Recovery fund: sai di cosa si tratta? Ecco alcune informazioni fondamentali per capire cosa sia e come potrà essere impiegato nei prossimi mesi.

Cos’è il Recovery fund? Oggetto di dibattito e per fino di scontro politico, il Recovery fund è da circa un anno principale oggetto di interesse da parte degli Stati, che confidano in esso per superare la crisi economica seguente l’emergenza sanitaria.

Per quanto sia ormai ben noto all’opinione pubblica, in pochi potranno dirti realmente cosa significa e a cosa serve il Recovery fund. Questo è un fondo garantito dal bilancio UE. Tramite lo stesso sono emessi i recovery bond, ovverosia dei titoli di debito comune collocati sul mercato e garantiti a livello comunitario.

Tale definizione, tuttavia, non sembra poter far chiarezza.

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Recovery fund: cos’è?

Cos’è il Recovery fund?

Il discusso Recovery Fund, in maniera semplicistica, può essere definito come un mezzo per sostenere l’economia europea, ed in particolare dei singoli Paesi più colpiti dalla crisi seguente l’epidemia da coronavirus.

Tale fondo è stato istituito proprio per far fronte all’emergenza economica conseguente la pandemia. Le chiusure forzate hanno, infatti, fortemente compromesso il tessuto economico e sociale, richiedendo un intervento a livello sovranazionali, innovativo.

In particolare, come più volte si è cercato di sottolineare, l’intento perseguito dalle istituzioni europee è stato quello di prevedere una forma di intervento che sia il più possibile scevro dalle limitazioni imposte dagli strumenti, fino ad oggi, impiegati.

Proprio sulla strategie da perseguire sono, invero, sorte le maggiori scontri tra gli Stati UE. La questione principale verteva proprio sulla possibilità di ricorrere esclusivamente a strumenti già impiegati in precedenza, quale ad esempio il c.d. MES, Meccanismo Europeo di Stabilità.

MES e differenze con Recovery fund

Il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato istituito grazie alle modifiche apportate al Trattato di Lisbona nel 2011.

Tramite suddetto strumento si raccolgono fondi volti a sostenere gli Stati membri, che abbiano adottato o adotteranno l’euro come moneta unica. Il ricorso a questo strumento di sostentamento prevede tre fasi:

  • Lo Stato, ove vi sia un’emergenza economica, presenta al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo salva-Stati una richiesta di assistenza:
  • quindi si procede a presentare richiesta alla Commissione UE, al fine di valutare l’effettività dello stato emergenziale e, quindi, l’opportunità di attivare il meccanismo di stabilità. In questa sede si stabilisce anche quale dovrebbe essere l’entità dell’apporto assistenziale che deve essere offerto. Inoltre si verificano le possibili incidenze della crisi dello Stato sull’economia dell’eurozona e di conseguenza l’opportunità dell’intervento.
  • dopo tale fase, che potremmo definire di istruttoria, l’organo plenario del MES decide di agire e aiutare il Paese in difficoltà, tramite la concessione di prestiti.

Uno dei limiti principali a suddetto strumento è che ogni Stato partecipa allo stesso in base ad una quota, mettendo a disposizione la presente somma, valutata in considerazione della propria influenza economica, al fine di concedere il prestito. Ciò implica che il meccanismo può bloccarsi o non risultare efficiente come nel caso dell’emergenza Covid.

La crisi, infatti, riguarda tutti gli Stati europei, anche quelli maggiormente influenti. Per questa ragione, al fine di evitare le possibili deficienze del sistema, che è stato elaborato un nuovo strumento.

Come funziona il Recovery fund?

Il Recovery fund supplisce ai deficit fondamentale del MES. In questo caso, infatti, gli Stati non parteciperanno tramite un prestito mutualizzato, cioè mettendo a disposizione somme già disponibili nelle casse di ciascuno degli Stati.

Il meccanismo ivi elaborato, infatti, presuppone che siano emessi i c.d. Recovery Bond, di cui si è molto discusso. Essi cioè sono dei titoli comuni europei, a cui gli Stati partecipano accollandosi parte del debito pubblico che derivano da essi. Cioè sono somme ottenute collocando presso investitori i titoli, costituenti delle obbligazioni.

Sono, quindi, stati emessi dei titoli di debito assicurati a livello europei e collocati sul mercato. Tramite suddetto strumento sono, dunque, stati raccolti circa 750 miliardi di euro, che verranno poi divisi agli Stati membri in base all’incidenza delle crisi economica conseguente l’emergenza sanitaria.

I Paesi membri dovranno, tuttavia presentare un piano per la gestione delle risorse ricevute.

Recovery plan: cos’è?

Come appena asserito, ogni Stato dovrà stabilire come intende impiegare le somme concesse dall’Unione mediante Recovery fund. Ciascun Governo si è, allora, attivato al fine di redigere un piano, il c.d. Recovery plan, il quale deve essere presentato entro aprile agli organi istituzionale dell’Unione, al fine di ottenere l’approvazione.

In Italia, il testo del Recovery Plan è stato approvato nella lunga e complessa riunione del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021, a cui, invero, è seguita la crisi di Governo. Proprio a causa del cambio di esecutivo, è altamente probabile un cambio di rotta o comunque degli interventi ai fini di adeguare il piano alle esigenze palesate dalle correnti politiche e tecniche che sono entrate a far parte dell’esecutivo.

Allo stato il piano si articola in sei macro arie, dette missioni:

  • digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
  • rivoluzione verde e transizione ecologica;
  • infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  • istruzione e ricerca;
  • inclusione e coesione;
  • salute.

Si tratta degli ambiti nei quali si interverrà per lanciare la ripresa, che operativamente è articolata in 47 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti.

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