Riforma fiscale IRPEF: sbuca la bozza della tanto attesa riforma fiscale. Cosa ha in mente il Governo di Mario Draghi? Tra impegni comunitari e necessità di ripartenza economica, vediamo quali sono i punti fermi della politica in tema fiscale.

La riforma fiscale, soprattutto per quanto riguarda l’IRPEF, è un peso sulle spalle degli ultimi governi, politici e non. L’intervento in materia è fortemente richiesto dalle istituzioni comunitarie e, come in altri settori, ad esempio quella della giustizia, il vento di riforma necessariamente doveva toccare anche quest’ambito.

L’impresa a dire il vero, non solo è assai ardua, ma anche politicamente controversa. Sia dal punto di vista dell’opinione pubblica, oltre che per quanto riguarda il dibattito all’interno della maggioranza, la questione riforma fiscale, in una prospettiva futura, potrebbe generare non poche pressioni, in specie nel difficile momento storico che stiamo vivendo.

La riforma fiscale 2021 è stata, tuttavia, preliminarmente delineata. Delle prime indicazioni derivando dalla prima bozza del documento redatto dalle Commissioni Finanza di Camera e Senato, base per la predisposizione della legge delega.

Vediamo cosa c’è da sapere sul punto.


Riforma fiscale e IRPEF: le prime novità

La bozza della riforma fiscale consta di almeno 21 pagine, in cui si cerca di delineare puntualmente i cambiamenti che l’esecutivo dovrà apportare alla disciplina dell’IREPF, in particolare. Il testo, invero, prevede anche significativi interventi per quel che attiene all’IRAP, imposta che presumibilmente sembra esser in procinto di abrogazione.

I principali interventi sembrano, infatti, concentrarsi sulla riduzione dell’IRPEF e l’abolizione dell’IRAP. L’obiettivo della riforma, come individuato dal capitolo primo del testo, è quello di stimolare l’incremento del tasso di crescita potenziale dell’economia italiana e rendere il sistema fiscale più semplice e certo.

La bozza consiste nella proposta che la commissioni Finanze riunite di Camera e Senato è tenuta a redigere un documento unitario da presentare entro il 30 giugno e “concordano che la struttura delle imposte sui redditi vada sostanzialmente ridefinita”.

La riforma, che come abbiamo asserito si inserisce nel quadro di intervento economico finanziario delineato tramite il PNRR, si pone in linea con gli obiettivi di “semplificazione e stimolo alla crescita”. L’intento è, quindi, quello di razionalizzare il sistema tributario.

Il documento dovrà poi confluire nella proposta di legge-delega sulla riforma del fisco, che il Consiglio dei ministri dovrà approvare entro il 31 luglio e a cui seguirà il relativo decreto legislativo attuativo.

Riforma fiscale: come cambia l’IRPEF?

Come preannunciato, uno dei principali cambiamenti attiene alla riforma dell’IRPEF. Una delle novità più interessanti riguarderà in particolare la fascia di reddito compresa tra i 28 mila e i 55 mila euro, i quali potrebbero avvertire una significativa riduzione dell’imposta dovuta. La proposta, infatti, prevede che:

  • riduzione dell’aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito 28.000-55.000 euro;
  • modificare la dinamica delle aliquote marginali effettive, eliminando le discontinuità più brusche.

In particolare, il c.d. ceto medio è quello maggiormente leso dalla previsione di un’aliquota piuttosto alta, attestata al 38%. La differenza con il precedente scaglione è, d’altra parte, considerevole, di circa 11 punti. La riforma dovrebbe intervenire proprio in questo senso. La bozza sembra auspicare una riduzione della differenza tra i due scaglioni.

Il passaggio da una fascia all’altra potrebbe essere disincentivato, andando ad incidere sia in termini di evasione fiscale, oltre ad essere anche un grande deterrente alla creazione di reddito ulteriore e alla produttività.

Altre novità in tema IRPEF?

La riforma fiscale non si ferma qui per quanto riguarda l’IRPEF. Sono molte le novità che il Parlamento richiede mediante il documento, che presumibilmente si trasformerà in legge delega. A tal proposito è opportuno evidenziare che:

  • l’ex bonus Renzi, il quale presumibilmente verrà assorbito;
  • un sistema ad aliquota continua;
  • intervento sulla no tax area.

Per quanto riguarda le detrazioni fiscali, proprio sul tema si richiede un intervento mirato e soprattutto volto a razionalizzare la normativa, oggi piuttosto confusa. Queste ultime potrebbero poi trasformarsi in spese pubbliche, ossia essere riconosciute come erogazioni dirette in caso di pagamento con carte o bancomat, senza dover allora aspettare la dichiarazione dei redditi per ottenere il beneficio.

IRAP: presto un addio?

La riforma fiscale si appresta ad essere assai complessa. Non solo si concentrerà sull’IRPEF, che per ovvie ragioni è la principale imposta, che può modificare potenzialmente l’intero sistema contributivo. La commissione Parlamentare, però, sembra sia interessata a valutare anche l’eliminazione dell’IRAP.

Questa forma di tassazione costituisce un tributo delle imprese da versare annualmente. Essa ha come base imponibile il valore di produzione, il quale identifica il guadagno netto dell’impresa, oppure la differenza tra il ricavato complessivo annuale ed una quota che comprende i principali costi di gestione.

La decisione di abolire l’IRAP risponde all’esigenza di incentivare la crescita. Tale imposta si scontra con l’obiettivo di stimolo che costituisce uno degli obiettivi della riforma fiscale. Ciò deriva proprio dalla circostanza che la sua base imponibile è la “remunerazione dei fattori produttivi”, come evidenziato dalla stessa Commissione.

Quest’ultima, infatti, raccomanda l’abolizione di tale tassa e la reintroduzione dell’IRI, con la possibilità di adottare un’aliquota proporzionale.

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