L’Eva è uno strumento operativo che serve per misurare il “valore” aziendale generato dalle imprese. Oggi, la gestione delle imprese nell’ottica della creazione di valore sta diventando di stretta attualità in quanto il perdurare di un difficile contesto economico ha messo a dura prova proprio il valore delle aziende.
Che cos’è l’EVA (Economic Value Added)?
L’Economic Value Added (valore economico aggiunto) è un importante indicatore per misurare la creazione di valore attuale e potenziale, quindi, per dare concreta attuazione alle strategie aziendali che trovano proprio nella creazione di valore l’obiettivo fondante. È un indicatore della performance di un’azienda calcolato come differenza tra il reddito operativo netto e il costo del capitale impiegato per produrre quel reddito. Il merito dello sviluppo dell’EVA va attribuito alla società di consulenza Stern Stewart & Co.
In questo contributo andremo a conoscere meglio l’economic value added (Eva), come indicatore di performance per valutare il valore generato da diverse strategie aziendali.
La gestione aziendale orientata al valore è un approccio nasce quando si è iniziato, sul finire degli anni ottanta, a vedere la gestione aziendale non tanto con l’obiettivo di ottenere margini economici, quanto con l’obiettivo di creare valore per la proprietà. Creazione di valore da intendersi come differenza tra flussi netti di ricchezza attesi e attualizzati ad un tasso di sconto comprensivo di rischio.
La ratio del metodo Eva
Alla base del metodo Eva, infatti, si pone il ragionamento per cui un’azienda dovrebbe essere in grado di coprire non solo tutti i costi di competenza con i ricavi conseguiti, ma dovrebbe anche riuscire a remunerare il rischio di impresa sopportato dal soggetto economico e gli interessi finanziari su quei capitali, consentendo infine la creazione di un extra-profitto. Ove ciò non si verificasse, la conclusione sarebbe quella di affermare che l’azienda in questione non ha creato valore economico, bensì ha distrutto valore economico.
Da un punto di vista prettamente operativo il metodo Eva può essere definito come:
- Un indicatore sintetico di creazione di valore;
- Utilizzabile in un ottica periodale.
Calcolo dell’indicatore Eva
Il principio base sul quale si fonda il calcolo dell’Eva può essere sintetizzato nella seguente affermazione: affinché una determinata azienda crei valore economico è necessario che le risorse investite in essa generino un rendimento maggiore del costo complessivo di quelle risorse stesse.
Di conseguenza, l’indicatore Eva deriva dalla differenza algebrica tra il reddito operativo rettificato al netto delle imposte ed il costo medio ponderato del capitale impiegato, acquisito sia con vincolo di capitale sia di credito, ovvero:
Eva = R.O.N. – W.A.C.C. * C.I.
dove
R.O.N. = Reddito operativo al netto della fiscalità;
W.A.C.C. = Costo medio ponderato del capitale,
C.I.= Capitale investito.
Esempio di applicazione dell’Eva
Per comprendere in quale senso l’Eva possa essere interpretato come un indicatore di creazione di valore può essere utile un semplice esempio.
Poniamo che il Capitale Investito (C.I.) di un azienda sia pari a €. 100.000 e poniamo un costo e il costo medio del capitale del 8,9% (W.A.C.C.), la remunerazione che ne consegue sarà pari a €. 8.090. La remunerazione, rappresenta, quindi, l’aspettativa che i soci che hanno versato il capitale si aspettano di ottenere dall’investimento fatto nell’azienda.
A questo punto ipotizziamo un reddito operativo pari a €. 10.000, ed un aliquota media d’imposta del 31,4%, ottenendo così un R.O.N. pari ad €. 6.860. Si procede, quindi a dedurre da tale importo la remunerazione del capitale ottenendo un Eva negativo di €. 1.230. L’azienda ha quindi perso valore economico durante l’esercizio. In pratica il reddito operativo al netto della fiscalità è più basso rispetto alla remunerazione del capitale che si aspettano i soci.
A cosa serve il metodo EVA?
L’EVA è utile per capire se un’azienda (o, più in astratto, un investimento) è in grado di produrre introiti sufficienti a giustificare l’impiego di capitale che l’azienda stessa richiede e assorbe: se crea valore o lo distrugge. Un’azienda crea valore (EVA > 0) se il rendimento del capitale investito (r) è maggiore del costo del capitale investito (c). Viceversa, un’azienda distrugge ricchezza (EVA 0) se il rendimento del capitale investito (r) è inferiore del costo del capitale investito (c).
L’EVA può essere utilizzato anche per determinare il valore di un’azienda: calcolando e attualizzando una serie di EVA futuri (con un orizzonte temporale adeguato) si ottiene il Market Value Added (MVA). Sommando al MVA il valore attuale del capitale investito netto si ottiene misura del valore di un’azienda molto utilizzata tra gli investitori istituzionali: l’Enterprise Value. Lo stesso Warren Buffett inserisce tra le sue regole per selezionare le società in cui investire alcuni indicatori (come il FCFE, Free Cash Flow to Equity) che condividono i fondamentali teorici con l’EVA.
La metodologia EVA funziona al meglio quando viene applicata ad aziende che basano la loro attività sul capitale investito tangibile (impianti, equipaggiamenti, magazzino). Se invece viene utilizzata per aziende che si appoggiano in modo consistente sulle attività intangibili (avviamento, riconoscibilità del marchio, proprietà intellettuali come brevetti e copyright) l’EVA risulta meno efficace.
Conclusioni
In pratica, l’indicatore Eva è una stima del vero profitto realizzato da una specifica azienda, ovvero dell’ammontare per il quale i ricavi operativi (al netto della fiscalità diretta) sono superiori (od inferiori, nel caso di un Eva < 0) alla somma minima richiesta dai vari finanziatori dell’azienda (soci e finanziatori di capitale di credito) quale remunerazione per le somme apportate, che potrebbe invece essere conseguita investendo tali somme in attività alternative.
Quindi, se il valore assunto dall’indicatore è positivo, ovvero se Eva>0, l’azienda sta creando valore economico dopo aver remunerato i propri fornitori di capitale di credito (finanziatori esterni) e di rischio (soci). Inoltre, dal momento che agli apportatori di capitale di rischio spetta una remunerazione in via residuale, nel caso in cui si rilevi un Eva positivo, l’azienda in analisi sarà potenzialmente in grado di erogare dividendi in misura superiore ai livelli attesi.
In sostanza, se un’azienda rileva un ritorno maggiore rispetto a quello atteso, allora essa ha creato valore nell’arco temporale preso in considerazione. In tali termini, l’Eva non è altro se non la differenza tra il ritorno attuale e quello atteso, moltiplicata per l’ammontare del capitale investito.