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Caldaie a gas, l’Europa ha deciso lo stop ai bonus dal 2025

NewsCaldaie a gas, l'Europa ha deciso lo stop ai bonus dal 2025

Dal 1° gennaio 2025 fine degli incentivi pensati per le caldaie e gas. Saranno ammessi solo 'bonus' rivolti a caldaie che utilizzano biogas, almeno per metà. E dal 2040 è previsto lo stop definitivo agli impianti a metano. Queste le previsioni della Direttiva Case green e delle relative linee guida UE.

Prosegue la corsa ‘green’ dell’Europa. Si fanno infatti sempre più stringenti le maglie nell’utilizzo di tutto ciò che risulta essere inquinante. E così dopo la continua spinta verso le auto elettriche, nella già rigida direttiva sulle case green (Energy performance of buildings directive n. 1275/2024 ), pubblicata in Gazzetta Europea lo scorso 8 maggio ed entrata in vigore il 28 maggio, compare l’ennesimo ‘diktat’ dal fronte UE anche per quanto riguarda le caldaie.

La linea dura che emerge viene rivolta alle caldaie a gas. Per poter spronare sempre più utenti all’utilizzo di caldaie che funzionino con componenti poco inquinanti a breve finiranno gli incentivi rivolti alle caldaie a gas. Lo stop partirà da gennaio 2025, rappresentando l’ennesima ‘tegola’ sui consumatori italiani, maggiormente interessati dai ritardi negli adeguamenti a zero emissioni di Co2.

Di seguito i dettagli.

Caldaie: quali verranno incentivate dal 2025

Niente più incentivi sulle caldaie se almeno per il 51% non saranno alimentate a biogas. Si tratterebbe dell’interpretazione restrittiva che sembrerebbe prevalere nel leggere il contenuto delle linee guida alla Direttiva sulle case green. Questa statuizione sembrerebbe valere a partire dal 1° gennaio 2025. È quanto si apprende dalla bozza sulle linee guida correlate alla Direttiva case green. Un ennesimo passo dunque verso la guerra dichiarata ai combustibili fossili. E sebbene si tratti solamente di indicazioni che non vincolano a tutti gli effetti i Paesi membri come fa invece la direttiva, hanno comunque un peso importante, dando un indirizzo preciso sulla direzione delle politiche di Bruxelles.

Questa previsione penalizza paesi come l’Italia, in cui, al momento, guardando al volume del gas trasportato dalla rete nazionale, il biometano è una quota davvero minima. Il traguardo di lungo periodo è arrivare a una quota del 10%, che comunque sarebbe lontanissima dal 51% richiesto da Bruxelles. Senza contare che il biometano, in prospettiva, sarà impiegato per usi industriali, più che in ambito residenziale. In definitiva gli obiettivi UE sono difficilmente raggiungibili in così poco tempo nel nostro Paese.

Le agevolazioni sull’acquisto delle caldaie a gas in scadenza entro il 2024

Fino al 31 dicembre 2024 sarà ancora possibile beneficiare di agevolazioni sull’acquisto delle caldaie anche a gas. Dopo tale data l’Italia sarà costretta probabilmente a rivedere i vari bonus in linea con le indicazioni di Bruxelles.

Tra le misure di cui godere quindi ancora per alcuni mesi troviamo l’ecobonus, con cui spetta una detrazione al 65% come bonus caldaia per l’acquisto e l’installazione di caldaie a condensazione almeno di classe energetica A. Per beneficiare di questa detrazione fiscale, è necessario inoltre installare anche dei sistemi di termoregolazione evoluti di classe V, VI o VII.

Troviamo poi anche il bonus ristrutturazione, il quale permette di includere la sostituzione della caldaia nella manutenzione straordinaria della casa, con una detrazione pari al 50%. Questo incentivo è valido anche se non si installano sistemi di termoregolazione avanzati e può essere abbinato al Bonus Mobili.

Infine si può beneficiare anche del bonus caldaie 70%, nell’ambito del Superbonus. Questa agevolazione fiscale permette di ottenere una detrazione del 70% per la sostituzione dell’impianto termico condominiale.

Stop caldaie a gas dal 2040

L’obiettivo che si è posta l’UE è quello di avere edifici emissioni zero entro il 2050. Al giungere di questa scadenza tutti i paesi dovranno essere riusciti nell’opera di decarbonizzazione totale, attraverso vari ‘step’ a scadenza prefissata. Nello specifico ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali con un taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Ciascun paese potrà decidere su quali edifici concentrarsi, con il vincolo di garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni in termini di energia.

Un’altra data importante sarà poi il 2040, in cui è fissato lo stop ai combustibili fossili, con la conseguente eliminazione delle caldaie a gas. Questa scadenza in ogni caso non deve essere vista in maniera completamente tassativa ma più come un importante obiettivo da rispettare, mettendo in conto piccoli margini di ritardo.

Possibile revisione delle previsioni UE?

Quella descritta è la situazione che ci attende da qui ai prossimi anni, con una ‘timeline’ serrata e particolarmente dura per paesi come l’Italia in cui si fa ancora un largo uso di caldaie a combustibili fossili. Le elezioni europee che si sono tenute a inizio giugno potrebbero però portare a qualche ripensamento.

Questo è quanto auspicano soprattutto i partiti di destra che, avendo ricevuto ampi consensi, potrebbero fare pressioni per rivedere alcuni punti del ‘dossier’. Lo si saprà comunque entro fine 2024, quando entrerà in carica la nuova Commissione UE.

Conclusioni

Una vera e propria sfida può definirsi l’adeguamento alla direttiva case green di stampo europeo. Tra le varie imposizioni che l’Italia sarà costretta a sostenere troviamo lo stop agli incentivi sulle caldaie a metano a partire dal 2025. Col 31 dicembre 2024 si chiuderanno quindi definitivamente i vari ‘bonus’ che includono la sostituzione o comunque l’installazione di una caldaia a gas. Dal 2025 il Governo dovrà rivedere le agevolazioni che dovranno in ogni caso contemplare caldaie che per metà siano alimentate da biogas.

E intanto si affaccia pure lo spettro dello stop definitivo alle caldaie a gas dal 2040, seppure non vada visto in maniera totalmente restrittivo.

Si attende di capire se, quando prenderà forma la nuova Commissione UE, ci sarà qualche margine di revisione o se tutto verrà lasciato così com’è stato stabilito.

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