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Assegno di ricollocazione: cos’è e come funziona

Assegno di ricollocazione: cos'è? a cosa serve? Vediamo tutte le informazioni utili per accedere all'assegno di ricollocazione.

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L’assegno di ricollocazione, noto anche con l’acronimo Adr, costituisce un buono spendibile presso i centri per l’impiego o presso le agenzie private accreditate, con l’intento di aiutare i cittadini in cerca di lavoro. La misura rientra nel piano di politica attiva del lavoro di livello nazionale coordinata da ANPAL e gestita tramite la rete pubblico-privata dei servizi per il lavoro, in accordo con Regioni e Province autonome.

Si sostanzia in voucher da importo variabile, da un minimo di 250 euro ad un massimo di 5.000 euro, tramite il quale usufruire dei servizi per la ricollocazione sul mercato del lavoro. Il beneficiario dovrà scegliere l’ente, tra quelli accreditati, da cui farsi assistere nel percorso di reinserimento nel mercato del lavoro.

Il cittadino sarà affiancato ad un tutor, il quale, non solo lo aiuterà ad individuare delle offerte lavorative, ma anche a prepararsi alle fasi di selezione per accompagnarlo nel cammino fino all’assunzione.


Assegno di ricollocazione: qual è la sua finalità?

L’assegno di ricollocazione diventa, dunque, uno strumento essenziale di aiuto al reinserimento nel settore lavoro, soprattutto in vista dell’eliminazione dei blocco dei licenziamenti. Nel prossimo futuro sarà, infatti, essenziale attivarsi proficuamente nella ricerca di un nuovo lavoro per una fetta di popolazione considerevole. La crisi conseguente l’emergenza sanitaria ha amplificato il divario, non solo economico, ma anche sociale. Trovare delle opportunità lavorative idonee alle proprio aspettative e competenze è, talvolta, la parte più difficile del cammino verso il reimpiego.

L’ANPAL ha, quindi, cercato di offrire un contributo volto a facilitare la fase di selezione e di inserimento. Vediamo, allora, quali sono tutti gli step per accedere al beneficio e quali sono gli strumenti messi a disposizione dei lavoratori.

Cos’è l’assegno di ricollocazione?

L’assegno di ricollocazione è, in breve, un bonus che viene erogato dall’ANPAL ai lavoratori che ne fanno richiesta. Tale strumento consente di facilitare l’accesso al mondo del lavoro, consentendo al privato di accedere ai servizi di enti come centri per l’impiego e agenzie. Tali enti mettono a disposizione le competenze dei proprio consulenti del lavoro al fine di facilitare l’attività di ricerca ed individuazione delle offerte lavorative.

L’attività di sostegno è, invero, ben più articolata. Il cittadino sarà guidato in ogni fase della ricerca dell’impiego. Il consulente del lavoro provvederà alla formazione e l’indirizzo del lavoratore, che potrà affrontare più agevolmente i vari step pre-assunzione.

Proprio recentemente il governo è interventuo al fine di potenziare lo strumento, prevedendo nuovi fondi a disposizione dell’ANPAL: Lo stanziamento iniziale previsto dal re è di 200 milioni di euro, che consentirà l’erogazione di un assegno medio da 3 mila euro, dovrebbero essere coinvolti 60-70 mila percettori del REI, un numero limitato ma significativo, soprattutto perché non tutti i beneficiari sono abili al lavoro.

La misura costituisce, dunque, uno strumento essenziale al fine di consentire la veloce ripresa economica ed aiutare i cittadini in difficoltà a seguito della crisi economica causata dall’emergenza sanitaria. Come evidenziato dall’associazione Consulenti del lavoro, l’assegno di ricollocazione deve essere uno dei principali tasselli con cui avviare le nuove politiche di attive per il lavoro.

A chi è rivolto l’assegno di ricollocazione?

L’assegno di ricollocazione è destinato ai cittadini in cerca di lavoro. In particolare esso è rivolto a:

  • i disoccupati che percepiscono la NASPI da 4 mesi
  • ai lavoratori a rischio Cassa integrazione, purché non siano non siano a) impegnate in analoghe misure  erogate dalle Regioni e Province autonome (solitamente tali misure sono denominate contratto/assegno di ricollocazione, accompagnamento al lavoro o dote lavoro); b) coinvolte in misure di politica attiva finanziate da un soggetto pubblico (quali corsi di formazione per l’inserimento lavorativo, corsi di formazione per l’adempimento dell’obbligo formativo, tirocini extracurriculari, servizio civile); c) destinatarie di un finanziamento pubblico per l’avvio di un’attività di lavoro;
  • beneficiari del Reddito di Cittadinanza che hanno una DID (Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro) attiva, hanno sottoscritto il Patto per il lavoro/Patto di servizio presso un Centro per l’impiego e non hanno misure di politiche attive in corso.

In particolare, si ritiene che sia riconosciuto ai lavoratori che percepiscono determinati ammortizzatori sociali, quali:

  • Cassa integrazione guadagni finalizzata alla ricollocazione;
  • Cassa integrazione per cessata attività;
  • NASpI o Dis-Coll da almeno quattro mesi, al termine della percezione della NASpI, il lavoratore non perde il diritto all’erogazione dell’assegno di ricollocazione.

Il diritto all’assegno decade, tuttavia, nel caso di mancata accettazione del contratto di lavoro.

Assegno di ricollocazione e reddito di cittadinanza

L’assegno di ricollocazione può essere, dunque, erogato anche a chi beneficia del reddito di cittadinanza. In particolare, questo sarà erogato  dopo 30 giorni dalla data di liquidazione del Reddito di Cittadinanza e contemporaneamente l’ANPAL invia apposita notifica, tramite e-mail o SMS.

Qual è l’importo dell’assegno di ricollocazione?

Il contributo è di importo variabile a seconda sia del percorso di affiancamento che si intende porre in essere sia del contratto di lavoro che si intende concludere. Esso varia da un minimo di 250 euro ad un massimo di 5000 euro, secondo il seguente schema:

  • Da 1.000 a 5.000 euro, nel caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato e in apprendistato;
  • da 500 2.500 euro, nel caso di assunzione con contratto a termine di durata uguale o superiore a 6 mesi;
  • infine, da 250 a 1.250 euro, nel caso di assunzione con contratto a termine di durata da 3 a 6 mesi, solo per le 5 regioni considerate svantaggiate del Paese, ovvero Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia.

L’effettiva erogazione del contributo presuppone, allora, la ricerca di attività lavorativa finalizzata alla conclusione di uno dei seguenti contratti:

  • a un contratto a tempo indeterminato , anche in apprendistato;
  • a un contratto a tempo determinato di almeno 6 mesi, (anche 3 mesi nelle regioni meridionali in via di sviluppo).

Se l’attività di affiancamento non si conclude con la stipulazione del contratto, l’ente ha diritto solo ad una quota di retribuzione corrispondente al servizio assistenza reso.

Presentazione istanza assegno di ricollocazione

Il soggetto competente per la gestione dell’assegno di ricollocazione è l’ANPAL, (ANPAL), ossia l’ente pubblico italiano che coordina la rete nazionale dei servizi per l’impiego e le politiche per le persone in cerca di occupazione.

E’ possibile presentare istanza di accesso all’assegno seguendo una delle seguenti procedure:

  • procedure online tramite il portale MyANPAL, seguendo i percorsi specifici per la tipologia di beneficiario;
  • al Centro per l’impiego competente in base al domicilio del percettore indicato nella domanda NASPI. In questo caso il beneficiario può scegliere l’ente da cui farsi seguire per il progetto di ricollocazione. Quest’ultimo può essere il Centro stesso o le agenzie del lavoro accreditate dal Ministero o la Fondazione Consulenti del lavoro.  Non è indispensabile scegliere per il progetto un ente accreditato della propria zona di residenza.

Dopo la presentazione della domanda, l’ente ha 15 gg per definire l’assegno. Una volta che questo è stato stabilità, invita il beneficiaria a presentarsi ad un appuntamento, durante il quale verrà assegnato un tutor.

Il programma

La funzione principale perseguita mediante l’assegno di ricollocazione è quella di consentire al privato cittadino di accedere al mondo del lavoro, ricollocarsi, appunto, sul mercato. Tramite un apposito programma, l’ente a cui intende rivolgersi il cittadino offrirà un ausilio finalizzato all’individuazione dell’offerta di lavoro più idonea all’esigenze del lavoratore.

Il tutor, nominato nel primo appuntamento, provvederà a:

  • redigere un programma di ricerca di un lavoro con la collaborazione attiva della persona disoccupata, la quale dovrà provvedere alla sua firma;
  • individuare eventuali corsi di formazione per migliorare le aspettative di occupazione del soggetto.

L’intero percorso di ricollocazione lavorativa deve concludersi entro 180 giorni dal primo appuntamento con l’ente. Il termine, tuttavia, può essere prorogato per altri 180 giorni nel caso di assunzione con contratto di durata almeno semestrale.

Sono, invece, diversi i termini per la ricollocazione mediante CIGS. In questo caso, il programma deve concludersi entro 180 giorni dal primo appuntamento, ma il termine è prorogabile di ulteriori 360 giorni, se entro il termine del trattamento di Cigs non è stato utilizzato tutto l’importo dell’assegno.

ll privato richiedente l’assegno di ricollocazione è tenuto a partecipare agli incontri concordati e ad accettare l’offerta congrua di lavoro. Laddove, a contrario non accetti il contratto, verranno applicate le dovute sanzioni che vanno da una prima riduzione fino alla perdita totale della prestazione di sostegno al reddito.


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