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Validità della cartella di pagamento

Fisco NazionaleRiscossione dei tributiValidità della cartella di pagamento

Se ti è stata notificata una cartella esattoriale devi verificare la sua validità seguendo una precisa procedura. Nel caso che il tributo richiesto risulti indebito hai a disposizione una serie di strumenti: l'autotutela, il ricorso e la sospensione della cartella per ottenere lo sgravio della pretesa tributaria.

Se stai leggendo questo articolo molto probabilmente ti è stata notificata una cartella di pagamento. Molto spesso, infatti, vengono recapitate delle cartelle che richiedono il pagamento di somme, che risultano essere indebite. La casistica può verificarsi magari perché trattasi di importi già pagati, oppure perché la cartella stessa presenta dei vizi di forma che la rendono annullabile.

Per questo motivo prima di procedere al pagamento delle somme richieste in cartella è opportuno verificare la validità della cartella stessa.

In questo contributo andiamo ad analizzare le principali informazioni che possono essere utili ogni volta che viene notificata una cartella di pagamento. Si tratta di una procedura che da applicare da subito, ovvero, prima che i tempi utili per il pagamento scadano. Per questo motivo è importante essere sempre preparati ed informati su questo argomento.

La cartella di pagamento

La cartella esattoriale (o “cartella di pagamento“) è un documento, inviato dall’Agente della riscossione (solitamente l’Agenzia delle Entrate Riscossione), contenente una serie di importi iscritti a ruolo.

Nel documento sono evidenziati gli importi richiesti in pagamento dagli enti creditori con le motivazioni sintetiche alla base dell’iscrizione a ruolo, con il relativo anno di imposta (dato presente solo per i crediti di natura erariale).

Le iscrizioni a ruolo possono riguardare tasse, imposte contributi, tributi locali, multe, etc. In buona sostanza quando non viene effettuato il pagamento di imposte, tasse o contributi entro la scadenza prevista gli importi vengono iscritti a ruolo.

La particolarità della cartella di pagamento è che è un atto esecutivo. Infatti, scaduti i 60 giorni di tempo concessi al contribuente, l’Agente della riscossione può agire in forma coercitiva per la riscossione degli importi.

Naturalmente la possibilità di intervenire sul contribuente in modo coercitivo può avvenire ma solo a condizione che il contribuente:

  • Non abbia provveduto al pagamento, e non si sia attivato per una richiesta di rateazione;
  • Non abbia avviato la procedura di contenzioso tributario.

Tuttavia, non sempre quando si riceve una cartella di pagamento l’importo che ci viene richiesto risulta essere effettivamente dovuto. In alcuni casi, potrebbe trattarsi di somme ormai prescritte o di importi non dovuti, magari perché già pagati. Per questo motivo, in caso di notifica di un atto impositivo, prima di procedere al suo pagamento, è necessario verificare la validità della cartella.

Verificare la validità della cartella esattoriale

Per capire se gli importi iscritti a ruolo, all’intero della cartella di pagamento, risultano effettivamente dovuti, devi procurarti l’estratto conto dell’Agente della riscossione. In gergo l’elenco completo dei carichi iscritti a ruolo è chiamato “estratto di ruolo“.

Si tratta di un elenco di tutti i ruoli notificati e non ancora pagati nel corso del tempo da parte del soggetto richiedente. Per poter avere questo estratto di ruolo è necessario, alternativamente:

  • Recarsi presso uno degli sportelli dell’Agente della riscossione più vicini e fare una richiesta scritta;
  • Chiedere gli accessi personali al sito web dell’Agenzia delle Entrate Riscossione e procedere con una richiesta da questo canale;
  • In alternativa, è possibile rivolgersi ad un dottore Commercialista. Si tratta di un professionista che può avere un canale diretto e farti avere questa documentazione in poco tempo.

Fatto questo, vediamo quali sono gli elementi utili a verificare la validità di una cartella di pagamento.

Verifica della corretta procedura di notifica della cartella

La notifica della cartella di pagamento è regolata dagli articoli 26 DPR n. 602/73 e 60 del DPR n. 600/73. La procedura si svolge, salvo alcune differenze, secondo le disposizioni contenute negli artt. 137 e segg. del codice di procedura civile.

Lo scopo della notifica è di portare il destinatario a conoscenza dell’esistenza e del contenuto di un determinato atto. La corretta procedura di notifica è importante per garantire al contribuente la possibilità di difendersi in giudizio. Tale aspetto meramente procedurale, in alcune circostanze, al pari degli altri elementi della cartella di pagamento, viene trascurato, nonostante rappresenti un elemento di estrema importanza.

La cartella di pagamento deve essere notificata nel domicilio fiscale del contribuente.

Con riferimento al domicilio fiscale, a norma dell’articolo 58 DPR n. 600/73, per le persone fisiche residenti nel territorio dello Stato lo stesso coincide, generalmente, con la residenza risultante dai registri anagrafici.

I soggetti non residenti hanno, invece, il domicilio fiscale nel Comune in cui è stato prodotto il reddito. Oppure, se il reddito è prodotto in più Comuni, nel Comune in cui è stato prodotto il reddito più elevato.

Notifica della cartella esattoriale per i soggetti non residenti

I cittadini italiani, che risiedono all’estero in forza di un rapporto di servizio con la pubblica Amministrazione, nonché quelli considerati residenti ai sensi dell’articolo 2, comma 2-bis, del TUIR hanno il domicilio fiscale nel Comune di ultima residenza nello Stato.

Il cittadino può, comunque, eleggere domicilio presso un’altra persona o ufficio, purché tale domicilio ricada comunque nello stesso comune di quello risultante dall’anagrafe. Quando il cittadino ha operato una tale elezione di domicilio, le notifiche possono essere effettuate solo presso quest’ultimo luogo e sono nulle se effettuate presso la residenza anagrafica.

Ricorda che se la notifica della cartella di pagamento non è avvenuta secondo queste modalità la cartella è nulla. Per approfondire: “Notifica di atti tributari a soggetti iscritti AIRE: procedura“.

Controllo degli elementi formali di una cartella

Se la cartella di pagamento è stata correttamente notificata devi verificarne gli elementi formali. Infatti, se uno di questi risulta essere carente o errato, si puoi invocare la nullità della cartella stessa. In particolare, gli elementi su cui è necessario porre attenzione sono quelli riepilogati nella tabella seguente.

 Check-list per verificare la validità della cartella di pagamento sugli elementi formali
Sono state indicate le generalità del contribuente?
E’ stato indicato il codice fiscale del contribuente?
E’ indicato l’ente che ha richiesto le somme riportate nella cartella?
La cartella contiene l’indicazione della residenza o della sede legale o del domicilio del contribuente?
Se è stato indicato l’Ufficio finanziario che ha emesso il ruolo (per i ruoli emessi dal Centro di Servizio, è stato indicato l’ufficio delle entrate o l’ufficio delle imposte dirette competente per il domicilio fiscale che il contribuente aveva quando ha presentato la dichiarazione)
E’ stato indicato il numero della cartella?
E’ stato riportata la modalità di calcolo degli interessi?
Sono presenti le modalità a disposizione per pagare o fare ricorso?

Controllo degli importi richiesti nella cartella

A questo punto, verificati anche gli aspetti formali è necessario proseguire il controllo attraverso la validità degli importi richiesti. Per farlo si rende necessario confrontare gli importi richiesti di tasse imposte e contributi, con i versamenti che sono stati effettuati a suo tempo.

Si tratta, sicuramente, dell’aspetto più difficile perché reperire la documentazione di pagamento relativa ad anni ormai trascorsi non è sempre agevole. Per questo tipo di analisi, può essere utile accedere alle informazioni contenute all’interno del c.d. “cassetto fiscale“. Si tratta di andare ad individuare la sezione dedicata ai pagamenti delle imposte per riscontrare i pagamenti effettuati rispetto agli importi richiesti nella cartella.

Dal controllo è possibile arrivare ad individuare situazioni di ruoli mai notificati, o anche pagamenti non correttamente contabilizzati. Per questo motivo, anche in questo caso l’aiuto di un consulente si rende spesso fondamentale. Infatti, nel caso in cui dal controllo delle cartelle esattoriali risultassero degli importi richiesti indebitamente, ecco che è possibile ottenerne lo sgravio o direttamente l’annullamento della cartella.

I rimedi in caso di richieste indebite

Quella descritta sino a questo momento è la procedura da seguire per verificare la validità della cartella di pagamento. L’obiettivo è quello di arrivare a verificare tutti gli elementi fondamentali legati alla validità giuridica del documento.

Se non sono emerse problematiche dal controllo significa, probabilmente, che la cartella è valida e gli importi richiesti sono dovuti. In questo caso, non ci sono alternative che procedere con il pagamento. Eventualmente potrai procedere con una richiesta di rateizzo.

Al contrario, invece, se vi sono degli elementi di riscontro anomali si rende necessario provvedere alla richiesta, alternativamente, di:

  • Effettuare uno sgravio parziale dell’atto emesso, oppure
  • Effettuare l’annullamento totale della cartella emessa.

Vediamo come puoi procedere e lo strumento a disposizione da utilizzare: l’autotutela.

Istanza di annullamento o modifica in autotutela della cartella di pagamento

Nel caso in cui nel verificare la validità della cartella sia emerso l’infondato l’addebito delle somme indicate è possibile intervenire. Lo si fa attraverso la presentazione di un’istanza in autotutela nella quale è possibile indicare le proprie osservazioni e contestazioni.

L’istanza in carta semplice si presenta all’Ufficio impositore, chiedendone l’annullamento totale o parziale.

Attenzione!
L’Ufficio impositore non è Agenzia delle Entrate Riscossione, ma l’Ufficio accertatore che ha effettivamente emesso l’avviso o la comunicazione con la quale viene richiesto l’importo. Può trattarsi ad esempio l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia delle Dogane, il Comune, ecc.

L’errore che spesso viene commesso è quello di andare a presentare la richiesta di sgravio della cartella all’agente della riscossione. Tuttavia, questo non è corretto. L’agente della riscossione si occupa di riscuotere il credito e non della sua legittimità.

Le questioni che riguardano la legittimità e la pretesa impositiva si devono sempre discutere con l’ente che ha emesso l’iscrizione a ruolo legata al mancato pagamento.

Lo sgravio della cartella da parte dell’ente impositore

Se l’Ufficio impositore riscontra che l’atto emesso è effettivamente illegittimo, è tenuto ad annullarlo in base alle norme sull’autotutela. L’annullamento dell’atto comporta lo “sgravio“, totale o parziale degli importi iscritti a ruolo.

Per ottenere uno sgravio tramite procedimento in autotutela è necessario presentare all’Ufficio una istanza in carta libera con la quale si richiede l’annullamento dell’atto.

La cosa fondamentale è indicare i motivi della tua richiesta allegando la documentazione a supporto. A conclusione del procedimento di autotutela l’ente impositore comunica il provvedimento di annullamento all’agente della riscossione.

A questo punto Agenzia delle Entrate Riscossione è tenuta ad interrompere le procedure di riscossione che nel frattempo aveva avviato. Se, nel frattempo sono stati comunque effettuati i pagamenti degli importi iscritti a ruolo considerati non dovuti a seguito di autotutela, l’Agente della riscossione provvede ad effettuare il rimborso.

Ricorso tributario e sospensione della riscossione

Nel caso in cui la presentazione dell’istanza in autotutela non portasse alla modifica dell’atto da parte dell’ufficio impositore, l’unica strada rimasta è quella di impugnare la cartella esattoriale per chiederne l’annullamento totale o parziale. Si tratta, in pratica, di affrontare un processo di fronte alla Corte di Giustizia Tributaria.

Per impugnare un atto della riscossione, come la cartella di pagamento, è necessario ricorrere contro l’ente impositore (per i tributi erariali l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate) se si contesta la legittimità della pretesa. Al contrario, si deve ricorrere contro l’Agente della riscossione se vengono contestati i vizi dell’attività dello stesso. Si tratta dei motivi del ricorso che riguardano l’attività svolta successivamente alla consegna del ruolo.

In caso di presentazione del ricorso contro una cartella esattoriale, nel caso in cui si ritenga di subire un danno grave e irreparabile dal pagamento della cartella, è possibile produrre istanza di sospensione alla Corte di Giustizia Tributaria (sospensione giudiziale). Oppure, anche contestualmente, all’ufficio dell’Agenzia che ha emesso il ruolo. In questo modo è possibile ottenere la sospensione dal pagamento della cartella esattoriale notificata.

Sgravio della cartella per decisione della commissione tributaria

La Corte di Giustizia Tributaria può dichiarare illegittima una cartella di pagamento. Nel caso il contribuente istante ha diritto ad ottenere lo sgravio dall’ente entro 90 giorni dalla notifica della decisione.

Contestualmente allo sgravio, l’Ufficio deve disporre anche il rimborso delle somme iscritte a ruolo eventualmente pagate dal contribuente prima della decisione. L’Agenzia delle Entrate Riscossione effettua in modo automatico il rimborso diretto delle somme.

Se l’ufficio competente non dispone in modo tempestivo lo sgravio, le norme del contenzioso tributario consentono al contribuente di ricorrere al “giudizio di ottemperanza“. Si tratta di una sentenza utile per ottenere l’esecuzione della decisione della Commissione tributaria. Questo strumento è attivabile solo nei confronti delle sentenze divenute definitive.

Non rientrano tra gli atti che possono essere oggetto di sospensione quelli non notificati dall’agente della riscossione. Per esempio, un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, un avviso di addebito dell’Inps. Per tali atti, occorre rivolgersi direttamente agli enti creditori che li hanno emessi.

Conclusioni

Se hai letto questo articolo molto probabilmente vuoi individuare autonomamente se la cartella di pagamento che hai ricevuto è corretta.

Posso garantirti però che non è sempre così semplice. Potresti impiegare anche molto tempo prima di trovare una irregolarità. Inoltre, senza avere un’occhio esperto potresti proprio non accorgerti che qualcosa non va.

Spesso poi, capire se i pagamenti di imposte e tributi sono stati effettuati non è così semplice.

Se non vuoi perdere tempo, e ma vuoi risolvere il problema e verificare la validità della cartella di pagamento che hai ricevuto contattami in privato.

Potrai contare sull’assistenza di commercialisti preparati che saranno in grado di aiutarti ed assisterti in ogni fase della procedura che ti ho descritto.

Ogni giorno riceviamo decine di contatti che ci richiedono questo tipo di consulenza. Sappiamo come muoverci e siamo in grado di darti una risposta in poco tempo.

Non aspettare ancora, e ricorda che una volta scaduti i 60 giorni dalla notifica della cartella sarà molto difficile poter intervenire concretamente sulla stessa.

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    Federico Migliorini
    Federico Migliorinihttps://fiscomania.com/federico-migliorini/
    Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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