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Reddito di libertà per donne vittime di violenza

Il reddito di libertà è un contributo economico, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili pro capite, concesso in un’unica soluzione per massimo 12 mesi, finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale, nonché il percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori. La misura, inoltre, è compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito.

Il Reddito di libertà è un sussidio economico rivolto alle donne vittime di violenza, istituito proprio per favorirne l’indipendenza economica, l’emancipazione e percorsi di autonomia per tutte coloro che si trovano in situazioni di povertà.

Inizialmente prevista per contenere gli effetti economici della pandemia da Covid-19 su una categoria già fin troppo provata, la misura è stata confermata a più riprese, fino a diventare strutturale nel 2024.

Negli anni 2024/2026, i datori di lavoro del settore privato, che assumono donne disoccupate beneficiarie del Reddito di libertà, possono fruire di uno sgravio dei contributi al 100%.

Si tratta di una novità contenuta nella Legge di Bilancio del 2024: le istruzioni operative dell’esonero contributivo sono state dettate dall’Inps, con la pubblicazione della Circolare n. 41, del 5 marzo 2024.

Vediamo come funziona il Reddito di libertà, a chi spetta, qual è l’importo della misura e come richiederlo. Successivamente, spostiamo la nostra attenzione sull’esonero contributivo per i datori di lavoro che assumono donne disoccupate vittime di violenza.

Reddito di libertà

Il Reddito di libertà è un sussidio economico, su base mensile, che viene riconosciuto per massimo un anno alle donne vittime di violenza. La misura è stata istituita per favorire l’indipendenza economica, l’emancipazione e percorsi di autonomia per le donne vittime di violenza, che si trovano in condizioni di povertà.

Si tratta di una misura fondamentale nel percorso di autonomizzazione delle donne che hanno subito violenza.

È stato istituito nel 2021 e, poi, progressivamente rinnovato, fino al 2024, quando la manovra finanziaria lo ha reso strutturale, grazie ad uno stanziamento di 10 milioni di euro l’anno in più per il triennio 2024-26 e di 6 milioni per il 2027.

Requisiti e condizioni

Il Reddito di libertà spetta alle donne di vittime di violenza, sole o con figli minori a carico che vengono già seguite dai centri anti violenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali locali.

Per potervi beneficiare, si devono possedere alcuni requisiti e rispettare le seguenti condizioni:

  • Residenza in Italia;
  • Cittadinanza italiana, di un Paese comunitario o, in caso di cittadine di Stato extracomunitario, in possesso di un regolare permesso di soggiorno;
  • Aver intrapreso un percorso di fuoriuscita della violenza;
  • Trovarsi in una particolare condizione di povertà e vulnerabilità.

Come funziona il reddito di libertà

Si tratta di una misura che può essere riconosciuta una sola volta, direttamente dall’Inps per un massimo di 12 mesi.

Le modalità di erogazione della misura sono state disciplinate dal messaggio dell’Inps n. 4132 del 24 novembre 2021.

Il Reddito di libertà è riconosciuto con il fine di coprire le spese e per assicurare alle donne che hanno subito violenza e in difficoltà economiche il raggiungimento di una serie di obiettivi:

  • L’autonomia abitativa;
  • Garantire un percorso scolastico ai figli minori;
  • Acquisire autonomia personale a seguito di episodi di violenza.

Quanto spetta e quando viene pagato

Il Reddito di libertà si concretizza in un contributo di 400 euro mensili, per un massimo di 12 mesi. Le beneficiarie riceveranno il pagamento del contributo su base mensile tramite le Regioni dopo il via libera dall’Inps. Quindi, il contributo complessivo è pari a 4800 euro.

La misura non è compatibile con altri sostegni, come l’Assegno di Inclusione e neppure con altre misure che prevedono la fruizione di denaro a favore dei figli a carico erogate dalla Regioni, Province autonome o altri sussidi economici di sostegno al erddito.

Guida alla presentazione della domanda

Le donne vittima di violenza devono presentare la domanda per fruire del Reddito di libertà alla Regione di residenza o in quella di domicilio, attraverso gli sportelli comunali. Successivamente, sarà compito di questi inoltrare la domanda all’Inps.

Le domande possono essere presentate direttamente dalle interessate oppure da un rappresentante legale o un delegato.

Una volta presentata la domanda, il servizio svolgerà tutti i controlli sulla correttezza dei dati inseriti. Completa la fase dei controlli, sarà effettuato l’invio sul sistema informativo dell’Inps e la stampa della ricevuta da consegnare a chi ha presentato la domanda.

Documenti necessari

Alla domanda, che deve essere presentata all’Inps, deve essere allegata una dichiarazione firmata dal rappresentante legale del centro anti violenza che ha preso in carico la donna.

Nella dichiarazione deve essere attestato che la donna sta seguendo un percorso di emancipazione e autonomia.

Inoltre, alla domanda deve essere anche allegata la certificazione della condizione di povertà attestata dal servizio sociale professionale territoriale, che si occupa di seguire la donna.

Infine, deve essere presentato un certificato attestante la frequentazione di un percorso all’interno del centro anti violenza, riconosciuto dalla Regione di residenza o domicilio.

Esonero contributivo datori di lavoro

L’Inps, con la pubblicazione della circolare n. 41 del 5 marzo 2024 ha fornito le prime indicazioni operative dell’esonero contributivo rivolto ai datori di lavoro che assumono donne disoccupate, beneficiarie del Reddito di libertà.

L’esonero contributivo è stato introdotto dalla Legge di Bilancio del 2024, dall’articolo 1, commi 191 ss. Come precisato nella premessa della circolare, successivamente, con la pubblicazione di un apposito messaggio saranno fornite le indicazioni per la fruizione della misura.

Lo sgravio spetta ai datori di lavoro privati che, negli anni 2024-2026, assumono donne disoccupate percettrici del reddito di libertà.

L’esonero contributivo spetta per:

  • Le assunzioni a tempo indeterminato, per la durata di 24 mesi;
  • Le assunzioni a tempo determinato, per la durata di 12 mesi;
  • Le trasformazioni a tempo indeterminato di un precedente rapporto a termine, sia già agevolato che non agevolato, per la durata di 18 mesi a partire dalla data dell’assunzione a tempo determinato.

Come chiarito dall’Inps, l’esonero spetta anche in caso di part-time e per i rapporti di lavoro instaurati in associazione del vincolo associativo con una cooperativa di lavoro e in riferimento ai rapporti di lavoro a scopo di somministrazione.

Requisiti per ottenere lo sgravio contributivo

Alla data dell’assunzione, la lavoratrice deve:

  • Essere disoccupata;
  • Essere percettrice del reddito di libertà.

L’Inps, nella circolare chiarisce quanto segue.

Durata e importo dell’esonero contributivo

L’esonero dei contributi previdenziali per i datori di lavoro che assumo donne disoccupate vittime di violenza è previsto nella misura del 100%, ma nel limite massimo d’importo pari a 8.000 euro l’anno, riparametrato su base mensile.

Mensilmente, quindi, spetta fino a 666,66 euro. Per quanto riguarda i rapporti di lavoro instaurati oppure trasformati e risolti nel corso del mese, si deve calcolare in 21,50 euro per ogni giorno di fruizione dell’esonero contributivo.

Invece, per quanto riguarda i rapporti di lavoro a tempo parziale, il massimale dell’agevolazione deve essere proporzionalmente ridotto.

Conclusioni

Il Reddito di libertà è un sussidio economico rivolto alle donne vittime di violenza, istituito proprio per favorirne l’indipendenza economica, l’emancipazione e percorsi di autonomia per tutte coloro che si trovano in situazioni di povertà.

Le Legge di Bilancio del 2024 ha reso la misura strutturale, grazie ad un ingente stanziamento di fondi. Inoltre, da quest’anno si aggiunge anche l’esonero contributivo sulle assunzioni di donne disoccupate, vittime di violenza, che percepiscono il Reddito di libertà.


Domande frequenti

Che cos’è il reddito di libertà?
Il Reddito di libertà consiste in una speciale misura di sostegno economico, prevista come aiuto per le donne vittime di violenza.

Chi ha diritto al Reddito di libertà?
La misura è rivolta alle donne vittime di violenza e in difficoltà.

Chi eroga il reddito di libertà?
Il Reddito di libertà è un contributo economico erogato dall’INPS e destinato alle donne vittime di violenza.

Come funziona il Reddito di libertà?
Prevede l’erogazione di un assegno mensile fino a 400 euro per un periodo massimo di un anno.

Il Reddito di libertà e l’Assegno di Inclusione sono compatibili?
Il Reddito di libertà non è incompatibile con altri strumenti di sostegno come l’Assegno di Inclusione.

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Classe 1995, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche. Appassionata di scrittura online da sempre, collaborando per la redazione di articoli in materia di diritto, fiscalità e lavoro.

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