Il fenomeno del lavoro sommerso, irregolare o, meglio conosciuto, come lavoro nero, in Italia è molto frequente e, per farvi fronte, il Governo ha previsto sanzioni anche molto salate.
Il 2 marzo 2024, con il Decreto PNRR, sono entrate in vigore nuove norme, regole e un regime sanzionatorio ancora più pesante per contrastare il fenomeno atavico del lavoro irregolare.
Quando si è in presenza di lavoro nero? Ha luogo nel momento in cui il datore di lavoro impiega lavoratori subordinati senza aver adempiuto alle formalità, ovvero senza che questo sia dichiarato ai Centri per l’Impiego, con le conseguenze che ne derivano. Si pensi che ad oggi sono circa 3 milioni i lavoratori non regolarizzati, senza alcuna tutela sanitaria e assicurativa.
Quali sono le nuove sanzioni 2024 contro il lavoro sommerso?
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Cos’è il lavoro nero
Per lavoro nero, sommerso o irregolare si intende quello in cui non vi è un regolare contratto di lavoro e il datore di lavoro non provvede ad adempiere ai propri obblighi di comunicazione dell’assunzione del lavoratore.
La legge, in Italia, prevede che per assumere un lavoro con contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato è necessaria la sottoscrizione di un contratto. L’instaurarsi di un rapporto di lavoro, inoltre, deve essere comunicato telematicamente sul portale UniLav, almeno 24 ore prima dell’inizio dell’attività lavorativa.
Tramite la comunicazione si pone a conoscenza l’Ispettorato del lavoro, l’Inps e l’Inail dell’inizio di un lavoro subordinato. Il datore di lavoro ha l’onere di versare i contributivi IVS e le relative assicurazioni in quanto sostituto d’imposta.
Quando è considerato lavoro nero?
- Se il datore di lavoro omette la comunicazione preventiva di assicurazione;
- Se il rapporto di lavoro instaurato non presenta i requisiti della subordinazione.
Sono escluse dall’applicazione delle sanzioni le prestazioni che rientrano nel rapporto societario e in quello familiare, in quanto manca il requisito della subordinazione.
Attenzione! |
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Nel caso in cui la violazione riguarda la costituzione irregolare del rapporto, allora il contratto di lavoro è nullo per illiceità della causa. |
Numeri del lavoro nero in Italia
Il lavoro nero in Italia è particolarmente presente ed è una piaga che non si riesce ad estirpare. In base al report dell’Istat, nel nostro Paese si contano circa 3 milioni di lavoratori non regolarizzati. Sono colpiti quasi tutti i settori, con un picco del 75% nel terziario. Non ci sono differenze territoriali, in quanto è ben presente in tutta la Penisola.
Sono particolarmente soggetti alle irregolarità i lavoratori part-time, subito dopo seguiti dai lavoratori con un contratto di lavoro di breve durata.
Il lavoro nero è molto deleterio per l’economia e comporta danno non solo alle entrate erariali manche agli stessi lavoratori. Perché il lavoro nero è molto diffuso? Una delle principali ragioni è quella di ridurre la pressione fiscale. Le aziende rischiano molto proprio al fine di evitare il versamento dei contributi previdenziali. Molto spesso, però, sono anche gli stessi lavoratori che chiedono di lavorare in nero, al fine di ridurre il reddito imponibile da dichiarare per non perdere i sostegni economici, i bonus e le varie agevolazioni fiscali.
A chi si applicano le sanzioni per il lavoro nero
In base a quanto stabilito dal Vademecum INL, del 19 aprile 2022, le sanzioni per il lavoro nero si applicano:
- Ai datori di lavoro privati;
- Agli enti pubblici economici in qualità di datori di lavoro privati;
- Alle persone fisiche che si avvalgono di prestazioni rese in regime di Libretto Famiglia.
Non rischiano soli i datori di lavoro, ma sono previste sanzioni anche per gli stessi lavoratori non regolarizzati. La normativa di riferimento per il contrasto al lavoro sommerso è stata più volte ritoccata, fino alle nuove sanzioni previste dal Decreto PNRR 4 2024. Il Decreto ha aumentato le sanzioni amministrative e le ha rese efficaci a partire dal 2 marzo scorso.
Quanto sono aumentate le sanzioni? A seconda dei casi, è prevista una sanzione fino a 46.800 euro e, con la recidiva, l’importo aumenta ulteriormente.
La maxi sanzione per il datore di lavoro
Il datore di lavoro che utilizza personale in modo non regolare, ovvero senza che vi sia stata la relativa comunicazione di è assunzione, è sanzionabile. Il riferimento è alla c.d. “maxi sanzione“. Applicando questo tipo di sanzione vengono meno le altre previste per mancate comunicazioni obbligatorie, omessa registrazione sul libro unico del lavoro, etc.
Con le novità apportate dal Decreto PNRR è stato innalzato al 30% l’incremento della maxi sanzione. Le fasce sono, quindi, riportate nella tabella seguente.
Tempo di impiego effettivo del lavoratore | Sanzione minima | Sanzione massima |
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Fino a 30 giorni | 1.950 | 11.700 |
Da 31 fino a 60 giorni | 3.900 | 23.400 |
Oltre i 60 giorni | 7.800 | 46.800 |
La sanzione applicabile è per ciascuno lavoratore irregolare impiegato dal datore di lavoro.
Casi di recidiva
La Legge n. 145/2018 aveva già previsto il raddoppio della maggiorazione in caso di recidiva. Cosa vuol dire? Si tratta del caso in cui il datore di lavoro, durante i tre anni precedenti, era stato già destinatario di sanzioni.
Questo meccanismo ha trovato una nuova conferma: infatti, oltre alla maggiorazione del 30% degli importi dovuti a titolo di sanzione, il Decreto PNRR 2024 ha confermato il raddoppio di tali percentuali per il datore di lavoro, nei tre anni precedenti, sia stato destinatario di sanzioni per i medesimi illeciti.
Ecco quali sono le sanzioni aggiuntive in caso di recidiva:
Tempo di impiego effettivo del lavoratore in recidiva | Sanzione minima | Sanzione massima |
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Fino a 30 giorni | 2.400 | 14.000 |
Da 31 fino a 60 giorni | 4.800 | 28.800 |
Oltre i 60 giorni | 9.600 | 57.600 |
Si fa presente che da queste multe sono esclusi i datori di lavoro privati che richiedono assistenza ai lavoratori domestici.
Quando non si applica la maxi sanzione?
Deve essere tenuto in considerazione che vi sono alcune casistiche in cui la maxi sanzione non si applica. Si tratta delle casistiche seguenti:
- Per i datori di lavoro domestico;
- Nel caso in cui dagli adempimenti contributi precedenti, vi è la volontà emersa di non voler occultare il rapporto. In questo caso trova applicazione la sola sanzione ordinaria per la mancata comunicazione preventiva e le sanzioni per le differenze contributive;
- Nel caso in cui il datore di lavoro, prima dell’attività accertativa, ha regolarizzato in modo spontaneo il rapporto di lavoro. La maxi sanzione non si applica al datore che:
- Prima della scadenza del primo adempimento contributivo ha effettuato la comunicazione dalla quale risulta la data di effettiva instaurazione del rapporto;
- Dopo la scadenza del primo adempimento contributivo, ha denunciato la propria situazione debitoria entro i 12 mesi dal termine di pagamento dei contributi o dei premi INAIL.
- In caso di lavoro instaurato con lavoratore autonomo o con lavoratore parasubordinato;
- Quando vi è impossibilità per il datore di effettuare la comunicazione del rapporto di lavoro a causa della chiusura dello studio di consulenza o associazione di categoria cui il datore ha affidato la gestione degli adempimenti.
La maxi sanzione può essere evitata solo regolarizzando spontaneamente il rapporto di lavoro nero. Solo in questo caso, viene applicata la sanzione minima, se il lavoratore in nero è impiegato fino a 4 mesi con contratto a tempo indeterminato (anche part-time) o se si trova impiegato a tempo pieno e determinato per un periodo minimo di tre mesi.
La sanzione accessoria di sospensione dell’attività
Quando in caso di accertamento ispettivo viene individuata la presenza di lavoratori non regolari può essere applicata anche una sanzione accessoria legata alla sospensione dell’attività. Questo tipo di sanzione deve essere adottata dal personale ispettivo dell’INL, quando:
- Vi è la presenza di gravi violazioni della normativa in merito alla sicurezza sul lavoro;
- Il numero dei lavoratori irregolari è pari o > al 10% del totale dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro.
Il provvedimento di sospensione deve essere adottato al momento dell’accertamento, oppure al massimo entro 7 giorni dal relativo verbale, in caso di segnalazione da parte di altre Amministrazioni.
L’individuazione dei lavoratori in nero superiore al 10% deve essere calcolata sul totale dei lavoratori presenti nel luogo di lavoro al momento dell’ispezione. Nel calcolo devono essere imputati sia i lavoratori regolari, sia quelli in nero che i lavoratori autonomi occasionali.
Il datore deve corrispondere la retribuzione e versare i contributi ai lavoratori interessati dall’effetto del provvedimento di sospensione.
L’inosservanza del provvedimento di sospensione comporta l’arresto da 3 a 6 mesi o l’ammenda da 2.500 euro a 6.400 euro.
Sanzioni per il lavoratore non regolarizzato
Ci sono alcuni casi in cui rischia di essere sanzionato anche il lavoratore non regolarizzato. Si tratta dei casi in cui lo stesso lavoratore non denuncia e, quindi, rischia le dovute conseguenze.
Prendiamo l’esempio, di un lavoratore che percepisce la Naspi, la Dis-Coll o l’Assegno di inclusione. Il lavoratore, in caso di controlli, non solo dovrebbe restituire le somme percepite indebitamente, ma dovrebbe anche pagare i danni. Inoltre, rischia anche di essere denunciato e incriminato per falsità ideologica.
Conclusioni
A partire dal 2 marzo 2024, sono in vigore sanzioni molto più pesanti in materia di lavoro nero. Le sanzioni amministrative sono state aumentate dal Decreto PNRR 4 del 2024.
Il nuovo Decreto ha modificato l’articolo 1, comma 445, della Legge n. 145/2018, innalzando al 30% l’incremento della maxi sanzione.
Domande frequenti
Il lavoro nero è un rapporto di lavoro senza un contratto e senza la comunicazione al Centro per l’Impiego.
Il lavoro irregolare prevede sanzioni per il datore di lavoro fino a un massimo di 46.800 euro, mentre il lavoratore non è soggetto a multe, salvo nei casi di presenza di ammortizzatori e sostegni sociali.
Uno dei mezzi più sicuri ed efficienti per segnalare la pratica del lavoro in nero è sicuramente quello previsto dalla Guardia di Finanza.
Un lavoratore che sta svolgendo la propria mansione senza un regolare contratto può rivolgersi al proprio sindacato di categoria, per denunciare la situazione.
Il lavoratore che voglia far accertare il lavoro in nero, potrà rivolgersi ad uno studio legale di fiducia per inviare una lettera di diffida e messa in mora.