Ritenuta 1% sulle fatture B2B: anticipo di tassazione dal 2029

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Un emendamento del Governo alla Legge di Bilancio 2026 introduce dal 1° gennaio 2029 una ritenuta dell’1% su tutte le fatture B2B. Il committente tratterrà l’1% sull’imponibile e lo verserà all’Erario. Esclusi i soggetti in concordato preventivo biennale, adempimento collaborativo e regime forfettario. Le imprese dovranno gestire una riduzione di liquidità immediata con recupero solo in dichiarazione dei redditi.

Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha confermato il 17 dicembre 2024, durante un webinar del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, l’inserimento tra gli emendamenti governativi alla Legge di Bilancio 2026 di una nuova ritenuta dell’1% sulle operazioni B2B. La misura entrerebbe in vigore dal 1° gennaio 2029 come strumento di contrasto all’evasione fiscale attraverso la tracciabilità dei flussi finanziari tra imprese.

La ritenuta si applicherà a tutte le cessioni di beni e prestazioni di servizi tra soggetti titolari di partita IVA, con specifiche esenzioni. Il gettito stimato è di 1,4 miliardi di euro all’anno. Secondo Leo, la ritenuta rappresenta “una sorta di scambio” con l’eliminazione del blocco totale delle compensazioni tra crediti e debiti fiscali e contributivi.

Cosa prevede l’emendamento sulla ritenuta 1%

L’emendamento del Governo introduce un meccanismo di ritenuta d’acconto dell’1% applicata dal committente su ogni pagamento di fatture tra imprese. La norma riprende la logica già in vigore per i bonifici relativi a prestazioni edilizie (ritenuta dell’8%-11% prevista dall’art. 25, D.L. n. 78/2010), estendendola però a tutte le transazioni B2B.

Caratteristiche principali:

  • Aliquota: 1% sull’imponibile (al netto di IVA);
  • Ambito: cessioni di beni e prestazioni di servizi tra partite IVA;
  • Decorrenza: 1° gennaio 2029;
  • Gettito atteso: 1,4 miliardi di euro annui.

Come funziona: Quando un’impresa committente paga una fattura, trattiene l’1% dell’imponibile e versa solo il 99% al fornitore. L’importo trattenuto deve essere versato all’Erario (modalità e tempistiche da definire con decreti attuativi).

Esempio:

  • Fattura: € 10.000 + IVA 22% (€ 2.200) = Totale € 12.200
  • Ritenuta 1%: € 100 (calcolata su € 10.000 di imponibile)
  • Pagamento effettivo al fornitore: € 12.100

Il fornitore recupererà i € 100 di ritenuta in dichiarazione dei redditi come credito d’imposta.

Chi è escluso dalla ritenuta: le partite IVA “trasparenti”

L’emendamento prevede esenzioni per specifiche categorie considerate già “trasparenti” fiscalmente. In particolare, resteranno esclusi dalla ritenuta i contribuenti che si trovano in queste situazioni:

  • Concordato preventivo biennale (CPB): chi ha sottoscritto l’accordo con il Fisco per due anni non subisce ritenute;
  • Adempimento collaborativo: regime riservato alle grandi imprese con fatturato elevato;
  • Regime forfettario: partite IVA in flat tax (fino a € 85.000 di ricavi);
  • Bonifici edilizia: già soggetti a ritenuta 11%, non si cumula.

La logica è premiare chi già garantisce trasparenza fiscale, applicando il nuovo obbligo solo a chi opera in regime ordinario senza strumenti di compliance preventiva.

Modalità operative ancora da definire: possibile ruolo delle banche?

L’emendamento allo stato attuale non specifica le modalità operative di applicazione della ritenuta. Restano da chiarire aspetti fondamentali:

  • Chi effettua materialmente il versamento all’Erario (committente o intermediario finanziario)?
  • Con quali tempistiche (mensilmente, trimestralmente)?
  • Attraverso quale canale (F24, piattaforma dedicata)?

Possibile scenario: analogia con bonifici edilizia

Per i pagamenti relativi a interventi edilizi, le banche applicano automaticamente la ritenuta dell’8%-11% sui bonifici “parlanti” e versano l’importo direttamente all’Erario (art. 25, D.L. n. 78/2010). Un meccanismo simile potrebbe essere adottato anche per la ritenuta 1% B2B, con le banche che:

  • Identificano i bonifici tra partite IVA.
  • Trattengono automaticamente l’1%.
  • Versano periodicamente all’Agenzia delle Entrate.
  • Rilasciano certificazione al beneficiario.

Tuttavia, questa è solo un’ipotesi interpretativa basata sull’analogia normativa. Non ci sono conferme ufficiali e il Governo potrebbe optare per soluzioni diverse, come l’obbligo in capo al committente di versare direttamente tramite F24, simile alle ritenute sui professionisti (20%). Serviranno decreti attuativi per chiarire le modalità operative effettive.

L’impatto sulla liquidità: un costo finanziario sottovalutato

Oltre alla complessità operativa, la ritenuta dell’1% comporta un impatto diretto sulla liquidità aziendale che rischia di essere sottovalutato.

Il fornitore incassa immediatamente solo il 99% dell’importo fatturato. L’1% trattenuto diventa un credito d’imposta recuperabile in dichiarazione dei redditi, ma con un ritardo temporale significativo:

Timeline di recupero:

  • Gennaio 2029: Emetto fattura € 100.000, incasso € 99.000
  • Marzo 2030: Presento dichiarazione redditi 2029 e recupero € 1.000 come credito
  • Ritardo effettivo: 14-15 mesi. Questo disallineamento crea squilibrio finanziario permanente, soprattutto per imprese in crescita.

Per un’impresa con fatturato B2B di € 1 milione annuo, la ritenuta trattenuta ammonta a € 10.000 congelati fino alla dichiarazione successiva. Il costo finanziario implicito è il seguente:

Fatturato B2B annuoRitenuta trattenutaCosto finanziario (6%)
€ 500.000€ 5.000€ 300
€ 1.000.000€ 10.000€ 600
€ 5.000.000€ 50.000€ 3.000

Se l’impresa deve ricorrere a finanziamenti per compensare la minore liquidità, questi costi diventano tangibili e permanenti.

Le PMI italiane soffrono già di ritardi cronici nei pagamenti (mediamente 60-90 giorni B2B, fino a 120 giorni PA). La ritenuta dell’1% significa:

  • Riduzione immediata dell’incasso su ogni fattura.
  • Necessità di maggiore capitale circolante.
  • Rischio crisi di liquidità per imprese con margini ristretti.
  • Maggiore ricorso al credito bancario.

Quando si saprà se le modifiche saranno approvate?

Gli emendamenti segnalati alla Legge di Bilancio 2026 sono ora all’esame della Commissione Bilancio del Senato. Il calendario prevede:

Timeline attesa:

  • 17-20 dicembre 2024: Discussione e voto in Aula (Senato, prima lettura).
  • 23-27 dicembre 2024: Passaggio alla Camera per seconda lettura.
  • 28-30 dicembre 2024: Approvazione definitiva.
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Elisa Migliorini
Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.
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