All’orizzonte si prospetta all’orizzonte una riforma delle pensioni: a quando il nuovo intervento? Che cosa prevederà la riforma? Vediamo quali sono le indiscrezioni.

L’attesa della riforma delle pensioni è diventata sempre più avvertita. E’ proprio di questa settimane che il Governo sembra particolarmente impegnato sul fronte, anche alla luce dei futuri e prossimi impegni europei.

Tra le questioni al centro del dibattito instaurato tra Governo e sindacati vi è sicuramente la riforma delle pensioni, da molto tempo fortemente invocata dalla istituzioni comunitarie. Nonostante l’emergenza sanitaria, è sembrato, quindi, doveroso mettere mano alla normativa e ipotizzare alcuni cambiamenti, che andremo ora ad analizzare.

Nel corso delle settimane si sta assistendo ad un forte dibattito tra i principali esponenti dei sindacati dei lavoratori con quelli del Governo italiano. La scadenza del 31 dicembre, quando alcune misure provvisorie perderanno efficacia, è ormai vicina. L’interesse crescente è allora quello di riuscire a trovare una soluzione sull’imminente problematica legata al nuovo sistema pensionistico.

Tuttavia, la riforma delle pensioni è un tema ostico da sempre. Mettere mano ad importanti interventi potrebbe non essere un’esperienza semplice per un esecutivo che si trova a dover tener in equilibrio le molte componenti politiche che lo costituiscono.

Vediamo, dunque, quali potranno essere gli sviluppi nel prossimo futuro.

Riforma delle pensioni
Riforma delle pensioni: le novità

Recenti modifiche in tema di pensioni

Già la Legge di Bilancio 2021 ha adottato le prime modifiche in vista di una futura riforma delle pensioni. In specie sono state confermate le misure di acceso flessibile al pensionamento per tutti i soggetti di età inferiore ai 67 anni. Tuttavia alcune altre questioni dovranno essere affrontate a stretto giro, come la scadenza del c.d. provvedimento sulla Quota 100, prevista per la fine del 2022. Tra le misure oggetto del dibattito, invero, annoveriamo anche dell’APE Sociale e dell’Opzione Donna.

Attraverso queste formule di pensionamento, adottate in via sperimentale, è stato consentito a parte della popolazione di accedere “precocemente” al pensionamento. Queste hanno effettivamente offerto la possibilità a milioni di cittadini italiani, in possesso di specifici requisiti sia anagrafici che contributivi,  di accedere al proprio assegno pensionistico prima del compimento dell’età di 67 anni, anche a 62 anni.

Tuttavia, sono stati molteplici i dubbi sollevati, soprattutto in sede europea, sulle procedure in esame. La questione principale, che è stata oggetto di discussione anche al momento degli accordi per il Recovery Fund, è quella di allineare l’età pensionistica italiana alla media europea

Proprio per tale ragione, che la data del 31 dicembre segnerà una limite definitivo all’adozioni delle operazione volte ad abbreviare i tempi per accedere al pensionamento.

Riforma delle pensioni: un necessario step all’orizzonte

Proprio la scadenza del 31 dicembre, dunque, spiega la necessità di un intervento tempestivo del legislatore. Questo dovrà, infatti, cercare di arrivare preparato a tale data, al fine di programmare un sistema adeguato per il 2022.

La principale richiesta dei sindacati è quella di giungere ad un definitivo superamento della legge Fornero. Invero tale obiettivo non sembra, allo stato plausibile. Da fare da contraltare nel dibattito è sempre l’interlocutore europeo, che, contrariamente da quanto richiesto da Cgil, Uil e Cisl, insistentemente chiede una piena attuazione della predetta riforma.

Possibili scenari

Tra i possibili scenari futuri, una delle certezze che si va progressivamente consolidando, è l’eliminazione della c.d. Quota 100.

Suddetta operazione di accesso anticipato alla pensioni ha avuto i natali con l’art. 14 del D.L. n. 4/2019, convertito con modificazioni in L. n. 26/2019, in via sperimentale per il triennio “2019-2021”. Questa normativa consente di derogare i requisiti ordinari per il conseguimento del diritto alla pensione anticipata.

I requisiti sono i seguenti:

  • età anagrafica non inferiore a 62 anni;
  • anzianità contributiva non inferiore a 38 anni.

L’ostracismo del legislatore al metodo in questione, invero, risiede nella circostanza che esso è considerato particolarmente svantaggiosa per le casse dello Stato.

Tuttavia, i sindacati sul punto non sembrano demordere. Infatti, questi richiedono con insistenza la possibilità di ottenere l’approvazione di una flessibilità in uscita. I criteri dovrebbero essere, però, rimodulati. In specie si consentirebbe l’accesso alla pensione a partire dal giorno del compimento effettivo dell’età anagrafica di 62 anni, oppure, in alternativa, dell’età contributiva di 41 anni, a prescindere da quella anagrafica. 

Quota 102 e Quota mamma

Una delle opzioni sul tavolo del Governo, in tema di riforma delle pensioni, è la c.d. Quota 102. In questo caso non si applicherebbe più lo stesso criterio di calcolo previsto per la quota 100. In questa diversa ipotesi, i cittadini italiani avrebbero la possibilità di smettere di lavorare al compimento dei 64 anni di età anagrafica e di 38 anni per quanto riguarda l’età contributiva.

Tra le altre proposte prospettate, per favorire una certa flessibilità del sistema, è quello di prevedere la c.d. Quota mamma, in virtù della quale ogni madre potrebbe ottenere il riconoscimento di 12 mesi per ogni suo figlio. In tal modo si consentirebbe comunque di anticipare la sua età pensionabile, con un contestuale risparmio per le casse dello Stato, soprattutto se si compara con la spesa odierna per la Quota 100.

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Clelia Tesone
Avvocato "Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II" e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente concluso la pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord".

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