Affrancamento oro al 12,5%: come funziona la rivalutazione 2026

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Rivalutazione oro al 12,5-13% in Legge Bilancio 2026. Chi conviene, scadenze, procedura completa per lingotti e monete.

La Legge di Bilancio 2026 potrebbe introdurre un meccanismo di affrancamento fiscale per l’oro da investimento, con un’imposta sostitutiva tra il 12,5% e il 13%. Due emendamenti di Lega e Forza Italia hanno superato il vaglio di ammissibilità e sono in attesa di votazione. Chi possiede lingotti, monete o placchette d’oro senza documentazione di acquisto potrebbe rivalutarne il valore pagando una tassa ridotta oggi per risparmiare in futuro. Questa guida spiega come funziona, chi può aderire, e soprattutto quando conviene davvero.

Cosa prevede l’emendamento sulla rivalutazione dell’oro

L’affrancamento dell’oro replica il meccanismo già utilizzato per partecipazioni, terreni e più recentemente per le criptovalute. L’obiettivo è duplice: far emergere patrimoni oggi sommersi e generare gettito immediato per lo Stato. Le stime parlano di 1,67-2,08 miliardi di euro se aderisse anche solo il 10% dei possessori di oro da investimento.

Due emendamenti in campo: 12,5% o 13%

Al momento esistono due proposte parlamentari parallele:

  • Emendamento Lega: aliquota al 12,5%, scadenza istanza 30 giugno 2026;
  • Emendamento Forza Italia: aliquota al 13%, legato alla soppressione dell’articolo 18 sui dividendi.

Entrambi gli emendamenti sono stati segnalati come prioritari e hanno superato il vaglio di ammissibilità della Commissione Bilancio del Senato. Secondo le indiscrezioni raccolte, “uno dei due sopravvivrà“: è probabile che durante le votazioni venga scelto un testo unico, forse con l’aliquota media del 12,5% che ha raccolto maggiore consenso anche in ambito tecnico.

Stato attuale dell’iter parlamentare

Le votazioni sugli emendamenti sono iniziate il 3 dicembre 2025 in Commissione Bilancio. Entro il 15 dicembre il Senato approverà il maxiemendamento del Governo, poi il testo passerà alla Camera per l’approvazione definitiva entro fine anno. L’affrancamento dell’oro è considerato una delle misure con maggiori probabilità di approvazione, perché gode del sostegno bipartisan di Lega e Forza Italia e perché serve a coprire altre voci della manovra.

Chi può aderire e cosa rientra nella misura

Non tutto l’oro rientra nell’affrancamento. La norma si rivolge esclusivamente ai possessori di “oro da investimento” come definito dalla legge 17 gennaio 2000, n. 7, che recepisce la direttiva europea 98/80/CE.

Rientrano nella definizione di oro da investimento:

  • Lingotti e placchette: purezza pari o superiore a 995 millesimi (995/1000), di peso accettato dal mercato dell’oro (tipicamente da 1 grammo a 12,5 kg);
  • Monete d’oro: purezza pari o superiore a 900 millesimi, coniate dopo il 1800, che hanno o hanno avuto corso legale nel paese di origine. Esempi tipici: sterline inglesi, marenghi italiani, krugerrand sudafricani, aquile americane, foglie d’acero canadesi.

La condizione essenziale è che il contribuente possieda questi beni al 1° gennaio 2026 e non abbia documentazione attestante il costo o il valore di acquisto. Se hai conservato la ricevuta di acquisto del lingotto, non hai bisogno dell’affrancamento: quando venderai, pagherai il 26% solo sulla plusvalenza effettiva (differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto documentato).

Cosa resta escluso: gioielli e diamanti

Non rientrano nell’affrancamento:

  • Gioielli in oro, anche di alto valore (collane, bracciali, anelli);
  • Diamanti e altre pietre preziose;
  • Metalli preziosi diversi dall’oro (platino, palladio, argento) – anche se alcuni tecnici ritengono che l’emendamento finale potrebbe estendersi a tutti i metalli preziosi citati dal D.Lgs. n. 251/99;
  • Oro non da investimento (es. oggetti d’arte, reperti archeologici).

Questa distinzione è cruciale. Se hai ereditato un bracciale d’oro da 50 grammi e lo vendi, continuerai a pagare il 26% sull’intero valore incassato (in assenza di documentazione). L’affrancamento riguarda solo l’oro da investimento in senso stretto.

Il problema di chi non ha la ricevuta

Dal 1° gennaio 2024, la Legge di Bilancio 2024 ha eliminato la norma agevolativa che consentiva di tassare al 26% il 25% del corrispettivo di cessione (in pratica, aliquota effettiva del 6,5%) per chi non aveva documentazione. Ora, senza ricevuta, l’intera somma incassata viene considerata plusvalenza tassabile al 26%.

Facciamo un esempio concreto. Hai un lingotto da 100 grammi ereditato da tua nonna. Non hai alcuna ricevuta. Con l’oro a 70 euro al grammo (quotazione indicativa), il lingotto vale 7.000 euro. Se lo vendi oggi senza documentazione, paghi 7.000 × 26% = 1.820 euro di tasse, anche se tua nonna potrebbe averlo pagato 5.000 euro vent’anni fa. La plusvalenza reale sarebbe stata solo 2.000 euro, ma tu non puoi dimostrarlo.

SituazioneValore oroCosto acquisto (presunto)Prezzo venditaCon documentazioneSenza documentazione
Lingotto 100g ereditato€ 7.000€ 5.000 (?)€ 8.000€ 780
(26% su 3.000)
€ 2.080
(26% su 8.000)
Sterline d’oro (10 pezzi)€ 3.500€ 2.000 (?)€ 4.000€ 520
(26% su 2.000)
€ 1.040
(26% su 4.000)
Lingotti investimento (500g)€ 35.000€ 20.000 (?)€ 40.000€ 5.200
(26% su 20.000)
€ 10.400
(26% su 40.000)
Marenghi (20 monete)€ 6.000€ 3.500 (?)€ 7.000€ 910
(26% su 3.500)
€ 1.820
(26% su 7.000)

Come funziona il meccanismo: paghi oggi, risparmi domani

L’affrancamento è un’operazione in due tempi. Paghi un’imposta sostitutiva oggi sul valore attuale dell’oro, e in cambio ottieni un nuovo “costo fiscalmente riconosciuto” che ti farà risparmiare quando venderai.

Esempio pratico: lingotto ereditato dalla nonna

Riprendiamo l’esempio del lingotto da 100 grammi ereditato. Valore al 1° gennaio 2026: 7.000 euro. Nessuna documentazione di acquisto.

Scenario A: non aderisci all’affrancamento

Vendi il lingotto nel 2027 a 8.000 euro (oro salito a 80 euro/grammo).

  • Base imponibile: 8.000 euro (tutto il corrispettivo)
  • Imposta al 26%: 8.000 × 0,26 = 2.080 euro

Scenario B: aderisci all’affrancamento al 12,5%

  1. Entro il 30 giugno 2026 presenti istanza di rivalutazione
  2. Fai certificare il valore del lingotto al 1° gennaio 2026: 7.000 euro
  3. Paghi entro il 30 settembre 2026 l’imposta sostitutiva: 7.000 × 0,125 = 875 euro
  4. Il nuovo costo fiscalmente riconosciuto diventa 7.000 euro

Quando vendi nel 2027 a 8.000 euro:

  • Base imponibile: 8.000 – 7.000 = 1.000 euro (solo la plusvalenza)
  • Imposta al 26%: 1.000 × 0,26 = 260 euro
  • Totale imposte pagate (875 + 260): 1.135 euro

Risparmio: 2.080 – 1.135 = 945 euro

Il risparmio aumenta se il prezzo dell’oro sale ulteriormente o se possiedi quantità maggiori. Con 10 lingotti da 100 grammi (70.000 euro di valore) il risparmio supera i 9.000 euro.

Quanto costa e quando si paga

La norma prevede scadenze precise e modalità di pagamento flessibili. Rispettare i termini è fondamentale: chi non presenta l’istanza entro il 30 giugno 2026 perde l’opportunità, visto che si tratta di una misura transitoria e non strutturale.

Istanza entro il 30 giugno 2026

Il contribuente che possiede oro da investimento al 1° gennaio 2026 e vuole avvalersi dell’affrancamento deve presentare un’istanza formale entro il 30 giugno 2026. L’istanza va accompagnata da:

  • Relazione analitica che descrive l’oro oggetto di rivalutazione (tipologia, quantità, purezza);
  • Certificazione del valore rilasciata da operatore professionale iscritto al Registro OAM (Organismo Agenti e Mediatori).

La certificazione deve riportare il valore determinato ai sensi dell’articolo 9 del TUIR, che per i metalli preziosi corrisponde alle quotazioni di mercato rilevate da fonti ufficiali (es. London Bullion Market, Borsa Italiana per i metalli). Il valore può essere determinato “sulla base del prezzo del giorno ricavato da fonti ufficiali” fino alla data di rilascio della certificazione stessa.

Versamento entro il 30 settembre 2026

L’imposta sostitutiva (12,5% o 13% del valore rivalutato) deve essere versata entro il 30 settembre 2026 tramite modello F24, utilizzando il codice tributo che verrà definito dall’Agenzia delle Entrate con apposita risoluzione.

La rivalutazione si perfeziona alla data di esecuzione del versamento (o della prima rata in caso di rateizzazione). Da quel momento, il nuovo valore fiscalmente riconosciuto è operativo.

Rateizzazione in tre anni

Il contribuente può scegliere di rateizzare l’imposta sostitutiva in un massimo di tre rate annuali di pari importo:

  • Prima rata: 30 settembre 2026;
  • Seconda rata: 30 settembre 2027 (con interessi del 3% annuo);
  • Terza rata: 30 settembre 2028 (con interessi del 3% annuo).

La rateizzazione ha senso se non hai liquidità immediata, ma comporta un costo aggiuntivo di circa 18 euro (nel nostro esempio) per gli interessi.

La procedura operativa: certificazione e intermediari

L’affrancamento non è un’operazione fai-da-te. Serve l’intervento di professionisti abilitati per certificare il valore dell’oro e assistere il contribuente nella presentazione dell’istanza.

Chi può certificare il valore

La certificazione del valore dell’oro deve essere rilasciata da una società iscritta al Registro degli Operatori Professionali in Oro presso l’Organismo Agenti e Mediatori (OAM). Questi soggetti sono autorizzati dalla legge a valutare e commerciare metalli preziosi e garantiscono l’affidabilità della stima.

Il certificatore determina il valore sulla base delle quotazioni ufficiali di mercato del giorno. Per i lingotti e le placchette, si fa riferimento al prezzo spot dell’oro in euro per grammo o oncia. Per le monete, oltre al valore del metallo, si considera anche l’eventuale valore numismatico (per monete rare o da collezione), anche se questo aspetto è marginale per le monete da investimento più comuni.

Il ruolo degli operatori OAM

Gli operatori OAM non si limitano a certificare il valore. Molti offrono un servizio completo che include:

  • Verifica della purezza e dell’autenticità dell’oro tramite test non distruttivi;
  • Valutazione al 1° gennaio 2026 (o data prossima disponibile);
  • Redazione della relazione tecnica di accompagnamento;
  • Assistenza nella compilazione dell’istanza;
  • Supporto per il versamento dell’imposta sostitutiva.

Il costo di questi servizi varia a seconda dell’operatore e della quantità di oro da rivalutare, ma si aggira indicativamente tra 100 e 300 euro per pratica. Conviene confrontare più preventivi, soprattutto se possiedi quantitativi rilevanti.

Documentazione da conservare

Dopo aver perfezionato l’affrancamento, conserva con cura:

  • Istanza di rivalutazione presentata;
  • Certificazione del valore rilasciata dall’operatore OAM;
  • Ricevuta di versamento dell’imposta sostitutiva (o delle rate);
  • Copia del modello F24.

Questa documentazione andrà allegata alla dichiarazione dei redditi 2027 (per l’anno fiscale 2026) nel quadro RT, dove si dichiara l’operazione di affrancamento effettuata. In futuro, quando venderai l’oro, dovrai esibire questa documentazione per dimostrare il costo fiscalmente riconosciuto e calcolare correttamente la plusvalenza tassabile.

Confronto con la rivalutazione crypto

L’affrancamento dell’oro è molto simile alla rivalutazione delle criptovalute al 18% introdotta con la Legge di Bilancio 2025 (scadenza 30 novembre 2025). Entrambe le misure nascono dallo stesso problema: patrimoni detenuti senza documentazione, tassati sull’intero corrispettivo in sede di cessione.

Differenze principali:

  • Aliquota: crypto 18%, oro 12,5-13% (più conveniente);
  • Natura della norma: crypto era transitoria 2025, oro è transitoria 2026;
  • Base di utenti: crypto coinvolge migliaia di investitori giovani, oro coinvolge milioni di famiglie (compresi eredi di generazioni passate).

Il successo della rivalutazione crypto (dati ufficiali non disponibili, ma si stima un’adesione inferiore al 10%) sarà probabilmente usato come benchmark per valutare l’adesione all’affrancamento dell’oro.

Attenzione: L’articolo è aggiornato con le informazioni attualmente disponibili. La disciplina definitiva si avrà soltanto con l’approvazione della Legge di Bilancio 2026.

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Federico Migliorini
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Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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