Accolto con entusiasmo negli ultimi anni il taglio del cuneo fiscale non sembrano esserci prospettive rosee per il futuro. Nel 2025 infatti potrebbe non essere prorogato.
Sebbene sia ancora troppo presto per dirlo, e sebbene non ci siano stati concreti sbilanciamenti da parte del Governo, potrebbero non esserci risorse a sufficienza per garantire il taglio del cuneo fiscale anche per il prossimo anno, con l’inevitabile conseguenza di stipendi più bassi. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, un mesi fa, si era limitato solo a dire di essere fiducioso. Le intenzioni quindi non mancherebbero da parte dell’Esecutivo, ma devono scontrarsi con la realtà dei conti pubblici.
Facciamo di seguito un riepilogo cercando di capire cosa aspettarci per il 2025.
Taglio cuneo fiscale: come funziona
Introdotto col Governo Draghi nel 2022, il taglio del cuneo fiscale è stato prorogato dapprima con la legge di bilancio 2023 e, da ultimo, con la legge di bilancio 2024. La scadenza, per ora, è fissata al 31 dicembre 2024.
Il taglio del cuneo fiscale, detto anche esonero contributivo, consiste in una riduzione sulle imposte degli stipendi dei dipendenti, facendo aumentare la retribuzione netta. La ratio sottesa è quella di aumentare il potere d’acquisto delle famiglie.
Nello specifico viene applicato in percentuale sui contributi previdenziali, prendendo come riferimento due fasce di reddito, ovvero il 6% per gli stipendi mensili fino a 2.692 euro (vale a dire per le retribuzioni annue comprese tra 25 mila e 35 mila euro); il 7% per gli stipendi mensili fino a 1.923 euro (quindi per le retribuzioni annue fino a 25 mila euro). La circolare INPS n. 11 del 16 gennaio 2024 ha poi anche specificato che il taglio deve essere calcolato su base mensile, al netto del rateo della tredicesima.
La riduzione delle imposte spetta a tutti i dipendenti pubblici e privati, purché rispettino le soglie precedentemente elencate. Inoltre, rientrano nella platea anche coloro che svolgono un apprendistato. L’unica eccezione viene rappresentata dalle persone con rapporti di lavoro domestico, escluse dall’esonero.
Gli effetti del taglio del cuneo fiscale
Sono circa 14 milioni i lavoratori che stanno beneficiando del taglio del cuneo fiscale, vedendosi accrescere il proprio stipendio, con un aumento che oscilla tra i 60 e i 100 euro circa in più al mese per ciascun lavoratore. Secondo poi un rapporto Istat, ‘La redistribuzione del reddito in Italia 2023‘, pubblicato lo scorso marzo, questa forma di aumento degli stipendi nel 2023 ha interessato 12 milioni di famiglie, contribuendo ad aumentare l’equità della distribuzione dei redditi disponibili e a diminuire il rischio di povertà, che è passato dal 20 al 18,8 per cento. E ancora più marcati dovrebbero essere gli effetti nel 2024.
Ma tutto questo alle casse dello Stato è costato 10,70 miliardi. Soldi, questi, che nell’ultima manovra economica sono stati trovati ricorrendo al debito. Sempre in deficit è stata finanziata anche l’altra misura in scadenza a fine anno: la sforbiciata all’Irpef che ha avuto un costo di 615 milioni.
La conseguenza è quella dell’apertura di una procedura di infrazione per debito eccessivo. La lettera arriverà a breve da Bruxelles, probabilmente il 19 giugno 2024, quando le urne delle elezioni europee saranno chiuse. Con questa procedura il governo non potrà ricorrere nuovamente al deficit visto che concorderemo con l’Ue un piano di diminuzione del debito pari a 10 miliardi l’anno per sette anni.
Taglio cuneo fiscale: e nel 2025?
Il rischio che a partire dal 2025 gli stipendi di milioni di lavoratori tornino ad essere bassi è concreto. Le buone intenzioni da parte del governo non mancherebbero, ma a mancare sono le risorse. Le coperture precise saranno individuate nel DEF, Documento di Economia e Finanza, da presentare con le nuove regole che arriveranno in questo mese di giugno.
Nel maggio 2023 Giorgia Meloni ha dichiarato di essere pronta a rendere il taglio del cuneo fiscale strutturale, ma dopo qualche mese a novembre la premier già ha abbassato le aspettative “sarebbe bello rendere la misura del taglio del cuneo fiscale strutturale, ma diventa difficile in questo preciso contesto quando non sappiamo ancora quali saranno le regole con le quali operiamo nei prossimi anni”.
Certo è che in uno scenario come il nostro, con salari da anni fermi ed erosi dall’inflazione, non prorogare il taglio al cuneo fiscale anche nel 2025 si tradurrebbe in un’autentica beffa per quelle famiglie che hanno visto aumentare dell’1% il proprio reddito disponibile (come riporta Bankitalia) proprio grazie a questa misura durante quest’anno in corso. Va anche detto però che per poter rifinanziare una proroga del taglio del cuneo fiscale serviranno quasi 11 miliardi di euro: dove trovarli se non si può più ricorrere al deficit? Da tempo si parla di una sforbiciata da 5 miliardi alle agevolazioni fiscali da inserire nella prossima manovra, utilizzando questi soldi proprio per tagliare il cuneo. Ma anche se così fosse, all’appello mancherebbero altri 6 miliardi.
Qualcosa di più si potrà sapere con l’approvazione del Def in via definitiva. Per ora sappiamo solo che per rifinanziare la misura serviranno quasi 11 miliardi di euro, che l’Esecutivo non sa ancora da dove prelevare.