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Limiti alla circolazione delle azioni di Spa non quotate

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Quali sono i limiti alla circolazione delle azioni detenute in Società per azioni non quotate? Le clausole che limitano la circolazione di partecipazioni di società per azioni non quotate tra statuti societari e patti parasociali. Tutte le info per capire come operare per limitare al massimo la circolazione di azioni di Spa non quotate.

La possibilità di porre dei limiti alla circolazione delle azioni detenute in Società per azioni non quotate è esigenza diffusa. La caratteristica delle PMI italiane, infatti, è quella di essere per lo più aziende a compagine familiare.
Per questo motivo, molto spesso, diventa importante riuscire ad inserire clausole e patti parasociali che possano limitare al massimo la circolazione delle azioni. Questo con l'obiettivo di mantenere la compagine sociale esistente.
Capita sovente di dover consigliare a queste aziende come potersi tutelare al massimo sotto questo punto di vista. Per questo motivo ho deciso di dedicare questo contributo per affrontare la problematica da un punto di vista civilistico.
Vediamo insieme, quindi, come porre limiti alla circolazione delle azioni detenute in Società per azioni non quotate.
Limiti alla circolazione delle azioni: basi legali
Il Codice civile (c.c.) enuncia quale regola generale per le società di capitali quella della libera trasferibilità delle azioni e delle partecipazioni. Questo sia per atto tra vivi che a causa di morte.
Lo stesso codice, tuttavia, tempera detto principio prevedendo, all'articolo 2355-bis c.c., che si possa convenire di circoscriverne o comunque graduarne l’incidenza, sino a giungere all'estremo opposto di escluderne l’operatività. Includendo tali vincoli all'interno dello statuto sociale.
Le clausole limitative del trasferimento di partecipazioni, ove inserite nello statuto di una società di capitali, hanno efficacia reale. In caso di violazione, sono opponibili anche al terzo acquirente. Questo sebbene a determinate condizioni contenute nell'art. 2355-bis c.c.
L’articolo 2355-bis c.c., rubricato “Limiti alla circolazione delle azioni”, prevede che:

“1 Nel caso di azioni nominative ed in quello di mancata emissione dei titoli azionari, lo statuto può sottoporre a particolari condizioni il loro trasferimento e può, per un periodo non superiore acinque anni dalla costituzione della società o dal momento in cui il divieto viene introdotto, vietarne il trasferimento.2 Le clausole dello statuto che subordinano il trasferimento delle azioni al mero gradimento di organi sociali o di altri soci sono inefficaci se non prevedono, a carico della società o degli altri soci, un obbligo di acquisto oppure il diritto di recesso dell’alienante. Resta ferma l’applicazione dell’articolo 2357. Il corrispettivo dell’acquisto o rispettivamente la quota di liquidazionesono determinati secondo le modalità e nella misura previste dall'articolo 2437 ter.3 La disposizione del precedente comma si applica in ogni ipotesi di clausole che sottopongono a particolari condizioni il trasferimento a causa di morte delle azioni, salvo che sia previsto ilgradimento e questo sia concesso.4 Le limitazioni al trasferimento delle azioni devono risultare dal titolo“.

Limitazioni statutarie alla trasferibilità delle azioni
Questa normativa realizza un contemperamento fra gli intere...

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    Elisa Migliorini
    Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
    Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.
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