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Double irish e Dutch sandwich: le strategie delle multinazionali

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Le strategie di pianificazione fiscale sono spesso usate dalle multinazionali per ridurre il carico fiscale globale, tra cui il famoso Double Irish with Dutch sandwich.

Le multinazionali ottimizzano i costi operativi, e tra questi, la tassazione. Negli ultimi decenni, strategie di pianificazione fiscale come il Double Irish e il Dutch Sandwich sono emerse come strumenti per ridurre il carico fiscale delle grandi aziende. Queste pratiche, legali ma controverse, hanno permesso a giganti della tecnologia e di altri settori di risparmiare miliardi di dollari, spostando profitti attraverso una rete di filiali situate in giurisdizioni con aliquote fiscali vantaggiose o inesistenti.

In particolare, sono strategie che sfruttano i disallineamenti e le discrepanze tra i diversi sistemi fiscali nazionali. Attraverso una complessa rete di transazioni tra società affiliate in Irlanda e nei Paesi Bassi, i profitti possono essere trasferiti in paradisi fiscali dove le imposte sono praticamente nulle. Questi meccanismi sono possibili grazie a normative, come quella irlandese che permette ad una società di essere fiscalmente residente dove risiede la gestione effettiva, indipendentemente dal luogo di registrazione della società stessa.

Tali sistemi sono popolari tra le aziende tecnologiche come Google e Apple, che, grazie alla natura immateriale dei loro prodotti e servizi, hanno potuto trasferire enormi somme di denaro attraverso le frontiere, riducendo il loro onere fiscale. Tuttavia, l’utilizzo di queste strategie ha dato luogo ad un intenso dibattito etico e ha spinto i governi di tutto il mondo, sotto la guida dell’OCSE e dell’Unione Europea, a intraprendere riforme per arginare tali scappatoie fiscali.

Cos’è il Double Irish e il Dutch Sandwich?

Le multinazionali al fine di ridurre il carico fiscale complessivo, adottano due strategie di pianificazione fiscale per trasferire i profitti in giurisdizioni a bassa tassazione. Il Double Irish sfrutta una particolarità della legislazione fiscale irlandese, mentre il Dutch Sandwich coinvolge l’utilizzo dei Paesi Bassi come punto di transito per evitare ulteriori imposte.

Nel primo caso, due società irlandesi vengono cosi utilizzate: una detiene la proprietà intellettuale e riceve i profitti derivanti dalle vendite globali, mentre l’altra opera nel mercato, spesso a livello europeo o globale. La prima società, registrata in Irlanda ma residente fiscalmente in un paradiso fiscale come Bermuda, può ricevere profitti senza essere soggetta a imposizione significativa. Il Dutch Sandwich si inserisce in questo schema con l’aggiunta di una società olandese tra le due entità irlandesi, che permette di evitare le ritenute alla fonte sui pagamenti di royalties e altre transazioni intergruppo.

Mentre l’una si focalizza sulla residenza fiscale delle entità irlandesi, l’altra funge da meccanismo per evitare le imposte che potrebbero essere applicate ai trasferimenti diretti di profitti dalla prima alla seconda entità irlandese.

La presenza della società olandese serve a sfruttare il trattato fiscale favorevole tra l’Irlanda e i Paesi Bassi, che elimina o riduce significativamente le imposte sui trasferimenti di denaro tra queste due giurisdizioni. In questo modo, i profitti possono essere instradati attraverso i Paesi Bassi e poi trasferiti a un paradiso fiscale con un’imposizione minima o nulla.

Caso Google

Google è probabilmente l’esempio più noto di una multinazionale che ha sfruttato queste strategie fiscali per ridurre drasticamente il proprio carico fiscale. Google ha utilizzato il Double Irish per spostare profitti derivanti da vendite pubblicitarie e altre attività a una società irlandese, Google Ireland Holdings, che deteneva i diritti di proprietà intellettuale.

Questa società trasferiva poi i profitti a una seconda entità irlandese con sede fiscale alle Bermuda, dove i profitti non erano soggetti a tassazione. Prima di arrivare alla seconda entità irlandese, i profitti passavano attraverso una filiale olandese, Google Netherlands Holdings, per evitare ritenute alla fonte sui pagamenti tra le due società irlandesi. Questo meccanismo ha permesso a Google di ridurre il proprio tasso di imposta globale a meno del 2,4%, risparmiando miliardi di dollari in imposte ogni anno.

Caso Apple

Apple ha adottato una strategia simile, utilizzando una combinazione di entità irlandesi e olandesi per trasferire i profitti derivanti dalla vendita di dispositivi come iPhone e iPad a una filiale con sede nelle Isole Cayman.

Il modello di Apple si basava su un accordo con il governo irlandese che le permetteva di pagare una tassa molto ridotta sui profitti generati al di fuori degli Stati Uniti. Attraverso la filiale irlandese Apple Sales International, i profitti venivano trasferiti a una holding olandese, Apple Operations International, e poi a un’altra entità irlandese con sede fiscale nelle Isole Cayman. Questo schema ha consentito ad Apple di accumulare oltre 200 miliardi di dollari in conti offshore, evitando la tassazione negli Stati Uniti fino a quando non fosse stata decisa la rimpatriazione dei fondi.

Altri casi celebri

Oltre a Google e Apple, altre multinazionali tecnologiche hanno utilizzato delle strategie fiscali per ridurre il carico fiscale. Facebook, ad esempio, ha sfruttato queste strategie per trasferire i profitti derivanti dalla vendita di pubblicità digitale a filiali irlandesi e olandesi, mantenendo i fondi in conti offshore a bassa tassazione. Anche Microsoft ha utilizzato un modello simile, trasferendo profitti attraverso una combinazione di filiali europee per ridurre le imposte sui profitti derivanti dalle vendite di software e servizi digitali. Queste aziende hanno tutte beneficiato della capacità di spostare i profitti derivanti dalla proprietà intellettuale, che è facilmente trasferibile tra le frontiere senza la necessità di spostare beni fisici.

La reazione internazionale e le riforme fiscali

Il Double irish ha attirato un’attenzione crescente a livello globale, soprattutto a partire dal 2010, quando le pratiche di elusione fiscale delle multinazionali sono diventate un tema caldo nelle discussioni politiche e pubbliche. La pressione è aumentata notevolmente da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, che hanno visto come queste strategie riducevano drasticamente le entrate fiscali di cui i loro governi avrebbero potuto beneficiare.

Negli Stati Uniti, la questione è stata particolarmente delicata, dato che molte delle aziende che utilizzavano queste strategie, come Google e Apple, erano società statunitensi che riuscivano a evitare la tassazione sui profitti internazionali. Il governo degli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Obama, ha iniziato a esercitare pressioni sulla comunità internazionale per riformare le regole fiscali globali e contrastare l’elusione fiscale su larga scala.

Riforme in Irlanda (2015)

In risposta a queste pressioni, l’Irlanda ha introdotto significative riforme fiscali nel 2015 per chiudere le scappatoie che rendevano possibile l’applicazione di questi sistemi. Le nuove normative hanno stabilito che tutte le società irlandesi devono essere residenti fiscali in Irlanda, eliminando la possibilità per le multinazionali di registrare le loro società in Irlanda ma di dichiararle residenti fiscali in paradisi fiscali come Bermuda o le Isole Cayman.

Tale riforma è stata introdotta con un periodo di transizione che ha permesso alle aziende già strutturate secondo il modello del Double Irish di continuare a operare fino al 2020. Successivamente a questa data, le multinazionali hanno dovuto riorganizzare le loro strutture fiscali, cercando nuove strategie per mantenere bassi i loro oneri fiscali.

BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) dell’OCSE

Parallelamente alle riforme irlandesi, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha lanciato l’iniziativa BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) per affrontare il problema dell’erosione della base imponibile e del trasferimento degli utili. Il progetto BEPS ha sviluppato 15 azioni specifiche che mirano a riformare le regole fiscali internazionali, garantendo che le multinazionali paghino le tasse dove effettivamente generano valore economico. Tra queste azioni, vi è la revisione dei trattati fiscali internazionali, il rafforzamento delle norme contro il transfer pricing aggressivo e l’introduzione di nuove misure di trasparenza fiscale.

Double irish quali sono le alternative?

A causa delle riforme internazionali e delle pressioni politiche, le multinazionali sono state costrette a sviluppare nuove strategie di pianificazione fiscale per continuare a minimizzare il loro carico fiscale. Una delle alternative emergenti è l’utilizzo di strutture ibride che sfruttano le discrepanze tra le definizioni fiscali di residenza e di entità giuridiche in diverse giurisdizioni. Ad esempio, le branch mismatch arrangements” permettono alle aziende di evitare la doppia imposizione, ma anche di ottenere una doppia non imposizione, trasferendo i profitti attraverso entità che sono trattate diversamente nei vari paesi.

Un’altra strategia che ha guadagnato popolarità è l’uso delle “Intellectual Property (IP) box regimes”, dove le aziende trasferiscono i loro asset immateriali, come brevetti e marchi, a paesi che offrono regimi fiscali agevolati per i redditi derivanti da IP. Paesi come il Lussemburgo, la Svizzera e il Regno Unito hanno introdotto tali regimi per attirare le multinazionali che detengono proprietà intellettuali significative, offrendo aliquote fiscali molto basse sui redditi derivanti da queste attività.

Conseguenze di equità fiscale

Il dibattito sull’equità fiscale è uno degli aspetti più complessi e controversi legati all’uso di strategie di aggiramento fiscale. Tali pratiche hanno consentito alle multinazionali di pagare aliquote fiscali molto basse, a volte inferiori al 3%, mentre le piccole e medie imprese e i cittadini comuni sono soggetti a tassi fiscali ben più elevati. Ciò ha generato un sentimento diffuso di ingiustizia, alimentando il dibattito sull’equità fiscale e il ruolo delle multinazionali nell’economia globale. Le aziende che utilizzano queste strategie sono spesso criticate per non contribuire in modo adeguato alle risorse fiscali dei paesi in cui operano, impoverendo di fatto i servizi pubblici finanziati dalle tasse, come la sanità, l’istruzione e le infrastrutture.

L’uso estensivo di strategie di elusione fiscale da parte delle multinazionali ha portato a una crescente mobilitazione della società civile. Organizzazioni non governative, attivisti e cittadini comuni hanno iniziato a fare pressione sui governi affinché adottino misure più severe contro l’elusione fiscale e aumentino la trasparenza fiscale. Movimenti come quello di Tax Justice Network e campagne come “Fair Tax Mark” stanno cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di un sistema fiscale equo e di incentivare le aziende a pagare la loro giusta quota di tasse. Queste iniziative stanno avendo un impatto significativo, portando molte aziende a rivedere le loro politiche fiscali per evitare danni alla reputazione.

Conclusione

Il “Double Irish with Dutch Sandwich” è uno degli esempi più noti e discussi di pianificazione fiscale aggressiva utilizzata dalle multinazionali negli ultimi decenni. Queste strategie hanno permesso alle aziende di ridurre drasticamente il loro carico fiscale globale, spostando i profitti attraverso una rete complessa di società in diverse giurisdizioni, spesso con conseguenze minime o nulle in termini di imposizione fiscale.

Tuttavia, queste pratiche, sebbene legali, hanno sollevato profonde preoccupazioni etiche e legali, portando a una crescente pressione internazionale per riformare il sistema fiscale globale. Le riforme introdotte hanno segnato l’inizio della fine per queste strategie di elusione fiscale. Il futuro della pianificazione fiscale internazionale sarà caratterizzato da un ambiente normativo più stringente e da una maggiore cooperazione tra i paesi per garantire che le multinazionali paghino la loro giusta quota di tasse.

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