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Taglio del cuneo fiscale, chi ci guadagna in busta paga

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Il Def introduce un taglio del cuneo fiscale di oltre 3 miliardi, a vantaggio dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi. Si prevede un aumento in busta paga di circa 25-30 € mensili, per i redditi che raggiungono i 25.000 € annui.

L’attuazione dell’intervento è prevista per il periodo tra maggio e dicembre di quest’anno. Non resta che attendere il provvedimento di prossima attuazione, per capire quale sarà la reale situazione.

Taglio del cuneo fiscale, chi ci guadagna

La stima del deficit al 4,5% programmatico, a fronte del 4,35% tendenziale, ha liberato 3 miliardi di risorse. Si tratta di un tesoretto, che il governo ha deciso di utilizzare per il taglio del cuneo fiscale, a favore dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi. Il cuneo fiscale, altro non è, che la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e il netto ricevuto in busta paga dal lavoratore dipendente. Lo scopo, che si pone il governo Meloni, è quello si sostenere il potere di acquisto delle famiglie, eroso dall’inflazione e dalla limitata crescita salariale, in modo da prevenire la creazione di un rischioso circolo vizioso tra salari e prezzi.

La normativa indica, per le retribuzioni lorde coinvolte, un esonero sulla quota dei contributi previdenziali, dovuti dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, mediante l’introduzione delle seguenti fasce:

  • esonero del 3% fino a 25.000 €;
  • esonero del 2% per la fascia retributiva tra 25.000 € e 35.000 €.

Sono da ritenersi esclusi i lavoratori domestici. La prima versione della manovra prevedeva l’applicazione fino a 20.000 € di retribuzione imponibile. Si è poi deciso di ampliarla fino alla soglia di 25.000 €.

Stipendi, gli effetti in busta paga

Da un paio di anni, gli interventi sul cuneo fiscale hanno coinvolto soprattutto i lavoratori, con un impatto sulla retribuzione finora limitato. Ad oggi, è stato calcolato un risparmio di 41,15 € mensili, ovvero 493,85 € annuali, per i redditi fino a 25.000 € lordi. L’aumento in busta paga per i redditi tra 27.500 € e 35.000 € si è aggirato, invece, intorno a 30 € mensili, con un risparmio di circa 360-390 € all’anno.

Rispetto a quanto fatto fin qui, i nuovi 3 miliardi dovrebbero portare ad aumento di circa 25-30 € mensili, per i redditi fino a 25.000 € lordi annui. L’intervento previsto dal Def è il secondo del governo Meloni, dopo il primo inserito nella Legge di Bilancio 2023, che è costato circa 5 miliardi. Gli importi non sono ancora precisi e saranno determinati nei prossimi giorni. Tuttavia, le prime stime ipotizzano un risparmio annuale per i redditi medio-bassi, fino a 25.000 € lordi annui, di 300-360 € all’anno.

Taglio del cuneo fiscale, la reazione delle parti sociali

Il taglio previsto dal Def s’inserisce in un contesto dove il cuneo fiscale contributivo italiano ha raggiunto il 46,5% per un lavoratore standard. Si tratta dei livelli più elevati e peggiori a livello internazionale, secondo l’Ocse, che sfiora il 50% se si aggiungono gli oneri e contributi sociali.

Le reazioni delle parti sociali sono svariate. Confindustria vede sfumare la richiesta di taglio strutturale del costo del lavoro di circa 16 miliardi. Ciò avrebbe permesso ai lavoratori di godere di una mensilità di 1.223 € in più di stipendio, nella fascia di reddito fino a 35.000 €. Delusione anche tra i Sindacati, che chiedono una riduzione di cinque punti del cuneo fiscale.

Il governo aveva, inoltre, ipotizzato che il taglio del cuneo fiscale avrebbe modificato le modalità di pagamento, cioè due terzi per il lavoratore e un terzo per l’azienda. A fronte di questa opzione, i sindacati si erano opposti. Ma nulla di tutto ciò è stato previsto nel Def. Rimane confermata la modalità attuale di pagamento del cuneo fiscale-contributivo, ovvero per due terzi dalle imprese e per un terzo dai lavoratori. L’opposizione con Gentiloni definisce il “Def realistico“. Per quanto riguarda la maggioranza, resta poco spazio per l’abolizione della Legge Fornero, promessa in campagna elettorale, almeno per il 2023.

Dopo gli effetti solo parziali dei provvedimenti contenuti nell’ultima manovra, si teme che anche questa misura possa avere un impatto limitato, soprattutto sui redditi fino a 25.000 €. L’attuazione è prevista per il periodo tra maggio e dicembre 2023. Dobbiamo attendere ancora poco per il decreto attuativo, che ci permetterà di comprendere, fino in fondo, gli aumenti che coinvolgeranno i lavoratori dipendenti.

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