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Naspi e partita IVA sono compatibili?

Fisco NazionaleFiscalità del lavoroNaspi e partita IVA sono compatibili?

Una questione molto comune tra coloro che decidono di abbandonare il lavoro dipendente per intraprendere l’imprenditoria riguarda la possibilità di accedere alla NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) aprendo una partita IVA. La risposta è affermativa. È possibile ottenere una partita IVA, generare reddito da un’attività imprenditoriale e contemporaneamente percepire l’indennità di disoccupazione.

E’ fondamentale, tuttavia, comprendere i requisiti per ottenere l’indennità di disoccupazione e come l’apertura di una partita IVA può influenzare tale processo.

La Naspi e la sua finalità

Uno dei dubbi più comuni tra coloro che hanno abbandonato il lavoro dipendente per intraprendere la strada dell’imprenditoria è se sia possibile accedere alla NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) aprendo partita IVA

Prima di procedere con questa combinazione, è essenziale comprendere i requisiti per ottenere l’indennità di disoccupazione e come l’apertura di una partita IVA può influenzare tale processo.

La NASPI, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, è stata introdotta con il Decreto Legislativo del marzo 2015 ed è comunemente nota come indennità di disoccupazione. L’importo dell’indennità è calcolato in base ai contributi versati durante il periodo di occupazione precedente. 

Lo scopo principale è consentire a chi si trova disoccupato di sostenersi finanziariamente mentre cerca una nuova occupazione.

Data la natura della NASPI, sorge spontanea una domanda: è possibile riceverla mentre si gestisce una partita IVA? La risposta è affermativa. È possibile ottenere un codice IVA, generare reddito da un’attività imprenditoriale e contemporaneamente percepire l’indennità di disoccupazione. Ma vediamo come funziona nel dettaglio.

Ti invitiamo anche a leggere: “NASpI anticipata per Partiva Iva, come accedere ed evitare la restituzione”.

Requisiti per richiedere la Naspi

Indipendentemente dal fatto che tu abbia o meno una Partita IVA, ci sono alcuni requisiti comuni da soddisfare per poter richiedere la NASPI:

  • Disoccupazione involontaria: Per accedere alla NASPI, è fondamentale che tu sia diventato disoccupato in modo involontario. Ciò può avvenire in caso di licenziamento da parte del tuo datore di lavoro o se hai presentato le dimissioni per giusta causa. Inoltre, puoi richiedere la NASPI se il tuo contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato è scaduto;
  • Requisiti contributivi: È necessario avere contribuito per almeno 13 settimane all’INPS nei quattro anni precedenti alla disoccupazione;
  • Requisiti lavorativi: La NASPI è disponibile per diversi tipi di lavoratori, tra cui dipendenti con contratto privato, soci lavoratori di cooperative, lavoratori subordinati nel settore artistico, detentori di contratti a tempo determinato nella Pubblica Amministrazione e apprendisti. Inoltre, devi aver accumulato almeno 30 giorni di lavoro nell’anno precedente la richiesta di disoccupazione. Tuttavia, ci sono alcune situazioni in cui non è possibile richiedere la NASPI, ad esempio se hai un contratto di lavoro a tempo indeterminato con la pubblica amministrazione, svolgi attività di operaio agricolo o hai raggiunto l’età contributiva per la pensione.

Naspi e domanda INPS

Per ottenere la NASPI, devi presentare una domanda all’INPS, l’ente previdenziale italiano, tramite il loro sito web utilizzando le tue credenziali o il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID). La richiesta deve essere effettuata entro 68 giorni dalla cessazione del contratto di lavoro. La durata dell’indennità varierà in base alla tua storia contributiva, ma non supererà i 24 mesi. Puoi scegliere di ricevere l’importo mensilmente o in un’unica soluzione.

Partita Iva e Naspi: cosa cambia?

La parte più complessa arriva quando si tratta di combinare la NASPI con una partita IVA. Se hai già una partita IVA al momento della richiesta della NASPI, dovrai comunicare questa informazione all’INPS e dichiarare l’importo del reddito che hai generato nell’anno precedente. Se stai aprendo una nuova partita IVA, dovrai invece stimare l’importo del reddito che prevedi di guadagnare con la tua attività di lavoratore autonomo.

In base a quanto dichiarato, l’importo della NASPI potrebbe subire delle riduzioni:

  • Reddito partita IVA Dichiarato: Nessuna riduzione se il reddito è pari a 0 €;
  • Riduzione del 80% dell’importo se il reddito è compreso tra 1 € e 4.800 €;
  • Esclusione dalla NASPI se il reddito supera i 4.800 €.

Naspi anticipata e partita Iva

La NASPI anticipata ti consente di ricevere l’intero importo dell’indennità di disoccupazione in un’unica soluzione. Si tratta di un’opzione vantaggiosa se desideri avviare un’attività di lavoratore autonomo e prevedi di guadagnare oltre i 4.800 €. Tuttavia, questa scelta comporta alcune restrizioni: non puoi accettare un nuovo contratto di lavoro subordinato per i due anni successivi senza restituire l’importo residuo della NASPI. Ad esempio, se ottieni un lavoro dipendente dopo un anno e due mesi di NASPI, dovrai restituire i restanti dieci mesi di indennità.

Inoltre, è importante notare che il regime fiscale forfettario, che offre agevolazioni fiscali ai lavoratori autonomi con un fatturato annuo fino a 85.000 €, è compatibile con la NASPI. Tuttavia, le regole elencate precedentemente si applicano anche in questo caso. Quindi, se richiedi la NASPI mensile, l’importo sarà calcolato in base al tuo reddito presunto e reale, con un limite di 4.800 €. La NASPI anticipata ti consentirà di ricevere l’intero importo, ma ti obbligherà a non accettare un nuovo contratto di lavoro subordinato per due anni.

In sintesi, cambiare la NASPI e una Partita IVA è possibile, ma richiede attenzione ai dettagli e alle regole stabilite dall’INPS. È consigliabile cercare il supporto di un consulente fiscale o un commercialista per evitare errori che potrebbero comportare la perdita dell’indennità.

Perdita diritto alla Naspi

  • Sottoscrizione di un nuovo contratto di lavoro subordinato;
  • Esclusione dalle liste di disoccupazione;
  • Raggiungimento età contributiva per la pensione;
  • Fonte di reddito da lavoratore autonomo.

Ricordiamo anche che la durata dell’indennità varierà in base alla tua storia contributiva, ma non supererà i 24 mesi.

Domande frequenti

Posso accedere alla NASPI se ho una partita IVA?

Sì, è possibile anche se hai una partita IVA. Puoi generare reddito da un’attività imprenditoriale e allo stesso tempo percepire l’indennità di disoccupazione. Tuttavia, ci sono alcune considerazioni da tenere in mente.

Quali sono i requisiti comuni per richiedere la NASPI?

I requisiti comuni per richiedere la NASPI includono la disoccupazione involontaria, contributi versati per almeno 13 settimane all’INPS nei quattro anni precedenti alla disoccupazione, e l’accumulo di almeno 30 giorni di lavoro nell’anno precedente la richiesta di disoccupazione.

Come posso richiedere la NASPI?

Per ottenere l’indennità, devi presentare una domanda all’INPS tramite il loro sito web utilizzando le tue credenziali o il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID). La richiesta deve essere effettuata entro 68 giorni dalla cessazione del contratto di lavoro, e la durata dell’indennità varierà in base alla tua storia contributiva.

Come influisce una partita IVA sull’importo della NASPI?

L’importo dell’indennità potrebbe subire delle riduzioni in base al reddito generato dalla partita IVA. Se il reddito è pari a 0 €, non ci saranno riduzioni. Tuttavia, se il reddito è compreso tra 1 € e 4.800 €, si applicherà una riduzione dell’80% dell’importo, mentre se il reddito supera i 4.800 €, sarai escluso dalla NASPI.

Cosa significa NASPI anticipata e quali sono le sue implicazioni?

La NASPI anticipata ti consente di ricevere l’intero importo dell’indennità di disoccupazione in un’unica soluzione. Questa opzione è vantaggiosa se prevedi di guadagnare oltre i 4.800 € con la tua attività di lavoratore autonomo. Tuttavia, comporta alcune restrizioni, come l’obbligo di non accettare un nuovo contratto di lavoro subordinato per i due anni successivi senza restituire l’importo residuo dell’indennità. Inoltre, è compatibile con il regime fiscale forfettario, ma le regole di riduzione dell’importo si applicano anche in questo caso.

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