Il lavoro notturno è una particolare tipologia di lavoro che in Italia segue alcune norme specifiche, che lo regolamentano. Esiste una precisa fascia oraria che definisce il lavoro notturno, che va dalle 24:00 alle 5:00 del mattino, in base al contratto specifico.

Chi lavora con questa modalità ha alcuni diritti, come quello ad esempio di accedere alla pensione in anticipo, grazie ad una misura stabilita dall’INPS proprio per questa categoria di lavoratori. Si tratta infatti di una modalità di lavoro definita come “usurante” per cui esiste un determinato sussidio proposto dall’ente previdenziale INPS.

Ci sono precise norme che regolamentano la retribuzione di questo tipo di lavoro, in base al contratto specifico, ma generalmente si tratta di un lavoro che, dato lo svolgimento in orario notturno, viene retribuito maggiormente rispetto al lavoro diurno. Tuttavia ci sono anche dei limiti precisi che il datore di lavoro deve rispettare quando definisce l’orario e le modalità di lavoro del lavoratore notturno. Tutti i dettagli nell’articolo.

Lavoro notturno: di cosa si tratta

Il lavoro notturno viene regolamentato dal contratto collettivo nazionale, e viene definito tale il lavoro svolto dalle 24:00 alle 5:00 del mattino. L’attività lavorativa è regolamentata in questo caso dal contratto specifico, che può prevedere che l’orario venga esteso anche prima delle 24:00 o successivamente alle 5:00 in base al caso specifico.

Chi lavora in questa fascia oraria può recepire compensi superiori rispetto al lavoro diurno, in quanto viene stabilita una retribuzione maggiorata. Ogni contratto specifico, il CCNL, stabilisce limiti e regole per questa tipologia di lavoro, ma generalmente viene definito come lavoratore notturno un cittadino che lavora per almeno 3 ore al giorno nella fascia oraria vista sopra, o almeno 80 giorni lavorativi.

I lavori notturni possono essere i più disparati: dal panettiere al barista, dai custodi ai receptionist, fino ai rifornitori di scaffali notturni, oppure in ambito sanitario i paramedici, i medici, e gli operai. Ogni lavoro notturno è regolamentato da apposito contratto, che definisce con precisione i limiti e le modalità di svolgimento del lavoro.

Anche sulla frequenza del lavoro notturno, ci sono diverse regole: può accadere di lavorare a turni prevalentemente in questa fascia oraria, oppure può anche accadere che venga distribuito il carico di lavoro notturno su più persone, in base alla necessità. Non tutti i lavoratori possono svolgere una attività nell’orario notturno, e non tutte le mansioni lo prevedono.

Lavoro notturno: chi può svolgerlo

Il lavoro notturno, in base alla necessità dell’azienda, o dell’attività specifica, può essere svolto in diverse modalità, tuttavia non tutti i dipendenti possono lavorare in questo orario. Il datore di lavoro infatti è obbligato per legge a controllare periodicamente lo stato psicofisico dei lavoratori dipendenti in questa particolare modalità.

Il lavoro in orario notturno può infatti comportare scompensi e cambiamenti sia nelle abitudini dei lavoratori, sia nella salute stessa, che va monitorata attentamente e regolarmente. Ad effettuare questi controlli è il medico competente per conto dell’azienda, che deve valutare le condizioni di salute dei lavoratori prima di consentire l’accesso a questa modalità di lavoro, e effettuare altri controlli almeno ogni due anni di lavoro.

I datori di lavoro che non seguono questi obblighi possono essere sanzionati in denaro, oppure in alcuni casi è anche previsto l’arresto.

Non tutti i lavoratori possono svolgere il lavoro in orario notturno: ad esempio i soggetti più fragili vengono esclusi da questa possibilità. Si tratta di soggetti minori di 18 anni, donne gestanti, lavoratori che hanno a carico un soggetto coinvolto nella Legge 104, oppure genitori che assistono bambini molto piccoli, con età inferiore a tre anni.

Vengono anche esclusi i lavoratori che hanno figli fino a 12 anni nel caso in cui siano unici genitori affidatari, in quanto devono provvedere all’assistenza degli stessi. Questi soggetti vengono automaticamente esclusi dal lavoro notturno, tuttavia secondo la contrattazione collettiva possono essere ampliate ulteriormente queste categorie di lavoratori.

Quali sono i limiti di orario

Il lavoro notturno viene così definito quando il lavoratore svolge almeno tre ore nella fascia oraria indicata, tuttavia ci sono anche dei limiti massimi di orario. Secondo la norma presente in Italia, e valida in tutti i casi, il lavoratore con orario notturno non può svolgere più di 8 ore nell’arco delle 24 ore.

Il datore di lavoro deve tenere a mente questa regola quando stabilisce l’orario di lavoro dei propri dipendenti in fascia notturna, riconoscendo anche una maggiorazione in termini di stipendio per questi lavoratori. In ogni caso la contrattazione collettiva è l’unico strumento con cui si possono stabilire regole differenti.

Lavoro notturno: retribuzione

Per quanto riguarda la retribuzione, i lavoratori notturni possono accedere ad una maggiorazione del compenso proprio per le ore di lavoro svolte in orario notturno. Questa maggiorazione non è definita in modo uguale per tutti i lavoratori notturni, ma viene stabilita sulla base del contratto specifico nazionale a cui si fa riferimento.

Ogni settore lavorativo quindi determina una specifica retribuzione, e alle maggiorazioni stabilite per l’orario notturno vengono anche aggiunte quelle per il lavoro notturno svolto in un periodo festivo. Ogni contratto collettivo riporta le regole per la retribuzione del lavoro notturno, ad esempio per quanto riguarda il settore metalmeccanico, i lavoratori notturni percepiscono:

  • Il 20% di stipendio aggiuntivo per il lavoro notturno fino alle 22:00;
  • Il 30% di stipendio aggiuntivo per il lavoro notturno oltre alle 22:00;
  • 60% di stipendio aggiuntivo per il lavoro notturno svolto in un periodo festivo, che arriva al 35% in caso di riposo compensativo.

Il riposo compensativo è previsto quando il lavoratore svolge un periodo di lavoro consecutivo superiore alla norma, e garantisce al lavoratore un recupero dopo aver svolto un lavoro in giorni festivi oppure per un periodo prolungato nella settimana.

Retribuzione lavoro notturno straordinario

Esiste anche la possibilità che al lavoratore notturno venga richiesto di fare degli straordinari, ovvero ore di lavoro aggiuntive rispetto alle ore ordinarie. Gli straordinari vengono retribuiti in modo maggiore generalmente in tutti i settori lavorativi, in quanto vengono superate le ore settimanali previste dal contratto.

Per chi svolge un lavoro di tipo notturno è consentito lavorare per alcune ore straordinarie, e le regole sono stabilite dai contratti collettivi nazionali specifici. Anche in questo caso vengono previste maggiorazioni dello stipendio in base al settore. Per esempio:

  • Metalmeccanici: maggiorazione del 55%;
  • Settore del turismo: maggiorazione del 50%;
  • Settore del commercio e settore terziario: maggiorazione del 50%;
  • Settore farmaceutico: maggiorazione dal 50% al 75%.

Questi sono solo alcuni esempi di contratto collettivo nazionale, che prevede le maggiorazioni per il lavoro notturno straordinario. Ogni contratto specifico riporta per norma di legge le informazioni su tutte le maggiorazioni previste.

Accesso alla pensione per i lavoratori notturni

Per i lavoratori notturni è possibile accedere alla pensione in anticipo in modo agevolato, in quanto il lavoro notturno viene definito come “usurante”. L’ente previdenziale INPS stabilisce che i lavoratori che lavorano in orario notturno possano beneficiare della pensione anticipata al pari di chi svolge altre tipologie di lavoro usurante.

L’INPS differenzia i lavoratori notturni che svolgono questo lavoro a turni per un periodo, oppure che lavorano sempre in questa modalità, e prende in considerazione i giorni lavorati durante l’anno e la modalità di lavoro, che può essere anche autonoma:

In caso di lavoratore notturno a turni, occupato per 72-77 giorni all’anno:

  • Lavoratori dipendenti: accedono alla pensione con almeno 62 anni e 7 mesi di età, e anzianità contributiva di 35 anni;
  • Lavoratori autonomi: accedono alla pensione con almeno 63 anni e 7 mesi di età e 35 anni di anzianità contributiva;

    In caso di lavoratore notturno a turni occupato per 64-71 giorni all’anno:
  • Lavoratori dipendenti: accedono alla pensione con almeno 63 anni e 7 mesi di età, e anzianità contributiva di 35 anni;
  • Lavoratori autonomi: accedono alla pensione con almeno 64 anni e 7 mesi di età e 35 anni di anzianità contributiva;

    In caso di lavoratore a turni occupato per più di 78 giorni all’anno o tutto l’anno:
  • Lavoratori dipendenti: accedono alla pensione con almeno 61 anni e 7 mesi di età, e anzianità contributiva di 35 anni;
  • Lavoratori autonomi: accedono alla pensione con almeno 62 anni e 7 mesi di età e 35 anni di anzianità contributiva;
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Valeria Oggero
Classe 1992, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle partite Iva. Collaboro con Fiscomania.com per la pubblicazione di articoli di news a carattere fiscale. Un settore complesso quello fiscale ma dove non si finisce mai di imparare.

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