La Legge di bilancio 2026 sta prendendo forma e oltre al taglio dell’Irpef è previsto anche uno stanziamento di 2 miliardi per adeguare i salari al costo della vita. Il testo del Disegno di Legge è atteso per venerdì e sono diverse le possibili novità per il “pacchetto stipendi”, dalla detassazione degli aumenti contrattuali ai bonus dipendenti.
La Legge di Bilancio comporterà un costo per le casse dello Stato di circa 18 miliardi, di cui circa 3 per il taglio IRPEF. Tra le priorità del governo c’è anche l’adeguamento degli stipendi con il costo della vita. Il Mef ha reso noto che “al fine di favorire l’adeguamento salariale al costo della vita” nella legge di bilancio sono stanziati circa 2 miliardi di euro. Secondo le prime indiscrezioni questi soldi potrebbero essere destinati alla detassazione degli aumenti contrattuali a partire al primo gennaio 2026 e fino al 31 dicembre 2028.
Aumenti in busta paga dal 2026
Dal 1 gennaio 2026 potrebbe scattare per i lavoratori dipendenti privati un’aliquota fiscale agevolata del 10% sugli aumenti di retribuzione stabiliti col rinnovo dei contratti collettivi nazionali. A prevederlo è una misura proposta per la legge di Bilancio dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone. Il Documento programmatico di bilancio approvato dal governo prevede uno stanziamento di circa 2 miliardi per il 2026 al fine di favorire l’adeguamento salariale al costo della vita.
La misura, che potrebbe essere esclusa per i redditi alti, consentirebbe ai lavoratori di beneficiare aumenti di retribuzione netta più alti. Secondo le simulazioni effettuate, con i rinnovi dei contratti nazionali, ci potrebbe essere un incremento medio di circa 800 euro lordi annui, pari a circa il 3,5% della retribuzione media dei dipendenti privati e il prelievo Irpef scenderebbe da circa 200 euro a 80 euro.
L’aumento netto, come riporta il Corriere della Sera, aumenterebbe da 600 a 720 euro, con un guadagno di 120 euro l’anno. Dato che gli aumenti previsti dai rinnovi dei contratti collettivi si realizzano in tre anni anche la copertura necessaria dovrebbe essere triennale: 900 milioni il primo anno, 1,4-1,5 miliardi il secondo e 1,8 il terzo, per un costo complessivo superiore a 4 miliardi.
Riforma ISEE e taglio IRPEF
Tra gli interventi che saranno previsti dalla Legge di bilancio a sostegno dei lavoratori e dei redditi bassi è la riforma dell’Isee che potrebbe portare ad escludere dal calcolo l’abitazione principale. Se questa riforma venisse confermata, molte famiglie potrebbero avere molti più accessi alle prestazioni legati all’ISEE. Dal calcolo verrà esclusa la prima casa, con un valore catastale massimo che oscilla tra i 75 mila euro e i 100 mila euro. La riforma riguarderà anche le scale di equivalenza legate al numero dei figli: potrebbero esserci la maggiorazione dei punti già dal secondo figlio.
Inoltre, sembra ormai quasi certo che troverà posto in manovra anche il taglio IRPEF. Sarà previsto un taglio dell’Irpef, l’aliquota del secondo scaglione scenderà dal 35% al 33%. La riduzione riguarderà i redditi compresi tra 28mila e 50mila euro. Chi guadagna circa 30mila euro lordi all’anno avrà un vantaggio fiscale quasi irrisorio, ovvero di circa 40 euro, mentre per redditi di 35mila il beneficio sarà di circa 140 euro annui, per poi salire a 240 euro con 40mila euro di reddito e a un massimo di 440 euro per chi ha redditi di 50mila euro.
Rottamazione quinquies
Ancora non sono ancora chiare le regole per la rottamazione quinquies, ma l’ipotesi più probabile è che venga prevista una pace fiscale per le cartelle fino al 31 dicembre 2023: i debiti riguardano tributi e tasse non versate da cittadini che hanno fatto la dichiarazione dei redditi ma che non sono riusciti a pagare tutto.