Se gestisci una società di comodo, sai quanto può essere complesso affrontare la doppia imposizione a livello internazionale ed altri rischi fiscali.
Sono spesso utilizzate per la pianificazione fiscale, create apparentemente per svolgere attività economiche ma che, in realtà, possono essere impiegate per sfruttare le differenze tra i regimi fiscali di diversi paesi. Tuttavia, l’uso improprio di queste strutture può esporre la tua impresa a gravi rischi fiscali, come la doppia imposizione, che si verifica quando due giurisdizioni diverse tassano lo stesso reddito, aumentando così il carico fiscale complessivo.
Per evitare la doppia imposizione, sono stati introdotti trattati fiscali internazionali, noti come Convenzioni contro le Doppie Imposizioni (CDI). Inoltre, la maggior parte dei paesi ha adottato normative rigorose per contrastarne l’uso abusivo, proteggendo così il tuo business da una tassazione eccessiva e ingiustificata.
Società di comodo e pianificazione fiscale internazionale
Le società di comodo, conosciute anche come shell companies, sono entità giuridiche costituite principalmente per ottenere vantaggi fiscali, spesso senza svolgere alcuna attività economica reale. A livello internazionale, queste società sono ampiamente utilizzate per ridurre l’onere fiscale attraverso strategie di pianificazione fiscale aggressiva.
Di solito, vengono registrate in giurisdizioni con regimi fiscali particolarmente vantaggiosi, come i paradisi fiscali, dove le aliquote d’imposta sono molto basse o addirittura inesistenti.
Riduzione dell’onere fiscale
Uno degli obiettivi principali è ridurre l’onere fiscale. Le multinazionali spesso creano queste società in paesi con trattati fiscali favorevoli per abbattere il carico fiscale complessivo. Questo ti permette di usufruire di aliquote più basse rispetto a quelle applicate nel paese di residenza della società madre, ottimizzando così i costi fiscali e migliorando la redditività dell’impresa.
Protezione degli asset
Sono anche utilizzate per proteggere gli asset aziendali. Queste strutture permettono di tutelare beni come proprietà intellettuale o immobili da eventuali rischi legali o fiscali. Ad esempio, puoi trasferire la proprietà intellettuale della tua azienda a una società di comodo situata in una giurisdizione con tassazione favorevole, riducendo così le imposte sui redditi derivanti da licenze o royalties.
Pianificazione patrimoniale
Trovano impiego anche nella pianificazione patrimoniale. Facilitano la gestione del patrimonio familiare, rendendo più efficiente dal punto di vista fiscale la successione ereditaria o la gestione di investimenti internazionali. La sua struttura può semplificare il trasferimento di beni tra generazioni e ottimizzare la fiscalità legata al patrimonio familiare.
Tassazione delle società di comodo in Italia
Sono soggette a una normativa fiscale particolarmente severa, volta a contrastarne l’uso improprio per ridurre l’imposizione fiscale. L’art. 30 della legge n. 724 del 1994 stabilisce una serie di indici per determinare se una società è di “comodo” e prevede una tassazione maggiorata per le società che non superano determinati parametri di operatività economica. Queste società, che non riescono a dimostrare una sufficiente redditività rispetto ai loro asset, sono soggette a un’imposta sul reddito maggiorata, attualmente del 34,5% per l’IRES, oltre a un’IVA minima presuntiva. Inoltre non possono compensare le perdite fiscali riportate dagli esercizi precedenti e sono escluse dall’accesso ad alcune agevolazioni fiscali, come i crediti d’imposta.
Scelte e parametri per l’imprenditore
L’imprenditore deve considerare vari fattori, tra cui la redditività effettiva della società, la natura e il valore degli asset detenuti, nonché la localizzazione delle attività economiche.
Un’attenta analisi della normativa fiscale vigente è cruciale per determinare se la società possa rientrare tra quelle considerate “di comodo” e quindi soggette a una tassazione più gravosa. L’imprenditore dovrebbe inoltre valutare l’eventualità di una riorganizzazione aziendale, trasferendo le attività in altre giurisdizioni o modificando la struttura della società per garantire che essa superi i test di operatività economica. Infine, è essenziale considerare i rischi associati alla doppia imposizione internazionale e le possibilità offerte dai trattati fiscali per mitigare tali rischi, proteggendo così il valore economico dell’impresa.
La legislazione tedesca: prova di attività economica effettiva
In Germania, ci sono normative che richiedono la prova di un’attività economica effettiva per evitare la riclassificazione come Strohmänner, ovvero società di facciata. Le autorità fiscali tedesche esaminano attentamente l’operatività reale delle società, richiedendo che esse dimostrino una sostanza economica concreta, come la presenza di risorse umane e strutture adeguate, per poter beneficiare di trattamenti fiscali favorevoli.
Il test della sostanza in Francia: un sistema di controllo fiscale rigoroso
In Francia, sussiste un sistema di controllo fiscale centrato sul “test della sostanza”. Questo test valuta se la società dispone dei mezzi necessari per svolgere la propria attività in modo indipendente e se la gestione effettiva avviene nel luogo dichiarato. Se questi criteri non sono soddisfatti, le autorità fiscali francesi possono ignorare la struttura giuridica e tassare i redditi nel luogo dove ritengono che la gestione effettivamente avvenga. Questo approccio mira a prevenirne l’uso abusivo.
Giurisdizioni fiscali favorevoli: Isole Cayman e Lussemburgo
L’uso delle società di comodo è particolarmente diffuso in paesi con regimi fiscali favorevoli, come le Isole Cayman o il Lussemburgo. In queste giurisdizioni, le normative locali non solo tollerano la creazione di tali società, ma spesso ne facilitano l’istituzione per attrarre capitali internazionali.
Tuttavia, queste giurisdizioni stanno affrontando crescenti pressioni da parte di organismi internazionali, come l’OCSE, che promuovono l’adozione di standard più rigorosi per contrastare l’elusione fiscale. Inoltre, il Lussemburgo ha già iniziato ad adattarsi a questi standard, mentre le Isole Cayman, pur rimanendo un paradiso fiscale, hanno fatto alcuni progressi verso una maggiore trasparenza.
Rischio di doppia imposizione
La doppia imposizione si verifica quando due o più giurisdizioni fiscali rivendicano il diritto di tassare lo stesso reddito, portando a una duplicazione dell’imposta e a un aumento significativo dell’onere fiscale per la tua impresa. Questo problema è di particolare rilevanza se la tua società opera a livello internazionale, specialmente in contesti di pianificazione fiscale complessa.
Doppia imposizione: il ruolo delle norme CFC
Le norme antielusive, come quelle relative alle Controlled Foreign Corporation (CFC) o i test di sostanza economica, sono strumenti adottati per prevenire l’abuso di strutture societarie a fini di elusione fiscale. Queste normative richiedono che i redditi non distribuiti di una società estera controllata siano inclusi nel reddito imponibile della società madre residente. Sebbene queste regole siano essenziali per contrastare l’elusione fiscale, possono talvolta comportare una doppia imposizione se non sono adeguatamente coordinate con i trattati fiscali bilaterali o multilaterali.
Trattati fiscali bilaterali e multilaterali
I trattati fiscali bilaterali e multilaterali sono strumenti essenziali per ridurre il rischio di doppia imposizione e regolarne l’uso. Questi accordi, stipulati tra due o più paesi, hanno l’obiettivo di prevenire la doppia imposizione sui redditi e sui patrimoni, stabilendo regole comuni per la distribuzione dei diritti di imposizione tra le giurisdizioni coinvolte.
Funzione dei trattati fiscali
Il principale scopo dei trattati fiscali è evitare che un reddito sia tassato due volte, sia nel paese di origine del reddito che nel paese di residenza del contribuente. Per raggiungere questo obiettivo, i trattati fiscali offrono diverse soluzioni, tra cui l’esenzione del reddito nel paese di residenza o l’applicazione di un credito d’imposta per le imposte pagate all’estero. Inoltre, i trattati stabiliscono criteri chiari per determinare la residenza fiscale delle società, riducendo il rischio che venga considerata residente in più di una giurisdizione.
Italia-Lussemburgo e Multilateral Instrument (MLI)
Un esempio rilevante è il trattato fiscale tra Italia e Lussemburgo, che include disposizioni specifiche per evitare l’abuso dei benefici convenzionali. Secondo queste disposizioni, per poter usufruire dei benefici del trattato, la società deve dimostrare di avere una sostanza economica effettiva e che le attività principali siano svolte nel paese di residenza. In assenza di tali requisiti, le autorità fiscali possono negare i benefici del trattato, limitando così l’uso improprio.b
Dall’altra parte, il Multilateral Instrument (MLI) è un accordo multilaterale promosso dall’OCSE, creato per aggiornare simultaneamente i trattati fiscali a livello globale e combattere l’abuso dei trattati stessi, nonché la pianificazione fiscale aggressiva. Il MLI introduce importanti clausole anti-abuso, come il Principal Purpose Test (PPT). Questo test consente alle autorità fiscali di negare i benefici del trattato se la creazione della società di comodo è motivata principalmente da vantaggi fiscali, piuttosto che da ragioni economiche sostanziali.