In questo articolo andremo a vedere tutti i principali requisiti per poter accedere al pensionamento, quali saranno i soggetti coinvolti, quali regimi si potranno applicare alle varie casistiche, e quali sono state le novità introdotte.
Le modifiche, però, non hanno poi riguardato così tanto una riforma vera e proprio delle pensioni, quanto più hanno riguardato i requisiti e le età per uscire dal mondo del lavoro. L’esigenza è sempre la stessa: risparmiare. La spesa previdenziale, come sempre, è uno dei capitoli più difficili proprio in tema di risorse.
Per la manovra 2025, il capitolo sulle pensioni è ancora una grande incognita e non si sa, almeno per ora, se le uscite anticipate attualmente in vigore verranno prorogate o meno.
Più che del futuro, nel testo andremo proprio a rispondere alla domanda di cui sopra, con l’obiettivo di andare ad elencare tutte le opzioni concesse.
Innanzitutto vediamo quali sono le forme di accesso alla pensione nell’ordinamento Italiano:
- Pensione di vecchiaia (art. 24 commi 6 e 7 del D.L n.201/2011);
- Pensione anticipata (L.Fornero);
- Opzione donna (art. 16 del d.l. n. 4/19);
- Ape sociale;
- Pensione di anzianità per lavori usuranti;
- Quota 103 (L.Bilancio 2023).
Pensione di vecchiaia
Per accederne devi essere in possesso di un requisito anagrafico pari a 67 anni di età, confermato fino al 2026, con la presenza di uno sgravio di qualche mese arrivando a 66 anni e 7 mesi nel caso in cui tu fossi un lavoratore dipendente di un’azienda per la quale svolgi mansioni pericolose che potrebbero essere faticose e svolte con costanza.
Un ulteriore requisito, oltre a quello anagrafico è la maturazione di almeno 20 anni di contributi.
Per cui per accederci dovrai avere un età anagrafica pari a 67 anni + 20 anni di contributi versati. I requisiti di accesso non cambiano in base a uomo/donna, e una volta fatta richiesta, viene calcolata esclusivamente in base al sistema contributivo.
Per raggiungere i 20 anni, sono considerati validi sia i contributi lavorativi che:
- I riscatti di laurea;
- Gli accrediti gratuiti del servizio militare;
- La contribuzione figurativa correlata alla indennità di disoccupazione;
- La maternità.
Inoltre, i 20 anni possono essere raggiunti sommando i contributi versati in tutte le gestioni Inps o anche presso le Casse professionali. Naturalmente, questi non devono essere versati in periodi coincidenti.
Rientrano nel calcolo anche i contributi accantonati in un Paese UE o extra Ue, se è presente una convenzione internazionale in materia di sicurezza sociale.
Se il tuo accredito contributivo, inizia dal 1 Gennaio 1996, potrai accedere anche con un’età anagrafica di 71 anni e una contribuzione minima di 5 anni.
Pensione anticipata
Quali sono le formule attualmente in vigore?
- Pensione anticipata ordinaria;
- Pensione anticipata contributiva;
- Isopensione;
- Ape sociale.
Alla pensione anticipata ordinaria si accede a qualsiasi età anagrafica, ma è riservata ai lavoratori iscritti alle Gestioni Inps. I requisiti richiesti nel 2024 sono i seguenti:
- 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne.
Facciamo presente come, il Decreto legge n. 4/2019 abbia previsto una finestra mobile di tre mesi tra il momento della maturazione del requisito e la decorrenza in cui si percepisce l’assegno.
La Legge di Bilancio del 2024 riscrive i requisiti per i lavoratori soggetti che hanno contributi versati solo dopo il 1995. Per accedervi occorre essere in possesso di:
- 64 anni d’età;
- 20 di contributi versati;
- Importo minimo dell’assegno pari a 3 volte l’assegno sociale o 2,8 volte per le donne con 1 figlio, e 2,6 volte per le donne con almeno 2 figli.
L’isopensione è una formula accessibile nelle aziende con più di 15 lavoratori dipendenti, interessate ad anticipare la pensione di una parte dell’organico. L’accesso rimane fissato, anche per il 2024, a un massimo di 7 anni prima del raggiungimento dei requisiti per la pensione ordinaria.
Infine, l’Ape sociale è una formula di anticipo pensionistico riversata ai lavoratori appartenenti alle categorie più deboli:
- I disoccupati;
- I disabili con almeno il 74%;
- I caregiver;
- Gli addetti alle mansioni gravose.
La Legge di Bilancio del 2024 ha introdotto le seguenti modifiche ai requisiti di accesso:
- 63 anni e 5 mesi di età;
- Almeno 30, 36 o 32 anni di contributi versati, variabili in base alla categoria di appartenenza tra quelle elencate.
Opzione donna
Opzione donna è attiva da diversi anni. È stata introdotta dalla Legge 243/2004, inizialmente in via sperimentale, ma poi prorogata negli anni, fino a quest’anno.
Nel 2024, i requisiti da rispettare per accedere a Opzione donna sono i seguenti:
- 61 anni di età per tutte le lavoratrici, con sconto fino a 2 anni per chi ha figli;
- Appartenere a specifiche categorie.
Opzione donna prevede il rispetto del requisito contributivo di 35 anni. Il sistema di calcolo è quello contributivo.
Quota 103
Si tratta di una misura introdotta dalla Legge di Bilancio del 2023, prorogata anche nel 2024, ma attualmente in dubbio per il 2025. Quota 103, infatti, è una misura transitoria introdotta per evitare il passaggio, forse troppo brusco, da Quota 100 ai regimi ordinari.
Per Quota 103 è previsto il cumulo di redditi derivanti solo da lavoro autonomo occasionale nel limite massimo di 5.000,00 euro lordi annui, inoltre ai fini del conseguimento del diritto alla pensione, gli iscritti a più gestioni previdenziali possono godere del cumulo contributivo, ad esclusione dei periodi maturati nell’ambito delle casse professionali.
Hanno diritto a Quota 103, tutti coloro che entro il 31 Dicembre maturano il requisito anagrafico di almeno 62 anni e il requisito contributivo di 41 anni, considerando come detto precedentemente, il cumulo tra diverse gestioni INPS.
Quota 103 prevede la possibilità di andare in pensione anticipata a tutti coloro che, una volta raggiunti i requisiti, abbiano un valore lordo mensile massimo, non supeiore a cinque volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente.
La novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2023, in merito a questo nuovo regime, riguarda l’incentivo che viene offerto a tutti quei lavoratori che decidono di rimanere sul posto di lavoro, nonostante abbiano maturati i requisiti necessari per poter andare con Quota 103.
Si tratta di un importante sgravio contributivo che prevede la possibilità di non versare la quota a carico lavoratore relativa al 9,19% dei contributi dovuti.
Le somme non corrisposte a titolo contributivo, verranno corrisposte in busta paga al lavoratore.
Un esonero che permette al lavoratore di ricevere in busta paga un importo netto maggiore, si pensi ad un lavoratore con una busta paga lorda di 1.200,00 euro, i contributi che dovrebbe versare a suo carico sono pari a:
1200 * 9,19% = 110,28
Tale importo non sarà trattenuto dal datore di lavoro e versato all’ente pensionistico, ma verrà erogato direttamente in busta paga al lavoratore.