Cos’è e come si calcola il cuneo fiscale? Come cambierà la busta paga di marzo per i lavoratori dipendenti?

Si torna a parlare nuovamente del cuneo fiscale. Con tale termine si intende in genere l’insieme delle imposte che incidono sul costo del lavoro, sia dal punto di vista del datore di lavoro che del lavoratore (dipendente oppure autonomo). Esso è la differenza tra lo stipendio lordo che il datore di lavoro versa e lo stipendio netto che il lavoratore percepisce. Quando il datore di lavoro versa lo stipendio al lavoratore, infatti, tre sono i destinatari:

  • il lavoratore per lo stipendio netto,
  • l’Erario per le imposte
  • l’ente previdenziale per i contributi.

In breve possiamo affermare che il cuneo fiscale è la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore. Si sostanzia quindi in tutte le imposte e tassa che vengono versate e che dipendono dal reddito da lavoro. In genere si utilizza il criterio in questione per stabilire quali saranno gli effetti dalla tassazione sul reddito dei lavoratori. Le implicazioni sono molte, soprattutto in termini di occupazione e mercato del lavoro.

Che cos’è il cuneo fiscale e come si calcola?

Il cuneo fiscale è la differenza tra il costo totale sostenuto dal datore di lavoro e il netto ricevuto dal lavoratore in busta paga:

In breve possiamo affermare che il cuneo fiscale è la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore. Si sostanzia quindi in tutte le imposte e tassa che vengono versate e che dipendono dal reddito da lavoro. Quando si sente parlare di un abbassamento del cuneo fiscale si fa riferimento ad una diminuzione delle imposte sugli stipendi, in modo da garantire ai lavoratori uno stipendio netto più alto.

Pertanto, per effettuare il calcola il cuneo fiscale occorre capire qual è il costo per l’azienda del lavoratore dipendente, quindi il costo di cui l’azienda si fa carico assumendo un lavoratore dipendente. Il costo per l’azienda di un lavoratore dipendente è composto da IRPEF, netto in busta paga, contributivi previdenziali, TFR.

Irpef 2022

La principale tassa sullo stipendio dei lavoratori è l’IRPEF, essa è divisa in scaglioni in base alla fascia di reddito cui si appartiene.

Con la Legge di Bilancio 2022 (Legge n. 234/21) sono cambiati gli scaglioni IRPEF. L’IRPEF, ovvero l’imposta sui redditi delle persone fisiche, viene modificata per garantire al ceto medio un risparmio sulle imposte relative al lavoro, e la prima modifica a questa imposta riguarda le sue aliquote. Questa tassa è infatti suddivisa in scaglioni, che determinano l’applicazione delle imposte per ogni fascia di reddito annuale.

Ai sensi dell’art. 11 co. 1 del TUIR (modificato dall’art. 1, co. 2, lett. a) della Legge n. 234/2021), le aliquote IRPEF sono le seguenti a partire dal 1° gennaio 2022:

SCAGLIONI DI REDDITOALIQUOTA IRPEF
Fino a 15.000 euro di reddito23%
Da 15.000 euro a 28.000 euro di reddito25%
Da 28.000 euro a 50.000 euro di reddito35%
Oltre 50.000 euro di reddito43%

Le aliquote IRPEF indicate sono applicabili a partire dal periodo di imposta 2022 (modello 730/2023 o Redditi P.F. 2023). Tuttavia, occorre tenere conto del principio di cassa “allargato” di cui all’art. 51, co. 1 e 52 del TUIR, secondo il quale i compensi da lavoro dipendente relativi all’anno precedente ed incassati entro il 12 gennaio dell’anno successivo rientrano nel reddito dell’anno precedente.

In questa modulazione degli scaglioni IRPEF occorre tenere in considerazione anche la rimodulazione della detrazioni di imposta, che hanno un’incidenza proporzionalmente superiore per i redditi più bassi e diminuiscono progressivamente all’aumentare del reddito.

Il datore di lavoro trattiene l’IRPEF in busta paga del lavoratore e provvederà a versarla a suo conto all’erario, in qualità di sostituto d’imposta.

Leggi: “Nuova irpef e abolizione dell’irap per persone fisiche esercenti attività commerciali ed arti e professioni”

Chi Deve Pagare L’Irpef?

L’Irpef è dovuta da tutti coloro che hanno un reddito, sia come lavoratore dipendente, sia come autonomo, nonché soci di impresa, sono tenuti a pagare questa imposta. La cosa importante, che rende soggetti al suo pagamento, è essere residenti o aver conseguito il reddito in Italia.

Contributi previdenziali e assicurativi

Sul reddito da lavoro dipendente gravano anche i contributi previdenziali INPS e i premi assicurativi Inail, pagati per assicurare il lavoratore a determinati eventi, come la malattia, gli infortuni, la maternità, la disoccupazione o la pensione. Le aliquote contributive gravano sui lavoratori che sul datore di lavoro. Sono a carico dell’azienda il 28,98% circa, la differenza è a carico del lavoratore dipendente, la cui quota verrà detratta direttamente in busta paga.

Bonus Irpef 2022: trattamento integrativo

A luglio 2020 è entrato in vigore il decreto sul taglio del cuneo fiscale, prevedendo il trattamento integrativo. Il trattamento integrativo previsto per il 2022 è il sostituto del bonus Renzi. Il bonus IRPEF 2022 spetta ai soggetti titolari di redditi da lavoro dipendente o assimilati in presenza di redditi complessivi fino a 15.000 euro. Per coloro che hanno redditi compresi tra i 15.001 ed i 28.000 spetta a condizione che la somma di tutte le detrazioni spettanti sia superiore all’imposta lorda. Per poter beneficiare del bonus è necessario che il soggetto titolare di redditi da lavoro dipendente presenti un IRPEF lorda superiore alle detrazioni di imposta spettanti ai sensi dell’art. 13, co. 1 del TUIR.

L’articolo 1, comma 3, della legge di bilancio 2022 ha ridotto da 28.000 euro a 15.000 euro la soglia di reddito complessivo prevista dall’articolo 1 del d.l. n. 3 del 2020, sopra la quale il trattamento integrativo di regola non spetta, lasciando inalterato l’impianto di determinazione e spettanza dello stesso. Il bonus è di 1.200 euro annue (100 euro al mese) per i contribuenti con reddito complessivo fino a 15.000 euro. Per i contribuenti con reddito compreso tra 15.001 e 28.000 euro vi è un particolare trattamento di applicazione del contributo integrativo legato a situazioni di “incapienza”. In particolare, il trattamento viene riconosciuto a condizione che l’IRPEF lorda sia inferiore alla somma:

  • Delle detrazioni per familiari a carico, di cui all’art. 12 del TUIR;
  • Delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente (escluse le pensioni) e redditi assimilati ex art. 13, co. 1 TUIR;
  • Delle detrazioni per gli interessi pagati su prestiti o mutui agrari o per gli interessi pagati su mutui ipotecari per l’acquisto o la costruzione dell’unità immobiliare da adibire ad abitazione principale;
  • Delle rate relative alle detrazioni per spese sanitarie, per interventi di recupero del patrimonio edilizio.

Al verificarsi di una di queste condizioni il trattamento integrativo viene erogato in una misura pari alla differenza tra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda e comunque fino al limite di 1.200 euro annue. Chi ha un reddito compreso tra i 15.001 ed i 28.000 euro saprà se spetta o meno il trattamento integrativo in sede di dichiarazione dei redditi.

Esempio

Facciamo un esempio. Se il contribuente ha un reddito imponibile di 22.000 (su cui è tenuto a versare l’IRPEF), verrà applicata, un’aliquota del 23% sui primi 15.000 euro (3450 euro) e per lo scaglione che va dai 15.001 a 28.000 un aliquota del 25% (1750 euro). L’imposta lorda complessiva che il contribuente è tenuto a pagare ammonta a 5200 euro.

Per poter beneficiare del bonus da 100 euro, occorre avere detrazioni superiori ai 5200 euro. Oltre alle detrazioni da lavoro dipendente, se il contribuente non ha altre detrazioni come spese mediche, ristrutturazioni ecc.. le detrazioni spettanti sono inferiori all’imposta lorda e quindi il bonus non le spetta.

Come cambia la busta paga a marzo?

A partire da marzo ci sono molte novità sull’elaborazione della busta paga. A partire da Marzo verrà anche introdotto l’assegno unico universale, inoltre ci sarà da determinare ed erogare gli ANF residui, oltre alla riduzione del cuneo fiscale.

Oltre alla riforma dell’IRPEF, a comportare novità sulla busta paga di marzo 2022 è anche l’assegno unico per i figli fino a 21 anni di età. I dipendenti non vedranno più in cedolino le detrazioni fiscali. L’assegno verrà ricevuto a marzo esclusivamente nel caso in cui il lavoratore abbia presentato domanda entro il 28 febbraio 2022. In caso contrario, l’assegno unico verrà versato il mese successivo rispetto a quello in cui la domanda è stata depositata.

Non ci saranno variazioni per le detrazioni per i figli di età superiore a 21 anni e per gli altri familiari e soggetti a carico. Come abbiamo visto in precedenza, ci saranno novità sulla determinazione del trattamento integrativo all’IRPEF.

Infine, un’altra novità della busta paga di marzo 2022 riguarda gli assegni per il nucleo familiare che non saranno più erogati dal datore di lavoro ma verranno inseriti direttamente nel nuovo assegno universale.

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