Ancora tutto da definire sulle pensioni. Intanto si fa sempre più papabile quota 104 come uscita anticipata dal mondo del lavoro. Resta anche il bonus Maroni, ‘accettando’ di lavorare fino a 67 anni tramite incentivo.


A che punto siamo sul fronte pensioni? La vera e propria riforma strutturale slitta e quota 104 sostituirà, molto probabilmente quota 103. Ape sociale e Opzione donna andranno invece in soffitta a favore di un fondo per la flessibilità in uscita con requisiti più stringenti. Queste le novità contenute nella legge di bilancio, in cui non solo non saranno introdotte nuove forme di flessibilità in uscita ma sarà dato un giro di vite a quelle esistenti rendendo l’accesso alla pensione prima dei 67 anni più difficile. Potrebbe restare comunque però il cosiddetto ‘bonus Maroni’.

Il Governo sembra così intenzionato a spingere i lavoratori che avrebbero i requisiti per sfruttare il prepensionamento a restare al lavoro, godendo di un incentivo in busta paga. Stesso meccanismo quindi che veniva attuato già con quota 103.

Vediamo quindi di capire come funziona il ‘bonus Maroni’ e quali prospettive pensionistiche sembrano delinearsi.

Nuova uscita anticipata: arriva quota 104

Le previsioni parlano di poche migliaia di lavoratori che nel 2024 potranno andare in pensione anticipata. Con l’avvento di Quota 104 l’aumento di un anno dell’età anagrafica fa sì che le uscite nel 2024 siano limitate a coloro che quest’anno avevano già i 62 anni previsti per quota 103 ma non ancora i 41 anni di contributi. Potranno quindi andare in pensione le persone che compiranno 63 anni (nate quindi fino al 1961), e che hanno cominciato a lavorare dal 1983, e quindi l’anno prossimo raggiungeranno i 41 anni di contributi.

Ma mentre per Quota 103 sono state accolte nei primi cinque mesi poco più di 5mila domande e ci si attende che a fine anno raggiungano le circa 12/15mila, a fronte di una platea complessiva di persone con i requisiti di 41mila, con la nuova stretta del governo Meloni il numero delle domande accolte con questo canale di uscita potrebbero essere inferiori alle 7/8mila, a fronte di una platea di circa 20mila per un tasso di adesione di circa il 30%, simile rispetto alle altre Quote.

‘Bonus Maroni’: verso la conferma

In merito alle pensioni il Ministro dell’Economia e della Finanza, Giancarlo Giorgetti, nella conferenza stampa tenutasi le scorse ore si è lasciato sfuggire qualcosa. E in base a quanto è emerso sembrerebbe che se da un lato la nuova Quota 104 alza di un altro anno il requisito di età, in parallelo il governo starebbe pensando sia di introdurre una penalizzazione (non ancora quantificata) per chi vorrebbe uscire comunque un poco prima, sia di confermare il cosiddetto ‘bonus Maroni’ per chi resta.

Questo bonus non rappresenterebbe una novità. Si tratterebbe infatti di un incentivo al posticipo del pensionamento per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti con i requisiti minimi per l’accesso alla pensione anticipata flessibile, ovvero tramite quota 103.

In cosa consiste il ‘bonus Maroni’

Se venisse confermato il ‘bonus Maroni’, come parrebbe, il meccanismo del suo funzionamento sarà lo stesso. Presentando un’apposita domanda all’INPS, che deve dare il suo via libera entro 30 giorni, si rinuncia all’accredito contributivo per ottenere l’importo sotto forma di incremento in busta paga. Questa misura assume un peso notevole, perché sulla carta vale il 9,19% dello stipendio lordo. Facendo infatti degli esempi per chi guadagna 45 mila euro all’anno il bonus vale circa 320 euro lordi in più al mese per 13 mensilità, 247 per chi sta appena sopra i 35 mila euro.

Va comunque precisato che in presenza di un esonero l’importo spettante a seguito della richiesta del ‘bonus Maroni, si riduce. È il caso, ad esempio, del taglio del cuneo fiscale e contributivo di 7 punti per redditi sino a 25 mila euro lordi e di 6 punti sono a 35 mila, prorogato per tutto il 2024 con la legge di bilancio. In questi casi, come ha chiarito pochi mesi fa la circolare n. 82 del 2023 dell’Inps, in presenza dell’esonero l’aliquota contributiva scende dal 9,19 al 2,19 per chi ha un reddito sino a 25 mila euro ed al 3,19 per chi arriva a 35 mila.
Insomma il vantaggio finisce col ridursi notevolmente a poche decine di euro per i redditi più bassi. Diversa è invece la situazione per chi sta sopra la soglia dei 35 mila e quindi non beneficia del taglio del cuneo fiscale, che può sfruttare lo storno pieno del 9,19%.

Quanto conviene il ‘bonus Maroni’?

Ovviamente si tratta sempre di scelte soggettive che non possono essere giudicate a priori. Il singolo deve infatti valutare cosa possa essere più conveniente per sè. Il ‘bonus Maroni’ implica però delle considerazioni.

Va precisato infatti che se da un lato è vero che l’incentivo in questione consente un aumento anche significativo dello stipendio mensile negli ultimi anni di lavoro, dall’altro, a causa dei mancati versamenti dei contributi, produce però a valle un taglio della pensione futura. Inoltre un altro aspetto da prendere in considerazione poi è l’imposizione fiscale, perché mentre i contributi non sono tassati, la trasformazione dei contributi in salario netto va ad incrementare il reddito del lavoratore ed aumentando il reddito potrebbero cambiare anche il prelievo Irpef.

Conclusioni

Il ‘Bonus Maroni’ probabilmente sarà confermato anche per il 2024 secondo le intenzioni del Governo. Resterà quindi la possibilità di usufruire di un incentivo in busta paga rinunciando al prepensionamento.

Ovviamente la misura porta con sè pro e contro che ciascun interessato dovrà valutare in base alla propria situazione, considerando se vale la pena uscire dal mondo del lavoro sfruttando la nuova quota 104 o avere uno stipendio più ricco con conseguenze che però ricadranno sui contributi e quindi sull’importo pensionistico futuro.

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