Congedo parentale 2026: le novità su età, indennità e malattia figli

HomeFisco NazionaleCongedo parentale 2026: le novità su età, indennità e malattia figli
Dal 2026 richiedi il congedo parentale fino ai 14 anni del figlio con indennità all’80% per tre mesi. Ti spieghiamo novità della Legge di Bilancio, calcoli pratici e impatti fiscali per pianificare al meglio.

Il congedo parentale 2026 permette ai genitori lavoratori dipendenti di assentarsi dal lavoro fino ai 14 anni del figlio, rispetto agli attuali 12 anni. L’indennità all’80% spetta per tre mesi complessivi tra i due genitori, se fruiti entro i primi sei anni di vita del bambino. I giorni di congedo per malattia dei figli passano da 5 a 10 all’anno.

Devi assentarti dal lavoro per prenderti cura di tuo figlio ma hai superato i 12 anni di età? Dal 2026 non è più un problema. La Legge di Bilancio 2026, attualmente in discussione al Parlamento, estende il congedo parentale fino ai 14 anni del figlio e raddoppia i giorni per malattia. Si tratta di una delle novità più rilevanti per le famiglie italiane nell’ambito delle politiche di sostegno alla genitorialità. L’intervento si inserisce nel quadro del Family Act e del Piano Nazionale per l’Occupazione Femminile, con l’obiettivo di favorire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Parallelamente, resta in vigore per tutto il 2025 l’indennità maggiorata all’80% per i primi tre mesi di congedo, introdotta dalle precedenti Leggi di Bilancio. Ti spieghiamo cosa cambia dal 1° gennaio 2026, come calcolare l’indennità che ti spetta e quali sono gli adempimenti necessari per richiedere il beneficio all’INPS. Trovi anche le novità sul congedo per malattia dei figli e i coordinamenti con altre agevolazioni fiscali.

Cosa cambia dal 1° gennaio 2026

La Legge di Bilancio 2026 modifica il Testo Unico sulla maternità e paternità (decreto legislativo n. 151/2001) in due direzioni principali. Primo, allunga di due anni il periodo entro cui puoi richiedere il congedo parentale. Secondo, potenzia i permessi per assistere i figli malati. Le modifiche entreranno in vigore dal 1° gennaio 2026, sempre che il testo venga approvato definitivamente dal Parlamento entro fine anno. L’articolo 50 del disegno di legge introduce queste novità con una chiara finalità: rafforzare le misure di conciliazione tra vita familiare e lavoro.

Attualmente hai diritto al congedo parentale fino al compimento dei 12 anni del figlio. Dal prossimo anno questo limite si sposta a 14 anni. Puoi quindi assentarti dal lavoro anche durante i primi anni di scuola media del bambino. L’estensione vale per tutti i casi previsti dalla normativa: congedo ordinario, prolungamento per figli con disabilità grave e congedo in caso di adozione o affidamento. Anche l’indennità economica segue il nuovo limite di età.

Sul fronte del congedo per malattia, la novità è altrettanto significativa. Oggi ciascun genitore può assentarsi alternativamente per massimo 5 giorni all’anno quando il figlio ha tra 3 e 8 anni. Dal 2026 questi giorni diventano 10 all’anno e la fascia di età coperta si estende fino ai 14 anni. Raddoppia quindi sia il numero di giorni disponibili sia il periodo di applicazione. Per i figli fino a 3 anni resta invariata la disciplina attuale: entrambi i genitori hanno diritto al congedo per malattia senza limiti di tempo, purché si astengano in modo alternato.

Durata del congedo parentale e limiti

Il congedo parentale resta un periodo di astensione facoltativa dal lavoro. Puoi richiederlo per prenderti cura del bambino nei suoi primi 14 anni di vita, ma solo entro determinati limiti complessivi. La durata massima non cambia rispetto alla disciplina attuale: resta fissata in 10 mesi complessivi tra entrambi i genitori. Questi 10 mesi diventano 11 se il padre si astiene dal lavoro per almeno tre mesi continuativi o frazionati. I periodi di congedo possono essere fruiti anche contemporaneamente da entrambi i genitori.

Devi distinguere tra durata complessiva e periodo indennizzato. Sul totale dei 10 o 11 mesi disponibili, solo una parte è coperta da indennità INPS. Ciascun genitore ha diritto individualmente a tre mesi di congedo indennizzato, non trasferibili all’altro genitore. A questi si aggiungono ulteriori tre mesi indennizzati in alternativa tra i due genitori. Arrivi così a un massimo di nove mesi indennizzati per coppia. I restanti periodi di congedo sono non retribuiti, salvo condizioni particolari di reddito.

Se sei genitore solo hai diritto a 11 mesi continuativi o frazionati di congedo parentale, di cui 9 mesi indennizzabili. Per genitore solo si intende anche chi ha l’affidamento esclusivo del figlio, come disposto dall’articolo 337-quater del Codice civile. La condizione di genitore single o ragazza madre non basta da sola: deve risultare anche il non riconoscimento dell’altro genitore o altre situazioni specifiche previste dalla legge.

Puoi frazionare il congedo in mesi, giorni o addirittura ore. Per la fruizione su base oraria, il contratto collettivo del tuo settore stabilisce modalità e criteri di calcolo. In assenza di contrattazione collettiva, puoi usufruire del congedo su base oraria per metà dell’orario medio giornaliero del periodo di paga mensile precedente. L’indennità viene comunque calcolata su base giornaliera, anche quando fruisci del congedo a ore.

Congedo per figli con disabilità

Se tuo figlio ha una disabilità in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 4 della legge n. 104/1992, hai diritto al prolungamento del congedo parentale per un periodo complessivo di tre anni. Anche questo prolungamento seguirà il nuovo limite di età: dal 2026 potrai fruirne fino ai 14 anni del figlio, rispetto agli attuali 12. Il prolungamento spetta in alternativa a ciascun genitore e non può essere goduto contemporaneamente.

Congedo in caso di adozione o affidamento

Le stesse regole valgono per genitori adottivi e affidatari. Puoi richiedere il congedo entro 14 anni dall’ingresso del minore in famiglia, ma sempre entro il compimento della maggiore età. Se adotti un bambino di 10 anni, hai quattro anni di tempo per usufruire del congedo. Se il bambino adottato ha già 16 anni, puoi fruire del congedo solo fino ai 18 anni.

Indennità di congedo parentale: quanto ti spetta

L’indennità di congedo parentale varia in base al momento in cui fruisci dell’astensione e all’età del figlio. Le Leggi di Bilancio 2023, 2024 e 2025 hanno progressivamente aumentato l’indennità per alcuni mesi, portandola dall’originario 30% all’80% della retribuzione. Vediamo nel dettaglio come funziona il calcolo per il 2025 e cosa resterà invariato nel 2026.

Nel 2025 hai diritto a tre mesi complessivi di congedo indennizzati all’80% della retribuzione media giornaliera, se fruiti entro i primi sei anni di vita del figlio. Questi tre mesi sono distribuiti tra i due genitori: ciascuno ha diritto individualmente a una quota, non trasferibile all’altro. Il primo mese all’80% spetta per effetto della Legge di Bilancio 2023, il secondo per la Legge di Bilancio 2024 e il terzo per la Legge di Bilancio 2025. Dopo questi tre mesi maggiorati, i successivi sei mesi di congedo sono indennizzati al 30% della retribuzione.

Facciamo un esempio pratico. Supponiamo che entrambi i genitori terminino il congedo obbligatorio di maternità o paternità nel 2025. La madre fruisce di due mesi di congedo parentale entro il primo anno del bambino. Percepirà l’80% della retribuzione per entrambi i mesi, consumando così due dei tre mesi maggiorati disponibili per la coppia. Il padre fruisce successivamente di un mese di congedo: anche lui avrà diritto all’80%, esaurendo così i tre mesi complessivi. Se la madre chiede ulteriori quattro mesi di congedo, riceverà il 30% della retribuzione.

La retribuzione media giornaliera si calcola dividendo la retribuzione del mese precedente l’inizio del congedo per 30 giorni, se sei impiegato, o per 26 giorni se sei operaio. Non si considerano i ratei delle mensilità aggiuntive come tredicesima e quattordicesima. Se fruisci del congedo subito dopo la maternità senza riprendere l’attività lavorativa, si prende a riferimento la retribuzione del mese precedente l’inizio del congedo di maternità. Se invece riprendi il lavoro anche solo per un giorno, si considera la retribuzione di quel periodo.

Requisiti per l’indennità maggiorata

Per accedere all’indennità all’80% devi rispettare alcune condizioni specifiche. Prima di tutto, devi aver terminato il congedo obbligatorio di maternità o paternità dopo il 31 dicembre 2024 per aver diritto al terzo mese maggiorato. Se hai terminato il congedo obbligatorio nel 2023, hai diritto solo a un mese all’80%. Se lo hai terminato nel 2024, ne hai diritto a due. Questa distinzione deriva dal fatto che ogni Legge di Bilancio ha introdotto progressivamente un ulteriore mese maggiorato.

Secondo requisito: devi fruire del congedo entro il sesto anno di vita del bambino. Se tuo figlio ha già compiuto sei anni, puoi ancora richiedere il congedo fino ai 14 anni ma l’indennità sarà al 30% della retribuzione. Terzo requisito: devi avere un rapporto di lavoro dipendente in corso al momento della fruizione. Lavoratori autonomi e iscritti alla Gestione separata INPS hanno una disciplina diversa, con indennità al 30% calcolata sul reddito.

Indennità oltre i sei anni: limiti di reddito

Se richiedi il congedo tra i 6 e i 12 anni del figlio (14 anni dal 2026), l’indennità al 30% spetta solo se il tuo reddito individuale è inferiore a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione. Per il 2025 questo limite corrisponde a circa € 23.000 annui di reddito. Il reddito da considerare è quello complessivo presunto, escluso il trattamento economico di maternità e il reddito della casa di abitazione. Se superi questa soglia, hai comunque diritto ad assentarti ma senza percepire alcuna indennità.

Fascia di età del figlioIndennità e durataCondizioni
0–6 anni80% della retribuzione per 3 mesiI 3 mesi sono complessivi per la coppia e da fruire entro i 6 anni del figlio ​. Questa indennità spetta ai genitori che terminano il congedo di maternità/paternità obbligatorio dopo il 31 dicembre 2024 ​.
0–6 anni30% della retribuzione per i successivi 6 mesiQuesti mesi completano il periodo indennizzabile di 9 mesi totali spettanti alla coppia e possono essere fruiti senza limiti di reddito ​.
Fino a 12 anni30% della retribuzione (per i periodi restanti)L’indennità per i mesi successivi ai 9 o per quelli fruiti dopo i 6 anni è concessa solo se il reddito individuale del genitore è inferiore a 2,5 volte l’importo della pensione minima INPS ​.
Fino a 12 anniNessuna indennitàSe il reddito del genitore supera la soglia, il diritto ad astenersi dal lavoro (congedo non retribuito) rimane valido fino al raggiungimento del limite massimo di mesi spettanti alla coppia (10 o 11 mesi) ​.

Fonte: D.Lgs. 151/2001 (Testo Unico maternità e paternità) e Leggi di Bilancio 2023-2025.

Congedo per malattia dei figli: le nuove regole

Il congedo per malattia dei figli è uno strumento diverso dal congedo parentale ordinario. Ti permette di assentarti dal lavoro quando tuo figlio sta male, senza consumare i giorni di congedo parentale. La disciplina attuale, prevista dall’art. 47 del D.Lgs. n. 151/01, distingue in base all’età del bambino.

Fino ai 3 anni di età, entrambi i genitori hanno diritto di assentarsi alternativamente per tutti i periodi di malattia del figlio, senza limiti di tempo. Devi solo presentare il certificato medico e preavvisare il datore di lavoro. Dai 3 agli 8 anni, ciascun genitore può assentarsi per massimo 5 giorni lavorativi all’anno, sempre in alternativa tra loro. Questi giorni non sono retribuiti né indennizzati dall’INPS, ma sono computati nell’anzianità di servizio.

Dal 2026 cambiano i numeri. La fascia di età coperta si estende dagli attuali 3-8 anni a 3-14 anni. I giorni disponibili raddoppiano da 5 a 10 all’anno per ciascun genitore. Hai quindi il doppio delle giornate per assistere tuo figlio malato, fino all’età di 14 anni. Resta invariata la regola dell’alternanza: solo uno dei due genitori può assentarsi per lo stesso periodo.

Attenzione a non confondere il congedo per malattia del figlio con la malattia del genitore. Nel primo caso ti assenti per assistere tuo figlio malato e non percepisci retribuzione. Nel secondo caso sei tu ad essere malato e ricevi la normale indennità di malattia. Il certificato medico deve sempre indicare chiaramente la malattia del bambino, non del genitore.

I giorni di congedo per malattia del figlio non sono retribuiti dall’INPS. Alcuni contratti collettivi prevedono però trattamenti di maggior favore. Verifica sempre il tuo CCNL.

Regole per i dipendenti pubblici

Se lavori nel pubblico impiego, hai condizioni più favorevoli. I contratti collettivi della Pubblica Amministrazione prevedono che i primi 30 giorni di congedo per malattia del figlio per ciascun anno siano retribuiti al 100%. Per i periodi successivi valgono le regole della contrattazione collettiva. Questa maggiore tutela rappresenta un trattamento di miglior favore rispetto alla disciplina generale, pienamente compatibile con le nuove disposizioni della Legge di Bilancio 2026.

Come richiedere il congedo parentale

Devi presentare la domanda di congedo parentale esclusivamente in modalità telematica all’INPS prima dell’inizio del periodo di astensione. Se presenti la domanda in ritardo, l’indennità viene riconosciuta solo per i giorni successivi alla data di presentazione. Hai tre canali per inviare la richiesta: il portale INPS, il Contact center o i patronati.

Sul portale www.inps.it accedi con SPID, CIE o CNS e segui il percorso “Lavoro” > “Congedi, permessi e certificati”. Qui trovi il servizio di acquisizione domanda. Devi indicare il periodo richiesto, specificando se si tratta di congedo continuativo o frazionato. La procedura ti permette di selezionare anche il congedo con indennità maggiorata all’80%, se ne hai diritto. Dopo l’invio ricevi una ricevuta con il numero di protocollo.

Puoi anche chiamare il Contact center INPS al numero verde 803164 da rete fissa o al 06164164 da cellulare. Gli operatori ti guidano nella compilazione della domanda per telefono. Terza opzione: rivolgerti a un patronato che offre assistenza gratuita per la presentazione telematica. I patronati utilizzano gli stessi servizi disponibili sul portale INPS.

Devi preavvisare il datore di lavoro almeno 5 giorni prima dell’inizio del congedo, salvo casi di oggettiva impossibilità. Per il congedo su base oraria il preavviso minimo è di 2 giorni. Se sei padre lavoratore dipendente, devi comunicare al datore di lavoro le date in cui intendi usufruire del congedo con almeno 15 giorni di anticipo. Questi termini possono essere modificati dal contratto collettivo applicato al tuo rapporto di lavoro.

Documenti necessari

Per presentare la domanda non ti servono documenti particolari. Devi solo indicare i dati anagrafici del bambino, il periodo richiesto e la percentuale di indennità. Se richiedi il congedo dopo il sesto anno del figlio, devi autocertificare che il tuo reddito individuale è inferiore al limite previsto. L’INPS può successivamente richiedere documentazione a supporto per i controlli.

Aspetti fiscali e contributivi

L’indennità di congedo parentale è soggetta a tassazione ordinaria IRPEF. Non si tratta quindi di un importo esentasse: concorre a formare il reddito complessivo su cui calcoli le imposte. Il datore di lavoro, quando anticipa l’indennità in busta paga, applica le ritenute fiscali come per la normale retribuzione. Se l’INPS paga direttamente, trattiene le imposte alla fonte.

I periodi di congedo sono coperti da contribuzione figurativa. Questo significa che maturano contributi utili per la pensione, anche se l’indennità è ridotta rispetto alla retribuzione normale. La contribuzione figurativa viene accreditata automaticamente dall’INPS sulla tua posizione previdenziale. I mesi di congedo sono validi anche ai fini dell’anzianità di servizio.

Sul fronte dell’ISEE, l’indennità concorre al calcolo dell’indicatore. Devi dichiararla nella Dichiarazione Sostitutiva Unica insieme agli altri redditi percepiti. Se stai valutando l’accesso a prestazioni sociali legate all’ISEE, tieni conto che periodi prolungati di congedo con indennità ridotta al 30% abbassano il reddito complessivo del nucleo familiare. Questo può farti rientrare nelle soglie per bonus e agevolazioni.

L’indennità di congedo parentale non dà diritto a detrazioni fiscali specifiche. Tuttavia, mantieni le detrazioni per carichi di famiglia previste dall’articolo 12 del TUIR. Se il reddito si riduce per via del congedo, le detrazioni per figli a carico possono risultare più convenienti in rapporto al reddito complessivo. Valuta sempre il quadro fiscale nell’anno in cui fruisci del congedo.

Coordinamento con altre misure per la famiglia

Il congedo parentale si inserisce in un quadro più ampio di sostegno alla genitorialità. Puoi cumulare il congedo con altre misure previste dalla normativa, rispettando però alcune regole di incompatibilità. L’assegno unico universale per i figli a carico continua a spettarti anche durante il congedo, senza alcuna riduzione. Si tratta infatti di una prestazione mensile che non dipende dalla situazione lavorativa.

Il bonus mamme lavoratrici previsto dalla Legge di Bilancio 2026 passa da € 40 a € 60 mensili per le lavoratrici dipendenti e autonome con almeno due figli e reddito fino a € 40.000. Questo esonero contributivo è compatibile con il congedo. Puoi quindi fruire del bonus insieme al congedo, beneficiando di entrambe le misure. Il bonus si applica infatti sulla retribuzione che continui a percepire, anche se ridotta.

Durante il periodo di congedo non puoi svolgere altre attività lavorative. Se lavori mentre sei in congedo, rischi il licenziamento per giusta causa. La Cassazione ha chiarito con diverse sentenze che l’abuso del diritto si configura quando il genitore trascura la cura del figlio per dedicarsi ad altre attività. Puoi però partecipare a corsi di formazione professionale, purché compatibili con la cura del bambino.

Leggi anche:

Domande frequenti

Posso richiedere il congedo parentale se lavoro part-time?

Sì. Il congedo spetta anche ai lavoratori con contratto part-time. L’indennità viene calcolata sulla retribuzione effettivamente percepita in regime di part-time.

Posso modificare le date dopo aver presentato la domanda?

No, devi annullare la domanda e presentarne una nuova con le date corrette. L’annullamento è possibile solo prima dell’inizio del periodo richiesto.

Come funziona per i genitori separati?

Ciascun genitore ha diritto individualmente al congedo. L’affidamento esclusivo non elimina il diritto dell’altro genitore, salvo casi specifici previsti dal giudice.

I più letti della settimana

Abbonati a Fiscomania

Oltre 1.000, tra studi, professionisti e imprese che hanno scelto di abbonarsi per non perdere i contenuti riservati e beneficiare dei vantaggi. Abbonati anche tu a Fiscomania.com oppure Accedi con il tuo account.

I nostri tools

 

Elisa Migliorini
Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.
Leggi anche

Dividendi occulti: quando scatta la presunzione di distribuzione

Hai ricevuto un accertamento per dividendi occulti dalla tua società? Scopri come funziona la presunzione di distribuzione degli utili...

Forfettario o contabilità semplificata per ecommerce: quale scegliere?

Vuoi capire quale regime fiscale ti fa risparmiare davvero nel tuo ecommerce? Ti mostro il confronto tra forfettario e...

Vendita con riserva di proprietà: come funziona e fiscalità

Attraverso il contratto di vendita con riserva di proprietà (patto di riservato dominio) le parti prevedono che il prezzo...

Fringe benefit alloggio amministratore: fiscalità, deducibilità e rischi

Concedi l'immobile della tua SRL all'amministratore come fringe benefit? Scopri come calcolare la tassazione, quali costi dedurre e come...

Simulazione tributaria: cos’è e come difendersi dall’accertamento

È l'azione (o il negozio) posto in essere dalle parti in modo apparente, con l'intesa segreta (accordo simulatorio o...

Spese di manutenzione: deduzione nel reddito di impresa

Le spese di manutenzione, riparazione, ammodernamento e trasformazione, che non sono imputate ad incremento del costo dei beni ai...