiva, o dimostrando la buona fede nell’applicazione di normative complesse.
Fonti normative e giurisprudenziali
- D.P.R. n. 917/1986 (TUIR), artt. 9, 109, 110 comma 7
- D.P.R. n. 600/1973, artt. 25 comma 4, 26-quater
- Circolare Min. Finanze n. 32/1980
- Cassazione Sez. V: n. 9615/2019, n. 12846/2022, n. 23587/2023
- C.G.T. Emilia-Romagna n. 929/2023
- Convenzioni contro le doppie imposizioni bilaterali
- Direttiva n. 2003/49/CE (Interessi e Canoni)
- Linee Guida OCSE sui Prezzi di Trasferimento 2022