Pubblico impiego compatibile con il regime impatriati

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Il regime speciale per i lavoratori impatriati (ex art. 2 D.Lgs. n. 209/23) è uno strumento fiscale di grande interesse, al fine di incentivare il rientro di cervelli e professionalità dall’estero mediante una significativa riduzione della tassazione. In questo articolo intendo andare ad analizzare la normativa applicabile e gli aspetti attraverso cui i dipendenti della Pubblica Amministrazione possono accedere a questa importante agevolazione fiscale, tenendo conto delle più recenti evoluzioni normative e interpretative fornite dall’Agenzia delle Entrate.

L’agevolazione per il reddito da lavoro dipendente in Italia

Il lavoratore che rimpatria in Italia ha la possibilità di svolgere una nuova attività di lavoro dipendente in Italia e prendersi l’agevolazione. In questo caso il lavoratore, al momento del rientro in Italia, è chiamato a:

  • Verificare il possesso dei requisiti richiesti dall’agevolazione. In particolare:
    • Il numero di annualità di residenza fiscale estera, precedente al rientro. In caso di datore di lavoro pubblico in Italia occorrono almeno tre anni di residenza fiscale estera;
    • Lo svolgimento dell’attività lavorativa prevalentemente sul territorio nazionale;
    • L’impegno a restare in Italia per almeno quattro anni;
    • Il possesso di elevata qualificazione o specializzazione.
  • Autocertificare al datore di lavoro il possesso dei requisiti per l’ottenimento dell’agevolazione.

Con questi due adempimenti il lavoratore impatriato può ottenere l’agevolazione direttamente in busta paga. Questo significa che il datore di lavoro ha la possibilità di applicare direttamente l’agevolazione, con un beneficio immediato per il lavoratore.

A fine anno il datore di lavoro rilascia la Certificazione unica al lavoratore ove è indicato l’importo esentato da tassazione per effetto dell’agevolazione. Inoltre, il regime in vigore dal 2024 prevede un limite massimo di reddito agevolabile annuale pari a 600.000 euro.

Pubblico impiego compatibile con il regime impatriati

Detto questo, occorre capire se vi possono essere delle preclusioni nell’applicare l’agevolazione per i lavoratori impatriati anche nel pubblico impiego.

La norma (art. 5 D.Lgs. n. 209/23) non fa alcuna distinzione tra datore di lavoro privato o pubblico nell’applicazione dell’agevolazione. Questo significa che un lavoratore che rientra in Italia può applicare l’agevolazione anche nel caso in cui venga assunto nel pubblico impiego. Le stesse considerazioni, di fatto, erano valide anche per la precedente versione dell’agevolazione, ed in assenza di chiarimenti sul punto, si ritiene possano essere validi anche per questa nuova versione dell’agevolazione.

Il presupposto fondamentale è che il dipendente pubblico soddisfi tutti i requisiti soggettivi e oggettivi richiesti dalla norma, al pari di un lavoratore del settore privato. Non sussiste, quindi, una preclusione legata alla natura pubblica del datore di lavoro, a condizione che il rientro in Italia e l’assunzione presso l’ente pubblico rispettino i criteri stabiliti dalla legge per l’accesso al beneficio.

Anche in questo caso la procedura analizzata in precedenza non cambia. Occorre sempre verificare il possesso dei requisiti richiesti dall’agevolazione e certificare al datore di lavoro di esserne in possesso.

L’ente pubblico, in qualità di sostituto d’imposta, una volta verificata la documentazione e la sussistenza dei presupposti, applicherà la ritenuta fiscale sull’imponibile ridotto direttamente in busta paga. Nella Certificazione unica troverà indicazione il dato relativo al reddito esente. Naturalmente, l’attività lavorativa deve essere svolta prevalentemente nel territorio italiano.

Qualora il datore di lavoro non possa o non provveda ad applicare l’agevolazione, il contribuente potrà fruirne direttamente in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi. È di fondamentale importanza conservare scrupolosamente tutta la documentazione che attesta la residenza estera pregressa, il titolo di studio (se richiesto), il contratto di lavoro e ogni altro elemento utile a dimostrare la legittimità del beneficio in caso di eventuali controlli da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Attenzione alla natura dell’attività lavorativa esercitata

L’unico aspetto che merita approfondimento è quello legato al tipo di attività esercitata. Infatti, qualora l’attività svolta nel pubblico impiego sia quella di:

  • Insegnamento universitario;
  • Ricerca,

l’agevolazione di riferimento non è più quella legata ai lavoratori impatriati, ma quella sul cd “Rientro dei Cervelli” (D.L. n. 78/10). Questa agevolazione, prevede la detassazione del 90% del reddito per l’anno di acquisto della residenza fiscale italiana e per i 5 successivi (di base).

La scelta dell’ agevolazione nel pubblico impiego

Quando si parla di agevolazioni per il rientro in Italia nel pubblico impiego è necessario sempre prestare la dovuta attenzione alla corretta agevolazione applicabile. Il riferimento è alla generica agevolazione impatriati, oppure la più specifica agevolazione sul rientro dei cervelli (per ricercatori e docenti).

Si tratta di due agevolazioni fiscali molto simili che hanno un impatto diverso sul lavoratore, per diversi aspetti:

  • La durata dell’agevolazione. L’agevolazione impatriati ha una durata di 5 anni, mentre l’agevolazione sul rientro dei cervelli è di base per 6 anni estendibili fino a 12;
  • L’importo del reddito detassato. Nei lavortori impatriati la detassazione è al 50% e solo se si è in presenza di figli a carico la detassazione sale al 60%. Nell’agevolazione legata al rientro dei cervelli la detassazione è sempre al 90%.

Applicare una agevolazione piuttosto che l’altra non è indifferente, i requisiti richiesti sono diversi, per questo devi prestare sempre la massima attenzione al momento della scelta dell’agevolazione che vuoi utilizzare.

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La mia esperienza quotidiana di consulenza nei confronti di espatriati che si apprestano a rientrare in Italia mi ha fatto capire quanta poca informazione ci sia su questi aspetti. Molto spesso si confondono le agevolazioni, oppure si crede che vi sia un’unica agevolazione spettante per il rientro in Italia, ma non è così!

Il consiglio che posso darti è quello di affidarti sempre ad un consulente fiscale esperto su questi aspetti. Queste norme cambiano quasi ogni anno e se non si è specializzati in questo settore diventa difficile restare al passo con i cambiamenti e si finisce per fornire indicazioni non corrette.

Per questo motivo se vuoi avere una consulenza fiscale completa sulla tua situazione legata al rientro in Italia, contattami! Segui il link sottostante per metterti in contatto con me e ricevere il preventivo per una consulenza personalizzata sulla tua situazione.

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    Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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