Chiedere l’aspettativa non retribuita è un diritto dei lavoratori in Italia: si tratta della possibilità di sospendere il lavoro per un periodo specifico senza tuttavia perdere il proprio posto di lavoro. Questa aspettativa solitamente non è retribuita, in quanto il datore di lavoro non deve corrispondere al soggetto una somma di denaro per questo periodo.

L’aspettativa non retribuita può essere richiesta al lavoratore al datore di lavoro per diversi motivi, che siano di tipo famigliare, formativo, o professionale. Durante il periodo di aspettativa non retribuita, il datore di lavoro non può licenziare il lavoratore che l’ha richiesta, perché il posto di lavoro secondo la normativa deve essere mantenuto.

Ci sono delle regole da rispettare in materia di aspettativa non retribuita, soprattutto perché ci sono diversi motivi per cui questo istituto può essere attivato.

L’aspettativa non retribuita può variare da qualche mese fino a qualche anno, in base alla motivazione e all’esigenza specifica. Per quanto riguarda il datore di lavoro, è obbligato ad accettare l’aspettativa richiesta dal lavoratore, salvo casi specifici. Tutti i dettagli su come funziona l’aspettativa non retribuita, nell’articolo.

Aspettativa non retribuita: di cosa si tratta

L’aspettativa non retribuita è un diritto dei lavoratori, che possono richiederla per un certo periodo di tempo ai propri datori di lavoro. Si tratta di una sospensione del lavoro per un periodo di tempo concordato, per cause di varia natura.

Chiedendo l’aspettativa non retribuita, il lavoratore rinuncia allo stipendio per un periodo specifico, tuttavia non perde il posto di lavoro, che viene mantenuto dal datore di lavoro. L’aspettativa può essere richiesta dal lavoratore per diverse esigenze, che vanno dalle motivazioni personali, al decesso di un famigliare, fino a motivazioni legate alla formazione o ad un periodo di svolgimento di una carica pubblica.

L’aspettativa non retribuita in linea generale deve essere sempre concessa dal datore di lavoro, in caso di regolare assunzione con contratto collettivo nazionale. Questo vuol dire che la prassi consiste nel presentare la propria richiesta di aspettativa al lavoro al datore, e il datore dovrà accettarla entro un limite massimo di tempo di 10 giorni.

Esistono dei casi particolari in cui il datore di lavoro può non accettare l’aspettativa, come ad esempio per motivi urgenti aziendali, oppure perché l’aspettativa non è prevista dal CNLL, oppure ancora perché il lavoratore non ha presentato opportuna documentazione in accompagnamento della richiesta dell’aspettativa, o motivazione valida.

Chiedere l’aspettativa non retribuita: in quali casi

Un lavoratore dipendente può chiedere l’aspettativa non retribuita presentando al proprio datore di lavoro una motivazione valida, corredata da un documento che attesta la sussistenza di tale motivazione. L’aspettativa può essere richiesta per un periodo di durata variabile, tuttavia esistono delle linee guida normative sul periodo massimo per l’aspettativa.

Il lavoratore può procedere alla richiesta di una aspettativa non retribuita, quindi rinunciando allo stipendio, ma senza perdere il lavoro, per le seguenti motivazioni:

  • Per gravi motivi famigliari;
  • Gravi situazioni di disagio personale;
  • Necessità di cura di un famigliare;
  • Necessità di accedere ad un periodo di formazione o dottorato;
  • Svolgimento di incarichi di tipo pubblico;
  • Programmi per la cura della tossicodipendenza;
  • Per lutto;
  • Per congedi di diverso tipo;
  • Per avviare un’attività autonoma;
  • Per ricongiungimento con un famigliare all’estero.

In tutti questi casi esiste un limite massimo di tempo per cui si può richiedere l’aspettativa non retribuita,

Aspettativa per motivi famigliari

Il primo caso in cui è possibile richiedere l’aspettativa non retribuita è quello di motivi famigliari. Rientrano in questa fattispecie le situazioni in cui un parente stretto ha la necessità di cure, o di assistenza, almeno per un periodo. Sia i lavoratori nel settore privato che nel settore pubblico possono chiedere l’accesso all’aspettativa non retribuita di fronte a gravi motivazioni famigliari.

Le motivazioni possono riguardare i coniugi, i genitori, figli e fratelli, sorelle, generi, suoceri e così via. Si può richiedere una aspettativa per motivazioni famigliari in caso di lutto, con il decesso di un famigliare, oppure nel momento in cui un parente stretto necessita di cure improvvise, oppure ancora per una situazione di disagio personale.

In questa fattispecie rientrano eventi come il divorzio e le separazioni, che coinvolgono il lavoratore in modo diretto. Sono escluse da questa possibilità le casistiche che rientrano in situazioni di disagio della salute del soggetto, per cui esistono altre forme di trattamento previste dal contratto.

L’aspettativa per motivi famigliari o personali può essere allargata anche ad altre eventualità, in base al contratto specifico. Risulta possibile anche chiedere l’aspettativa per le cure per tossicodipendenza sia del lavoratore che dei famigliari, per un massimo di tre anni.

In ogni caso il lavoratore, prima di chiedere una aspettativa non retribuita, dovrebbe leggere accuratamente il contratto di lavoro in essere. Generalmente il periodo massimo che si può richiedere per l’aspettativa per motivazioni famigliari è di due anni.

Aspettativa per motivi di formazione

Esiste anche la possibilità, contemplata da alcuni contratti nazionali, di accedere ad un periodo di aspettativa non retribuita per motivi di formazione. Non tutti possono accedere all’aspettativa non retribuita per motivi legati alla formazione.

Il dipendente può accedere a questo periodo di aspettativa unicamente se sta lavorando da almeno 5 anni con lo stesso datore di lavoro, e l’aspettativa può essere suddivisa oppure continuativa. Viene inclusa in questa tipologia di aspettativa la formazione volta per esempio a completare la scuola dell’obbligo, se questa non è stata completata dal lavoratore in precedenza.

Ma si può richiedere l’aspettativa per questa motivazione anche per un titolo di studio superiore o per l’accesso ad una laurea. Inoltre l’attività di formazione a cui si può accedere può anche essere di diverso tipo, rispetto a quella garantita dal datore di lavoro.

Generalmente il periodo massimo per cui si può chiedere questa aspettativa è di 11 mesi, tuttavia ogni contratto nazionale del lavoro è a sé stante, per cui possono essere applicati limiti diversi. Anche nel caso di questo tipo di aspettativa, il lavoratore che ne richiede l’accesso deve presentare documentazione al datore di lavoro che provi l’accesso alla formazione.

Un lavoratore può accedere ad una aspettativa anche per motivi di dottorato, per un periodo che equivale alla durata del dottorato. Se il lavoratore proviene dal lavoro privato, l’aspettativa non è retribuita (ma si può percepire una borsa di studio). Se proviene dal lavoro pubblico invece può anche essere retribuita.

Aspettativa da lavoro per svolgere un incarico pubblico

L’aspettativa da lavoro può anche essere richiesta per lo svolgimento di un incarico di tipo pubblico, per un certo periodo. Per quanto riguarda un lavoratore del settore privato, è possibile richiedere l’aspettativa non retribuita per svolgere per un periodo una carica pubblica, mentre per un lavoratore che proviene dal settore pubblico è possibile accedervi anche in modo retribuito.

Si tratta di incarichi pubblici che possono riguardare il Parlamento, le regioni, comuni o enti pubblici di diverso tipo, ad esempio:

  • Incarichi per il Parlamento Europeo;
  • Incarichi per il Parlamento Nazionale;
  • Incarichi come sindaci di comuni;
  • Incarichi come consiglieri comunali e provinciali;

Lavoratori statali

L’aspettativa per i lavoratori statali può essere allargata anche ad altre eventualità. I dipendenti pubblici possono chiedere una aspettativa anche nel caso in cui intendano avviare una attività autonoma di impresa, o attività professionale. In questo caso possono richiedere una aspettativa di un massimo di un anno.

Per i lavoratori pubblici è prevista inoltre la possibilità di accedere ad un periodo di aspettativa per ricongiungimento con un parente o famigliare stretto all’estero, specialmente quando il lavoratore non può chiedere il trasferimento.

Aspettativa per volontariato

Le norme del lavoro in Italia consentono anche di richiedere una aspettativa per volontariato, ovvero per svolgere una attività a sostegno di una associazione sul territorio. Se il lavoratore svolge una di queste attività per una delle realtà presenti nell’elenco nazionale dell’Agenzia della protezione civile, l’aspettativa può essere retribuita.

Il datore di lavoro può richiedere il rimborso di questa cifra versata a favore dei lavoratori che chiedono una aspettativa per volontariato. Per i limiti di applicazione è necessario visionare il contratto collettivo nazionale specifico.

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Valeria Oggero
Classe 1992, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle partite Iva. Collaboro con Fiscomania.com per la pubblicazione di articoli di news a carattere fiscale. Un settore complesso quello fiscale ma dove non si finisce mai di imparare.

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