Il contratto di espansione permette di stabilire nelle aziende un piano di uscita dal lavoro per dipendenti che si trovano vicini all’età pensionabile, tramite una indennità di esodo specifica per questi dipendenti. Questo strumento è stato introdotto per favorire l’uscita anticipata dal lavoro in particolari casistiche inerenti l’andamento dell’azienda.
Secondo la recente circolare INPS n.88 del 25-07-2022, il contratto di espansione e la possibilità di attuare un piano di esodo specifico sono prorogati fino al 2023. La circolare specifica anche il funzionamento di questi strumenti, per cui i lavoratori interessati possono essere quelli che si trovano a meno di 5 anni dalla pensione.
Per ogni annualità può essere presentato un unico piano e la risoluzione del rapporto deve avvenire entro il 30 novembre. La domanda deve essere inviata all’INPS dal datore di lavoro, con la garanzia di adempimento, fideiussione bancaria o pagamento in un’unica soluzione.
Tuttavia questi strumenti non possono essere utilizzati, e richiesti all’INPS, da tutte le aziende, ma solamente da quelle che sono costituite da almeno 50 dipendenti. Vediamo nel dettaglio nell’articolo cos’è e come funziona il contratto di espansione, con le novità specificate dalla circolare INPS.
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Cos’è il contratto di espansione
Il contratto di espansione è uno strumento, stabilito anche secondo linee guida dei sindacati, che permette alle aziende di programmare dei piani di esodo specifici che coinvolgono i lavoratori vicini alla pensione. Questo strumento può essere utilizzato specialmente nei casi in cui l’azienda ha la necessità di ridurre il numero di dipendenti, per motivi organizzativi o legati a una particolare situazione economica.
Il contratto di espansione, così come comunicato dalla recente circolare INPS, viene esteso per gli anni 2022 e 2023, e potranno accedervi tutte le aziende con più di 50 dipendenti. Il datore di lavoro può quindi interfacciarsi direttamente con l’ente previdenziale INPS per effettuare la richiesta di accesso a questo tipo di strumento, se rispetta tutti i requisiti per accedervi.
Il contratto di espansione ha anche l’obiettivo di incentivare il ricambio generazionale, ovvero introdurre, a seguito di un piano di esodo per chi è vicino alla pensione, nuovi lavoratori appartenenti alle categorie di età più giovani.
La misura con le ultime decisioni viene rivolta ad una più ampia platea di beneficiari, poiché il tetto massimo di dipendenti è stato ridotto da 100 a 50 lavoratori, per poter richiedere l’applicazione del contratto di espansione. Questo numero è rilevante anche nel caso di aggregazione di imprese con unica finalità produttiva.
Il contratto di espansione consente ai lavoratori che si trovano a meno di 5 anni dalla pensione di uscire anticipatamente e ricevere un’indennità mensile pari al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto, secondo quanto disposto dall’art. 41, comma 5bis del decreto legislativo n. 148/2015, modificato dalla Legge di Bilancio.
Quali lavoratori sono destinatari della misura
A poter beneficiare di un’uscita anticipata dal lavoro tramite contratto di espansione, sono i lavoratori dipendenti regolarmente assunti, in un’azienda con almeno 50 dipendenti, con un contratto a tempo indeterminato, iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti (FPLD) o a forme sostitutive gestite dall’INPS, con risoluzione del rapporto di lavoro entro il 30 novembre 2023.
A poter beneficiare di questo sistema di uscita anticipata dal lavoro tuttavia non sono tutti i lavoratori, perché sono esclusi coloro che accedono a forme di pensione diversa da quella ordinaria, come la pensione anticipata di vecchiaia, Quota 102 o altre misure similari.
In più, per poter essere inclusi in un esodo aziendale di questo tipo, i lavoratori non devono conseguire la pensione anticipata tramite Opzione Donna. Attualmente si fa riferimento ai dati ISTAT attuali che determinano diverse soglie per l’accesso alla pensione, tuttavia si prevede che questi possano subire delle modifiche dal 2025.
I soggetti per cui verrà stabilito un piano di esodo tramite contratto di espansione, accederanno, fino al raggiungimento effettivo della pensione, una indennità mensile pari al trattamento pensionistico lordo maturato al momento del termine del rapporto di lavoro. Questa indennità di esodo deve essere riconosciuta dal datore di lavoro che propone il piano.
Piano annuale di esodo
Per poter accedere al contratto di espansione, l’azienda deve presentare un piano annuale di esodo. Ogni datore di lavoro può presentare ogni anno solamente un piano di esodo, salvo casi eccezionali che riguardano grandi aziende, per cui è possibile stabilire due piani di esodo all’anno.
Come riporta la circolare INPS, ci sono specifiche informazioni da indicare nel piano di esodo proposto dall’azienda, che riguardano i dipendenti:
La data del 30 novembre è importante in quanto la risoluzione dei rapporti di lavoro deve avvenire per l’anno 2022, entro il 30 novembre 2022, mentre per il 2023, deve avvenire entro il 30 novembre 2023. Il datore di lavoro quindi versa all’INPS le somme che l’istituto andrà a corrispondere come indennità ai lavoratori. Ma come può l’azienda presentare il piano di esodo? Serviranno:
- Presentazione dell’apposita domanda all’INPS da parte del datore di lavoro;
- Presentazione all’INPS di una fideiussione bancaria come garanzia di solvibilità rispetto agli obblighi previsti;
- In alternativa alla fideiussione il datore può corrispondere il totale in un unico versamento;
- Copia del contratto di espansione sottoscritto presso il Ministero del Lavoro;
- Richiesta di accreditamento e variazione dell’indennità mensile tramite modulo presente sul sito INPS;
- Domanda di autorizzazione per accedere al portale delle prestazioni atipiche (PRAT).
Il datore di lavoro inoltre deve rispettare alcune tempistiche, presentando attraverso il PRAT la domanda di certificazione del diritto almeno 90 giorni prima dell’inizio della prestazione.
Quali datori di lavoro possono accedere allo strumento
Come anticipato, possono accedere al contratto di espansione solamente i datori di lavoro con aziende con almeno 50 lavoratori dipendenti, tuttavia ci sono alcuni ambiti specifici di applicazione. Possono accedervi quindi le aziende al centro di processi di reindustrializzazione e riorganizzazione delle imprese, ma anche datori di lavoro che applicano innovazioni tecnologiche delle attività, o riqualificazione delle competenze del personale e dell’organico, con l’assunzione prevista di nuove professionalità.
In caso di aziende aggregate, vanno rispettati i limiti nella stessa misura, e ciascun datore di lavoro dovrà indicare i lavoratori interessati alla misura, e la stima delle risorse finanziarie e dei costi per la copertura dei benefici ai lavoratori. La prestazione tuttavia può anche essere riconosciuta tramite fondi di solidarietà bilaterali.
Tuttavia il fondo deve risultare pienamente operativo. Le indennità che vengono garantite ai dipendenti tramite questi fondi hanno lo stesso funzionamento delle altre, e allo stesso modo il datore di lavoro dovrà presentare delle garanzie per il beneficio.