Smart working dall’Italia: come il TUIR può farti perdere la residenza fiscale estera

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Il nuovo articolo 2 del TUIR privilegia le relazioni personali e familiari: bastano un partner in Italia e giorni di smart working per perdere i vantaggi fiscali della residenza estera.

Il lavoro agile sta rivoluzionando non solo le modalità lavorative, ma anche gli equilibri fiscali internazionali. Con l’entrata in vigore del nuovo TUIR (1° gennaio 2024), molti professionisti che lavorano per aziende estere e svolgono smart working dall’Italia si trovano ad affrontare rischi inaspettati legati alla residenza fiscale. La nuova definizione di domicilio fiscale, che privilegia le relazioni personali e familiari, può trasformare quello che sembrava un vantaggio organizzativo in una complessa questione tributaria. La soluzione? Una pianificazione fiscale accurata che tenga conto di tutti i nuovi parametri normativi.

Nuovi criteri per il domicilio fiscale

Il TUIR (nella versione in vigore dal 1° gennaio 2024) ha introdotto modifiche sostanziali all’articolo 2, ridefinendo completamente il concetto di domicilio fiscale. La nuova formulazione specifica che il domicilio va individuato nel “luogo in cui si sviluppano, in via principale, le relazioni personali e familiari della persona“, segnando un cambio di paradigma rispetto al passato.

L’Agenzia delle Entrate, con la Circolare n. 20/E/24, ha chiarito che nella nozione di “relazioni personali e familiari rientrano:

  • Rapporti tipici: matrimonio e unione civile;
  • Relazioni stabili: convivenze caratterizzate da stabilità e radicamento territoriale;
  • Dimensione sociale: rapporti sociali stabili e continuativi.

Questa interpretazione amplia significativamente il perimetro di valutazione, rendendo potenzialmente rischiose anche situazioni che in passato non avrebbero destato preoccupazioni fiscali.

I casi critici sullo smart working in Italia

Vediamo, adesso, alcuni casi pratici che si riscontrano nella realtà e che sono spesso oggetto di consulenza, per vedere come possono essere inquadrati nella definizione di domicilio dell’art. 2 del TUIR.

Presenza in Italia con legami affettivi

Analizziamo il caso pratico più ricorrente nella consulenza fiscale moderna: una lavoratrice assunta da una società estera che svolge 10-12 giorni al mese di smart working in Italia, presso l’abitazione del compagno non sposato. Questa situazione presenta diversi elementi di criticità:

  • Presenza fisica significativa: I giorni di smart working, sommati ai periodi di pausa lavorativa trascorsi in Italia, potrebbero superare la maggioranza del periodo d’imposta;
  • Legami affettivi stabili: La convivenza con il partner italiano configura una relazione personale stabile che l’Agenzia delle Entrate considera rilevante per il domicilio fiscale;
  • Utilizzo del territorio: L’uso continuativo dell’abitazione e dei servizi italiani rafforza il collegamento territoriale.

Presenza in Italia con figli

Consideriamo il caso di Marco, consulente informatico che ha ottenuto la residenza fiscale in Portogallo per beneficiare del regime NHR (Non Habitual Resident). Marco lavora esclusivamente per clienti esteri attraverso la sua società portoghese, ma ha due figli minori che vivono in Italia con l’ex moglie.

Per mantenere un rapporto continuativo con i figli, Marco ha strutturato la sua attività in modo da poter svolgere 15 giorni al mese di smart working dall’Italia, alternando periodi in Portogallo per incontrare i clienti. Durante i soggiorni italiani, risiede in un appartamento in affitto a Milano, vicino alla scuola dei bambini.

La presenza di figli in Italia costituisce un legame familiare di primo livello che l’Agenzia delle Entrate difficilmente potrebbe ignorare. I 15 giorni mensili di smart working, sommati ai weekend e alle vacanze scolastiche trascorse con i figli, potrebbero facilmente superare i 183 giorni annui in Italia, configurando il criterio quantitativo della presenza fisica.

L’imprevedibilità del nuovo sistema

Questi casi, sopra indicati evidenziano come il TUIR abbia introdotto un elemento di imprevedibilità nella pianificazione fiscale internazionale. Situazioni che in passato sarebbero state considerate relativamente sicure ora presentano profili di rischio significativi.

Un primo profilo di rischio è dato dal fatto che la normativa affida all’Agenzia delle Entrate un potere di valutazione molto ampio sui legami personali e familiari. Questa discrezionalità rende difficile prevedere con certezza l’esito di un eventuale controllo, aumentando l’incertezza per i contribuenti.

Inoltre, la definizione fiscale di domicilio ha invertito le priorità tradizionali, privilegiando gli aspetti personali su quelli economici. Questa inversione può vanificare strategie di pianificazione fiscale basate sulla localizzazione degli interessi economici, richiedendo un ripensamento completo dell’approccio alla residenza fiscale.

Questo tipo di valutazioni devono essere necessariamente effettuate preventivamente, prima di valutare un periodo di presenza in Italia rilevante. Di fronte a questi scenari, diventa evidente che le strategie tradizionali di gestione della residenza fiscale non sono più sufficienti. È necessario un approccio olistico che consideri tutti gli aspetti della vita personale e professionale, non solo quelli economici.

Strategie operative per minimizzare i rischi fiscali

Per chi si trova in situazioni simili, è essenziale implementare un sistema di monitoraggio costante che includa:

  • Tracking della presenza fisica: Tenere un registro dettagliato dei giorni trascorsi in Italia e all’estero, distinguendo chiaramente i periodi di lavoro da quelli personali;
  • Documentazione dei legami esteri: Mantenere evidenze concrete del collegamento con lo Stato di residenza formale (contratti di locazione, utenze, servizi medici, relazioni bancarie significative);
  • Riconoscibilità esterna dell’attività: È fondamentale che l’attività economica estera sia chiaramente identificabile e radicata nel territorio straniero. Questo aspetto assume particolare rilevanza per consulenti e professionisti con forte mobilità;
  • Gestione dei contratti di lavoro: I datori di lavoro esteri dovrebbero strutturare i contratti di smart working con clausole che limitino chiaramente i periodi di lavoro da territorio nazionale.

Consulenza fiscale online

La gestione della residenza fiscale nell’era del lavoro agile richiede competenze specialistiche e un approccio strategico personalizzato. Le modifiche introdotte dal TUIR hanno reso più complesso navigare tra i diversi criteri di valutazione, aumentando significativamente i rischi per chi non si prepara adeguatamente.

Non lasciare al caso la tua posizione fiscale. Una pianificazione preventiva può fare la differenza tra una situazione fiscale ottimizzata e costose controversie con l’Amministrazione finanziaria.

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FAQ – domande frequenti

Il semplice smart working dall’Italia comporta automaticamente la residenza fiscale italiana?

No, non automaticamente. La valutazione richiede un’analisi complessiva che considera la durata della presenza, i legami personali e la struttura degli interessi economici. Tuttavia, il rischio aumenta significativamente con la presenza continuativa e la presenza di relazioni affettive stabili in Italia.

Quanti giorni posso lavorare dall’Italia senza rischi fiscali?

Non esiste un numero fisso di giorni “sicuro”, ma sicuramente inferiore a 183 giorni nell’anno (6 mesi).

La convivenza con un partner italiano comporta automaticamente la residenza fiscale?

La convivenza stabile è considerata un elemento significativo per il domicilio fiscale secondo il TUIR. Tuttavia, deve essere valutata insieme ad altri fattori come la durata della presenza fisica e la localizzazione del centro di interessi vitali.

Posso mantenere la residenza estera se ho forti interessi economici all’estero?

Sì, se gli interessi economici esteri sono prevalenti e riconoscibili esternamente, possono bilanciare i legami personali italiani nella determinazione del centro di interessi vitali secondo i criteri convenzionali.


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Federico Migliorini
Federico Migliorinihttps://fiscomania.com/federico-migliorini/
Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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